User Tag List

Pagina 2 di 3 PrimaPrima 123 UltimaUltima
Risultati da 11 a 20 di 23
  1. #11
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In rilievo

    Aug.

  2. #12
    vetera sed semper nova
    Data Registrazione
    14 Mar 2007
    Località
    Lazio
    Messaggi
    529
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    SAN LUIGI GONZAGA

    Per comprendere l'autentica ricchezza e la poderosa forza della persona di Luigi Gonzaga, è necessario liberarsi almeno per qualche istante da certe idee false, ed è ugualmente imperioso ricostruire il quadro storico in cui Luigi visse, conoscere qualche cosa delle grandezze e miserie della ben nota famiglia dei Gonzaga, saper leggere i documenti che ci parlano di questo primogenito del Marchese Ferrante.
    Si coglie allora la sua contestazione evangelica alla società che lo circonda.

    San Luigi Gonzaga nacque il 9 Marzo del 1568 a Castiglione delle Stiviere, nella regione di Mantova, nel Nord Italia.

    Luigi trascorse una buona parte della fanciullezza nel castello paterno. Aveva l'abitudine di scomparire spesso e lo si ritrovava in qualche ripostiglio o fra le cataste di legno, le mani giunte nell'atto di pregare.

    Luigi fu un ragazzo di intelligenza vivace ed aperta, di carattere focoso come quello di tutti i Gonzaga, costretto a vivere, fin dalla fanciullezza, fra i grandi del mondo di allora, perché egli era destinato a divenire uno di essi: Marchese Imperiale di Castiglione delle Stiviere.

    Don Ferrante Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere, principe del Sacro Romano Impero, Gran Ciambellano, è in viaggio verso Madrid, assieme ad altri nobili.
    Sta accompagnando l’imperatrice Maria d’Austria, figlia di Carlo V, alla corte spagnola del re Filippo II. Nomi che fanno tremare e che riempiono lunghi capitoli dei libri di storia. È l’anno 1581. Nella comitiva c’è anche un ragazzo di 13 anni, Luigi, il figlio primogenito di Ferrante Gonzaga. All’arrivo a corte, il giovane è nominato paggio di don Diego, principe ereditario delle Asturie, con grande gioia del padre che nutre nei riguardi del suo primogenito speranze di gloria. Con il suo pittoresco giustacuore e calzamaglia, Luigi è un perfetto nobile di corte. Si distingue per serietà e intelligenza.
    All’occasione dimostra capacità oratorie insospettate, come quando gli viene affidato l’incarico di pronunciare il discorso ufficiale in latino davanti a Filippo II. In mezzo alle occupazioni di corte, Luigi segue un piano di studi presso l’università di Alcalà che comprende lettere, scienze, logica, filosofia, teologia e Sacre Scritture. Ma questo stimato adolescente sta vivendo una fase critica della sua giovanile esistenza. È incerto sul suo futuro e, soprattutto, sulle scelte che lo attendono.

    Non condivide per nulla il mondo militaresco del padre e neppure quello fastoso, futile e godereccio delle corti. È intenzionato a rinunciare a ogni suo diritto di primogenitura, per dedicarsi a Dio. Qualcosa, al riguardo, ha già manifestato ai parenti, suscitando aspre reazioni e critiche. Don Ferrante tenta di distogliere il figlio da tale proposito mandandolo nel 1576 a Firenze, presso la corte del Granduca di Toscana, perché impari meglio la lingua italiana e le buone maniere e quindi in visita alle corti di Mantova, Parma, Torino e Ferrara. Ciò che vi trova sono ben altre realtà: il lusso e l’ipocrisia dei nobili, la corruzione degli amori illeciti, gli intrighi e le sopraffazioni dei potenti.
    Il senso di disagio per quel mondo che non condivide e che percepisce prepotentemente come non suo, lo attanaglia anche presso la corte di Madrid.
    Nel 1584 Luigi rientra in Italia con la famiglia e rinnova al padre il desiderio per una scelta di vita radicale.
    Le mondanità, però, non esercitavano alcun fascino su di lui, e la vita sociale, per quanto fosse brillante, no lo attraeva.
    A poco a poco diviene sempre più insofferente rispetto a quel mondo futile e ad esso reagisce.
    Non è semplice anticonformismo; è la ribellione di chi, avendo come ideale di seguire Cristo incondizionatamente, desidera e sceglie più la povertà con Cristo povero che non la ricchezza, le offese con Cristo carico di offese che non gli onori (cf. Esercizi Spirituali, n. 167).
    Durante questo tempo, la sua vita spirituale si approfondiva sempre più.

    Primo segno della sua sincera vocazione fu forse la prima comunione, che gli fu amministrata nel 1580 a Castiglione da Carlo Borromeo, il futuro santo, mentre era in visita pastorale in qualità di arcivescovo metropolita.

