Pagina 2 di 3 PrimaPrima 123 UltimaUltima
Risultati da 11 a 20 di 22

Discussione: Io non scordo

  1. #11
    AC Milan 1899
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    13,011
     Likes dati
    4
     Like avuti
    25
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post Un po' di Area alla fiera del libro

    Fonte: Area

    Un po' di Area alla Fiera del libro

    di Francesca Petrucci

    Gabriele Marconi e Sem Petrucci hanno presentato i loro romanzi a Torino

    La Fiera internazionale del libro ospitata dalla città di Torino è certamente l’appuntamento più prestigioso e significativo per l’editoria italiana e non solo. Per questa edizione, chiusa il 10 maggio, si è raggiunto il record di presenze, superando quanto ad affluenza il salone di Parigi: in cinque giorni circa 200mila visitatori hanno affollato gli stand dei numerosissimi editori e anche gli spazi dedicati ai dibattiti e alle presentazioni delle novità editoriali più interessanti. Tra queste siamo felici di segnalare due eventi che hanno visto come protagonisti, sebbene in modo diverso, due autori legati strettamente alla destra italiana.

    Gabriele Marconi - noto a tutti i nostri lettori, in primis perché è vicedirettore di Area, ma anche per le sue qualità di scrittore e cantautore - ha finalmente saputo portare alla luce un tema da sempre rimasto (o meglio volutamente lasciato) nel silenzio editoriale: gli anni Settanta visti "da destra". Riscrivendo (e ampliando) il suo romanzo Io non scordo per Fazi editore (nel 1999 era uscito per Settimo Sigillo), Marconi ha scelto di parlare di storia e di politica con un linguaggio nuovo ed elettrizzante, senza utilizzare i canali canonici della storia nel senso più stretto del termine, ché forse gli avrebbero dato del pazzo, c’è da dire… Torino gli ha addirittura dedicato un incontro. "Gli anni di piombo visti da destra".

    Si parte invece da una storia inventata, genere underground, con tutti i crismi di quelle storie avvincenti, con i personaggi che "sembrano" veri, ognuno il suo passato, il suo presente, ognuno perfettamente attore di se stesso, a tal punto da sembrare quasi vero… però! allora non è proprio tutto un’invenzione… anzi! non lo è affatto: ad essere inventata, come per ogni buon romanzo che si rispetti, è solo la trama, il resto è vita vera (compresi i nomi dei personaggi, a parte il protagonista), è vita vissuta, è storia dimenticata e che è meglio dimenticare, è roba scomoda, che a scuola non ci hanno mai detto, che sui giornali non si legge, sui libri neanche a pensarci. E forse qualche resistenza ancora si incontra, quando si sposta la macchina da presa verso destra, giusto Marconi? "S’incontra sì, visto che le grandi testate sembrano ancora svicolare, quando si parla di recensire il libro. Qualche citazione, ma niente di più".

    Però, con Io non scordo presente in tutte le librerie, una prima pietra è stata messa. Ora bisogna vedere quali saranno i prossimi passi… A questo punto Gabriele smette l’espressione accigliata: "L’importante è dimostrare di esserci. Il resto verrà. Quando ho scritto questo romanzo, era la prima volta che la finestra su quegli anni, visti dalla nostra parte, veniva aperta (a parte l’esperimento di Alda Teodorani, con Fiore oscuro). Per troppo tempo noi siamo stati rappresentati in maniera falsa e grottesca: era tempo di dire basta. Oggi altri si sono cimentati. Penso a Pierluigi Felli con Camerata addio, per Novecento, e soprattutto a Ferdinando Menconi, che con Anni di porfido ha dipinto un bell’affresco su un gruppo di ragazzi del Fronte della gioventù. Il difficile viene quando cerchi di approdare a case editrici a diffusione nazionale, ma la strada, ormai, è segnata". Quando gli chiedo perché abbia scelto di trattare un argomento storico attraverso una storia inventata, sorride: "Ma perché siamo sempre stati restii a parlare di certe cose… be’… così intime per noi… Allora, il filtro della trama di finzione mi ha aiutato. Così ho potuto affrontare i flash back, rigorosamente veri, con più semplicità. Senza reducismo né autocelebrazioni".

    Rimanendo nell’ambito del racconto, seppur di tutt’altro genere, alla fiera di Torino è stato presentato anche il libro di Sem Petrucci, Romanzo per uomini soli a cavallo (ed. Equitare, tel. 0577 758150 - info@equitare.com). Petrucci, da una lontana e intensa militanza nel Movimento sociale, poi continuata tra le fila di An, oggi come giornalista dirige il mensile Laboratorio 99 e svolge tra l’altro un ruolo di consulenza per il ministero dell’Ambiente. Certo, qui non c’entra la politica, non nel senso più comune del termine almeno, ma chi la pensa come noi sa bene che la politica è un modo di vivere, di pensare, che abbraccia e plasma inesorabilmente tutte le nostre esperienze, le nostre passioni dandogli una forma e una profondità tutta particolare: i valori in cui si crede si ritrovano ovunque e si possono rafforzare attraverso le esperienze più diverse.

    Il libro narra di un viaggio, lungo la via dell’antico pellegrinaggio che parte da Cabo de Roca verso Santiago de Compostela. Alla scoperta dei propri limiti e delle proprie forze, da solo di fronte al suo passato, e al suo futuro, il protagonista vive questa esperienza con i suoi due cavalli e con grande determinazione. Ma scoprirà presto di non essere realmente da solo in questo viaggio, che risulterà invece un "incontro", un cammino iniziatico verso la vita, con tutti i suoi inspiegabili misteri per scoprire che alla fine possiamo solo accettarli, senza pretendere di comprenderli razionalmente… in fondo "il mondo è pieno di cose spiegate che non servono a niente…", a volte il vero senso della nostra esistenza riusciamo a coglierlo proprio in ciò che ci può sembrare più "inaccettabile" per il nostro pensiero moderno. Il rapporto con il cavallo oggi può anche essere visto come una preziosa chiave per arrivare a comprendere proprio questa verità tanto semplice, eppure a volte così confusa nel frastuono del quotidiano: è nell’essenziale dei valori in cui si crede che risiede la forza, la vita stessa.

  2. #12
    Registered User
    Data Registrazione
    16 Jun 2004
    Messaggi
    8,880
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Io non scordo

    In origine postato da krentak
    Io non scordo
    Un ex latitante di destra, scappato a Londra dove si è rifugiato diventando un punk che si confonde tra la massa urbana "alternativa", torna in Italia, ai giorni d'oggi e, mentre è inseguito da alcuni poliziotti nella metropolitana di Roma, si ritrova nel sottosuolo e sbuca per caso in una stanza misteriosa che contiene l'archivio segreto dei servizi deviati italiani dal dopoguerra a oggi.
    Una volta uscito, si rimette in contatto con i vecchi amici, i "camerati" di quando era poco più che un ragazzino, e insieme decidono di vederci chiaro nella vicenda e organizzano una spedizione con la non troppo segreta volontà di trovare lì il faldone dedicato alla strage di Bologna, fino a oggi accreditata al terrorismo nero…
    [/i]
    Mancano solo gli alieni.. politica a parte è la trama più inverosimile che io abbia mai letto dopo Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato..
    dato che sono "in casa vostra" non commento il lato politico, ma converrete tutti che la trama è abbastanza debolina...

  3. #13
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    29 Jun 2004
    Messaggi
    12,811
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Re: Io non scordo

    In origine postato da Ragioniamo!
    Mancano solo gli alieni.. politica a parte è la trama più inverosimile che io abbia mai letto dopo Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato..
    dato che sono "in casa vostra" non commento il lato politico, ma converrete tutti che la trama è abbastanza debolina...
    Bè, se per te è debole riscrivere la storia degli anni di piombo dopo che tutte le stragi sono state addebitate erroneamente al terrorismo nero...

