I prigionieri «scomparsi»
Stefano Chiarini, il manifesto



18 giugno 2004 - Il Segretario alla difesa Usa, Donald Rumsfeld, su richiesta dell'allora capo della Cia, George Tenet, nell'ottobre del 2003 autorizzò la detenzione di un sospetto «terrorista» in Iraq, senza che la sua presenza venisse registrata o comunicata, come esige la Convenzione di Ginevra, alla Croce rossa internazionale. Lo ha ammesso ieri in serata lo stesso Donald Rumsfeld, confermando non soltanto la violazione della convenzione di Ginevra da parte dell'Amministrazione americana nel caso del misterioso detenuto, forse un islamista del gruppo Ansar al Islam, ma anche, per la prima volta, l'esistenza del fenomeno dei «prigionieri fantasma», centinaia, forse migliaia, tenuti in carcere, interrogati e, in alcuni casi, torturati, senza che nessuno sappia nulla della loro sorte. Veri e propri «missing» per la Croce rossa e per le loro stesse famiglie. Gli occhi del mondo sono infatti puntati sul carcere di Abu Ghraib ma in Iraq vi sono decine di luoghi di detenzione e di interrogatori - uno di questi, è senz'altro quello all'aeroporto di Baghdad - dove i torturatori hanno mano libera al riparo da ogni sguardo indiscreto. Centinaia sono poi le carceri segrete - peggiori anche di Guantanamo - sparse nel mondo dove sarebbero rinchiusi alla merce dei loro carcerieri migliaia di prigionieri, forse 9.000, della «guerra permanente contro il terrorismo». In alcuni casi i «sospetti terroristi» vengono anche portati in basi segrete Usa all'estero o «affidati alle cure» dei torturatori di altri paesi mediorentali dalla Giordania, all'Arabia saudita, al Marocco. Alla faccia della esportazione della democrazia.

Il malcapitato iracheno, riemerso ieri alla storia, sospettato di far parte del gruppo islamista curdo-iracheno Ansar al Islam (secondo gli Usa legato ad al Qaida) è ormai prigioniero da sette mesi, senza che nessuno conosca la sua sorte, nelle segrete di camp Cropper, all'aeroporto di Baghdad, dove sarebbero detenuti anche molti esponenti del passato regime e quegli scienziati (con il gen. Amir Saadi, capo delle commissione irachena che lavorava con gli esperti dell'Onu incaricati del disarmo non convenzionale dell'Iraq) colpevoli di essersi rifiutati di avallare le menzogne di Bush sulle armi irachene di distruzione di massa.

La sua odissea cominciò nel luglio del 2003 quando venne arrestato e consegnato alla Cia che lo portò subito, per interrogarlo, al di fuori del paese. In autunno però, in seguito ad un parere dell'ufficio legale della Cia secondo il quale il prigioniero essendo un «combattente illegale» non sarebbe stato comunque protetto dalla Convenzione di Ginevra, venne riportato in Iraq e consegnato alla polizia militare che lo spedì a Camp Cropper. Qui i prigionieri vengono tenuti in isolamento per 23 ore al giorno in piccole celle senza luce naturale. Secondo il «New York Times», dal giorno del suo arrivo al campo, ad ottobre, non risultando su alcun registro, il prigioniero sarebbe «scomparso» anche per i comandi Usa.

Ieri in serata, di fronte al clamore delle rivelazioni sulle responsabilità dello stesso Rumsfeld , in difesa del ministro della difesa è sceso in campo ancora una volta il presidente Bush: «Sta facendo un lavoro meraviglioso e l'America è fortunata ad avere lui in quella posizione». Intanto al Senato i repubblicani hanno fatto quadrato per bloccare una legge che avrebbe proibito la partecipazione degli «esperti privati» -generalmente legati ai servizi israeliani- agli interrogatori dei prigionieri in Iraq. Il Senato è ora pronto ad approvare il nuovo budget della difesa di 447 miliardi di dollari, all'interno del quale ci sono altri 25 miliardi di dollari per la guerra in Iraq e in Afghanistan.

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