    Un giorno, mentre pregava nella Chiesa dell'Annunciazione a Firenze, capì che Gesù, per intercessione di Nostra Signora, lo chiamava alla vita religiosa e che doveva diventare gesuita.
    Si rallegrò molto e capì con chiarezza, nonostante la sua tenera età, il grande dono e il privilegio che rappresentava il sacerdozio.

    Gli uomini e le dame di Corte ridono di lui... ma che importa?
    Ciò che egli vuole è di essere con Cristo che per primo è stato trattato come pazzo, piuttosto che essere considerato saggio e prudente nel mondo (cf. Esercizi Spirituali, n. 167).
    E, in fondo in fondo, anche quel mondo lo ammira per il suo coraggio cristiano, coraggio che esso non ha.
    Quanto detto basterebbe a far comprendere che Luigi non è un pusillanime e un timido che fugge la vita ed il mondo; ma si può e si deve penetrare più a fondo nella sua vita.
    Sia nell'età precoce che negli anni dell'adolescenza e della giovinezza, egli aveva dato indiscutibili prove di riuscire brillantemente non solo nello studio delle lingue e della matematica (più tardi sarà così anche della filosofia e della teologia), ma anche in difficili pratiche di diplomazia.
    Per questo il padre era fiero di lui e contrastava così vivamente la sua vocazione: vedeva in lui un grande erede.
    Luigi era conscio di ciò e sapeva pure che il fratello minore, Rodolfo, non aveva le sue stesse qualità, cosa che la storia comproverà, richiedendo nuovi interventi dell'abile primogenito.

    Sua madre, Donna Marta, era molto devota e amava suo figlio intensamente.
    Avendo sempre pregato perché uno dei suoi figli si facesse religioso, la riempì di gioia la notizia della vocazione di Luigi.
    Suo padre, invece, ne fu indignato, perché vedeva nel ragazzo, intelligente ed acuto, un condottiero ed un uomo di stato.
    Voleva che si sposasse, che ereditasse il patrimonio familiare e desse grande onore al nome dei Gonzaga.

    Mentre dunque da un lato egli sentiva la chiamata di Cristo a seguirlo nella vita religiosa, si prospettava pure alla sua mente l'altra alternativa, quella cioè del bene che, come Marchese di Castiglione delle Stiviere, egli avrebbe potuto fare non solo nei suoi feudi e per i sudditi, ma nell'alta società da cui dipendevano le sorti di tanti e tanti uomini.
    Il problema non era facile da risolvere; richiedeva un acume intellettuale e spirituale non comune, una capacità di vero discernimento, specie quando persone qualificate e di Chiesa, ragionando con lui, cercavano di farlo propendere verso la soluzione che, umanamente parlando, si prospettava come la più ragionevole e avrebbe pure comportato un vero bene di altri.
    Gli anni passavano e Luigi chiedeva sempre invano a suo padre il permesso di lasciare il castello e farsi gesuita.
    Una volta, dopo una viva discussione per il desiderio che Luigi aveva di diventare gesuita, suo padre lo cacciò dalla sua presenza.
    Credendosi ormai libero di partire, Luigi si recò ad un monastero locale con la speranza di continuare il suo viaggio verso la Compagnia di Gesù.
    Molto presto però si rese conto che tale non era la volontà paterna, e con tristezza, ma sempre obbediente, ritornò al castello.

    Ma il criterio ultimo per Luigi è ciò che Dio vuole e, una volta chiarito questo, nulla lo farà deflettere: né l'ira del padre, né il pensiero di dover abbandonare la mamma... tanto meno gli onori e le ricchezze.
    Col tempo, tuttavia, l'intransigenza del padre si attenuò e Luigi ricevette finalmente la licenza di partire per farsi gesuita, e cedette a suo fratello Rodolfo il diritto di successione, il patrimonio ed il titolo nobiliare.
    Luigi si sentì pieno di gioia e pace, ma la famiglia, i domestici e tutta la gente del castello si rattristarono nel vederlo partire, perché era molto amato da tutti.
    Abbandonò tuttavia il castello per rispondere ad una chiamata più profonda che pochi potevano capire, tranne Luigi stesso e sua madre, un chiamata alla pienezza della vita per tutta l'eternità.
    Proprio per questo egli sceglie la Compagnia di Gesù.
    Il 25 novembre del 1585, all’età di diciassette anni, il nobile Luigi Gonzaga fa il suo ingresso nel Collegio Romano dei gesuiti, per iniziare il noviziato.
    I Superiori ne ammirano l’umiltà e la disciplina.
    La sua viva intelligenza, unita a una solida spiritualità, finisce per stupire anche il suo maestro, san Roberto Bellarmino, e quanti hanno il privilegio di vivergli accanto.
    Nel 1587, Luigi entra definitivamente nella Compagnia andando ad abitare presso il Collegio Romano, per prepararsi a ricevere il sacerdozio.
    Ama ridere e scherzare con i suoi compagni che seguono i corsi di teologia, si sottopone a ogni lavoro umiliante, si offre generosamente per la questua.