  4. #14
    Registered User
    Data Registrazione
    16 Jun 2004
    Messaggi
    8,880
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Re: Re: Io non scordo

    In origine postato da benelos
    Bè, se per te è debole riscrivere la storia degli anni di piombo dopo che tutte le stragi sono state addebitate erroneamente al terrorismo nero...
    MAnnò, ho detto che qui in casa vostra non pèarlo dell'aspetto politico: dico che è debole la trama di uno che fa il latitante poi il punk poi inseguito dalla polizia nelle fogne trova il deposito segreto dei Servizi Deviati...

  5. #15
    AC Milan 1899
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    13,011
     Likes dati
    4
     Like avuti
    25
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post Recensioni al libro di Gabriele Marconi

    Fonte: Fazi Editore

    Andrea del Mastro
    Io non scordo,
    Area,
    9/7/2004

    “Coinvolgente”, sarebbe un eufemismo, per indicare la forza trascinante e turbinante del romanzo Io non scordo . Per associazione di idee, il rimando immediato e istintivo è al magnifico Arancia meccanica , ma il libro dell’amico Marconi non è solo ingenua, quasi incolpevole, brutale, immediata e gratuita violenza, è anche poetica, romantica confessione di una generazione che voleva bruciare il mondo è che si è scottata in giovane età
    . Tra fantapolitica (ma sarai poi così fanta?) e ribellismo, il libro si snoda tra ricordi , progetti e avventure di un gruppo di ragazzi della “destra radicale”. Godibile anche a prescindere dall’interesse per l’argomento, il romanzo conserva il fascino tipico di quei libri che puoi e devi leggere più volte, non solo e non tanto per la piacevolezza della lettura di una buona penna (ce ne sono così poche!), quanto e soprattutto per il fatto che ogni volta afferri un significato diverso che prima appariva recondito, ma che in realtà è sempre stato lì pronto a palesarsi. Una generazione vinta e braccata, dispersa in mille rivoli, che però si risveglia al richiamo irresistibile dell’avventura e della “possibilità”, costituisce l’umanità che popola, anima e si agita nel libro di Marconi. Ua lacerante confessione di una generazione, ma anche una riflessione sui significati più puri dell’amicizia, del valore e del coraggio, senza nessun cedimento a ammorbanti retoriche buoniste. L’amicizia si cimenta nell’azione, si assapora nel coraggio, si ritrova nella sofferenza e si misura nello scontro: niente a che fare con masturbazioni mentali sui significati più reconditi dell’ amicizia, niente a che spartire con noiose avventure per boy scout annoiati.
    Pubblicato per la prima volta nel 1999 da Settimo Sigillo, e salutato dal circuito underground come il primo racconto sui giovani “di destra” durante gli Anni di piombo, Io non scordo approda ora al grande circuito nazionale con la casa editrice Fazi, per l’occasione riveduto e ampliato dall’autore. L’utilizzo continuo, maniacale dei flash back contribuisce a rendere dinamico un libro che si lascia leggere tutto d’un fiato. Un libro che, nel pullulare delle letture e riletture di una delle pagine più affascinanti e nel contempo più drammatiche della nostra storia repubblicana, non può mancare.
    La generazione dei turbolenti anni ' 70 è stata ora magnificata, ora vilipesa, ora elogiata, ora criminalizzata. Finalmente viene semplicemente raccontata, rivissuta senza fronzoli, senza esasperazioni, crudamente e realisticamente, tramite flash back che giungono improvvisi come un pugno nella bocca dello stomaco, disseminati lungo tutto il romanzo.
    E c’era bisogno di un romanzo per raccontare quella maledetta generazione, in mezzo a mille trattati pretenziosi, a mille falsi poeti e pseudo-intelletual sempre scalpitanti per poter dire, urlare e imporr la loro parziale verità. Se Se da un castello all’altro di Céline ha avuto il pregio di dipingere un’umanità braccata, allucinata, reduce di se stessa, in fuga da se stessa, ma un’umanità vera senza cedere a miti crepuscolari o superomistici, allo stesso modo il libro di Marconi ci rende l’immagine di una generazione nella sua dimensione umana, nella sua naturale e cruda nudità, nella sua irriverente ansia iconoclastica, ma anche in tutta la sua splendida, umana, eroica e commovente fragilità.
    Se avessimo dovuto fare una recensione brevissima del libro avremmo potuto dire che, in mezzo alle mille verità e bugie, in mezzo a quel gioco di luci e ombre che ancora avvolge una delle generazioni, quella degli anni ' 70 , più narrata e raccontata (ma, fino ad ora, sempre e solo da sinistra), questo libro rappresenta uno squarcio di luce, uno di quei lampi che , per un attimo, illumina e chiarisce tutto, ridando nitidezza ai contorni di figure sfocate dal tempo e dalle menzogne. Se fossimo invece stati degli amici seri di Gabriele non avremmo aggiunto nulla alle sue parole: “ E ora là, avvolti da una nebbia fitta che nascondeva il cielo e le stelle, ci chiedevamo cosa avremmo fatto l’indomani, ce lo chiedevamo come pagani braccati che vedono il loro mondo svanire insieme al fumo delle querce sacre bruciate. Noi, poco più che adolescenti, avevamo combattuto la nostra battaglia, e ora ci sembrava che non ci fosse rimasto più niente, a parte la nostra amicizia”.

  6. #16
    AC Milan 1899
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    13,011
     Likes dati
    4
     Like avuti
    25
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post Recensione di Mario de Filippis

    Fonte: Fazi Editore

    Mario De Filippis
    Io non scordo,
    Quotidiano della Calabria,
    3/6/2004

    Il protagonista di questo romanzo, Giacomo, è anche la voce narrante, e dalle sue frasi concitate, rabbiose, apprendiamo che, ad un certo punto, si sente “lasciato solo a fare a botte con i ricordi”. I ricordi sono quelli del 1978-1980, tra i fasci di Roma, cioè i ragazzi neofascisti dei vari gruppi attivi, in quegli anni, nella capitale. Giacomo è tornato in Italia dopo vent’anni di latitanza all’estero; fuggito nei giorni successivi alla strage della stazione di Bologna, il 2 agosto 1980. Si è rifugiato a Londra perché i camerati come lui sono ricercati dalle forze dell’ordine e anche perché è stanco della vita assurda che conduce da anni, tra risse con gli autonomi, volantinaggi, veglie in onore dei camerati uccisi negli scontri. Un’altra testimonianza sugli anni di piombo, quella proposta da Gabriele Marconi (Io non scordo, Roma, Fazi, 2004), visti questa volta dall’altra parte della barricata, con gli occhi di un quarantenne che, rientrato quasi per caso a Roma, crede di avere imparato a “calare la visiera e tagliar fuori i ricordi”. Invece il passato irrompe prepotentemente nella sua esistenza di esule volontario e lo riporta in mezzo ai vecchi amici, per le strade della sua Roma, quella delle scuole davanti a cui si faceva a botte, quella dei grandi parchi dove esistono ancora degli slarghi nascosti, per riunire i membri della Legione e preparare un’incursione. Una topografia sentimentale, lontana dalle solite cartoline con vista, dove sono importanti le case degli amici, le sezioni del Movimento sociale, i bar sempre uguali. Una discesa agli inferi perché nel sottosuolo della città, tra le vestigia dell’Impero tanto caro al duce e ai suoi epigoni, Giacomo segue le tracce di un archivio misterioso, trasferito in gran fretta e in segreto da una parte all’altra. Faldoni, fascicoli e cartelle cercati affannosamente sotto i Fori imperiali, potrebbero far luce sugli anni di piombo, sulle stragi, su altri momenti bui della nostra storia recente. I faldoni dei servizi segreti fanno parte, ormai, della mitologia dell’Italia contemporanea, insieme alle verità che si è portato nella tomba il bandito Giuliano, al tentativo di golpe del generale De Lorenzo, alla sparizione o morte sospetta di personaggi scomodi, come il giornalista Mauro De Mauro. Anche se il mistero, di tanto in tanto, viene violato da qualche dossier confezionato apposta per riaprire qualche polemica, tirare fuori dall’armadio