PER LA SCIENZA DEL POPOLO!

a cura di Politecnico 09

Politecnico 09 è un gruppo di studio composto da compagni e studenti che, ritrovandosi all’interno del movimento dell’Onda, non ha trovato un’analisi credibile del processo di ristrutturazione che sta investendo tutto il mondo della ricerca e della conoscenza in Italia ma in generale all’interno di tutto il mondo capitalistico.

Non abbiamo voluto costituirci come l’ennesimo collettivo universitario, non crediamo sia oggi utile a Bologna costruirne di nuovi anche se su posizioni più avanzate in quanto all’interno dell’università ve ne sono diversi. La nostra azione non quella classica di un collettivo che usa l’università ed istituti superiori come luoghi dove raccogliere le forze per un’iniziativa politica a tutto tondo che interviene in tutti i settori che il collettivo ritiene strategici o particolarmente importanti. La nostra prospettiva è altra, imprendi scindibile dal nostro essere studenti, coscienti del ruolo che domani avranno all’interno della società e del sistema produttivo , e che partendo da questa coscienza cercano di capire come il processo di innovazione capitalistico si intrecci con la ricerca scientifica e di conseguenza con le riforme strutturali del sistema scolastico e universitario.

Siamo convinti che l’attuale processo di ridefinizione del ruolo dei saperi all’interno della società vada inquadrato in tutta la sua complessità in quanto il quadro che il capitale sta dipingendo della NUOVA università non può che rispondere a più necessità del capitale e della classe dominante.

Distinguiamo quindi tre principali manovre associate e complementari che il capitale sta attuando all’interno del nostro specifico settore per rispondere ai suoi bisogni:

1)La necessità di comprimere la spesa pubblica;

2) la sottomissione totale della ricerca alle logiche del profitto;

3) il tentativo di elittizzazione del sapere e riduzione dell’accesso delle masse popolari alla pubblica istruzione.

La compressione della spesa pubblica

La crisi sistemica che il capitale sta attraversando costringe i governi, suoi garanti al di la delle diverse posizione espresse, ad una riduzione consistente della spesa pubblica. Questa riduzione diviene forzata per i paesi ad economia capitalista i cui governi, trovandosi a dover scegliere tra il sovvenzionamento dei servizi pubblici o quello all’apparato industriale privato (nuovo keynesismo) tendono (nel caso dell’Italia preferiscono) a soddisfare gli industriali che altrimenti minacciano chiusura o licenziamenti di massa che diverrebbero un problema di ordine pubblico di tale grandezza che difficilmente sarebbe gestibile dagli apparati di sicurezza nazionali.

I paesi che come l’Italia si sono trovati nel bel mezzo di una crisi di questa portata con alle spalle un già pesante debito pubblico sono stati costretti, al di la delle politiche più o meno liberiste di cui sono portatrici le varie forze politiche, oltre che a ridurre drasticamente la spesa per i pubblici servizi anche a svendere il patrimonio pubblico. Non è un caso che nella stessa legge che spiana ulteriormente la strada alla privatizzazione dell’università si apra anche alla mercificazione dell’acqua .

Crediamo sia giusto rimarcare questo aspetto perché una delle mancanze più gravi che abbiamo riscontrato all’interno del movimento dell’Onda e stata l’incapacità di cogliere la chiusura di ogni spazio di riformismo che in diverse occasioni li ha portati ad ammirare ed a esaltare le università Nord europee dimostrando un radicalismo infantile nelle azioni e un pensiero estremamente riformista.

La sottomissione totale della scienza alle logiche del capitale

La difesa acritica che nei primi mesi è stata fatta dal movimento a tutti gli istituti di ricerca pubblica è forse il motivo principale della nostra fuoriuscita dalle dell’Onda. Come marxisti siamo coscienti del fatto che una delle necessità del capitalismo è la continua innovazione del suo apparato produttivo per abbattere il prezzo del lavoro, delle sue merci per essere più competitivo e della sua tecnologia per mantenere il primato. Nella sua fase imperialista inoltre esso deve concentrare tutte questi aspetti anche nel piano militare per mantenere e rafforzare il suo dominio.