    Il suo motto era "Che valore ha questo per la vita eterna?"
    Amava soprattutto l'umiltà e la preghiera, essendo cosciente che la sapienza e l'amore sono frutto di un profonda preghiera contemplativa.
    Luigi aveva quattro devozioni particolari.

    La prima era la devozione al Santissimo Sacramento.
    Divise la settimana in due parti, dedicando la prima al rendimento di grazie per l'ultima Santa Comunione, e la seconda in preparazione alla successiva.

    La seconda devozione era quella per la Passione di Nostro Signore.
    La vita di mortificazione che conduceva lo spinse a cercare forza e consolazione nei misteri della Passione.

    La terza devozione era il suo amore ardente verso Nostra Signora.
    Non si stancava mai di pensare a Lei, che era sempre stata la Regina del suo cuore e la stella che illuminava i suoi passi.

    Da ultimo, era tutta speciale la sua devozione per gli angeli.
    Infatti, gli unici scritti di una certa importanza che abbia lasciati trattano dei Santi Angeli Custodi e dei nove cori di angeli.

    Il suo fisico, già fragile per natura e indebolito da penitenze corporali, si sta però visibilmente incrinando.
    Soffre di tisi e di terribili emicranie, al punto che i Superiori, temendo una tubercolosi, lo inviano per alcuni mesi a Napoli.
    Luigi rientra a Roma apparentemente guarito e nel 1588 riceve gli ordini minori.
    È ormai prossimo all’ordinazione sacerdotale, ma i disegni di Dio, su di lui, sono diversi.
    Nel 1590 la città di Roma è sconvolta da una terribile epidemia di peste a cui si aggiunge una di tifo esantematico.
    Dappertutto si assistono a scene di orrore e morte. In pochi mesi muoiono migliaia di persone, tra le quali tre Papi, in rapida successione (Sisto V, Urbano VII, Gregorio XIV).
    I Gesuiti si impegnano a servire gli appestati nei vari ospedali della città, fino al punto di adibire a infermeria la loro stessa casa.
    Luigi ottiene il permesso di dedicarsi agli ammalati nell’ospedale di San Sisto e, quindi, in quello di Santa Maria della Consolazione.
    Con i piedi scalzi e una bisaccia in spalla, raccoglie i malati, li assiste amorevolmente, bussa ai palazzi dei signori in cerca di elemosine.
    Uno dei testimoni, il gesuita padre Guelfucci, rivela:
    “Ho veduto con li occhi propri (...) con quanta diligenza e affetto serviva alli infermi più poveri e bisognosi, col spoliarli, metterli in letto, porgergli il cibo, imboccarli, esortarli alla pazienza, istruirli per la confessione. Osservai ancora che eleggeva quelli ammalati più stomachevoli et più fuggiti dalli altri et li abbracciava et maneggiava secondo le loro necessità con prontezza et allegrezza grande”.
    In quei tragici mesi un’altra luce brilla tra i vicoli bui, per portare aiuto e conforto: quella di San Camillo de Lellis, altro gigante della carità.
    Un giorno Luigi si imbatte in un appestato, abbandonato in mezzo alla strada.
    Se lo carica sulle spalle e lo porta all’ospedale, prestandogli le prime cure.

    Nonostante che egli si prodighi instancabilmente per i poveri appestati e nulla lo trattenga dall'avvicinarli, curarli, portarli fra le sue braccia, Luigi non contrae - per quanto ci consta - il terribile morbo contagioso

    Il 3 marzo, rientrato a casa, febbri altissime.
    Nei giorni successivi, benché molto debole, si sforza di scendere dal letto per pregare davanti al crocifisso.
    Al suo confessore, San Roberto Bellarmino, chiede se è possibile andare direttamente in paradiso senza passare attraverso il purgatorio.

