dal quotidiano di Torino e della famiglia Agnelli...

" La Stampa del 08/07/2004


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Il sospetto del Cavaliere: anche Casini vuole farmi fuori
Poche parole sussurrate a Fini: "Lui e Follini puntano alla crisi o a un mio logoramento"

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Roma - Guarda caro Marco che se tu perseveri con l'ipotesi dell'appoggio esterno e si arriva alla crisi, poi si va dritti alle elezioni e tu ti assumi, da solo e per intero, la responsabilità di una possibile sconfitta della coalizione. Questo ti sia chiaro". Parola di Silvio Berlusconi. "Comprendo Silvio, ma le Camere non le scioglie ancora il presidente del consiglio". Parola di Marco Follini. Già, alla fine il copione è stato il solito, quello che normalmente contraddistingue i dialoghi impossibili tra il Cavaliere e il capo dei neo-dc sempre zeppi di minacce. I due non si detestano, per alcuni versi si stimano, ma inutile nasconderselo, parlano lingue diverse. Non riescono proprio a comunicare. E il personaggio che ieri doveva fare la parte del traduttore, Gianfranco Fini, malgrado gli sforzi non è riuscito a far cadere tutte le barriere dell'incomprensione.
Eppure il premier si era preparato bene all'incontro. I suoi consiglieri gli avevano spiegato che doveva fare ancora un tentativo per portare Follini nel governo e Berlusconi aveva accettato il suggerimento, anche se aveva qualche dubbio: "E se poi si dimette?". Altro elemento da portare nell'incontro era l'idea di dare un ministero all'Udc siciliana di Totò Cuffaro che in mattinata gli aveva addirittura telefonato. E a chi gli chiedeva se Gianfranco Miccichè si sarebbe ancora opposto, Berlusconi aveva risposto netto: "Non ci saranno problemi".
Per cui all'appuntamento a Palazzo Chigi, all'ora di pranzo, il premier si era presentato con un lungo elenco di lusinghe, convinto che dopo tanti scontri inutili, se non dannosi, forse era arrivato il momento di preferire la carota al bastone. "Io sono disponibile su tutto - ha esordito -. L'importante è arrivare ad un accordo che ci eviti nuove polemiche in futuro. Che troviamo subito un'intesa sul Dpef, e quindi sulla manovra fiscale, perché non abbiamo molto tempo. A quel punto, trovata l'intesa generale io sono pronto anche a lasciare l'interim dell'Economia e a spacchettare le deleghe del ministero. Dando magari le Finanze e il Tesoro alla Moratti, e una serie di deleghe ad altri. Però, dobbiamo arrivare ad un'intesa sull'Economia, sulla Devolution e a quel punto puoi anche tu, caro Marco, scrivere una nuova legge elettorale proporzionale e intestartela come io farò con quella che riduce le tasse... Anzi, secondo me sarebbe anche opportuno che tu entrassi al governo...".
Ma niente da fare. Follini è tornato a ripetere il leit motiv della svolta che non c'è. "Qui - ha osservato - continua ad esserci un eccesso di ottimismo. Bisogna fare chiarezza sui conti e dire al paese le cose come stanno. Dare un nuovo slancio al governo. Tutte cose che non vedo. Anche la proposta di entrare al governo che mi fai, che senso ha? Vedi, se fosse arrivato Monti o, magari, entrasse Fazio, io non potrei rifiutare un ministero, dovrei anch'io fare la mia parte. Ma se non cambia niente...".
Parole lasciate in sospeso, ma che hanno cambiato l'atmosfera dell'incontro. Con Fini che tentava di mediare, spiegando a Follini le ragioni del Cavaliere, e con Berlusconi che cominciava a dare segni di impazienza. Quando poi poco prima delle 15 è arrivata la notizia che Standard and Poor's aveva abbassato il rating dell'Italia, il premier ha cominciato ad usare anche il veleno: "Vedi, questi sono i risultati dei litigi che tu provochi". Poi, per evitare l'ennesimo scontro verbale, Berlusconi è tornato a lusingare. "Io proprio non capisco cosa vuoi - ha osservato -.
Qui siamo tutti sulla stessa barca, sempre che tu non ne abbia scelta un'altra. Per cui un'intesa forte, fino al 2006 serve a tutti. Raggiunta questa intesa io ho tutta l'intenzione di dare una rappresentanza più forte al governo anche a voi. Del resto non ho mai fatto delle scelte basandomi sul manuale Cencelli. Sono sempre stato generoso. Vi interessa la scuola per Buttiglione? Se ne può parlare. Un ministero per Baccini, magari i trasporti? Se ne può discutere. Un ministero ad un vostro esponente siciliano? Anche. Io, ad esempio, ho offerto più di una volta il ministero della Difesa a Fini. E' lui che ha detto no. Comunque, il punto non sono i posti. Su quello un'intesa si raggiunge sicuramente. Ma ritrovare attorno ad un programma forte un vero spirito di coalizione".
Tutto quel ben di Dio che avrebbe fatto felici molti democristiani, non ha, però, neppure scalfito la posizione di Follini. "Quello che dici - ha spiegato - non ci farà vincere le elezioni. Noi dobbiamo dare all'opinione pubblica l'impressione di un cambiamento importante. Riconquistare la fiducia. Ad esempio, già nominare in tempi brevi un nuovo consiglio d'amministrazione della Rai, sarebbe un segnale rilevante".
Come un'anguilla Follini era sfuggito ancora una volta alla presa del premier moltiplicando i problemi. "Sulla Rai vedremo - è stata la risposta di un Berlusconi sempre più teso -, ma intanto mi devi dare una risposta chiara: sei pronto a siglare un accordo forte su tutto, a cominciare dal Dpef fino alla devolution, o no?". Niente da fare. Il capo dei neo-dc ha continuato a tergiversare coprendo una "non risposta" con le sue dissertazioni e costringendo Berlusconi a mettere da parte le lusinghe e a tirare fuori il suo armamentario di minacce. Così il colloquio da "chiarificatore" è diventato "interlocutorio".
Nulla è compromesso, ovviamente, ma ieri dopo l'incontro Follini ha detto ai suoi: "Ad ora non ci sono le condizioni per un'intesa". Mentre il premier rimasto a Palazzo Chigi ha sussurato a Fini: "Follini e Casini hanno un altro disegno. Puntano alla crisi o ad un mio logoramento. Vogliono farmi fuori. Vedremo se è così, o no". Qualche ora più tardi il premier si è impo4o davanti alla delegazione dei costruttori un atteggiamento più ottimista: "Vedrete entro qualche giorno nominerò anche il nuovo ministro dell'Economia". Una promessa a cui ha fatto seguire, però, una chiosa laconica seguita da un sospiro quanto mai significativo: "Benedetto il tempo in cui facevo l'imprenditore".
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Saluti liberali