Da "Marcello Gallian, La battaglia antiborghese di un fascista anarchico" Paolo Buchignani - I fatti della storia. Collana diretta da Renzo de Felice.

Nota biografica


Nato a Roma il 6 aprile 1902 da Angelo Gallian, console generale di Turchia e da Miaria Scalzi, figlia di un pittore, Marcello Gallian trascorse la sua prima infanzia nell'ambiente aristocratico a cui apparteneva la suia famiglia, dalòla quale fu ben presto allontanzato in seguito alle gravi difficoltà economiche incontrate dal padre, costretto, nel 1911, a dimettersi dal suo incarico diplomatico per lo scoppio della guerra libica. Il piccolo Marcello venne infatti mandato in collegio, prima a Roma, poi a Firenze, presso il convento dei Ballombrosani di Santa Trinità, dove studiò moltissimo e con straordinaria passione e dove prese i voti semplici. La presenza nel convento fiorentino rappresentà indubbiamente un momento fondamentale nella formazione dello scrittore, il quale, in questo periodo, oltre ad entrare in contatto con i classici laticini e greci e con i testi fondamentali della teologia e della filosofia creistianan, non mancò di assorbire con avidità ed entusiasmo la lezione dei grandi spiriti della cultura italiana medioevale e moderna, alcuni dei quali in particolare, certamente per la carica eversiva ed anticonformista del loro pensiero e delle loro opere, lasceranno nel ribelle e vitalissimo adolescente una traccia indelebile. Dante (specialmente quello dell'Inferno e delle invettive feroci contro la corruzione della nascente società borghese e del Papato=, Cecco Angiolieri, Savonarola, Giordano Bruno, Campanella, divennero, fin da allora, i suoi autori preferiti; ai quali si affiancheranno ben presto, tra i francesi, Baudelaire e i "Poeti maledetti" (in particolare Rimbaud, che Gallian stesso considerava come l'autore che più aveva influito sulla sua formazione letteraria) e tra i russi soprattutto Dostoievski, ma anche Gorki e la grande letteratura di avanguardia (particolarmente Maiakoviski, Esenin, Blok). Nel 1919, a diciassette anni, il giovane Gallian, ammaliato dai miti dell'arditismo e della guerra, molto diffusi in quegli anni, e assecondando la sua indole ribelle e predisposta all'avventura, non esita ad abbandonare il convento per seguire D'Annunzio nell'impresa fiumana. Ma anche questa esperienza , come già quella del monastero, si rivelerà sostanzialmente negativa, incapace di dare uno sbocco a quella smania si azione che lo agita e che lo porterà, insieme a molti giovani della sua generazione, ad abbracciare con entusiasmo il nascente fascismo, sbandieratore del mito della guerra e della fiuga dall'ambiente borghese. Egli sarà infati, di lì a poco, sansepolcrista, squadrista e nel '22 parteciperà alla marcia su Roma. Intanto dopo l'avventura fiumana, Gallian è tornato nella capitale, dove vivono la madre, le sorelle e una zia facoltosa e influente, che gli promette, una volta laureatosi una brillante carriera diplimatica. Ma il giovane, tuto preso dal suo ribellismo politico e dalle sue aspirazioni letterarie, mostra subito di preferire alla consuetudine con il mondo aristocratico-borghese in cui è nato e a cui appartiene, quella con gli ambienti abanguardistici e anarchici, molto diffusi nella Roma del primo novecento.


