Dal Gazzettino di oggi:
IL CASO
Il gioiello dei Laghi di Sibari, realizzato da un gruppo veneto-friulano, rischia di morire
«Perla» costruita dal Nordest, il Sud l'abbandona
«Sviluppate il Sud, sviluppate il Sud!». Il tormentone non è un'esclusiva delle truppe mastellate: non c'è forza politica o sindacale (Lega esclusa) che non annoveri nel suo programma l'invito ad aiutare il meridione d'Italia. Ed è giusto che sia così. Ma quando dalle intenzioni si passa ai fatti, saltano fuori storie che inducono a pensare che i primi nemici del meridione siano i meridionali. Storie come quella che oggi potete leggere sul Gazzettino, a pagina I del fascicolo Nordest. In sintesi: un gruppo di veneti e friulani a metà degli anni '70 trasforma una palude che si affaccia sul mar Ionio calabrese, in un gioiello architettonico, una piccola Venezia. I Laghi di Sibari diventano ben presto méta di turismo di alto e medio livello, grazie a uno dei più grandi porti turistici del Mediterraneo con quasi 3000 posti barca. Attorno a questo centro in trent'anni si sviluppa una piana che invece fino al '60 era ancora preda della malaria, una sorta di far west all'italiana.
Ma da tredici anni, quando veneti e friulani hanno passato la gestione di questo paradiso in mani calabresi, è iniziato il declino, culminato con una vicenda incredibile: gli interi Laghi (e tutte le barche che ospitano) sono sotto sequestro perché non si sa chi debba assumersi l'onore e l'onere di togliere la sabbia che si è accumulata sul canale che collega il porto al mare: duecento metri senza un proprietario. Peccato che per tredici anni la Regione Calabria abbia stanziato quasi 5 miliardi destinati al dragaggio. Miliardi che qualcuno ha intascato quindi abusivamente, visto che nessuno aveva titolo per fare quei lavori in quanto la proprietà non è chiara nè definita.
Morale: una perla del Mediterraneo, un'opera unica costruita da veneti e friulani, una ricchezza per il meridione, viene progressivamente abbandonata a se stessa. La chiusura del canale, oltre alle migliaia di barche bloccate in rada in piena stagione turistica, comporta il rischio concreto di vedere la nuova Sibari fare la fine di quella antica, cuore della Magna Grecia, rasa al suolo dalle guerre e sommersa per secoli dalle acque. Con buona pace di chi reclama interventi per il Sud.