La polemica Il premier di Ankara chiede scuole e università per la minoranza
Erdogan ai turchi tedeschi «L' assimilazione, un crimine»
Dura risposta della Merkel: «Sono io la loro cancelliera» *** I conservatori all' attacco in Germania. E c' è chi chiede di rivedere l' adesione della Turchia all' Ue
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO - Nemmeno Helmut Kohl, nei gloriosi anni 1989 e 1990, era risuscito ad avere 20 mila tedeschi a un comizio. Era appena caduto il Muro, ma le manifestazioni oceaniche, da queste parti, non vanno. Recep Tayyip Erdogan, primo ministro turco, nel suo lungo viaggio in Germania di questi giorni, è invece riuscito ad avere questo e altro. A Colonia, in uno stadio, almeno due decine di migliaia di cittadini tedeschi di origine turca sono andati a salutarlo, festeggiarlo, in qualche caso osannarlo. E lui si è rivolto alla folla come se fosse il suo primo ministro. Ha scaldato i cuori della minoranza etnica più consistente della Germania - quasi due milioni e mezzo di persone: ha parlato del lutto per i nove morti, turchi, di un incendio in un edificio di Ludwigshafen, che la stampa di Ankara dice essere doloso ma del quale la polizia tedesca non ha ancora stabilito le cause; ha invitato il suo popolo emigrato a non dimenticare la lingua e la cultura d' origine; ha parlato in continuazione di «noi turchi» e «loro tedeschi». Infine, è riuscito a eccitare anche il resto della Germania. Integratevi nel Paese che vi ospita, ha sostenuto, ma non fatevi assimilare, perché «l' assimilazione è come un crimine contro l' umanità»: frase che ha fatto esplodere le proteste in tutto il Paese. Il clima era abbastanza surriscaldato: il giorno prima, già in terra tedesca, aveva proposto di aprire scuole e università turche in Germania, con insegnanti turchi. Proposta presa maluccio dalla maggioranza dei politici locali, soprattutto cristiano-democratici. L' incontro con la cancelliera Angela Merkel che è seguito è stato piuttosto teso e per nulla usuale anche nelle dichiarazioni finali. Frau Merkel ha ricordato a Erdogan che, in Germania, la cancelliera è lei, anche dei cittadini di origine turca, non lui. In più, è entrata nel merito della questione turca, che nel Paese è il perno attorno al quale si sviluppa tutto il dibattito sui temi dell' immigrazione e sui modi di integrare chi arriva. «Mi fa piacere - ha detto la cancelliera rivolgendosi a Erdogan - che si dica a favore dell' integrazione e dell' imparare la lingua tedesca, ma una vita di lungo periodo in un Paese significa anche un' accettazione più forte dei suoi costumi. Non credo che siamo arrivati alla fine di questa discussione»: per dire che le sue idee su come entrare e stare in Germania sono diverse da quelle del primo ministro din Ankara. Non solo: ha sostenuto che non ha nessuna intenzione di vedere i bambini di origine turca andare a una scuola dove imparano il tedesco «come quinta lingua straniera». Scontro serio, di contenuto, insomma: integrazione contro assimilazione. Il problema, serio non solo in Germania, è esploso sulla stampa e tra i politici, soprattutto quelli cristiano-democratici (come Frau Merkel) che molto spesso fanno di questo tema il cuore delle loro campagne elettorali locali (non sempre con successo). Erwin Huber - il leader della Csu, il partito bavarese alleato della Cdu a livello nazionale - ha preso il discorso di Colonia per attaccare Erdogan e sostenere che il processo di adesione della Turchia all' Unione europea deve essere riconsiderato. Il premier bavarese Günther Beckstein, anch' egli della Csu, ha detto che un buon cittadino, in Germania, deve «imparare il tedesco e parlarlo in famiglia». In generale, i mezzi di informazione hanno giudicato populista e pericoloso l' approccio del primo ministro turco alle relazioni tra gli immigrati e il resto della società in Germania. Ma la questione, dopo il passaggio di Erdogan, è in termini nuovi: integrare o assimilare? Danilo Taino * * * 2,5 milioni i turchi che vivono in Germania. Sono la minoranza tedesca più grande
Taino Danilo
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(13 febbraio 2008) - Corriere della Sera
http://archiviostorico.corriere.it/2...80213025.shtml