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Discussione: il fasciocomunista

  1. #21
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    Rebel se ti interessa io ho ancora salvato il documento "oggi è nel ribelle l'uomo sano", se vuoi lo posto davvero.

  2. #22
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    In origine postato da Tyler@Durden
    Rebel se ti interessa io ho ancora salvato il documento "oggi è nel ribelle l'uomo sano", se vuoi lo posto davvero.
    e postalo no!
    Cmq complimenti per il nick, qualche tempo fa volevo cambiare il mio con il tuo

  3. #23
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    ECCO IL DOCUMENTO DI @@@@@:

    Salve a tutti.
    Ho avuto il tempo di riflette sulla collaborazione strategica tra nazionalrivoluzionari e comunisti.

    Una nuova forza composta da giovani arditi pronti a tutto.
    Non uno dei tanti movimenti da quattro soldi della nostra e vostra area, pronto a vendersi per una manciata di voti, ma una vera e propria Avanguardia che illumini le nuove generazioni, guidando il popolo italico verso la liberazione nazionale dagli U.S.A. e dal sozzume giudaico, e la liberazione sociale dal marciume della società borghese.
    Un'ardua impresa ma non impossibile da realizzare. Sto cercando validi camerati e compagni persone pronte ad impegnare la propria forza intellettuale e morale nella lotta rivoluzionaria.
    Militanti pronti ad accantonare i pregiudizi politici verso la
    sponda opposta (quella comunista rivoluzionaria), da non confondere con
    quei barboni dei no-global figli di papà, poiché il percorso rivoluzionario è fatto anche di alleanze, di tregue, e il nemico comune che accomuna tutti i sinceri fascisti e comunisti, è il capitalismo!
    Saluti

    OGGI E’ NEL RIBELLE L’UOMO SANO!
    I deboli non combattono,
    i forti combattono un’ora
    i più forti combattono un giorno
    i fortissimi combattono un anno
    solo pochi combattono tutta la vita.
    Costoro sono indispensabili.
    Quali siano le circostanze il dovere di un rivoluzionario è di fare la Rivoluzione.
    Fate della causa della Nazione la causa del popolo e la causa del popolo sarà quella della Nazione.

    1. Crisi generale del capitalismo
    1 a Situazione italiana
    La crisi generale del capitalismo si manifesta in ogni settore della società borghese, nell’economia (la crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale, l’esempio concreto è quello della FIAT: la produzione di automobili è eccessiva rispetto alla domanda del popolo, quindi la casa automobilistica italiana è costretta a licenziare operai e ingrossare la disoccupazione); nella politica, ossia l’incapacità di governare con gli stessi identici mezzi e strutture istituzionali con cui lo Stato borghese ha imposto la sua dittatura negli ultimi 60 anni (la legge mancino scagliata contro i nazionalrivoluzionari o le leggi ancora vigenti del Codice Rocco utilizzate nella repressione di alcune forze comuniste), e che ora si pone in assetto di Controrivoluzione Preventiva, per fermare la forza propulsiva proveniente dagli ambienti della Terza Posizione e quelli marxisti-leninisti; nella cultura, la totale subordinazione d ella gioventù al pensiero borghese, nelle scuole, grazie agli organi di manipolazione del pensiero (mass-media), porta la nostra generazione allo sbando, allo spreco delle risorse naturali, alla perdita di valori tradizionali fondamentali per la crescita, al più becero consumismo (per cui ognuno di noi debba possedere tutto ciò che il sistema ci propone di comprare), alla dipendenza da droghe e al suicidio; nel sociale, la piccola-media delinquenza cresce inesorabilmente, la mancanza di strutture assistenziali (Dovute ai tagli alla spesa pubblica intrapresi dai governi smithiani) fa allargare la forbice tra ricchi e poveri, tra proletari e borghesi, e la privatizzazione di settori di pubblica utilità provoca malcontento tra le masse popolari e genera sempre più sfiducia nella democrazia parlamentare, la mancanza di lavoro e di mobilità sociale provoca inevitabilmente l’emigr azione dal Sud al Nord Italia, dove la richiesta di lavoro da parte dei padroni è abbondante, rispetto all’offerta.
    La crisi avanza inesorabilmente e le condizioni degli sfruttati peggiorano continuamente. Se in Argentina il focolaio della crisi si è manifestato improvvisamente, nel nostro paese la fiumana della crisi capitalistica prosegue lentamente verso il recesso dell’economia, e con essa avanza la presa di coscienza (rivoluzionaria) del popolo lavoratore.
    Con la vittoria del Polo delle Libertà, la crisi ha subito una forte spinta verso la totale disintegrazione del sistema. I provvedimenti immediati presi dal governo “Berlusconi”, sono indirizzati alla difesa degli interessi della medio-alta borghesia e per scagionare da ogni procedimento giudiziario il Presidente del Consiglio, i ministri e gli altri funzionari (sottosegretari etc.). Il patto per l’Italia e il d.d.l. Cirami sono gli esempi evidenti di questo “piano” costruito a tavolino da Forza Italia e dai suoi alleati.
    Con ciò non si vuole dire che i governi precedenti di centro-sinistra abbiano privilegiato gli interessi della maggioranza del popolo italiano, anzi, hanno creato le basi politiche ed economiche per le riforme che questo Governo mette in atto. La riforma Berlinguer è servita alla Moratti per la parificazione tra Scuole pubbliche e private, e per concedere la piena autonomia scolastica ai singoli istituti, dando vita alla scuola - azienda. L’introduzione nel mercato di lavoro dei contratti di lavoro a termine e la creazione di agenzie di lavoro interinale, hanno funzionato da trampolino per l’eliminazione dell’art. 18 (il licenziamento senza giusta causa). La bicamerale per la riforma istituzionale (in senso presidenziale) fatta fallire dallo stesso Berlusconi ora viene ripresa e reinserita nel piano di riforme dell’attuale Governo.
    Il ricambio ottenuto con l’elezioni politiche è servito alla plutocrazia internazionale, per avere il pieno sostegno nella nuova “guerra al terrorismo” e quindi per riuscire a salvaguardare i suoi interessi dalla crisi che coinvolge l’intero sistema capitalistico. L’opposizione dell’Ulivo si trova in grossa difficoltà, la sua lenta agonia è dovuta al fatto che il Polo delle Libertà sta continuando l’opera di riforma dello Stato in senso autoritario portata avanti dai governi di centro-sinistra. Il cosiddetto “pensiero unico” esiste e percorre l’intero arco delle forze parlamentari che si pongono in difesa della costituzione “democratica”.
    La mancanza di una alternativa politica rispetto ai due poli si manifesta ad ogni appuntamento elettorale (Elezioni politiche, comunali, regionali o provinciali) attraverso l’astensionismo di massa che dimezza la legittimità di ogni coalizione uscita vincente dal voto degli italiani. Né il P.R.C. , né il M.S./F.T. sono stati in grado di opporsi in modo deciso al “pensiero unico”, hanno costruito alleanze locali con i due poli, accantonando i propri ideali pseudo-rivoluzionari per una manciata di voti.
    Una rivoluzione non si costruisce attraverso la conquista di seggi elettorali, ma con la lotta quotidiana condotta da avanguardie formate da elementi avanzati che guidano il popolo verso la liberazione dall’oppressore nazionale (U.S.A.) e sociale (borghesia).