i soliti vecchi scheletri. Gabriele Marconi ha scritto un bel libro, a parte il giudizio sugli eventi tragici, evocati durante la narrazione, che sono stati già oggetto di sentenze giudiziarie, e devono essere ancora vagliati in modo adeguato dagli storici. Avvincente nelle pagine in cui i suoi personaggi si muovono in questa Roma minore, dei quartieri, dei luoghi di ritrovo, di certi angoli davanti ai quali il nostro Giaco deve fermarsi, perché gli “è partito il cuore”. Struggente e documentato nella rievocazione dei suoi anni Settanta, delle canzoni, dei libri, mai oleografico, didascalico o di maniera. Perché i giovani fasci appaiono ragazzi come tutti gli altri, timorosi di svelare ai propri genitori i pasticci in cui vanno a ficcarsi. Innamorati persi delle amiche, che a volte si mostrano più determinate di loro nel ritrovarsi, per rispondere a una provocazione dei compagni. Il contesto in cui il nostro protagonista si muove, pur essendo preciso, non appesantisce la narrazione, concentrata in pochissimi giorni, vissuti di corsa all’inseguimento dell’archivio segreto, in una Roma sotterranea che potrebbe ispirare un’intera serie di avventure di Indiana Jones. Quella Roma che con i misteri della storia ci convive da sempre, senza lasciarsene troppo turbare. Una città che ne ha visto tante, dove di notte, “par di sentire ruggire i leoni” annota Carlo Levi ne “L’orologio” e aggiunge “forse il suono nasce, più che da un fatto presente, dal fondo profondo della memoria, quando tra il Tevere e i boschi, sulle pendici solitarie, si aggiravano le belve, e le lupe allattavano ancora i fanciulli abbandonati”. Una città inquietante, dove in questi giorni si celebra l’ingresso delle forze alleate, nel 1944, ma iniziano anche le manifestazioni per i 150 anni dell’Unità, che culmineranno nel 2011. Dove si discute spesso di storia, come si è fatto proprio per gli anni Settanta, a cui sono stati dedicati una serie di convegni. Uno appena concluso, a Viterbo, dedicato ai rituali civili, ai simboli dell’unità nazionale, da Garibaldi al tricolore. Chissà se avranno dedicato una relazione ai faldoni dei servizi segreti? Presentandola alla Fiera di Torino, qualche settimana fa, Marconi lamentava una congiura del silenzio ai danni della sua opera, soprattutto per la prima edizione del 1999, pubblicata da Settimo Sigillo. Forse ha ragione, oppure le congiure sono un suo pallino. Un’ultima considerazione: è vero che le carte più scottanti ci vengono sottratte da un potere occulto, ma gli archivi pubblici sono zeppi di documenti, anche su materie spinose e scomode, consultabili liberamente. Ma pochissime persone ci mettono piede, negli archivi. Forse perché, lo dico per esperienza diretta, non è così emozionante come sembra nei romanzi.