    Il 10 giugno scrive una commovente lettera alla madre.
    È il suo commiato e il suo testamento spirituale:

    “Io invoco su di te, mia signora, il dono dello Spirito santo e consolazioni senza fine.
    Quando mi hanno portato la tua lettera, mi trovano ancora in questa regione di morti.
    IMa facciamoci animo e puntiamo le nostre aspirazioni verso il cielo, dove loderemo Dio eterno nella terra dei viventi.
    Per parte mia avrei desiderato di trovarmici da tempo e, sinceramente, speravo di partire per esso già prima d'ora.
    La carità consiste, come dice san Paolo, nel «rallegrarsi con quelli che sono nella gioia e nel piangere con quelli che sono nel pianto».
    Perciò, madre illustrissima, devi gioire grandemente perché, per merito tuo, Dio mi indica la vera felicità e mi libera dal timore di perderlo.
    Ti confiderò, o illustrissima signora, che meditando la bontà divina, mare senza fondo e senza confini, la mia mente si smarrisce.
    Non riesco a capacitarmi come il Signore guardi alla mia piccola e breve fatica e mi premi con il riposo eterno e dal cielo mi inviti a quella felicità che io fino ad ora ho cercato con negligenza e offra a me, che assai poche lacrime ho sparso per esso, quel tesoro che é il coronamento di grandi fatiche e pianto.
    Io illustrissima signora, guardati dall'offendere l'infinita bontà divina, piangendo come morto chi vive al cospetto di Dio e che con la sua intercessione può venire incontro alle tue necessità molto più che in questa vita.
    La separazione non sarà lunga.
    Ci rivedremo in cielo e insieme uniti all'autore della nostra salvezza godremo gioie immortali, lodandolo con tutta la capacità dell'anima e cantando senza fine le sue grazie.
    Egli ci toglie quello che prima ci aveva dato solo per riporlo in un luogo più sicuro e inviolabile e per ornarci di quei beni che noi stessi sceglieremmo.
    Ho detto queste cose solo per obbedire al mio ardente desiderio che tu, o illustrissima signora, e tutta la famiglia, consideriate la mia partenza come un evento gioioso.
    E tu continua ad assistermi con la tua materna benedizione, mentre sono in mare verso il porto di tutte le mie speranze.
    Ho preferito scriverti perché niente mi é rimasto con cui manifestarti in modo più chiaro l'amore ed il rispetto che, come figlio, devo alla mia madre”.

    Egli muore, dopo un periodo di rapido e crescente sfinimento organico, il 21 giugno 1591, a ventitre anni, pronunciando le parole In manus tuas, Domine, committo spiritum meum, “Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito”.
    Egli muore dunque a motivo della sua dedizione, della sua carità che lo ha spinto a rispondere alle grida di dolore che giungono a lui dai sofferenti, all'invito cioè di Cristo stesso che ha bisogno di sollievo e di premure in tanti e tanti ammalati: "quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me" (Mt 25,40).

    Nei libri di agiografia viene narrato un piccolo, ma significativo episodio che sottolinea magnificamente la gioiosa e serena disposizione d’animo di questo tenace campione della carità.
    Quando era già gesuita, un giorno, mentre era intento al gioco delle bocce, gli venne chiesto: “Luigi, che cosa faresti se tu sapessi di dover morire domani?”.
    Senza scomporsi, rispose: “Continuerei a giocare”.

    Beatificato il 19 ottobre 1605 da papa Paolo V, è stata proclamato santo il 31 dicembre 1726 da papa Benedetto XIII
    Fu proclamato Patrono della Gioventù Cristiana dai Papi Benedetto XIII, Leone XIII e Pio XI, e in tempi più recenti, patrono delle vittime del AIDS e di o che li assistono.
    Il suo corpo si trova nella chiesa di Sant’Ignazio in Roma, vicino alle stanze dove aveva abitato e studiato e il capo è custodito invece nella basilica a lui dedicata, in Castiglione delle Stiviere, suo paese natale.

    Il suo compleanno si celebra il 9 marzo e la sua festa il 21 giugno - giorno di grandi celebrazioni a Roma e nel suo luogo di nascita, Castiglione delle Stiviere.

    E' un giorno di devozione speciale per tutti o che hanno il privilegio di trovare in San Luigi l'amico celeste che intercede per loro e assicura loro la sua protezione, l'amico che guida i loro passi verso la santità, verso l'eterna casa nostra celeste.

  3. #13
    vetera sed semper nova
    Data Registrazione
    14 Mar 2007
    Località
    Lazio
    Messaggi
    529
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    PREGHIERA A SAN LUIGI GONZAGA

    San Luigi, povero in spirito,
    a te con fiducia ci rivolgiamo,
    benedicendo il Padre celeste,
    perché in te ci hai offerto una prova eloquente
    del suo amore misericordioso.
    Umile e confidente adoratore
    dei disegni del Cuore divino,
    ti sei spogliato sin da adolescente
    di ogni onore mondano
    e di ogni terrena fortuna.
    Hai rivestito il cilicio della perfetta castità,
    hai percorso la strada dell’obbedienza,
    ti sei fatto povero per servire Iddio,
    tutto a Lui offrendo per amore.