    1 b . Situazione internazionale
    A livello internazionale, l’imperialismo, per salvaguardare il proprio controllo economico e politico, è costretto a inventare nuove guerre, per eliminare quantità notevoli di capitale in eccesso e assicurarsi nuovi spazi di azione (sbocchi per il mercato internazionale), opprimendo popoli ed distruggendo economie locali (attraverso l’installazione di fabbriche gestite da Multinazionali e di governi fantoccio comandati direttamente o indirettamente dagli Stati Uniti). In questo panorama geopolitico mondiale, a fare da capofila sono gli U.S.A. La caduta della seconda superpotenza imperialista (U.R.S.S.), ha sancito la nascita di un sistema unipolare creato dagli americani con l’ovvio assenso dei paesi del Comunità Europea (in quanto paesi del “Patto Atlantico”). Le nazioni che si oppongono a questa dittatura mondiale della Borghesia Imperialista, sono strangolati da embarghi che provocan o migliaia di morti per la mancanza di materie prime, medicinali e un’adeguata alimentazione. Cuba, Libia, Sudan, Corea del Nord, Iraq sono gli ultimi baluardi della resistenza popolare contro la barbarie capitalista, la cosiddetta “asse del male” denominata dal Presidente degli U.S.A. G. Bush. La Guerra Infinita inaugurata con l’attacco all’Afghanistan rientra nel piano di assoggettamento politico/economico dei paesi del “asse del male” e nella controrivoluzione preventiva internazionale per distruggere i movimenti antimperialisti. La lista delle organizzazioni “terroristiche” da eliminare proveniente da Washington include E.T.A. , Real I.R.A. , F.A.R.C. , F.P.L.P. etc. ossia Forze politico-militari europee e non, che si battono per la liberazione di popoli oppressi, in ogni angolo del mondo. Il ruolo delle varie comunità internazionali subordinate al potere statunitense, è quello di eseguire gli ordini e ricevere fin anziamenti (che consisto no in liquidità o mezzi militari e spionaggio) per reprimere i suddetti movimenti. Gli esempi più noti sono quelli del Plan Colombia e l’avamposto sionista in medioriente (ISRAELE), ma potremmo parlare della Turchia, il maggiore Stato che usufruisce dei finanziamenti americani, oppure delle centinaia di basi N.A.T.O. presenti in Europa.
    Non esiste alcuna Comunità Europea contrapposta agli U.S.A. L’Europa legale è una costruzione di carta, infatti essa non esiste. Perché non è indipendente: non è altro che una specie di super-Panama americana, se l’esercito americano dovesse lasciare l’Europa, in questo momento, la costruzione cadrebbe (J. Thiriart). E’ la verità, in quanto firmataria del Patto Atlantico rimane e rimarrà sempre legata agli Stati Uniti.
    Non è una Europa dei popoli, libera e indipendente, ma una semplice marionetta al servizio degli yankee.
    Le richieste provenienti da oltre oceano, per fare entrare Turchia e Israele nella Comunità Europea, saranno presto esaudite dai caporioni italiani, francesi, tedeschi e inglesi.
    La guerra contro il terrorismo internazionale ora pare orientata nuovamente contro l’Iraq. I risultati irreali politici (i risultati dal punto di vista economico sono segreti) presentati all’opinione politica mondiale sono piuttosto imbarazzanti per l’America di Bush. Nessuno dei tre obiettivi: la distruzione di al-quaida, la cattura di Bin Landen, la distruzione del regime dei Talebani, sono stati completamente raggiunti dopo l’attacco all’Afghanistan.
    Lo spostamento del conflitto al regime irakeno, servirebbe agli U.S.A. per rimediare agli errori compiuti in Afghanistan e per usufruire delle risorse naturali espropriate al governo dell’Iraq, regalando alle multinazionali americane del petrolio, una delle galline dalle uova d’oro, ma al contempo provocherebbe un terremoto politico tra gli Stati radicali e moderati della Lega Araba, che in maggioranza si schiererebbero con lo Stato arabo attaccato, chiudendo nuovamente i rubinetti del petrolio agli europei e agli americani, e di conseguenza concentrerebbero la loro offensiva politico-militare contro gli interessi statunitensi nel medioriente situati in Israele negli Stati collaborazionisti.
    L’opposizione di alcune potenze imperialiste (Russia e Cina in primis) deriva proprio dagli effetti (diplomatici ed economici) disastrosi che questa eventuale guerra espanderebbe a macchia d’olio nell’Occidente capitalista. Se il prezzo del petrolio (nel caso della riapertura del conflitto) tornasse per l’ennesima volta a toccare il picco, è prevedibile il fallimento delle più grandi multinazionali petrolifere, con pesanti ripercussioni sul mercato azionario diretto da Wall Street provocando un effetto a catena nelle borse di europee e asiatiche. Gli effetti dell’11 settembre verrebbero quadruplicati e si metterebbero in seria crisi sia i meccanismi di gestione del potere economico e politico che le organizzazioni internazionali (WTO, FMI etc.) che operano per consolidare il dominio mondiale degli Stati Uniti.
    La crisi generale del capitalismo è realtà, non fantasia. I vari intellettuali, giornalisti, scrittori servi del potere, vogliono convincerci che il modo di produzione capitalista è infallibile e che il potere delle democrazie liberalcapitalista è stabile. I sinceri rivoluzionari, siano essi fascisti o comunisti, comprendono chiaramente che tutto ciò è destinato inesorabilmente a fallire, e si organizzano e lottano affinché sia prossima l’ora della disintegrazione del sistema.