  7. #17
    AC Milan 1899
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    13,011
     Likes dati
    4
     Like avuti
    25
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post Recensione di Andrea Morandi

    Fonte: Fazi Editore

    Andrea Morandi
    I nostri anni di piombo,
    Rockstar,
    1/6/2004

    Cantautore, giornalista, ex militante di Terza Posizione e ora direttore responsabile di “Area”, il mensile della Destra Sociale Italiana, Gabriele Marconi rimane ad oggi uno dei pochi intellettuali di destra, autore di canzoni come “Piccolo Attila” e “In Viaggio” e, soprattutto, di questo Io Non Scordo, unico romanzo sugli anni di piombo filtrati dall’ottica destrorsa di un gruppo di camerati. Uscito già parecchi anni fa, viene oggi rieditato dalla Fazi in una versione ampliata. La storia, a cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta, racconta le peripezie di un latitante di destra che trova un misterioso archivio contenente documenti segreti sulla vera storia del terrorismo nero (Bologna compresa).
    Un libro più nostalgico che politico.

  8. #18
    AC Milan 1899
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    13,011
     Likes dati
    4
     Like avuti
    25
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post Recensione di Cinzia Fiori

    Fonte: Fazi Editore

    Cinzia Fiori
    Gli scrittori rileggono gli anni di piombo,
    Corriere della Sera,
    8/5/2004

    Domani ricorre l’anniversario del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro. Giampaolo Spinato in Amici e nemici (Fazi) affronta quella tragica vicenda, riuscendo a trasporla per la prima volta in vera letteratura. Ma non è l’unico autore che quest’anno ha pubblicato un romanzo sugli anni di piombo. Ne hanno scritto Gian Mario Villalta (Tuo figlio, Mondadori), Luca Doninelli (Tornavano dal mare, Garzanti) e Giuseppe Culicchia (Nel paese delle meraviglie, Garzanti). Ora esce da Fazi Io non scordo di Gabriele Marconi, ex militante di Terza posizione che, dal punto di vista di chi viene dalla destra estrema, racconta anche lui di quel periodo. In Italia una simile fioritura è senza precedenti. Perciò ieri la Fiera del Libro ha preso spunto dall’uscita di Marconi per dedicare al nuovo fenomeno narrativo un convegno cui hanno partecipato (eccetto Villalta) tutti gli autori sopra citati.
    Spinato prova a fornire le ragioni di questo spontaneo risveglio d’interesse: “C’è un tempo naturale per la sedimentazione dei traumi. In questo caso, parliamo di un trauma vissuto come una tragedia personale da chi era giovane durante gli anni di piombo. Da parte degli scrittori c’è stata una maturazione che ora preme contro le logiche del potere, per attraversare quel periodo in senso finalmente compiuto. Cogliere quell’impasto di enorme dolore richiede la capacità di guardare fino in fondo agli eventi. È un compito che io rivendico alla letteratura: l’unico strumento capace di fare un passo indietro rispetto alle ideologie e alle mezze verità, assumendo, invece, l’integralità dell’accaduto”. Nella rivendicazione dell’arte come luogo di trasformazione degli universi mentali ed emotivi di un paio di generazioni, Spinato reclama alla letteratura ciò che finora era stato appannaggio delle scritture di testimonianza, delle analisi giornalistiche, del lavoro di magistrati e politici. “Con Marconi – spiega – siamo ancora nell’ambito della testimonianza, che è molto importante. Non affronta però il problema dei desideri indotti. Siamo abituati a considerare desiderio ciò che esiste per essere soddisfatto immediatamente. Secondo questa modalità, anche la rabbia e la frustrazione vanno espresse subito, magari sfociando in atti di terrorismo. Chi invece si ferma a chiedersi come la rabbia e il desiderio di agire sorgano, chi di quella rabbia e di quel desiderio analizza la natura incomincia a compiere un lavoro letterario”.
    Il suo è un percorso narrativo di rilettura generazionale: dagli anni ’60 in Un cuore rovesciato (Mondadori), passando per Di qua e di là dal cielo (Mondadori) per giungere agli anni di piombo. Guardando agli altri autori che hanno scritto su quel periodo, aggiunge: “Forse, come me, vi sono arrivati anche perché l’attualità dell’ultimo decennio continua a porci domande che hanno radici negli anni di piombo. Intendo, per esempio: l’incompiuta trasformazione da prima a seconda Repubblica, le frange del terrore che sono ricomparse. Anche nel dramma degli ostaggi, non si può non notare che i comportamenti siano vicini a quelli degli anni in questione. Scriverne assume allora anche un valore civile”.

  9. #19
    AC Milan 1899
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    13,011
     Likes dati
    4
     Like avuti
    25
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post Recensione di Annalisa Terranova

    Fonte: Fazi Editore

    Annalisa Terranova
    Quella “scapigliata” gioventù di destra,
    Secolo d’Italia,
    8/5/2004

    Gabriele Marconi è stato tra i primi a raccontare la “scapigliata” gioventù ribelle della destra con il romanzo “Io non scordo”. Una specie di controstoria letteraria, la sua, sulle passioni coltivate nel ghetto i cui confini erano delimitati dall’indifferenza borghese, dall’odio antifascista e marxista e, infine, dall’aperta ostilità dei vertici del Msi. Quel ghetto per Gabriele Marconi era Terza Posizione, per altri erano altri luoghi, circoli, sedi, piazze, sigle, ma con un unico filo rosso: un sogno di rivoluzione inestirpabile. Quando Marconi pubblicò “Io non scordo” correva l’anno 1999. La trama non si annoda solo attorno alle rimembranze militanti dell’autore ma si aggira anche tra i segreti non svelati sulla strage di Bologna, la grande vergogna, il marchio d’infamia che fu iscritto sulla pelle di tanti giovani di destra perseguiti e demonizzati per un delitto che oggi nessuno a cuor leggero attribuirebbe ancora ai “fascisti”. Chissà se anche le pagine di Marconi hanno contribuito a sfaldare una leggenda nera, ad aprire uno squarcio di verità.
    A suo modo “Io non scordo”, oggi ripubblicato da Fazi editore (pp. 186, 15 euro), ha inaugurato un filone che sta diventando fecondo: a raccontare la gioventù erede delle camicie nere mussoliniane, quella del “boia chi molla”, quella antisistema per la quale l’anticomunismo era solo il dettaglio di una “grande guerra santa” vissuta con convinzioni granitiche e metafisiche, ci stanno provando altri autori, sfornando le loro opere prime con l’orgoglio di chi può dire che la memoria non si seppelisce.
    Così c’è stato il romanzo “Anni di porfido” di Ferdinando Menconi (Sassoscritto editore), e poi “Camerata addio” di Pierluigi Felli (Ed. Novecento), e da ultimo il romanzo sui sanbabilini di Milano “Avene selvatiche” di Alessandro Preiser (Marsilio editore).
    Il libro di Marconi, tuttavia, si candida a divenire un caso letterario perché la sua storia dei ribelli neri degli anni Settanta viaggia su un circuito letterario non più chiuso al mondo esterno. La “consacrazione” dell’editoria ufficiale è avvenuta con la presentazione a Roma del volume alla libreria Feltrinelli di Largo Argentina, un tempio per i giovani progressisti dove tra pile ordinate di titoli ora spicca da ieri anche “Io non scordo”.
    “Un segno dei tempi, e positivo”, ha commentato Giampaolo Pansa, intervenuto alla serata con Giano Accame e il giornalista Luca Telese.
    Anche Pansa, con il suo “Il sangue dei vinti”, ha raccontato la tragedia di una guerra civile e ha definito il romanzo di Gabriele Marconi il racconto di una replica della guerra civile che straziò l’Italia tra il ’43 e il ’45, la terza e ultima guerra generazionale di un secolo, il Novecento, avvelenato da ideologie feroci ma appassionate.
    “L’Italia – ha detto Pansa – è un Paese che dimentica in fretta, ma c’è una parte che ama ricordare, che come me e come Marconi crede nella forza del ricordo. Eppure leggendo il suo romanzo una domanda mi ha folgorato: quei vent’anni non sono stati forse tempo sprecato? Cos’è rimasto nelle mani dei reduci di quella guerra se non un pugno di mosche, triste esito di quegli agguati, delle pistolettate, dei roghi come quello in cui bruciarono i fratelli Mattei?”.
    Una risposta, desunta dall’analisi storica, l’ha voluta dare Giano Accame: “I fenomeni di fede e di passione sono difficili da comprendere. La guerriglia urbana in cui si fronteggiarono giovani di destra e di sinistra negli anni Settanta è l’ultimo episodio della cultura delle rivoluzioni che ha animato il Novecento. Un episodio se vogliamo marginale poiché per numero di morti non eguaglia certo la tragedia del biennio 1919-22 o della guerra civile del 1943-45 che lasciò sul terreno circa ventimila caduti. Non fu però tempo sprecato poiché in quelle prove di rivoluzione si forgiò la parte migliore della gioventù di destra. Oggi ci si iscrive a un partito pensando alle liste elettorali mentre all’epoca ci si iscriveva anche ad un’esperienza di attivismo. A sinistra rincorrendo il mito del riscatto sociale, a destra inseguendo un’etica guerriera”.
    Il dibattito sui perché si è sovrapposto alla rievocazione, obbligando anche l’autore del romanzo a una risposta: “Non penso – ha detto Marconi – che avessimo altre possibilità di scelta. Abbiamo fatto quello che ci sembrava giusto fare. Una condivisione di quelle esperienze ha saldato amicizie e legami in modo così forte e duratuto come può avvenire solo in trincea”.
    Appartenenze da non rinnegare, dunque, che solo le temperie violente sanno mettere insieme. Ma non c’è solo un bel cameratismo tra i frutti di quegli anni ribelli e avvelenati. C’è pure una scelta di vita. Perché, come ha concluso Accame, “la vita si può attraversare in modo tranquillamente vegetativo oppure con entusiasmo”. E nella scelta di essere diversi, di voler cambiare, di scegliersi gli amici e in nemici oltre gli indottrinamenti, c’era un entusiasmo sincero e cristallino. Il “meglio” della gioventù di una parte e dell’altra.

