“Antisemitismo”. Mito e realtà

Mr Hyde

In un clima da “Giornata della Memoria” 365 giorni l’anno, giovedì 19 febbraio il Parlamento europeo ha ospitato l’ennesima puntata di una telenovela che va in onda da sessant’anni, ma che in questi ultimi tempi viene riproposta - con sempre nuove ed inedite trovate ad effetto - ad un ritmo parossistico, intollerabile anche per il più misurato dei caratteri.

Di fronte ad un’assemblea riformata in Gran Sinedrio dell’ebraismo internazionale (che, da apolide qual era quando la telenovela ebbe inizio a fine 800, oggi dispone di una base territoriale, il cosiddetto “Stato d’Israele”), il Mortadellone di Bologna sul cui capo pende l’accusa di aver maneggiato con leggerezza certi sondaggi (ammesso che tutta la storia non sia stata una pantomima per sollevare il “caso”), il Mortadellone, dicevamo, ha condannato per la milionesima volta l’”antisemitismo” assimilandogli talune critiche allo Stato d’Israele e rassicurando i molti rabbi presenti che presto l’UE adotterà “provvedimenti concreti” (come già promesso dall’omino omonimo dei tortellini nel corso dell’epocale vergognosa tournée) affinché non sia più possibile “banalizzare l’olocausto”, “pietra fondante” (assieme alle “radici giudaico-cristiane”?) dell’Europa che egli e i suoi burocrati stanno massacrando per conto di chi li ha insediati sul seggiolone di Bruxelles (senza che nessuno li abbia mai eletti).

“Provvedimenti concreti” affinché non sia più possibile “banalizzare l’olocausto”, in parole povere significa Eurogalere a fauci spalancate per tutti coloro che a discrezione di chi dovrà stabilire l’avvenuto reato di “banalizzazione” saranno indicati di volta in volta al pubblico ludibrio quali perturbatori della Morale Unica Europea, ovvero della Religione dell’Olocausto; religione parodistica ricalcata sul concetto di Messia che presto dopo le prove tecniche liturgiche - avrà anche il suo tempio in Roma, ovvero il Museo dell’Olocausto, per il cui finanziamento caso unico nella storia la televisione di Stato, nel corso della “Partita della memoria”, ha fatto scorrere in sovrimpressione gli estremi bancari per far versare l’obolo a “gentili” cotti a puntino: mica se lo fanno con i loro soldi il museo. chiamali scemi!
Chi ha già sentito parlare di “Mandato di cattura europeo” (agognato dai masochisti malati di antiberlusconite cronica) avrà già fatto due più due, e cioè che non ci sarà neppure bisogno che il reato di “banalizzazione dell’olocausto” venga introdotto nei codici penali di ogni singolo Paese incluso nell’UE; basterà così che il sig. Rossi, autore di studi sulle persecuzioni antiebraiche nella Germania hitleriana non dotati dell’imprimatur della casta degli storici cortigiani, si trovi a spasso per Parigi o Berlino e che un magistrato locale punti a far carriera, e per lui avrà inizio un’autentica Via Crucis.

Il sig. Rossi dell’esempio, è bene dirlo, vive in un Paese che al momento ha ‘solo’ la Legge Mancino, la quale non permette - pena la galera - d’intavolare alcun discorso politico impostato sulle differenze etniche o religiose, o semplicemente di esprimere pubblicamente un rifiuto della cosiddetta “società multietnica” made in Usa, oppure la superiorità di una religione rispetto ad un’altra (anche se per la denigrazione dell’Islam pare esistere un’eccezione.). Ma a tutt’oggi, per fortuna (probabilmente perché il Vaticano tiene duro), in Italia uno studioso può affrontare il tema delle persecuzioni antiebraiche nella Germania hitleriana giungendo sano e salvo alle conclusioni cui la sua ricerca lo conduce; e se alla fine dell’esame di tonnellate di documenti, di studi demografici, di testimonianze e di perizie tecnico-chimiche giunge alla conclusione che gli ebrei morti furono al massimo alcune centinaia di migliaia e, per di più, non per l’utilizzo delle famigerate camere a gas, nessun giudice lo spedisce in galera. Per lui, adesso, c’è solo la morte civile: nessuna cattedra universitaria, nessuna grande casa editrice, nessun finanziamento, diffamazione della propria persona e travisamento dei risultati delle proprie ricerche, rischi per l’incolumità fisica sua e dei suoi familiari. Ma per i fautori della Religione dell’Olocausto questo è ancora poco.

Naturalmente la maggioranza del gran pubblico non conosce una riga degli studi degli storici “revisionisti” (e non “negazionisti”, poiché nessuno nega che persecuzioni vi siano state). La situazione non migliora neanche tra gli studenti universitari, che, anzi, portati come sono a credere di essere dei gran cervelloni, sono quanto mai refrattari ad ogni cosa venga ad intaccare questa loro certezza inculcata sin dall’asilo a colpi di proiezioni, ricerche, seminari, deportazioni ad Auschwitz (e mai ad altri campi dove gli ebrei non erano maggioranza, per non parlare dei campi sovietici o delle città rase al suolo dai “liberatori” democratici). Il tutto si consuma a danno della formazione di una cultura degna d’esser chiamata tale, perché non si venga a dire che la scuola, rimpinzando di banale propaganda i nostri ragazzi, svolge il ruolo di dispensatrice di cultura. In queste fabbriche d’indottrinamento della nostra gioventù s’insegna perciò che una sequela di banalità quali i 6 milioni 6, le camere a gas e i dogmi accessori del mito dell’olocausto ebraico è giusto che vengano sottratti ad ogni discussione razionale e messi sotto chiave, per legge, mentre per tutto il resto dello scibile umano si dice che è ammessa la critica, anche radicale.

In questo teatro dell’assurdo, ogni banalità, dalle testimonianze più inverosimili alle impossibilità pure e semplici, assurge al rango di prova documentale, con buona pace del metodo storico. Con il reato di “banalizzazione dell’olocausto” i magistrati lavoreranno a braccetto con gli storici di regime, consulenti dell’accusa per giustificare il già deciso in partenza (questo, a dire il vero, è già accaduto alcuni anni nel processo contro il Fronte Nazionale), e non si capisce quindi perché, a quel punto, su Napoleone non saranno abilitati scrivere la parola definitiva ed indiscutibile solo i suoi discendenti, sul Fascismo solo i reduci della Rsi, sull’Islam solo dei gran mufti nominati direttamente alla Mecca. Logica conseguenza sarebbe la fine della Storia, consegnata per sempre in volumi pieni zeppi di banalità.
Banalità per gente che serve banale in un mondo dov’è reato anche l’impossibile: la banalizzazione di una banalità.


Tratto da Rinascita