    2. L’Alleanza strategica tra comunisti e nazionalrivoluzionari.
    2 a .La fine di una contrapposizione falsa e inutile
    Molti compagni e camerati provano stupore e sgomento dinnanzi alla proposta innovativa di un’alleanza strategica tra forze extraparlamentari comuniste e nazionali rivoluzionarie. Perché? La storiografia politica del nostro paese ha sempre concentrato le proprie forze culturali sulla contrapposizione fascismo - comunismo, coltivando nelle nuove generazioni e nelle organizzazioni politiche per più di sessant’anni, l’antifascismo e l’anticomunismo viscerale.
    Questa contrapposizione (Antifascismo/Anticomunismo) è il prodotto degli schieramenti costituitisi prima e durante secondo conflitto mondiale. Una guerra che ha modificato profondamente l’assetto geopolitico internazionale; l’Europa ne è uscita distrutta, le nazioni opposte all’alleanza antinazista (Italia, Germania, Giappone) , sono crollate dinnanzi all’accerchiamento americano, inglese e sovietico.
    La vittoria degli alleati ha però determinato un sistema bipolare dove U.S.A. e U.R.S.S. costituiscono le due superpotenze dominatrici opposte l’una all’altra. I due blocchi inizialmente rappresentavano la contrapposizione netta tra due ideologie totalmente diverse. L’una capitalista, liberista, liberale, l’altra socialista, collettivista, pianificata. L’involuzione in senso capitalista delle nazioni aderenti al Patto di Varsavia ha successivamente generato il socialimperialismo, ossia la manovra politico-militare dell’Unione Sovietica per riuscire ad assoggettare politicamente ed economicamente sia le nazioni uscite sconfitte dalla guerra (la ex DDR) che quelle decolonizzate in seguito allo sfaldamento dei governi europei (Colonie francesi, tedesche e italiane), per conquistare avamposti nel cuore del nemico capitalista. Contemporaneamente g li Stati Uniti, attraver so un piano di finanziamenti (Marshall) per la ricostruzione dei governi e dell’economie europee e internazionali, riescono a creare nuove coalizioni politiche (La Democrazia Cristiana è rinata grazie agli USA) che escono vittoriose dal conflitto politico pacifico con i Fronti Popolari Socialcomunisti (Italia, Francia…), e armato con gli eserciti popolari di liberazione (Grecia).
    L’Europa occidentale è divenuta una semplice colonia, dove la NATO rappresenta il gendarme degli americani e funge da strumento di vassallaggio statunitense nel vecchio continente.
    Nel nostro paese riprende fiato l’opposizione fascista legalizzata e parlamentare. Il primo congresso del Movimento Sociale Italiano (M.S.I.) si svolge nel 1951. Il nuovo Movimento non si riconosce in nessuno dei due blocchi ideologici contrapposti (Capitalismo e Comunismo) e propugna la cosiddetta Terza Posizione, di gentiliana memoria, in quanto il filosofo fascista Giovanni Gentile affermava che quanto vi era stato di positivo nel liberalismo, nella democrazia e nel socialismo era ormai assorbito dal fascismo, sicché queste dottrine potevano considerarsi superate.
    Intanto nel Partito operaio più grande d’Europa, il Partito Comunista Italiano, prendeva piede la degenerazione revisionista togliattiana che opponeva alla rivoluzione proletaria (marxista leninista), la via democratica al socialismo (riformista). Il P.C.I. ha liquidato in poco tempo la soluzione rivoluzionaria (violenta) per abbattere lo Stato borghese e l’ ha sostituita con una realizzazione pacifica nazionale del socialismo, attraverso l’utilizzo delle strutture che la Democrazia liberalcapitalista metteva a disposizione dell’avanguardia proletaria (Il parlamento in primis) e che, sempre secondo il P.C.I., avrebbero consentito alle masse popolari di raggiungere il socialismo. La realtà era ben diversa, i dirigenti del Partito erano coscienti che una soluzione pacifica per espropriare la classe dominante dal potere politico e dalla gestione dei mezzi di produzione, era impossibile da realizzare in Italia come nel resto del mondo . La borghesia imperiali sta non vuole essere espropriata dal suo potere ed è pronta a ricorrere ai mezzi più brutali per impedire al comunismo di prendere il sopravvento. Il tradimento è accompagnato quindi dalla mala fede della dirigenza comunista, che si schiera dalla parte della democrazia borghese, eliminando progressivamente ogni elemento teorico del marxismo leninismo.
    Un notevole contributo alla creazione di fondamentalismi quali l’antifascismo e l’anticomunismo, proviene dall’apparato culturale (formato da intellettuali e giornalisti) del P.C.I.
    Se da una parte questo Partito revisionista distrugge l’intero patrimonio teorico comunista, dall’altra fomenta l’odio verso l’ M.S.I. , cementando le fondamenta (fin troppo solide) dell’antifascismo radicale, che riscuoterà notevole successo negli anni ’70, dove nelle metropoli si combatterà “marciapiede per marciapiede” tra gruppuscoli di camerati e compagni.
    Il P.C.I. ha agito insieme agli altri partiti dell’arco costituzionale (PSI - PSDI - DC - PLI - MSI) per creare la teoria degli opposti estremismi, per dividere le nuove generazioni libere da pregiudizi nei confronti delle diverse sponde estreme, a seconda della collocazione politica militante. Quindi per evitare soprattutto una presumibile alleanza anti-sistema che avrebbe messo in seria difficoltà la giovane Repubblica Italiana e in discussione il Patto Atlantico, ossia il rapporto padrone (Usa) e assoggettato (gli Stati europei).