  10. #20
    AC Milan 1899
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    13,011
     Likes dati
    4
     Like avuti
    25
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post Recensione di Stilos

    Fonte: Fazi Editore

    Quei perduti anni di piombo,
    Stilos,
    27/4/2004

    Io non scordo (Fazi) di Gabriele Marconi, già autore del giallo esoterico L’enigma di Giordano Bruno, è la storia di un ex latitante di destra che si rifugia, agli inizi degli anni Ottanta, a Londra dove vive tra i punk. Ritornato in Italia e inseguito dalla polizia nella metropolitana sbuca per caso in una stanza misteriosa che contiene l’archivio segreto dei servizi deviati italiani dal dopoguerra ad oggi. Decide di mettersi in contatto con i vecchi amici “camerati” per vederci chiaro con il preciso intento di trovare anche qualcosa che riguardi la strage di Bologna. L’impresa diventa un motivo di crescita, negli anni di piombo, per il piccolo gruppo di quella generazione “perduta” dell’estrema destra tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Già pubblicato alcuni anni fa e divenuto immediatamente un libro-cult del genere “maledetto”, viene ora riproposto con una nuova versione dell’autore. È in libreria dal 30 aprile.

 

 
Pagina 2 di 3 PrimaPrima 123 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Non scordo
    Di ITALIANO (POL) nel forum Musica
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 31-03-05, 14:13
  2. Io non scordo
    Di Daniele (POL) nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 28-04-04, 18:13
  3. Io non scordo
    Di Kalki nel forum Destra Radicale
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 11-02-04, 03:14
  4. 270 bis - Non Scordo
    Di Gianmario nel forum Musica
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 09-04-02, 20:00
  5. 270 bis - Non Scordo
    Di O'Rei nel forum Musica
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 17-03-02, 21:40

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito