Fonte: DestraSociale.org

AN, l'Italia e l'Europa chiedono a gran voce una politica più sociale

Chi ha vinto le elezioni europee? Paradossalmente, pare che sia per la Cdl che per l’Ulivo, le elezioni siano state vinte… E allo stesso tempo perse. A posteriori è un discorso costellato da rimorsi e rimpianti, e forse, per alcuni partiti che compongono la CdL, si tratta inaspettatamente della partita delle occasioni mancate. E probabile che alla fine valga il solito cruccio del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno: tutti si possono accontentare, anche se… La CdL non vince ma comunque regge molto bene, l’Ulivo c’è, ma anch’esso non vince: in fondo è un triciclo, ed un triciclo fa quel che può fare per essere (e restare) un triciclo. Chi invece pare certo abbia perso, è l’est europeo, che ha dimostrato talmente scarso interesse verso l’Europa che ad aver vinto è stato proprio l’astensionismo: se è vero che ha votato il 44,6% degli elettori nell'Ue a Venticinque è anche vero che questa percentuale si abbassa per quel che concerne i nuovi dieci stati membri che hanno fatto registrare un disarmante 28,7%.

Il dato lampante, è che tutti i governi in carica in ogni singolo paese europeo hanno perso, e che tutti i partiti di maggioranza delle rispettive coalizioni di governo hanno subito un drastico calo dei consensi: il tutto, ed è bene precisarlo, senza tener conto del colore dei governi attualmente in carica. Perdono i laburisti di Blair in Inghilterra assieme ai socialdemocratici di Schroeder in Germania; ma perde anche il centrodestra moderato di Aznar in Spagna (sebbene non sia più premier spagnolo) e con esso perde anche il centrodestra liberista di Chirac in Francia (che in ogni caso potrà sempre rifarsi sul criticatissimo Raffarin). In questo contesto una sola maggioranza di governo non è stata battuta: questa maggioranza è quella che rappresenta oggi il governo italiano.

L’andamento europeo dimostra inequivocabilmente che il voto che ha interessato questa consultazione elettorale, ha spinto l’elettorato ad un a scelta ovvia, una scelta che nasce principalmente dalle difficoltà economiche che (a differenza dei più maligni) non riguardavano solo ed esclusivamente l’Italia, ma che invece riguardavano (e riguardano) tutti i paesi dell’Unione. Un voto che esprime un forte segnale, un voto che esprime le difficoltà di un intero continente, un voto che deriva più dal disagio sociale che non dalle scelte fatte individualmente da ogni singolo governo. La guerra in Iraq, probabilmente in questo caso, ha avuto un ruolo che è stato solo marginale, e proprio il caso francese assieme a quello tedesco dimostrano che ad esser stata “punita” dall’elettorato, non è stata la politica estera quanto quella economico-sociale.

In Italia esce sconfitta Forza Italia: l’unico partito che si è avvicinato al tradizionale partito di massa italiano, reo di aver proposto e condotto una politica economica che necessita d’essere rivista, è calato, e forse, assieme al partito del Presidente del Consiglio sono arretrati anche i cosiddetti filoforzisti. Che il tutto inciderà sui rapporti di forza all’interno della CdL (e del Governo) è molto probabile, benché l’interesse si sposterà verso la modalità dei cambiamenti che presumibilmente avverranno in tempi brevi. La linea da adottare dovrebbe essere quella della verifica di Governo, richiesta in passato da AN quale secondo partito della maggioranza e dal partito che, proprio durante queste ultime elezioni, ha fatto registrare il trend di crescita maggiore, ossia l’UDC, che è passato dal 3% al 6% raddoppiando i propri consensi.

Per AN, a seguito dell’elezione più dispendiosa della sua recente storia, si tratta di un risultato obiettivamente soddisfacente. Se da un lato non ha sfondato laddove Forza Italia ha perso consenso, dall’altro è anche vero che non ha perso terreno a livello nazionale, e altro dato da rilevare, non ha neppure perso punti a favore dei partiti collocati più a destra. Si ridefinisce invece lo scacchiere interno: la destra sociale, componente e anima rappresentata da Alemanno e Storace, vince, anzi stravince. Al nord Berlato ottiene un successo che lo riconferma meritatamente al Parlamento Europeo, al centro invece altra importantissima riconferma per Roberta Angelilli, e altro dato importante, il risultato di Alessandro Foglietta neo eletto in Europa. Al sud l’elemento chiave è stato segnalato dall’importante successo del ministro Alemanno, che con 235.188 voti rappresenta essere il secondo candidato più votato dopo il Gianfranco Fini.

Dal futuro di AN al futuro del Governo il passaggio è breve. Serve senza dubbio una nuova spinta a questo Governo, ma è anche vero che alcune direttive, alcune strade, devono essere assolutamente riviste. Un governo che deve correggere la rotta (a due anni dalla scadenza del mandato non è troppo tardi) soprattutto attraverso il risultato elettorale di AN, che ha dimostrato di come l’elettorato senta il bisogno di una politica essenzialmente più sociale e più vicina ai problemi delle famiglie, sia quelle che vivono fra le difficoltà economiche del mondo del lavoro e dei costi per i beni di prima necessità, sia quelle che non possono nascere a causa delle troppe e profonde incertezze economiche. AN deve farsi portatrice in prima istanza della verifica di Governo, per una politica che sia meno liberale e profondamente più sociale. Proprio come hanno chiesto gli elettori.