    Tu, “puro di cuore”,
    rendici liberi da ogni mondana schiavitù.
    Non permettere che i giovani
    cadano vittime dell’odio e della violenza;
    non lasciare che essi cedano alle lusinghe
    di facili e fallaci miraggi edonistici.
    Aiutali a liberarsi da ogni sentimento torbido,
    difendili dall’egoismo che acceca,
    salvali dal potere del Maligno.
    Rendili testimoni della purezza del cuore.


    Tu, eroico apostolo della carità,
    ottienici il dono della divina misericordia,
    che smuova i cuori induriti dall’egoismo
    e tenga desto in ciascuno l’anelito verso la santità.
    Fa’ che anche l’odierna generazione
    abbia il coraggio di andare contro corrente,
    quando si tratta di spendere la vita,
    per costruire il Regno di Cristo.
    Sappia anch’essa condividere
    la tua stessa passione per l’uomo,
    riconoscendo in lui, chiunque egli sia,
    la divina presenza di Cristo.


    Con te invochiamo Maria,
    la Madre del Redentore.
    A Lei affidiamo l’anima e il corpo,
    ogni miseria e angustia,
    la vita e la morte,
    perché tutto in noi,
    come avvenne in te,
    si compia a gloria di Dio,
    che vive e regna
    per tutti i secoli dei secoli.
    Amen!


    (Preghiera di Giovanni Paolo II a San Luigi Gonzaga
    Santuario Di Castiglione delle Stiviere - Sabato, 22 Giugno 1991)

  4. #14
    vetera sed semper nova
    Data Registrazione
    14 Mar 2007
    Località
    Lazio
    Messaggi
    529
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Pierre I Legros, Cappella di S. Luigi, con urna del Santo, Chiesa di S. Ignazio, Roma

  5. #15
    vetera sed semper nova
    Data Registrazione
    14 Mar 2007
    Località
    Lazio
    Messaggi
    529
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Giuseppe Corazza, S. Luigi, Museo Davia Bargellini, Bologna

  6. #16
    vetera sed semper nova
    Data Registrazione
    14 Mar 2007
    Località
    Lazio
    Messaggi
    529
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    S. Luigi trasporta l'appestato, Santuario S. Luigi Gonzaga, Castiglione delle Stiviere (Mn)

  7. #17
    vetera sed semper nova
    Data Registrazione
    14 Mar 2007
    Località
    Lazio
    Messaggi
    529
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito


  8. #18
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1903, IX ediz., t. III, p. 251-260

    LE XXI JUIN.

    SAINT LOUIS DE GONZAGUE, CONFESSEUR.


    Oh! combien grande est la gloire de « Louis fils d'Ignace! Je ne l'aurais jamais cru, si mon Jésus ne me l'avait montrée. Je n'aurais jamais cru qu'il y eût dans le ciel de gloire aussi grande. » C'est Madeleine de Pazzi, dont nous célébrions il y a moins d'un mois la mémoire, qui s'exprime ainsi dans l'une de ses admirables extases. Des hauteurs du Carmel, d'où sa vue plonge par delà les cieux, elle révèle au monde l'éclat dont rayonne au milieu des célestes phalanges le jeune héros que nous fêtons en ce jour.

    Et pourtant, la vie si courte de Louis n'avait semblé offrir aux yeux distraits du grand nombre que les préliminaires, pour ainsi dire, d'une existence brisée dans sa fleur avant d'avoir donné ses fruits. Mais Dieu ne compte pas comme les hommes, et leurs appréciations sont de peu de poids dans ses jugements. Pour ses saints mêmes, le nombre des années, les actions éclatantes, remplissent moins une vie à ses yeux que l'amour. L'utilité d'une existence humaine ne doit-elle pas s'estimer, par le fait, à la mesure de ce qu'elle produit de durable? Or, au delà du temps la charité reste seule, fixée pour jamais au degré d'accroissement que cette vie passagère a su lui donner. Peu importe donc si, sans la durée, sans les œuvres qui paraissent, l'élu de Dieu développe en lui l'amour autant et plus que tel autre dans les labeurs, si saints qu'ils soient, d'une longue carrière admirée par les hommes.

    L'illustre Compagnie qui donna Louis de Gonzague à l'Eglise, doit la sainteté de ses membres et la bénédiction répandue sur leurs œuvres, à la fidélité qu'elle professa toujours pour cette importante vérité où toute vie chrétienne doit chercher sa lumière. Dès le premier siècle de son histoire, il semble que le Seigneur Jésus, non content de lui laisser prendre pour elle son nom béni, ait eu à cœur de faire en sorte qu'elle ne pût oublier jamais où résidait sa vraie force, dans la carrière militante et active entre toutes qu'il ouvrait devant elle. Les œuvres resplendissantes d'Ignace son fondateur, de François Xavier l'apôtre des Indes, de François de Borgia la noble conquête de l'humilité du Christ, manifestèrent en eux à tous les regards une merveilleuse sainteté; mais elles n'eurent point d'autre base que les vertus cachées de cet autre triumvirat glorieux où, sous l'œil de Dieu, par la seule force de l'oraison contemplative, Stanislas Kostka, Louis de Gonzague et Jean Berchmans s'élevèrent dans ce même siècle jusqu'à l'amour, et, par suite, jusqu'à la sainteté de leurs héroïques pères.

