Gli interessi di Prodi

La naturale missione di un leader politico nazionale è quella di preoccuparsi degli interessi del proprio paese. Quella di un rappresentante di istituzioni sovranazionali è di privilegiare gli interessi sovranazionali. Ma che succede quando un rappresentante di istituzioni sovranazionali è anche il leader di una componente politica che punta a conquistare la maggioranza all’interno di una singola nazione? La risposta è Romano Prodi cioè l’uomo del perdurante conflitto d’interessi per la propria condizione di capo virtuale della lista unitaria del “triciclo” e di presidente della Commissione Ue. Ed in quale modo l’ex presidente dell’Iri nonché ex presidente del Consiglio risolve la contraddizione insita nel suo doppio ruolo?Semplice: rinunciando alla difesa degli interessi nazionali che pure dovrebbe essere il compito prioritario del leader di uno schieramento politico che ambisce a tornare a governare il paese. E privilegiando sempre e comunque non gli interessi sovranazionali in cui, in ultima analisi, potrebbero trovare posto anche quelli nazionali, ma quelli della burocrazia che ha occupato militarmente le istituzioni europee e le concepisce come casta chiusa tesa solo a preservare se stessa.

La polemica sul ruolo della Banca Centrale Europea scoppiata tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi ai margini del vertice del G8 è l’ultima e più clamorosa dimostrazione di questo bizzarro fenomeno. Al presidente del Consiglio che, questa volta in perfetta sintonia con francesi e tedeschi, chiedeva una maggiore disponibilità della Bce in fatto di tassi per favorire la ripresa e lo sviluppo dei paesi europei, il presidente della Commissione Ue ha risposto con la solita intemerata tesa a sostenere la singolare tesi della “infallibilità”, e quindi della “intoccabilità”, della Banca Centrale Europea. Un leader, seppure virtuale, di un “triciclo” teso a governare l’Italia dovrebbe preoccuparsi dello stato di stagnazione dell’economia nazionale ed europea dovuto in buona parte alla politica sui tassi della Bce.

Prodi, invece, seguendo l’esempio del medico ottuso che proclama “l’operazione è riuscita, il malato è morto”, si è schierato come sempre in difesa dei tassi eccessivi e di quella casta burocratica dell’Unione Europea che pretende di governare le sorti di oltre quattrocento milioni di cittadini badando solo alla preservazione del proprio ruolo. Qualcuno, di fronte ad una vicenda del genere, si chiede cosa diavolo potrebbe fare Prodi se per un malaugurato accidente dovesse tornare a Palazzo Chigi. Ed anche in questo caso la risposta è scontata. Farebbe quello che ha sempre fatto dai tempi dell’Iri ad oggi. Svenderebbe il paese al peggior offrente. In nome degli interessi di casta.