    Anche il Movimento Sociale Italiano ha servito fedelmente la democrazia antifascista e gli interessi atlantici affinché non si concretizzasse la convergenza strategica degli estremi. I rapporti tra la componente DC più sensibile all’anticomunismo (quella che poi costituirà la maggioranza silenziosa) e l’ MSI produssero un’alleanza che nel 1960 diede vita al governo di Ferdinando Tambroni.
    L’ennesima dimostrazione del meccanismo perverso di un sistema politico pilotato dall’altra sponda dell’atlantico che, corrompendo i massimi dirigenti di entrambi i Partiti (PCI e MSI), mira alla costruzione di un muro (Antifascismo/Anticomunismo) per isolare i militanti da un probabile incontro tra forze antimperialiste. La suddetta teoria degli opposti estremismi è stata per anni la copertura politica per gli sporchi giochi della Democrazia Cristiana e dei suoi satelliti.
    L’avvento delle dittature anticomuniste degli anni sessanta create e/o finanziate dai servizi segreti statunitensi (CIA) in Spagna, Grecia, Cile ecc… per contrastare l’avanzata dei movimenti filosovietici o dissidenti (maoisti), è stato utilizzato dal Movimento Sociale per mostrare ai suoi militanti la dimostrazione pratica di una eventuale riscossa (dopo la caduta della R.S.I. e l’assassinio di B. Mussolini) appoggiata dagli USA in funzione antisovietica.
    La grande contraddizione dell’ MSI consisteva nella connivenza tra difesa e distruzione dello Repubblica nata dalla resistenza. Il Movimento neofascista a seconda della situazione politica si poneva o in difesa delle istituzioni borghesi, vedi le manifestazioni della “maggioranza silenziosa” a Milano (Il famoso comizio di La Russa), oppure contro la democrazia liberalcapitalista, quando “improvvisamente” rinveniva la natura antifascista dello Stato italiano.
    Nelle due maggiori organizzazioni politiche della destra e della sinistra (dagli anni ’60 fino alla fine degli anni ’70) le scissioni diventano sempre più frequenti e i militanti delusi e amareggiati confluiscono nei movimenti nazionalrivoluzionari e nelle organizzazioni marxiste-leniniste o operaiste. Si verifica un totale distaccamento tra la vecchia generazione di militanti, più legata ai valori dell’antifascismo e dell’anticomunismo e caratterizzata da un totale asservimento ai Partiti (che genera l’incapacità da parte dell’iscritto di criticare le direttive e la linea impartita dall’alto), e la nuova, più libertaria rispetto a quella precedente, capace di ribellarsi sia al revisionismo comunista che al tradimento della direzione dell’ MSI, libera dal pregiudizio piccolo - borghese che imponeva il massimo distacco tra sinistra comunista e destra fascista.
    In molti casi si è verificato il cosiddetto “incontro degli estremi” che si è manifestato attraverso una presunta alleanza strategica tra nazionalrivoluzionari e comunisti, oppure con una fusione tra soggetti politici delle due aree, coniugando fondamenti teorici di entrambe le scuole ideologiche (Es: Socialismo e Nazione).
    Per quanto riguarda la prima, ovvero l’alleanza strategica, l’esempio di “Costruiamo l’Azione” è il più famoso, ma i tentativi di “sfondare a sinistra” sono stati molteplici (Primula ed altre formazioni minori) anche se la maggior parte di queste manovre sono state soffocate sia dalla repressione borghese, che dal grande limite che coinvolge (purtroppo) anche le organizzazioni di estrema sinistra (Aut.Op. Lc etc.), cioè il considerare l’intera area neofascista come funzionale al sistema.
    Partendo dalla constatazione che l’unico avversario comune è lo Stato, Costruiamo l’Azione tenta di costruire un fronte unico di lotta contro il sistema: “ Noi, da parte nostra, abbiamo capito i nostri errori e diciamo agli autonomi: sveglia ragazzi non fatevi inculare un’altra volta, vasta di gare le scimmie ammaestrate dell’antifascismo per elemosinare il plauso e la simpatia dei merdaiuoli. I nemici sono comuni e stanno tutti ammucchiati insieme, diamo addosso senza quartiere all’immondo merdaio.”
    E ancora:”Crediamo che l’azione rivoluzionaria si debba necessariamente costruire con la lotta delle masse, masse che solo con la lotta saranno capaci di diventare popolo”.
    Un progetto ambizioso e un po’ utopico, anche se l’unità dei rivoluzionari (di estrema destra e di estrema sinistra) in un unico fronte di lotta al sistema capitalista è il risultato (politico) più logico proveniente da una contrapposizione che ha diviso generazioni, distrutto validi militanti e che ha giovato esclusivamente alla borghesia in quanto detentrice del potere politico e della gestione dei mezzi di produzione.