    C'est encore Madeleine de Pazzi, la dépositaire des secrets de l'Epoux, qui nous révélera ce mystère. Dans le ravissement où la gloire de Louis se découvre à ses yeux, elle continue sous le souffle de l'Esprit divin: « Qui jamais expliquera, s'écrie-t-elle, le prix et la puissance des actes intérieurs? La gloire de Louis n'est si grande, que parce qu'il opérait ainsi au dedans. De l'intérieur à ce qui se voit, aucune comparaison n'est possible. Louis, tant qu'il vécut sur terre, eut l'œil attentif au regard du Verbe, et c'est pourquoi il est si grand. Louis fut un martyr inconnu: quiconque vous aime, mon Dieu, vous connaît si grand, si infiniment aimable, que ce lui est un grand martyre de reconnaître qu'il ne vous aime pas autant qu'il désire aimer, et que vous n'êtes pas aimé de vos créatures, mais offensé !... Aussi lui-même fit son martyre. Oh! combien il a aimé sur terre! c'est pourquoi, maintenant au ciel, il possède Dieu dans une souveraine plénitude d'amour. Mortel encore, il déchargeait son arc au cœur du Verbe; et maintenant qu'il est au ciel, ces flèches reposent dans son propre cœur. Car cette communication de la divinité qu'il méritait par les flèches de ses actes d'amour et d'union avec Dieu, maintenant, en toute vérité, il la possède et l'embrasse.»

    Aimer Dieu, laisser sa grâce tourner notre cœur vers l'infinie beauté qui seule peut le remplir, tel est donc bien le secret de la perfection la plus haute. Et qui ne voit combien cet enseignement de la fête présente, répond au but que poursuit l'Esprit-Saint depuis sa venue dans les jours de la glorieuse Pentecôte? Ce suave et silencieux enseignement, Louis le donna partout où s'arrêtèrent ses pas durant sa courte carrière. Né pour le ciel, dans le saint baptême, avant même que de naître complètement à la terre, il fut un ange dès son berceau; la grâce, passant de lui dans les personnes qui le portaient entre leurs bras, les remplissait de sentiments célestes. A quatre ans, il suivait dans les camps le marquis son père; et quelques fautes inconscientes, qui n'avaient pas même terni son innocence, devenaient, pour toute sa vie, le point de départ d'une pénitence qu'on eût prise pour l'expiation nécessaire au plus grand des pécheurs. Il n'avait que neuf ans, lorsque, conduit à Florence pour s'y perfectionner dans l'étude de la langue italienne, il se montra l'édification de la cour du duc François où grandissait alors la future reine de France, Marie de Médicis, plus jeune que Louis de quelques années; les attraits de cette cour, la plus brillante de l'Italie, ne réussirent qu'à le détacher pour jamais du monde; ce fut alors qu'aux pieds de la miraculeuse image de l'Annonciade, il consacra à Notre-Dame sa virginité.

    L'Eglise elle-même, dans la Légende, nous dira le reste de cette vie où, comme il arrive toujours chez les âmes pleinement dociles à l'Esprit-Saint, la plus céleste piété ne fit jamais tort aux devoirs de la terre. C'est parce qu'il fut véritablement le modèle en tout de la jeunesse studieuse, que Louis mérita d'en être déclaré protecteur. Intelligence d'élite, fidèle au travail comme à la prière au milieu du tumulte des villes, il se rendit maître de toutes les sciences alors exigées d'une personne de sa condition. Des négociations épineuses concernant les intérêts de ce siècle, lui furent plus d'une fois confiées; et l'on vit à quel point il eût excellé dans le gouvernement des hommes et le maniement des affaires. Là encore, il devait servir d'exemple à tant d'autres, que leurs proches ou de faux amis prétendent retenir sur le seuil de la vie religieuse par la considération du bien qu'ils sont capables de faire, du mal qu'ils pourraient empêcher: comme si le Très-Haut, pour sa part de réserve plus spéciale au milieu des nations, devait se contenter des nullités impuissantes; comme si les aptitudes de la plus riche nature ne pouvaient pas toujours se retourner vers Dieu, leur principe, d'autant mieux et plus complètement qu'elles sont plus parfaites. Ni l'Etat, ni l'Eglise, au reste, ne perdent jamais rien à cette retraite pour Dieu, à cet abandon apparent des sujets les meilleurs: si, dans l'ancienne loi, Jéhovah se montrait jaloux qu'on offrit à son autel le meilleur en toute sorte de biens, ce n'était pas pour appauvrir son peuple; qu'on le reconnaisse ou non, la principale force de la société, la source des bénédictions qui gardent le monde, résidera toujours dans ces holocaustes aimés du Seigneur.

