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  1. #1
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    Predefinito Il SUDAN come gli USA...




    IL SUDAN E LE STRAGI NEL SILENZIO

    21/05/2004 | La Repubblica | SUDAN |
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    «Non ci sono più villaggi da bruciare», ha detto la settimana scorsa Daniel Augstburger, funzionario Onu per gli aiuti di emergenza. Dopo più di un anno di guerra una calma inquietante è calata su gran parte del Darfur, regione occidentale del Sudan.
    Ma il solo fatto che i villaggi del Darfur siano stati rasi al suolo dal fuoco non significa che per i civili brutalizzati della regione l´orrore sia finito. La milizia araba "Janjaweed", appoggiata dal governo, continua la sua campagna di omicidi e stupri di massa ai danni delle tribù nere africane del Darfur. Il governo sudanese non solo aiuta la Janjaweed nelle sue azioni di scatenata violenza fornendole denaro ed armi, Khartoum appoggia i miliziani anche tatticamente, con bombardamenti aerei dei villaggi.
    I miliziani della Janjaweed hanno radunato i civili in campi - che alcuni a ragione definiscono "campi di concentramento" - in cui ora stanno morendo lentamente di malattie e malnutrizione. La stagione della semina di quest´anno è andata perduta, le riserve di grano sono state deliberatamente fatte bersaglio di distruzione e il governo continua ad impedire agli aiuti umanitari di raggiungere gran parte dei darfuriani deportati.
    Finora questa feroce campagna è costata la vita a decine di migliaia di civili. Più di un milione di persone sono state deportate entro i confini del Sudan e altre 11mila sono fuggite nel vicino Ciad facendo sì che la condotta di Khartoum non solo rappresenti una minaccia interna, ma una seria minaccia alla pace nella regione. Usaid stima che altre 100mila persone rischiano di morire per la disperata situazione umanitaria esistente nei campi. In breve il governo del Sudan sta conducendo una guerra devastante, prossima al genocidio, contro i suoi stessi cittadini.
    Abbiamo già visto tutto questo, dopo tutto. Per anni nel corso del conflitto con l´Esercito di liberazione del popolo Sudanese (Spla) il governo ha attaccato i suoi cittadini. Nei mesi scorsi però Khartoum ha rivolto le sue attenzioni omicide alla popolazione del Darfur, sospettata di aiutare due altri gruppi di ribelli l´Esercito di liberazione Sudanese (Sla) e il Movimento giustizia e uguaglianza (Jem)
    Il profilarsi di un progresso nei negoziati di pace tra governo e Spla ha contribuito in realtà al crollo del Darfur. Lo Sla, e in seguito il Jem, hanno interpretato l´accordo di pace tra le due parti come la propria estromissione dal futuro del Sudan, così hanno imbracciato le armi. Questo ha scatenato l´odio di Khartoum sotto forma delle milizie Janjaweed assoldate contro la popolazione civile del Darfur.
    Esiste il forte sospetto che il governo abbia tirato alla lunga le trattative con lo Spla semplicemente per dare tempo a quest´ultimo di dirigere le risorse militari sul fronte del Darfur. In ogni caso Khartoum ha quasi sicuramente calcolato, e in maniera esatta, che la comunità internazionale sarebbe stata riluttante a denunciare le sue azioni nel Darfur nell´allettante imminenza di un accordo tra governo e Spla. Ma le atrocità commesse nel Darfur con l´avallo del governo sono troppo terribili e troppo diffuse per poterle ignorare.
    Sia gli aggressori arabi che le vittime africane nere sono musulmani, ci si sarebbe quindi attesi di sentire quanto meno un appello alla misura da parte della Lega araba se non la condanna dei massacri.
    L´Unione europea non ha agito meglio, offrendo nel migliore dei casi deboli parole. In una dichiarazione animata da buone intenzioni la presidenza irlandese dell´Ue il mese scorso ha semplicemente affermato che «è essenziale che il governo sudanese adempia al suo impegno di controllare le forze armate irregolari note come Janjaweed». Questa timida frase è giunta una settimana dopo che il presidente Bush aveva detto che il Sudan «deve immediatamente impedire che le milizie locali continuino a commettere atrocità ai danni della popolazione», nonché una settimana dopo che il Segretario Generale dell´Onu Kofi Annan aveva fatto riferimento alla "pulizia etnica" nel Darfur e aveva apertamente indicato la possibilità che sia necessario un intervento militare.
    L´Europa deve mettersi rapidamente al passo e far sentire il proprio peso in seno al Consiglio di sicurezza dell´Onu. Si tratta di un peso considerevole: oltre ai membri permanenti, Francia e Regno Unito, attualmente fanno parte del consiglio anche Germania e Spagna nonché la Romania, paese candidato.
    Insieme devono premere per una seduta di emergenza del Consiglio di sicurezza affinché venga preso in considerazione il caso del Darfur in una risoluzione che faccia chiaramente intendere al governo del Sudan che la strage nel Darfur deve cessare, deve essere garantito l´accesso agli aiuti umanitari e annullata la pulizia etnica. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe immediatamente autorizzare ogni misura tranne l´uso della forza contro il Sudan, ma anche ammonire Khartoum che se non cambia immediatamente rotta avrà come risultato l´intervento militare. Solo un ultimatum così diretto dimostrerà che la comunità internazionale fa sul serio quando dice "mai più", intendendo che non assisteremo passivamente ad un nuovo massacro di innocenti che si svolge sotto i nostri occhi.