    In quegli anni erano molte le persone che erano impegnate politicamente e che credevano in uno sbocco rivoluzionario alla crisi del capitalismo. La proposta della rivista CLA è sicuramente la più avanzata, perché tenta di fare un’autocritica (cosa che hanno sempre fatto i comunisti) ammettendo i propri errori, comprende la natura reazionaria dell’antifascismo trasmesso dai partiti della democrazia borghese e crede in una alleanza tra comunisti e fascisti contro il nemico comune (capitalismo) che si concretizzerebbe nella costituzione di un Fronte Unico Antisistema. Inoltre sostenendo che l’azione rivoluzionaria si debba costruire con la lotta delle masse, si allontana definitivamente dal sozzume piccolo-borghese che ha invaso sia l’area della sinistra rivoluzionaria che quella della Terza Posizione. La lotta delle masse popolari è necessaria, senza d’essa sarebbe impossibile per un organismo che si definisce “avanguardia”, sopravv ivere politicamente e co ntinuare la propria attività di propaganda e di sovversione dell’ordine costituito.
    Ogni rivoluzione è uscita vittoriosa dal conflitto armato con la reazione, grazie al coordinamento di un’avanguardia che lavora tra le masse popolari per educarle e guidarle verso la costruzione di una nuova società. Senza il fondamentale apporto quantitativo degli iscritti e dei simpatizzanti, oppure con il supporto proveniente dal popolo in armi durante la rivoluzione, la distruzione del sistema diventerebbe solo una utopia irrealizzabile.
    L’esperienza (breve) di Costruiamo l’Azione, le sue proposte, le sue analisi devono essere rivalutate e attualizzate, per diventare comprensibili e utili alla nostra analisi e quindi al processo di alleanza strategica che si traduce concretamente nella costituzione di un Fronte Rivoluzionario di Liberazione Nazionale e Sociale.
    Sulla fusione di soggetti comunisti (stalinisti) con ambienti nazionalrivoluzionari non si può non citare Jeune Europe (Giovane Europa), l’organizzazione europea transnazionale fondata nel 1960 da Jean Thiriart.
    Jeune Europe è una Organizzazione per la formazione di un quadro politico, partito rivoluzionario d’avanguardia, con una struttura interna basata sul centralismo democratico (di origine leninista); La formazione fisica e paramilitare gioca un ruolo considerevole nei corsi delle Scuole quadri dell’organizzazione dove si preparano i militanti alla creazione dei futuri partigiani e guerriglieri antiamericani, infatti le direttive della Jeune Europe sono molto chiare: Nell’ipotesi di un conflitto, noi saremo impegnati in azioni paramilitari e militari.
    La liberazione dell’Europa dall’invasore yankee è uno degli obiettivi fondamentali dell’organizzazione/ partito. Come sostiene Thiriart “Quando si vuole l’Europa si vogliono tutti i mezzi per farla. Bisogna fin da ora inserire nella lista delle possibilità un’azione stile Vietnam in Europa…Colui a cui fa paura questa ipotesi non è né un rivoluzionario né un nazionalista europeo”.
    La soluzione armata di un possibile conflitto tra forze rivoluzionarie antimperialiste europee e forze reazionarie statunitensi è privilegiata rispetto ad altre forme di lotta legali ritenute (evidentemente) impotenti rispetto alla lotta armata. Una guerra rivoluzionaria condotta con la collaborazione di forze antimperialiste tricontinentali (Asia, Africa, Sud America), ma concentrata nella colonia più ricca degli Stati Uniti, l’Europa.
    La lotta antiamericana deve iscriversi nel quadro di una coalizione mondiale del tipo “Fronte dei nazionalismi”. Nazionalismi arabo, cubano, cinese ed europeo.
    Sono frequenti i contatti intrattenuti da Thiriart con la Cina maoista, con il FLN algerino oppure con OLP palestinese, anche se non hanno prodotto alcuna alleanza strategica, ciò non vuol dire che il progetto politico-militare thiriartiano sia fallito, anzi, con la fine dell’URSS, l’inizio dell’egemonia politica/economica mondiale degli USA, l’alleanza antimperialista con i popoli oppressi dell’Europa e degli altri continenti diventa sempre più necessaria per sconfiggere l’imperialismo statunitense e la convergenza politico/strategica tra opposti estremi è funzionale allo sviluppo di un processo rivoluzionario europeo e tricontinentale.
    La proposta politica di Jeune Europe non era limitata ad una semplice alleanza antiamericana. Eliminati gli elementi destrosi dell’organizzazione (la corrente anticomunista che faceva capo a Teichman), Thiriart la orienta progressivamente verso posizioni nazionalcomuniste. Teorizza il Comunitarismo come un superamento del comunismo e non come un suo avversario. Nel 1965 definiva il comunitarismo come un socialismo nazional-europeo, nel 1984 come un comunismo europeo de-marxistizzato.
    In un articolo intitolato “Scacchiere mondiale e nazionalcomunismo”, afferma che il concetto rivoluzionario sarà negli anni a venire la creazione di un’Europa Socialista di stile rivoluzionario, la nostra Europea comunitarista e in questa costruzione i quadri e i militanti comunisti dell’Europa dell’Est hanno da giocare un ruolo immenso.
    Si ipotizza in definitiva, la creazione di una Europa unita, libera e indipendente, comunitarista e nazionalista che si contrappone insieme ai popoli oppressi e le nazioni liberate, all’imperialismo degli USA.
    L’esperienza di JN come quella di CLA deve essere valutata e analizzata attentamente per riuscire a separare gli elementi negativi (errori e limiti) da quelli positivi e utilizzare quest’ultimi per avanzare (in termini di qualità e quantità) nel processo di costruzione di un’avanguardia rivoluzionaria di popolo.

    Se nella storia passata del nostro paese sono stati innumerevoli i tentativi di collaborazione e di unificazione tra sinistra comunista e destra fascista, se esistono ancora oggi compagni e camerati pronti a dialogare, a costruire un Fronte unito compatto contro il sistema, vuol dire che lo Stato borghese, i partiti del regime partitocratico e i vari filistei piccolo-borghesi, non sono riusciti a separare completamente le due maggiori correnti rivoluzionarie antimperialiste. Fin quando si è persa la battaglia non si è persa la guerra, bisogna continuare a lavorare per concentrare i nostri sforzi in un’unica organizzazione che diventi un’inesorabile tenaglia contro la falsa contrapposizione Antifascismo/Anticomunismo, che se annientata, eliminerebbe automaticamente dalla nostra generazione i mille pregiudizi che affollano le giovani menti, liberando la creatività, l’iniziativa e l’arditismo rivoluzionario.

    2.b Che fare?
    Alcuni compagni e camerati che sono intervenuti nel dibattito delle ultime settimane hanno sostanzialmente creato due correnti di pensiero su un’eventuale “incontro tra estremi”:
    - La prima sostiene solamente una collaborazione militante tra individualità nazionalrivoluzionarie e comuniste antisistema. Una semplice alleanza strategica tra nemici dell’imperialismo che nella realtà si traduce nella creazione di un Fronte Unito per la distruzione dello Stato borghese e per la liberazione dall’invasore statunitense.
    - La seconda propone una unificazione non solo dal punto di vista pratico ma anche teorico, non una fusione, ma una valorizzazione delle convergenze ideologiche tra marxismo-leninismo e fascismo unita ad una rivisitazione critica della storia di entrambi i movimenti e delle esperienze rivoluzionarie europee ed extraeuropee.
    Quale proposta garantirebbe la nascita e lo sviluppo di un nuovo movimento rivoluzionario popolare?
    Io sostengo che le due “correnti di pensiero” non siano contrapposte l’una all’altra, ma rappresentino la prima e la seconda fase del processo di unificazione tra nazionalrivoluzionari e comunisti. Nella prima soluzione v’è un limite che può essere sorpassato solo con la seconda proposta, ovvero, non basta una semplice alleanza strategica, una collaborazione tra individualità, come non basta essere contro l’imperialismo, bisogna proporre un modello di società nuovo, diverso dal precedente. La formulazione di un nuovo stato popolare e di una società alternativa potrà avvenire solo se verrà raggiunta la seconda fase che darà ampio spazio al dibattito interno tra soggetti eterogenei rappresentati da delegati che comporranno il comitato centrale della futura organizzazione.
    Valorizzare le convergenze e fare un sostanziale bilancio dell’esperienze politiche dei movimenti , non significa negare la propria ideologia (sia essa marxista o fascista rivoluzionaria), ma sottoporla al filtro della critica rivoluzionaria (positiva o negativa) e ricavarne l’essenziale per fissare i punti fondamentali dello stato e della società da instaurare.
    Molte organizzazioni e movimenti che attualmente si dichiarano contro la globalizzazione o l’imperialismo, hanno un grande limite, sono carenti dal punto di vista propositivo, non riescono (o non vogliono) a immaginare una nuova società, spesso sostengono di volere costruire un mondo diverso, ma quale mondo? Sono due anni che cerchiamo di capire…
    Proprio per questa carenza i suddetti movimenti sono destinati a scomparire se non riusciranno a fare quel passo in più che permetterebbe loro la sopravvivenza e la visibilità all’interno della società borghese. Una carenza che si somma alla mala fede dei vari leader dei no-global, che spostano il baricentro della loro critica anticapitalista su posizioni riformiste per creare il cosiddetto riflusso, per spegnere i focolai dei settori più radicali e per rinforzare i partiti socialdemocratici (PRC, PdCI, DS…)
    Il compito dei rivoluzionari nella prima fase sarà innanzitutto quello di porre condizioni politiche/ organizzative per creare una piattaforma comune per aderire al futuro movimento. Le condizioni devono essere ovviamente proposte, discusse e condivise da tutte le componenti che
    avranno una propria rappresentanza all’interno del comitato centrale del futuro organismo, il risultato di questo processo sarà la redazione di un documento comune che raccoglie le suddette condizioni e che contenga un programma minimo.


    PUNTI FERMI
    1) Lotta per la liberazione nazionale dal colonialismo politico, economico e culturale degli Stati Uniti e per la liberazione sociale dall’oppressione della borghesia imperialista.
    2) Superamento della dicotomia destra/sinistra che implica quella dell’antifascismo/anticomunismo.
    3) Extraparlamentarismo. Il movimento si svilupperà al di fuori dei palazzi del potere, non avrà nessun contatto con le organizzazioni che operano legalmente nelle istituzioni dello Stato borghese. Il riconoscimento del nemico situato nei partiti della dittatura borghese è esplicito.
    Tutto ciò vale anche per le forme di lotta da adottare nella situazione attuale. Utilizzare forme legali, contemplate dalla legge, vuol dire sottoporre il movimento al controllo delle forze reazionarie e di conseguenza ad una quasi inevitabile repressione politica (La Legge Mancino per i nazionalrivoluzionari, l’operazione 19 ottobre contro i comunisti etc.). Un movimento sovversivo, radicato, coerentemente rivoluzionario, non è tollerato dalle forze reazionarie. La controrivoluzione preventiva segue il motto “prevenire è meglio che curare” ossia “soffocare il bambino nella culla prima che cresca e si rinforzi”. Noi siamo quel fanciullo che ha bisogno di crescere quantitativamente e qualitativamente per mettere in serio pericolo lo Stato e il suo esercito di mercenari. Per evitare che la repressione prenda il sopravvento sulle ancora fragili fondamenta organizzative occorre anticipare le mosse del nemico e iniziare il nostro lavoro politico dalla clandestinità. Clandestinità non è sinonimo di associazione segreta, un’avanguardia di popolo si costruisce tra le masse e con l’apporto di quest’ultime. Clandestinità vuol dire scogliere i legami con la legalità borghese per operare liberamente senza vincoli, utilizzando qualsiasi forma di lotta (nei limiti delle nostre potenzialità). L’Extraparlamentarismo implica la propaganda dell’astensionismo in ogni competizione elettorale, per delineare la nostra avversità all’attuale sistema di partiti che governa nel nostro paese. Operare clandestinamente per differenziarci da quell’insieme di micro-gruppi che si dichiarano rivoluzionari ma che nella realtà sono ben altro.
    4) Rifiuto del riformismo. Sia liberale che socialdemocratico, perché liquida l’abbattimento violento dello Stato borghese e lo sostituisce con una serie di riforme che non cambiano in positivo le condizioni delle classi oppresse e del popolo in generale, anzi, ogni governo (di centro-destra o di centro-sinistra) pone nelle sue politiche prima di tutto gli interessi della borghesia e poi (quasi mai) quelli delle masse popolari. Il riformismo è il nemico numero uno di ogni rivoluzionario, perché inganna e illude i proletari che siano possibili passi avanti con il solo e semplice ausilio dello strumento delle riforme, quando sono ormai passati 60 anni e tutto ciò che è stato conquistato nelle lotte degli anni passati viene cancellato dalla prepotenza della classe dominante.
    5) Separazione tra politica e religione. Anche se la nostra cultura nazionale è influenzata dal cristianesimo, ciò non vuol dire che la politica debba occuparsi della religione e la religione della politica. Sono due sfere diverse ma non contrapposte. La religione appartiene alla nostra intimità, è parte della Tradizione, ma non è un spada da sfoderare contro fantomatici nemici musulmani…
    Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, se non sbaglio, diceva un certo Gesù Cristo. La lotta contro il Vaticano e la sua illegittimità come autorità politica non compromette la nostra fede cattolica, ma la rafforza. Non bisogna mai scordare che nel nostro paese comanda la trinità Mafia - Vaticano - Usa, che ha sempre impedito uno sviluppo armonico dell’economia italica e una redistribuzione egualitaria della ricchezza nazionale.
    La rivoluzione sociale nazionale passa anche attraverso la distruzione dello Stato della Chiesa.
