Stop Islam Il messaggio fa il pieno
Mario Borghezio, il candidato padano più votato dopo Umberto Bossi:
al lavoro per un’intesa con autonomisti, federalisti, indipendentisti di
qualsiasi orientamento politico
La Turchia non è Europa. Sarebbe un oltraggio a Lepanto, a S. Pio V, agli eserciti cristiani che si fecero massacrare per ricacciare a casa loro i musulmani. In altre parole la Turchia non passerà
opo Umberto Bossi è stato il più votato al Parlamento europeo. Ma, come suo solito, invece di godersi l’ottimo risultato in tranquillità, il vulcanico europarlamentare torinese della Lega Nord ha già stilato la sua agenda di viaggio (prima tappa: Belgrado), programmato incontri con alcuni colleghi a Bruxelles (primi fra tutti gli indipendentisti fiamminghi del Vlaams Blok), incontrato due giorni dopo essere stato rieletto gli artigiani del ponente ligure.
Onorevole Borghezio, si può dire che il suo slogan elettorale “Stop Islam” ha funzionato alla grande?
«Rivendico con orgoglio questo slogan. Il mio “stop” all’integralismo islamico sul territorio padano ha avuto l’effetto di convogliare sulla Lega Nord e sulla mia persona il voto di moltissimi elettori delusi dal comportamento viscido e vile di coloro che hanno tradito l’impegno di difendere la bandiera della Cristianità europea contro l’invasione musulmana. Oltre che dai leghisti, infatti, il sostegno elettorale mi è arrivato anche dai cattolici tradizionalisti e dai monarchici federalisti che non ne potevano più delle false promesse provenienti da altri fronti e da altri personaggi».
I movimenti indipendentisti europei hanno ottenuto importanti risultati lo scorso 13 giugno. E immediatamente il leader del Vlaams Blok, Dewinter, ha lanciato la proposta di un’unità di intenti comune tra tutti i partiti autonomisti e antimondialisti del continente, citando espressamente la Lega Nord. Che ne pensa?
«Credo che sia doveroso per la Lega non lasciare nulla di intentato per realizzare nella sede che dovrà dar vita alla nuova Costituzione europea una forte e proficua intesa con le forze etno-nazionaliste europee: autonomisti, federalisti, indipendentisti di qualsiasi orientamento politico. Il comune denominatore fra noi e loro è basato sul rapporto con il sangue e con il suolo, non è certo questione di destra o di sinistra. Noi rappresentiamo valori metapolitici in grado di superare le false differenze tra i due grandi poli rappresentati nell’emiciclo di Strasburgo: i popolari e i socialdemocratici».
Perché “false” differenze tra loro?
«Perché sia i popolari che i socialdemocratici sono le due facce della stessa medaglia mondialista, sono entrambi assoggettati ad una visione del mondo antitradizionale contraria ai nostri punti di riferimento e alla nostra azione politica: dalla lotta agli Ogm alla bioetica, dalla difesa dei nostri prodotti agricoli alla lotta contro l’immigrazione extraeuropea. Noi siamo di qua, popolari e socialdemocratici dall’altra parte del fiume».
Oltre ai contatti con gli indipendentisti fiamminghi, premiati dall’elettorato, lei ha già in calendario una visita fuori dall’Unione Europea, a Belgrado. Come mai?
«Mi recherò dagli amici del partito nazionalista serbo, convinto che la Serbia sia una fondamentale trincea d’Europa contro l’assalto islamico. I nazionalisti serbi sono stati democraticamente votati dal popolo e non basterà il diktat “politicamente corretto” americano a metterli al bando, anche se ci hanno provato a più riprese».
Lo sa che lei è l’unico europarlamentare piemontese non di sinistra? Come si sente in questa veste?
«Sono estremamente felice di rappresentare il Piemonte non di sinistra nell’Europarlamento. E annuncio che la Lega Nord di Torino ha deciso di creare un “ufficio Europa” nel capoluogo, aperto a tutte le forze sociali e culturali che vogliono difendere l’identità del Piemonte a Strasburgo. Per quanto mi riguarda, mi batterò in difesa delle nostre identità regionali e delle minoranze etno-linguistiche presenti sul territorio».
Un mese fa lei invitò al parlamento europeo lo storico tedesco Ernst Nolte, il quale segnalò in quell’occasione il rischio turco sull'Europa. La presenza di forze indipendentiste, etnonazionaliste e antimondialiste all’interno dell’emiciclo riuscirà a scongiurare l’ingresso della Turchia nell’Ue?
«La Turchia non è Europa. La Turchia è Islam. Noi ci batteremo con tutte le forze per impedire l’oltraggio di una Turchia ”europeizzata”. Oltraggio a Lepanto, a San Pio V, agli eserciti cristiani che si fecero massacrare e irrorarono del loro sangue i campi del nostro continente per ricacciare a casa loro i musulmani. La Turchia non passerà».