Corriere della sera, 15.6.04
Lo sfogo: che stupidaggine quell’ultimo appello al seggio
ROMA - Che non fosse «una campagna ben condotta e ben organizzata» lo sapeva, certo. Come sapeva che c’erano «tante difficoltà, mille ostacoli da superare» da parte di un partito che «io purtroppo ho dovuto trascurare, perché non posso fare tutto, sono al governo, la situazione è difficile, certe volte è indispensabile delegare». E però un risultato così deludente Silvio Berlusconi proprio non se l’aspettava: «No, così basso no. Mi avevano parlato del 22, forse del 23% se l’affluenza fosse salita. E invece...».
E’ dunque un Berlusconi «triste, amareggiato» quello descritto dai pochissimi che sono riusciti a parlargli nella lunga notte degli scrutini e ieri, nella giornata della riflessione e del tentativo di controffensiva. Il suo portavoce, Paolo Bonaiuti, giura che il premier è «sereno», che passeggia nello sterminato parco di Villa La Certosa, che è già «al lavoro in vista del vertice europeo di Bruxelles», che comincia domani. Ma nessuno nega che tra domenica e lunedì il Cavaliere abbia provato una delle delusioni più grandi da quando è in politica, tale da portarlo a fare, cosa non scontata per lui, anche una dolorosa autocritica.
«Diciamo la verità: di errori ne abbiamo compiuti in campagna elettorale: io ho delegato troppo, mi sono tenuto troppo distante dal partito, non mi sono occupato della composizione delle liste e chi mi ci ritrovo? Perfetti sconosciuti, che non hanno legame con il territorio. Tu li conosci? Io no, mai sentiti», è stato lo sfogo, ed insieme l’attacco, del Cavaliere, che parlando con un fedelissimo commentava «questi risultati veramente incredibili: prendiamo il 12% in Calabria, a Catania diventiamo il secondo partito e avevamo il 38%...».
Ma Berlusconi sa bene che se le cose sono andate male non si può scaricare la colpa solo sul partito, e infatti la copertura del vertice di Forza Italia c’è stata subito, con l’assunzione di responsabilità da parte del premier e i complimenti privati a Bondi «perché l’altra sera a Porta a Porta sei stato proprio bravo: non era facile cavarsela in una situazione così». Berlusconi sa, soprattutto, che bisognerà fare i conti con quella che nel suo entourage definiscono la «sovraesposizione», l’«effetto saturazione» provocato dall’inondazione di sms, di interviste dell’ultimo minuto, di apparizioni nel giorno della liberazione degli ostaggi che potrebbero aver dato un risultato opposto a quello desiderato, anche se «se non avessimo fatto capire quanto era importante questo voto, chissà il centrodestra quanto sarebbe calato...». E ammette: «Ho sbagliato anch’io personalmente, per esempio con quell’uscita il giorno del voto: ho fatto una stupidaggine. Ma non l’ho fatto apposta: è che non ricordavo bene la legge...».
E ancora, nelle lunghe ore che hanno accompagnato l’amarissimo spoglio delle schede, Berlusconi ha riflettuto su una campagna che «avrei dovuto puntare maggiormente sui fatti concreti», che non ha sfondato, non ha convinto, forse perché troppo concentrata sui temi internazionali quando «la gente vota guardandosi nelle tasche», e che non ha nemmeno colpito con gli slogan giusti visto che, hanno ragionato lui e i suoi, «parlare di 93 mila miliardi spesi in grandi opere, per il cittadino normale, non significa niente...».
E poi, il premier non manca di darsi anche altre spiegazioni per una sconfitta che gli fa male, che per la prima volta gli instilla il dubbio sulla capacità di sedurre gli elettori con al forza del sorriso e dell’ottimismo: «Ho pagato io per tutti, sono stato lo sfogatoio della sinistra e il parafulmine per gli alleati. Tutto il malumore per un’economia che non tira, per i prezzi che salgono, l’ho pagato io, non gli alleati, che si sono defilati». Quegli alleati che comunque, è stato lo scatto di reni di ieri, dovranno pur sempre stargli accanto perché «dove vanno da soli, con chi? Noi restiamo il primo partito, e da noi non si prescinde». Quegli alleati che avranno le loro soddisfazioni, certo, ma «dovranno anche dare, non si può solo chiedere». Quegli alleati, è la cosa che brucia ancora a Berlusconi, «con l’Udc in testa, hanno il bel merito di essersi messi di traverso quando si doveva fare una nuova legge sulla par condicio: il risultato? Forza Italia ha avuto lo stesso spazio in tivù di forze che poi hanno preso lo 0,3%. E ci si stupisce se si perde... Ma io l’abolisco quella legge, e vediamo se qualcuno ancora si opporrà!».
Paola Di Caro
il rimedio pero' c'è: abolire la par condicio.
Favorisce troppo la sinistra, la parità di condizioni