11 - Per preservare le nostre forme di espressione artistica e architettonica
L'antico retaggio culturale celtico, veneto e longobardo ha generato. arricchendosi nel tempo di apporti esterni, un linguaggio originale di produzione artistica che trova i suoi punti di forza nell'amore per la decorazione, nel racconto fantastico, nelle figurazioni luminose e nel gioioso impiego del colore. Si tratta di una serie di costanti espressive che hanno attraversato tutta la storia dell'arte padana con leggere variazioni nel tempo e nelle diverse aree geografiche del paese. Lo stesso grado di sostanziale omogeneità si riscontra nelle espressioni dell'architettura popolare, le cui svariatissime espressioni locali mostrano - assieme a forti peculiarità formali e a dialetti stilistici derivati dalla cultura del posto - alcuni elementi di forte comunanza: le coperture in pietra o ceppi e, soprattutto, le facciate in intonaco dipinte a colori pastello e riccamente decorate con figurazioni o con finte architetture. E' proprio l'immagine delle facciate dipinte a costituire il più forte elemento di coesione formale e culturale dell'architettura padana, di città e di campagna, di montagna e di pianura: dalla Genua picta alla grande pinacoteca che erano i canali veneziani, dal "Milano dipinto"" alle più sperdute frazioni di collina. Il centralismo italiano si è abbattuto su questi caratteri padani con furia iconoclasta con l'introduzione di stili modernisti e apolidi che hanno volutamente cancellato ogni decorazione, con architetture "di regime" (fascista o post-fascista) derivate da immagini mediterranee e con la deliberata cancellazione di ogni forma di conoscenza del1 *architettura e dell'arte popolare dalle scuole e dalle università. Anche in architettura (e in urbanistica) la penisola è stata forzatamente unificata nel brutto e nell'anonimo.