    Louis eut pour père Ferdinand de Gonzague, marquis de Castiglione délie Stivere. Gomme il se trouvait en danger de la vie, on précipita son baptême, de sorte qu'il parut naître au ciel avant de naître à la terre. Sa fidélité fut toujours telle ensuite à garder cette première grâce, qu'on le croyait confirmé dans l'innocence. Le premier usage qu'il fit de sa raison fut de s'offrir à Dieu; et chaque jour, depuis lors, le vit croître en sainteté. N'étant âgé que de neuf ans, à Florence, devant l'autel de la bienheureuse Vierge qu'il honora toujours comme sa mère, il fit vœu de perpétuelle virginité; jamais, par un insigne bienfait du Seigneur, aucun combat du corps ou de l'âme ne lui disputa cette vertu. Dès cet âge, il s'appliqua si fortement à réprimer les autres troubles intérieurs, qu'il en vint à ne pas même en éprouver la première atteinte. Il maîtrisait ses sens, surtout ses yeux; attaché comme page d'honneur à la personne de l'infant d'Espagne, presque tous les jours durant plusieurs années il eut à saluer l'impératrice Marie d'Autriche, sans avoir une seule fois pour cela remarqué ses traits; il usait de cette réserve à l'égard même de sa mère. Aussi fut-il à bon droit appelé un homme sans la chair, ou un ange dans la chair.

    Non content de veiller sur ses sens, il tourmentait son corps. Il jeûnait trois fois la semaine, se contentant souvent d'un peu de pain et d'eau, quoique, à vrai dire, son jeûne alors parût plutôt perpétuel; car une once à peine de nourriture suffisait à ses repas. Souvent aussi, trois fois le jour il ensanglantait son corps par les fouets et les chaînes de fer; quelquefois, il remplaçait par ses éperons et des laisses de chiens le cilice et la discipline qui lui manquaient. Il introduisait secrètement dans son lit des morceaux de bois pour en combattre la mollesse, et aussi afin de s'éveiller plus tôt pour prier. Car il passait une grande partie de la nuit, même en hiver, n'ayant que sa chemise pour vêtement, à genoux par terre, ou, de fatigue, étendu et prosterné, dans la contemplation des choses célestes. Il demeurait ainsi immobile parfois jusqu'à trois, quatre ou cinq heures, et tant qu'il n'avait point, au moins durant une heure pleine, évité toute distraction. Cette constance lui valut une telle stabilité de son âme dans l'oraison, qu'elle ne s'égarait jamais ailleurs, et restait comme fixée en Dieu dans une extase sans fin. Ce fut enfin pour s'attacher uniquement au Seigneur, qu'après avoir triomphé de son père dans un très rude combat de trois années, il renonça en faveur de son frère aux droits qu'il possédait à la principauté de ses ancêtres, et entra à Rome dans la Société de Jésus, suivant en cela un appel du ciel qu'il avait entendu à Madrid.

    Il apparut dès le noviciat comme un maître en toutes les vertus. On remarquait en lui une fidélité absolue aux moindres règles, un mépris singulier du monde, une haine de soi implacable, et, par contre, un amour de Dieu si ardent, qu'il consumait peu à peu jusqu'au corps. Pour cette raison, on lui donna l'ordre de détourner pour un temps sa pensée des choses divines; mais c'était en vain qu'il s'efforçait de fuir, où que ce fût, la rencontre de son Dieu. Il manifestait également pour le prochain une admirable charité; son zèle à soigner les maladies pestilentielles dans les hôpitaux, le fit atteindre du mal qui le consuma lentement. Il quitta cette terre pour le ciel au jour qu'il avait prédit, le onze des calendes de juillet, dans sa vingt-quatrième année; l'une de ses dernières prières avait été qu'on voulût bien le flageller encore, et le laisser mourir étendu par terre. Dieu le montra à sainte Marie-Madeleine de Pazzi dans une gloire si grande, qu'elle n'aurait pas cru qu'il y en eût une pareille au ciel; elle déclara que sa sainteté était extraordinaire, et que la charité avait fait de lui un martyr inconnu. Il fut également illustré par de nombreux et grands miracles, lesquels ayant été prouvés juridiquement, Benoît XIII inscrivit l'angélique jeune homme aux fastes des Saints, en le donnant comme modèle d'innocence et de chasteté, et comme protecteur, principalement à la jeunesse studieuse.