    6) Lotta all’immigrazione, perché è il prodotto dell'imperialismo (colonialismo antico e nuovo colonialismo delle multinazionali), sottrae capacità lavorativa ai paesi d'origine distruggendo economie locali e disgregando culture millenarie. Distruggere l'imperialismo nell'Area mediterranea attraverso la cooperazione di forze rivoluzionarie nazionali, eliminerebbe di conseguenza l'immigrazione di massa.
    L’errore principale che commettono i camerati è quello di individuare il problema non all’origine, ma nella sua manifestazione finale. Si consta che l’immigrazione è una questione importante che rientra nei piani del mundialismo, ma non si analizzano appieno i meccanismi che rendono possibile questo fenomeno. Il prodotto di questa concezione erronea si concretizza con l’appoggio a politiche liberticide dei governi di centro-destra oppure con atti violenti compiuti contro gli extracomunitari che in qualche modo rafforzano le posizioni più “soft” della destra parlamentare.
    L’errore grossolano compiuto dei compagni è di favorire l’immigrazione di massa dalle terre d’Africa e di Asia, contribuendo (consapevolmente o inconsapevolmente) al progetto mondialista di distruzione del patrimonio culturale dei popoli oppressi e non, e delle economie locali, che sostiene la creazione un unico soggetto universale, sprovvisto di cultura, ignorante, apolitico e accanito consumatore (secondo la formula compra, consuma, crepa).
    Se bisogna spegnere un fuoco, si getta l’acqua all’origine della fiamma! Nel nostro caso l’origine della fiamma (l’immigrazione) è situata nei meccanismi perversi dell’imperialismo.
    7) Lotta contro la difesa dell’Ordine borghese. Essere rivoluzionari significa essere totalmente contrapposti al sistema che gestisce il potere politico e economico, quindi contro chi si pone a sua difesa (Esercito Italiano, Polizia di Stato, Carabinieri, Gdf). Il giovane meridionale che entra nelle forze dell’ordine, fa una scelta consapevole. Anche se rimane un proletario (gli stipendi dei poliziotti sono molto bassi) rimane pur sempre un nemico che agisce in nome e per conto dello Stato, è un reazionario. Ai rivoluzionari non viene concessa la grazia, ma l’ergastolo o la morte (come a Carlo Giuliani e tanti altri). Se nelle prigioni imperialiste sono incarcerati non pochi camerati e compagni, molti rivoluzionari sono stati costretti ad emigrare all’estero, a nascondersi dalla persecuzione dei servizi segreti.
    8) Lotta contro il sionismo. Per abbattere il colonialismo statunitense nell’Area mediterranea - mediorientale, è necessaria l’eliminazione di Israele (avamposto yankee tra i paesi arabi) e dei suoi collaboratori presenti in Europa.
    9) Sostegno politico e materiale alle lotte dei popoli oppressi dell’Europa [Baschi,Corsi,Sardi,Irlandesi,Bretoni etc.] e del resto del mondo (Palestinesi, iracheni, cubani, venezuelani etc.) e alle organizzazioni rivoluzionarie antimperialiste (IRA, ETA, FNLC, FPLP, FARC …).
    Stabilire delle condizioni vuol dire avviare una semplice collaborazione materiale (imparare a lavorare insieme) e militante che successivamente si concretizzerà nella nascita di un unico e compatto movimento antimperialista che porrà le basi per l’unificazione ideologica tra nazionalrivoluzionari e marxisti leninisti.

  4. #24
    Affus
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    Cuba, Libia, Sudan, Corea del Nord, Iraq sono i notri modelli !

    delirante !
    scritto sotto l' effetto della roba .

  5. #25
    Fiamma Rossa
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    Affuss tien'e'corn!

  6. #26
    Affus
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    In origine postato da Rebel
    Affuss tien'e'corn!

    non me n'ero mai accorto .
    cmq se con un elicottero uno decidesse di andare su napoli e buttare giu una cesta di taralli, neanche uno cadrebbe per terra .

  7. #27
    Fiamma Rossa
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    Si n'elicotter vuttass e'tarall a'città toja e pigliasss tutt' che corn ch'tien.

 

 
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