    Wolare

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  2. #2
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    Gli USA non possono intervenire in tutti i posti infami della terra, non hanno risorse umane infinite, questa volta si deve muovere l'Europa

  3. #3
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    Hanno diamanti, uranio, combustibili fossili in genere?
    No? E come osano chiedere aiuto allora?

  4. #4
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    Si tratta sempre dell'aggressione della feccia islamofascista.
    E` guerra mondiale. Sopravviviremo?

  5. #5
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    Predefinito per non farvi dire le solite cazzate...

    Un regime integralista
    Cosa succede in Sudan
    Gli interessi di Bin Laden e le svolte recenti

    --------------------------------------------------------------------------------

    In Sudan Osama Bin Laden ha vissuto per anni ed ha costruito parte delle proprie fortune politiche ed economiche. E' un Paese dilaniato da una guerra civile infinita e governato da un regime fonndamentalista tra i più crudeli. emarginato dalla comunità internazionale fino al 1999, vive oggi un momento di inaspettata fortuna diplomatica. Grazie alle posizioni assunte in merito alla guerra al terrorismo ma soprattutto grazie ad un oleodotto e ad un affare che fa gola a tanti.

    INDICE

    Canaglia o alleato?
    Il Sudan è uno dei sette "Stati canaglia" accusati dal Dipartimento di Stato Usa di sostenere il terrorismo internazionale. Osama Bin Laden ha vissuto qui all'inizio degli anni Novanta. Dopo le stragi dell'estate 1998 contro le ambasciate Usa in Kenya e Tanzania il Sudan è colpito dalla rappresaglia di Bill Clinton. Dopo l'11 settembre il Presidente sudanese Omar El-Bashir ha dichiarato solidarietà agli Usa.

    La posizione sulla guerra
    Il Sudan condanna i bombardamenti angloamericani sull'Afghanistan. In un comunicato diffuso al Cairo, il governo di Khartoum osserva che attacchi di questo tipo "possono causare vittime innocenti. Come il passato 11 settembre il Sudan aveva condannato gli attentati contro gli Stati Uniti, ora deve disapprovare gli attacchi degli Stati Uniti in Afghanistan".

    La svolta del 2 ottobre
    Il Sudan e lo Yemen, al centro dei sospetti per il loro presunto appoggio ad organizzazioni terroristiche, hanno approvato il 2 ottobre una risoluzione dell'Onu per sconfiggere i terroristi negando loro mezzi, sostegno e rifugi sicuri. L'ambasciatore sudanese presso le Nazioni Unite Elfatih Mohamed Ahmed ha definito il terrorismo "un flagello criminale che non deve essere legato a nessuna religione o gruppo culturale". Gli Usa hanno riallacciato i rapporti con Khartoum, promettendo aiuti economici in cambio di collaborazione.

    Etnie e religione
    Le etnie principali sono quella africana (52 per cento) e quella araba (39 per cento). I musulmani sunniti sono il 70 per cento, i cristiani (quasi tutti nel sud e a Kharthoum) il 5 per cento.

    Il Sudan e l'Onu
    Dopo l'attacco agli Usa le Nazioni Unite hanno tolto l'embargo al Sudan e ripreso i contatti diplomatici con il governo di El Bashir. Appena un anno fa gli Usa si erano opposti alla candidatura di Khartoum ad un seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza dell'Onu.

    Chi governa in Sudan
    Dal 1989 è al governo un gruppo militare dominato dal Fronte nazionale islamico del Sudan (Nif), organizzazione islamica fondamentalista il cui braccio politico è il Partito del congresso nazionale.

    Un Paese, due anime
    Non esiste una vera identità nazionale. Il Sudan è stato sempre conteso tra l' Egitto e gli arabi. Il Sudan del Nord è arabo, musulmano e più progredito economicamente. Il Sud è nero, cristiano e più arretrato.

    La guerra civile
    Dal 1983 il Sudan è dilaniato da una guerra civile tra le forze governative islamiche (appoggiate da miliziani integralisti irregolari) e l'opposizione cristiana/animista dell'Esercito di liberazione del popolo sudanese (Spla) guidato da John Garang. Le forze governative controllano il Nord del Paese, l'opposizione il Sud. La guerra ha finora provocato due milioni di morti e lo sfollamento forzato di quattro milioni e mezzo di persone.

    Un contesto drammatico
    Torture e omicidi sono praticati dal governo per reprimere ogni forma di dissenso. La legge islamica prevede anche amputazioni per casi di furto. Ampiamente praticata la schiavitù come punizione per i prigionieri di guerra.

    I legami di Bin Laden con il Sudan
    Osama Bin Laden si trasferisce in Sudan nel 1992, quando viene espulso dall'Arabia Saudita. Qui stabilisce un patto di interesse con il governo di Omar El Bashir, impegnato nello sfruttamento intensivo dei ricchi giacimenti petroliferi del Sudan meridionale. Le raffinerie ci sono, mancano le infrastrutture: oleodotti, strade, ponti e aeroporti. Osama interviene con i suoi capitali e le sue imprese di costruzioni. Realizza una grande strada, la Thaadi Road ("strada rivoluzionaria") che collega la capitale Khartoum a Port Sudan, nel Mar Rosso. La strada è davvero rivoluzionaria per il governo sudanese, perché consente il supporto della costruzione degli oleodotti che trasportano il greggio dai giacimenti della regione interna di Bahr el Gazal al porto. Osama prende come terza moglie una nipote di Hassan Tourabi, uomo di potere a Karthoum.

    Cosa ottiene Osama dal Sudan
    Ufficialmente Osama è stato pagato dal governo sudanese con la cessione della Conceria di Khartoum. In realtà Bin Laden viaggia con passaporto diplomatico sudanese, usa le ambasciate sudanesi come basi d'appoggio i tutto il mondo e versa propri capitali nelle banche di Khartoum. Mette in piedi anche una finanziaria, la Taba Investment Fund, utilizzata per riciclare la valuta sudanese in dollari e sterline.

    Osama se ne va
    Nel 1996 il governo del Sudan cede a pressioni interne e chiede ad Osama di lasciare il Paese. Lui se ne va in Afghanistan (l'Arabia Saudita non lo riaccoglie e anzi lo priva della cittadinanza), ma lascia in Sudan uomini fidati e grossi interessi economici.

    L'affare del petrolio
    Alcune compagnie petrolifere mondiali hanno certamente avuto a che fare con Bin Laden in Sudan. È quanto emerge dagli atti dei processi in corso per gli attentati contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania nel 1998. I giacimenti petroliferi si trovano quasi tutti nel Sud, dove infuria la guerra civile. Spesso i ribelli dell'Spla attaccano i pozzi. Nel gennaio 2000 Amnesty International denuncia la presenza di "strani mujaheddin" afghani, malesi e filippini a guardia dei giacimenti petroliferi sudanesi. Sono guerriglieri spietati, impiegati nella protezione di impianti di multinazionali occidentali. Si tratta probabilmente di uomini di Al Qaeda "lasciati in prestito" al governo di Khartoum da Bin Laden.

    Gli Usa e il Sudan
    Fino al 1999 gli Stati Uniti appoggiano i ribelli dell'Spla che mirano alla creazione di uno Stato indipendente nel Sud. Attraverso i governi di Etiopia, Eritrea e Uganda Washington fa arrivare a Garang venti milioni di dollari. Il Sudan viene messo sotto embargo e isolato a livello diplomatico.

    La svolta dell'oleodotto
    All'inizio del 1999 viene terminato l'oleodotto che collega l'area dei giacimenti con Port Sudan. Il 30 agosto parte la prima petroliera con 600mila barili di greggio. Destinazione: la raffineria della Royal Duth Shell di Singapore. Il Sudan può esportare 450mila barili al giorno e garantirsi un'autonomia energetica per 15 anni. Un affare enorme, che serve ad Al Bashir anche per reprimere i cristiani del Sud.

    La Cina e il Sudan
    Il maggiore investitore estero nella costruzione dell'oleodotto è la China National Petroleum Corporation. La Cina è anche il principale fornitore di armi del Sudan.

    Il comportamento del Fondo monetario internazionale
    Fino al 1999 il Sudan viaggiava alla media di 10 miliardi dollari di Pil e un debito estero di 16 miliardi di dollari l'anno. Avrebbe dovuto versare al Fondo monetario internazionale quasi 60 milioni di dollari, ma era in arretrato di circa un milione e mezzo. Nel 1993 l'Fmi gli taglia i finanziamenti. Il 30 agosto 1999 (quando entra in funzione l'oleodotto) lo stesso Fmi promuove il Sudan da Paese "inaffidabile" ad "affidabile". entrano così grossi capitali stranieri.

    La storia
    Da quando ha conquistato, nel 1956, l'indipendenza dalla Gran Bretagna, il Sudan è stato governato da dittature militari islamiche. Il Sudan è entrato nella Lega nello stesso 1956.

    Il regime di Abbud
    Le prime elezioni del febbraio del 1958 sono vinte dal partito islamista Umma. Nel novembre dello stesso anno il generale Ibrahim Abbud, comandante in capo delle forze armate, prende il potere con un colpo di stato.

    Comincia la guerra civile
    Nel novembre del 1964 il presidente Abbud si dimette ed è sostituito da un governo civile. Le tensioni tra Nord e Sud del Paese sfociarono verso la metà degli anni Sessanta in una rivolta secessionista del Sudan meridionale, che culmina in una guerra civile che dura fino al marzo del 1972, quando al Sud è concessa una limitata autonomia.

    Il regime di Nimeiri
    Nel 1969 un nuovo colpo di stato porta al potere il colonnello Gaafar Nimeiri, che instaura una dittatura simile a quella di Nasser in Egitto. Nel 1973, una nuova costituzione istituisce la Repubblica democratica del Sudan. Inizialmente Nimeiry cerca l'appoggio dell'Unione Sovietica e della Libia, ma in seguito a un tentativo di colpo di stato appoggiato dalla Libia nel 1976, si rivolge all'Occidente ed è tra i pochi Paesi arabi a sostenere l'Egitto dopo gli accordi di Camp David con Israele del 1978 (Vedi anche Dossier Palestina: cinquant'anni di conflitti)..

    Il giro di vite del 1983
    Nel 1983, sale la tensione con la Libia. Nimeiri impone la legge marziale, riforma il sistema giudiziario introducendo la shariah (la legge coranica) e limita l'autonomia precedentemente concessa al Sud del paese. L'Esercito di liberazione del popolo sudanese (Spla) di John Garang sceglie la lotta armata. Una cruenta rivolta popolare scoppiata a Khartoum nell'aprile del 1985 porta alla caduta di Nimeiri durante un sanguinoso colpo di stato.

    Il regime di el-Bashir
    Dopo un anno di dominio militare, Sadeq el-Mahdi, leader del partito Umma, costituisce un governo civile di coalizione che non riesce ad affrontare i gravi problemi del paese e a far cessare la guerriglia. Nel giugno del 1989 un nuovo colpo di stato militare guidato da Omar Hassan el-Bashir rovescia il governo Mahdi e inizia una cruenta repressione dell'opposizione politica. Nei primi anni Novanta alle devastazioni della guerra civile si aggiunsero i problemi generati da una pesante carestia e da un'ondata di profughi etiopi.

    Il sostegno al terrorismo
    Il Sudan è accusato di fomentare il terrorismo islamista ed è più volte condannato per le violazioni dei diritti umani nei confronti della popolazione cristiana del Sud del paese. Nel 1995 il regime sudanese è accusato di complicità con i terroristi che avevano attentato alla vita del presidente egiziano Hosni Mubarak. Le elezioni svoltesi nel marzo del 1996 riconfermano al potere El-Bashir, mentre il leader islamico Hassan el-Tourabi è nominato presidente del Parlamento. Sempre nel 1996 le Nazioni Unite impongono al Paese sanzioni diplomatiche e chiedono la consegna dei terroristi implicati nell'attentato a Mubarak.

    Inasprimento della guerra civile
    Nel 1997, l'opposizione raccolta nell'Alleanza nazionale democratica attacca le forze governative nel Nord. Di fronte all’impossibilità di risolvere militarmente lo scontro tra i vari gruppi di potere, il regime si divide: il presidente El-Bashir si dichiara favorevole a una trattativa con le forze di opposizione e con la guerriglia nel Sud del paese, mentre il leader islamico Assan el-Tourabi è per la linea dura.

    Situazione di stallo
    Lo scontro tra El-Bashir ed El-Tourabi si è momentaneamente concluso con la vittoria del primo, che nel dicembre 1999 ha sciolto il Parlamento e ha proclamato lo stato d’emergenza. El-Bashir ha in seguito nominato un nuovo governo, privando el-Tourabi di ogni potere. Ma la guerra civile non sembra prossima ad una soluzione.

    30/ottobre/2001
    Antonello Sacchetti

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