    «La prudence de l'homme lui tient lieu de cheveux blancs, dit le Sage; la vieillesse vraiment vénérable ne s'estime point au nombre des années (1)». Et c'est pourquoi, ô Louis, vous occupez une place d'honneur parmi les anciens de votre peuple. Gloire de la Compagnie sainte au milieu de laquelle, en si peu de temps, vous remplîtes la course d'une longue existence, obtenez qu'elle continue de garder précieusement, pour elle et les autres, l'enseignement qui se dégage de votre vie d'innocence et d'amour. Le seul vrai gain de l'homme à la fin de sa carrière est la sainteté, et c'est au dedans que la sainteté s'acquiert; les œuvres du dehors n'entrent en compte,pour Dieu, que selon la pureté du souffle intérieur qui les inspire; si l'occasion fait défaut pour ces œuvres, l'homme peut y suppléer en se rapprochant du Seigneur, dans le secret de son âme, autant et plus qu'il n'eût fait par elles. Ainsi l'aviez-vous compris; et l'oraison, qui vous tenait absorbé dans ses inénarrables délices, en vint à égaler votre mérite à celui des martyrs. Aussi, de quel prix n'était pas à vos yeux ce céleste trésor de l'oraison, toujours à notre portée comme il le fut à la vôtre! Mais pour y trouver comme vous la voie abrégée de toute perfection, selon vos propres paroles, il y faut la persévérance et le soin d'éloigner de l'âme, par une répression généreuse de la nature, toute émotion qui ne serait pas de Dieu. Comment une eau bourbeuse ou agitée par les vents, reproduirait-elle l'image de celui qui se tient sur ses bords? Ainsi l'âme souillée, et celle-là même qui, sans être l'esclave des passions, n'est point maîtresse encore de toute agitation provenant de la terre, n'arrivera point au but de l'oraison qui est de reproduire en elle l'image tranquille de son Dieu.

    La reproduction du grand modèle fut parfaite en vous; et l'on put constater combien la nature en ce qu'elle a de bon, loin de pâtir et de perdre, gagne au contraire à cette refonte au divin creuset. Même en ce qui touche les plus légitimes affections, vous n'aviez plus de regards du côté de la terre; mais voyant tout en Dieu, combien les sens n'étaient-ils pas dépasses dans leur infirmité menteuse, et combien aussi par là même croissait votre amour! Témoin vos suaves prévenances, ici-bas et du haut du ciel, pour l'admirable mère que vous avait donnée le Seigneur: où trouver plus de tendresse que dans les épanchements de la lettre si belle écrite par vous à cette digne mère d'un saint, dans les derniers jours de votre pèlerinage? et quelle délicatesse exquise ne vous conduisait pas à lui réserver votre premier miracle, une fois dans la gloire! Par ailleurs, l'Esprit-Saint, en vous embrasant de tous les feux de la divine charité, développait en vous pour le prochain un amour immense; caria charité est une; et on le vit bien, quand vous sacrifiâtes votre vie pour les malheureux pestiférés.

    Ne cessez pas, illustre Saint, d'assister nos misères; soyez propice à tous. Conduite par le successeur de Pierre au pied de votre trône, la jeunesse surtout se réclame de votre puissant patronage. Dirigez ses pas sollicités en tant de sens contraires; que la prière et le travail pour Dieu soient sa sauvegarde; éclairez-la, lorsque s'impose à elle le choix d'un état de vie. Puissiez-vous, durant ces critiques années de l'adolescence, user pour elle largement de votre beau privilège et protéger dans vos dévots clients l'angélique vertu! Enfin, ô Louis, que ceux-là même qui ne vous auront pas imité innocent, vous suivent du moins dans la pénitence, ainsi que l'Eglise le demande au Seigneur en ce jour de votre fête.

    -----------------------------------------------------------------------
    NOTE

    1. Sap. IV, 8.

  9. #19
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Guercino, La vocazione di S. Luigi Gonzaga, XVII sec., The Metropolitan Museum of Art, New York

    Théodor Boeyermans, I voti di S. Luigi, 1671, musée des Beaux-Arts, Nantes

  10. #20
    **********
    Data Registrazione
    04 Jun 2003
    Messaggi
    23,775
     Likes dati
    18
     Like avuti
    35
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Reliquia del teschio di S. Luigi, Santuario di S. Luigi, Castiglione delle Stiviere (MN)

 

 
Pagina 2 di 3 PrimaPrima 123 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 26-05-13, 18:02
  2. gonzaga,94/95 chi c'era?
    Di Pisittu nel forum Sardegna - Sardìnnia
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 10-03-07, 18:18
  3. Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 21-06-05, 19:00
  4. Risposte: 16
    Ultimo Messaggio: 31-05-05, 18:22
  5. Mostra Gonzaga
    Di Österreicher nel forum Arte
    Risposte: 6
    Ultimo Messaggio: 18-09-02, 13:50

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito