Dopo aver riflettuto sul dato italiano è bene ampliare gli orizzonti delle nostre analisi e valutare attentamente cosa è accaduto il 13 giugno fuori dai confini nazionali.
Si tratta cioè di uscire dal quel gretto provincialismo nel quale amano invece sguazzare quelle "quattro teste di cazzo di nostalgici" che hanno rovinato il radicalismo destra italiano.
Un dato è sotto gli occhi di tutti ed è inconfutabile: il fronte nazionalista europeo è in ascesa è ciò è dimostrato dal fatto che dopo venticinque anni di oblio i partiti della destra radicale potranno formare finalmente il proprio eurogruppo al aprlamento di Strasburgo.
In gran parte delle nazioni europee infatti si è assistito a un solido avanzamento dei partiti di ex.dx a partire dai camerati fiamminghi, passando per il BNP (che aveva non scordiamoci l'accanita concorrenza del listone anti-euro, classificatosi poi terza forza), fino ad arrivare al 10% tondo del FN con punte addirittura del 28% nella regione del delfinato.
Stessa affermazione per le liste populiste nate dall'oggi al domani nei paesi nordici, Danimarca, Svezia, Norvegia, così come le liste rosso-brune nei paesi dell'Europa Orientale (in primis in Polonia) Quest'ultime riescono a incanalare lo scontento di ampie frangie di elettorato sulle quali si sono scatenati gli effetti devastanti della globalizzazione, in termini di riduzione dei diritti in materia di lavoro, diminuzione del potere d'acquisto, declassamento sociale, riduzione delle prestazioni sociali, aumento della disoccupazione con accanita concorrenza della manovalanza extracomunitaria, per non parlare dell'aumento del costo della benzina e delle imposte sui beni mobili.
In particolare le altre liste nazionaliste in europa hanno raccolto le istanze delle fascie giovanili sulle quali questi effetti si sono riversati in maniera ancora più devastante. Basti pensare infatti come secondo una ricerca demoscopica realizzata in occasione del trionfo di Le pen alle presidenziali del maggio 02 come un terzo dei giovani francesi compresi tra i 20 e i 35 anni votasse senza tentennamenti per il Front National.
A fronte di queste considerazioni particolare attenzione va rivolta al dato italiano. Qui le forze di destra radicale, diversamente dalle liste gemelle negli altri paesei Ue non sono riuscite a intercettare questa domanda sociale di rappresentanza da parte dei settori più scottati dalla globalizzazione. Quest'ultimi come abbiamo visto si sono orientati invece verso le liste di estrema sinistra determinandone l'incremento numerico che abbiamo registrato. Rifondazione e partito dei comunisti italiani si sono mostrati più credibili agli occhi di questi attori sociali nel promettere una tutela contro gli effetti nefasti del turbocapitalismo.
E' bene allora che il radicalismo di destra italiano si interroghi al più presto su un cambio di linguaggio e di approccio che è ormai imprescindibile se si vuole contendere alla sinistra radicale la rappresentanza di questo immenso bacino elettorale ancora confuso e in cerca di punti di riferimento.