L’esperienza e l’osservazione empirica prima, e l’analisi dei rapporti della nostra università poi, ci ha permesso di affermare che i tagli alla ricerca e al personale non sono stati e non continuano ad essere indiscriminati, come qualcuno anche all’interno del movimento vorrebbe farci credere. Tutti i settori di ricerca coinvolti nella produzione strategica del capitale non solo non sono stati tagliati ma addirittura vengono rafforzati. I dipartimenti coinvolti nelle ricerche sulle nuove energie (biocombustibili) e sulle ricerche con risvolto militare hanno visto tutti o quasi i loro ricercatori confermati e i fondi aumentati. Com’è logico che sia, il capitale non taglia quei settori che gli sono utili e che grazie alla precarizzazione del personale gli garantiscono ricerca a basso costo. La domanda è allora se la nostra azione come studenti e marxisti deve essere di difesa piuttosto che di attacco. Noi crediamo che nessuna delle due sia
la pratica migliore ma che piuttosto sia più opportuno lo sviluppo di un pensiero alternativo all’interno del mondo accademico, un pensiero critico che ci permetta di entrare all’interno della questione vera er chi lavora la ricerca e chi gode dei suoi risultati. Rimettere in discussione il ruolo della scienza ci permette di impossessarci e stabilire un nostro punto di vista tecnico e politico sulle scelte di maggior interesse strategico del capitale non rinunciando al concetto di sviluppo (da non confondere con lo SVILUPPISMO) che se fosse diretto dal popolo potrebbe garantire alle fasce popolari e ai lavoratori maggior sicurezza e progresso.

Questo ci costringe ad un duro lavoro di ricerca e di indagine che difficilmente può essere propagandato o usato come propellente per incendiare le piazze, ma che solo può munirci di strumenti adatti a capire come si muoverà il capitale all’interno delle università negli anni a venire e di conseguenza a rispondergli e resistergli in m odo efficace. Inoltre il ricollegare il nostro mondo di studenti, ricercatori e specialisti alla realtà produttiva, agli interessi che le fasce popolari possono avere dalle innovazioni scientifiche o ai danni che queste possono fare ai popoli ci protegge da ogni deriva che può portarci a richiuderci in noi stessi o nelle nostre discussioni.

Per assolvere a questo compito che ci siamo preposti abbiamo tatticamente deciso di sviluppare la nostra azione con particolare riguardo alle facoltà scientifiche i cui dipartimenti sono stati, a Bologna, meno soggetti a restrizioni economiche essendo di primaria importanza nel processo di innovazione tecnologica

L’attacco ideologico del capitale

Sicuramente uno degli aspetti da non tralasciare è l’attacco ideologico che il capitale sta portando con queste riforme. Le grandi conquiste popolari e proletarie che si sono avute con le dure lotte degli anni sessanta e settanta, hanno visto nell’accesso garantito per diritto e per solidarietà sociale di tutti i cittadini all’istruzione è oggi messo in discussione da logiche meritocratiche o addirittura elitarie. Non e mai cambiata in Italia la logica per cui i figli seguono le orme dei padri, e i dati lo dimostrano. Oggi in un momento in cui le nuove generazioni hanno meno possibilità oggettive di quelle che le hanno precedute e in cui le organizzazioni di classe sono ai minimi storici dal dopoguerra, la borghesia è oggettivamente libera di muoversi molto tranquillamente rendendo normativo ciò che però era già oggettivamente presente nella realtà.

La riformulazione dei curricula che vedono per esempio, l’esclusione di parti significative di storia nazionale e mondiale nonché la soppressione di materie come la filosofia all’interno delle facoltà economiche, vanno nella direzione di educare all’inesistenza storica di un’alternativa all’esistente se non di tipo criminale. Su questo le forze studentesche più avanzate devono intervenire con modalità da sperimentare per non lasciare l’argomento nelle mani di chi propone l’autoformazione estraniata dalle conoscenze che sono già dentro al nostro popolo.

La nostra lotta quindi deve essere in grado di assumere una prospettiva di classe, non impossessandosi di compiti non nostri ma propri del movimento dei lavoratori o dei movimenti popolari. Crediamo che muovendoci nel “nostro”, ovvero conoscendo e disarticolando le basi dello sviluppo capitalistico (le innovazioni tecniche) rendendo questa conoscenza punto di forza delle masse popolari, e resistendo all’attacco ideologico della borghesia, potremo assolvere al nostro “compito storico” come studenti.


Viva la Comune