"[...] il padre e la madre andavanoo a Corte, lui a Trastevere - Scriverà Gallian di se stesso nel secondo dopoguerra - o a essere preso a schiaffi dal vecchio Malatesta".
All'individualismo anarchico, componente fondamentale - come vedremo - del fascismo antiborghese dello scrittore, non è infatti certamente estranea la sua consuetudine con gli ambienti anarchici e più in generale con quel composito e, per molti versi straordinario ambiente di avanguardia romano che negli anni venti si va sempre meglio disegnando in uno spazio compreso tra il Teatro degli Indipendenti di Bragaglia, la rivista "900" di Bontelmpelli e le riviste e i circoli blasettiani, impegnati nella creazione di una nuova cinematografia.
Di questo nuovo mondo culturale giovanile, molto ricettivo, tr l'altro, rispetto alle suggestioni dell'avanguardia e della cultura europee, Gallian diverrà ben presto - come vedremo - uno dei principali e più instancabili animatori. Dalla attiva collaborazione, nella Roma degli anni 20 a "900" e ad altre riviste e fogli di avanguardia (Spirito nuovo, 2000, i lupi, L'Interplanetario, Lo Spettacolo d'Italia di Blasetti, Il Raduno, Roma fascista) lo scrittore, la cui straordinaria prolificità narrativa non venne mai meno, andò sempre più estendendo, fino alla mentà degli anni trenta, con le sue collaborazioni - principalmente racconti di terza pagina, ma anche articoli polemici - sempre molto apprezzate, a numerosi dei più importanti giornali e riviste del tempo ; Dal Corriere della sera alla Gazzetta del popolo, a Il Tempo di Roma, a il Mattino di Napoli; da La FIera Letteraria alla rivista Circoli di Adriano Grande, a Quadrante, a Poeti d'Oggi; da Ansedonia a Quadrivio (rivista quest'ultima alla quale Gallian collaborà quasi ininterrottamente dal 1933 al 1939), ad Antieuropa, a L'Italia vivente a Valori primordiali e a tante altre.
Per il suo irriducibili antiborghesismo e per la sua indole ribelle Marcello Gallian non fu mai uno scrittore ufficiale, nè desiderò diventarlo, ma si battè invece con ostinazione e con rabbia per quella rivoluzione antiborghese che sognava e che vedeva sempre più allontanarsi, come testimoniano del resto le sue opere, alcune delle quali pesantemente colpite dalla censura fascista. Infatti soprattutto a partire dal 1935-36, per il regime mussoliniano Gallian comincia a diventare sempre più scomodo, nella misura in cui denuncia la contraddizione tra le dichiarazioni rivoluzionarie del fascismo al suo nascere e il fascismo reale, affermatosi e consolidatosi nell'Italia degli anni trenta.

Ma, nonostante le censure che colpiscono ripetutamente le sue opere, nonostante il diradarsi delle collaborazioni giornalistiche, nonostante le aperte persecuzioni che è costretto a subire ad opera del regime, Gallian continua ancora ingenuamente e disperatamente a credere nel suo sogno di un fascismo rivoluzionario e antiborghese; e ciò contribuisce ad aumentare il suo isolamento e il suo smarrimento, in una fase in cui - siamo ormai alla fine degli anni trenta - gran parte della nostra letteratura andava prendendo le distanze dal regime fascista. Durante la guerra lo scritoore continul a vive a Roma con la famiglia e dopo l'armistizio rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò e rimase nella capitale.
Se già durante il ventennio la vita di Marcello Gallian era stata costellata da difficoltà, da delusioni, da amarezze, tanto più amara - come vedremo dettagliatamente nel terzo capitolo - fu la sua esistenza nel secondo dopoguerra, trascorsa a Roma assieme alla sua numerosa famiglia, nella pià triste miseria e nel più angoscioso isolamento. Mentre infatti tanti altri scrittori, intellettuali e politici che aveva aderito al regime mussoliniano, ticavandone magari anche grossi vantaggi personali, dopo il 4 sono stati riabilitati senza difficoltà (anche su questa questione avrò modo di ritornare(, per Gallian - che rifuggì sempre, nell'Italia Repubblicana, da posizioni reazionarie e neofasciste, mantenendosi fedele, come vedremo, al suo antiborghesismo anarchico, certamente collocabile nell'area della sinistra- l'essere stato dfascista ha significato l'impossibilità di continuare a svolgere la sua attività di scrottore e di giornalista, dal momento che le case editrici e le redazioni dei giornali si rifiutavano sistematicamente di pubblicare i suoi scritti, peraltro ancora numerosi. Egli è stato costretto dunque, per sopravvivere, ai lavori più disparati ed anche a scrivere per conto di altri e pubblicare sotto falso nome. Questa triste situazione si è protratta fino al 1968, anno della morte dello scrittore, e la dimenticanza del suo nome e della sua opera si protrae ancora oggi.