Intervista in esclusiva a Maurizio Blondet*
Marcello Pamio

Domanda: Gentile dott. Blondet, manca pochissimo alla data simbolica del 30 giugno (nonostante il passaggio delle consegne ufficiali sia avvenuto ieri). Ovviamente nessuno con un minimo di materia grigia pensa che dal 1° luglio le cose in Iraq si calmeranno e la pace regnerà sovrana. Secondo lei cosa succederà invece nei prossimi mesi in Medio Oriente? Assisteremo all'inasprimento di leggi marziali da un parte e alla conseguente crescita della violenza dall'altra?
Blondet: Non è certo a cosa miri la politica dell'Amministrazione Bush. Ed è più che possibile che la creazione di un'area di instabilità permanente nell'area petrolifera sia proprio quel che desiderano i poteri forti che la teleguidano. Basta pensare questo: col petrolio a 40 o 70 dollari al barile, l'America ci perde, ma Dick Cheney e le petrolifere di cui è il rappresentante ci guadagnano; diventano convenienti giacimenti prima anti-economici, ecc… Ora si è sparsa la voce che solo il 20% delle riserve petrolifere dell'Irak siano attualmente sfruttate: è persino possibile che tutta la faccenda sia stata scatenata per «frenare» la produzione globale.

D: E su Saddam che mi dice? Secondo la Pravda (agenzia russa), la moglie del dittatore, andata a trovare il marito in carcere, non lo ha riconosciuto; denunciando addirittura che si trattasse di un sosia, uno dei tanti che il dittatore aveva. E' possibile una cosa simile? E se venisse giudicato (Saddam vero ovviamente) da un tribunale internazionale non potrebbe dire delle cose molto compromettenti nei confronti degli Stati Uniti?
Blondet: Corrono infinite voci complottiste: sia su Saddam sostituito, sia per esempio sulle dimissioni del capo della Cia Tenet. Si dice per esempio che si sia dovuto dimettere dopo un fallito tentativo di detronizzare Bush, o perché s'è rifiutato di organizzare un mega-attentato a Washington, contro il Congresso e da attribuire ad Al Qaeda, per far rivincere le elezioni a Bush.. Tali voci corrono per un motivo: la segretezza enorme con cui agisce l'Amministrazione Usa.

D: E questo Al-Zarkawi da dove salta fuori? Non è che si tratta per caso della creazione (usuale da parte degli States) del sostituto di Osama? D'altronde non è successo così anche per Saddam e lo stesso Osama: creati e finanziati dalla CIA poi divenuti magicamente i nemici più temuti? Per la politica del Bene contro il Male è necessario avere sempre un Male da combattere, o no?
Blondet: Un docente universitario Canadese, Michail Chossudowsky, s'è preso la briga di raccogliere tutte le notizie mediatiche su Zarkawi: risulta che il superterrorista è stato segnalato negli stessi giorni in Paesi e luoghi diversi, e accusato di una quantità di attentati contemporanei. Il mito di Al-Zarkawi fa parte della strategia della tensione per fini interni. Quel che si sa di lui è quel che si sa di Al-Qaeda: un tempo i combattenti islamici finanziati dalla Cia per colpire i sovietici in Afghanistan, poi rimasti disoccupati e manipolati per la nuova fase storica: «guerra mondiale al terrorismo». E' possibile che Bin Laden e Zarkawi siano tuttora attori consapevoli di un disegno, a cui loro potrebbe essere stato promesso un posto al sole: per esempio lo sceiccato sulla Mecca, in un'Arabia smembrata fra area «sacra» ed area petrolifera (da tramutare in «democrazia»).

D: Passiamo ora all'Arabia Saudita perché in queste settimane si sono avuti moltissimi attentati e/o rapimenti di stranieri. Lei nel suo ottimo libro «Osama bin Mossad», afferma che il miliardario saudita punta a prendere il potere in Arabia detronizzando la famiglia Saud e istituendo un nuovo califfato. Qualcuno ipotizza che Osama sia morto e mantenuto per così dire «ibernato», per essere «scongelato» poco prima delle elezione in America. Supponendo che sia vivo, secondo lei come potrebbe realizzare questo piano incredibile, tenendo conto dell'importanza dell'Arabia per gli Stati Uniti?
Blondet: Il piano per l'Arabia prevede appunto la destabilizzazione permanente, che costituisce una scusa permanente per l'occupazione americana. Voglio aggiungere una cosa: attentati «islamici» o «comunisti» si sono prodotti negli ultimi giorni in Turchia. Ciò, da quando Ankara ha richiamato il suo ambasciatore in Israele, per protesta contro il fatto che Israele sta impiantando proprie basi nel Kurdistan iracheno. La frizione di Turchia e Israele è un fatto nuovo, suscettibili di sviluppi interessanti.

D: E' azzardato ipotizzare che l'intervento degli americani in Iraq (voluto non certo per abbattere la dittatura dell'ex agente Saddam) sia stato fatto invece per ridisegnare la cartina mediorientale, mettendo fine o integrando quei regimi pericolosi per il potere dell'Impero? Regimi come quelli in Egitto, Iran, e soprattutto in Arabia!
Blondet: Uno dei motivi essenziali per l'intervento Usa in Irak era di liquidare una volta per tutte un vero avversario d'Israele, in grado, nel prossimo futuro, di colpire davvero lo Stato «eletto». In questo senso, l'occupazione è già un successo. Il punto è che, dati i suoi introiti petroliferi e la sua relativa modernità tecnica, l'Irak può tornare a un buon livello di sviluppo entro pochi anni, se lasciato tranquillo. Ecco perché non deve essere lasciato sviluppare, ma retrocesso, a forza di violenze «spontanee», all'età della pietra. Del resto se l'Iraq fosse in pace, che scusa ci sarebbe per mantenervi 160 mila soldati Usa?

D: Siamo a pochi mesi dalle elezioni statunitensi: a «scontrarsi» questa volta vi sono due «fratelli» della «Skull and Bones» di Yale. Nonostante Kerry sia un candidato democratico ho letto qualcosa su di lui che mi ha preoccupato un pochettino: il suo rapporto con Israele e soprattutto con la politica sionista del governo. Mi preoccupa perché ritengo la questione israelo-palestinese una delle cose più importanti da sistemare per il bene non solo del Medio Oriente ma del mondo intero! Fintantoché non risolveremo quel focolaio le cose non potranno migliorare. Lei che mi dice in proposito?
Blondet: Kerry farà le stesse cose di Bush, ma in modo meno irritante per la comunità internazionale. Bush ha portato gli Usa ad un tale isolamento, che contro l'ultima risoluzione di condanna di Israele all'Onu, Washington ha votato contro, insieme ad Israele, all'arcipelago di Palau e alle Isole Marshall (nemmeno Londra e Roma si sono affiancate). Per il resto, Kerry ha già dichiarato che non forzerà mai Israele a processi di pace. E' Israele che comanda sugli Usa!

D: La politica di Sharon nei confronti dei palestinesi è stata molto criticata, da un ministro israeliano. Amnesty international accusa Israele di «crimini di guerra» (e le frange estreme palestinesi per «crimini contro l’umanità»), il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato un'ennesima risoluzione, e il governo spagnolo ha condannato le violenze accadute a Rafah (con oltre 50 morti palestinesi). Gli Stati Uniti in tutto questo fanno orecchie da mercante: ma quanto potere ha Israele per poter fare praticamente ciò che vuole? Non penso che c'entrino le oltre 200 testate atomiche puntate sulle principali città europee. O sbaglio?
Blondet: Ralph Nader ha detto che tutti, nel Congresso come alla Casa Bianca, sono fantocci di Israele. C'è stata una selezione. Chi non è un fantoccio, non viene eletto. Per i particolari del comando israeliano sugli Usa, rimando al mio libro «Chi comanda in America».

D: Il suo ultimo libro è «La strage dei genetisti». Il titolo m'incuriosisce moltissimo e non vedo l'ora di leggerlo. Immagino che tratti della sparizione o del «suicidio» di numerosi scienziati in giro per il mondo. Può, in anteprima per i lettori del sito, anticipare qualcosina su questo suo lavoro?
Blondet: Oltre al dottor Kelly, stranamente «suicida» dopo aver soffiato alla BBC che Blair voleva rapporti più «pepati» sulle armi di massa di Saddam, ci sono stati almeno 24 omicidi di scienziati, biologi e genetisti, coinvolti nella fabbricazione di armi biologiche. E' in corso una guerra segreta, in cui certi Stati competono per competenze rarissime: e quando non riescono a convincere uno scienziato a lavorare per loro, lo uccidono per non lasciarlo al nemico.

*Maurizio Blondet, editorialista del quotidiano Avvenire e autore di numerosi libri su politica, gruppi di potere, terrorismo, massoneria, ecc.
I titoli disponibili nella nostra libreria sono: "Chi comanda in America", "11 settembre: colpo di stato in USA", "Osama bin Mossad", e "La strage dei genetisti" (in arrivo)