08.07.2004
Il Congresso Usa sconfessa Bush: basta sanzioni a Cuba
di Roberto Rezzo
Schiaffo del Congresso alla Casa Bianca sulle sanzioni contro Cuba. L'ultimo pacchetto di restrizioni, deciso dall'amministrazione Bush per «indebolire Fidel Castro», è stato in gran parte cancellato dal voto parlamentare appena una settimana dopo la sua entrata in vigore. Dal 1 di luglio infatti il nuovo regolamento del dipartimento al Commercio proibiva di spedire verso l'isola generi d'abbigliamento, sementi, farmaci per uso veterinario e ingredienti impiegati per la fabbricazione del sapone. Non solo, limitava le spedizioni di aiuti da parte dei familiari che vivono negli Stati Uniti ai soli parenti di primo grado, escludendo per esempio zii e cugini.
Il limite per l'invio di generi non alimentari, veniva portato da un pacco al mese per persona a un pacco al mese per nucleo familiare.
È opinione consolidata tra gli esperti internazionali che 40 anni di embargo economico nei confronti di Cuba non hanno affatto indebolito Castro politicamente, piuttosto gli hanno fornito una stampella. George W. Bush ha sempre giustificato le sanzioni come uno strumento per difendere i diritti umani, ma soprattutto ha assecondato le richieste degli esponenti anti castristi tra la comunità di esuli cubani che vive in Florida. Una tattica elettorale che questa volta non ha funzionato. «Bush ti aspettiamo a novembre», gridava la protesta partita da Little Habana per le strade di Miami.
La maggioranza repubblicana al Congresso ha capito l'antifona e ha votato con le opposizioni una repentina marcia indietro. Punire Fidel Castro ha sempre garantito consensi tra la comunità degli esuli cubani, bacino elettorale del Partito repubblicano, che a loro si presenta con le migliori credenziali di lotta al comunismo.
Le nuove restrizioni tuttavia hanno suscitato indignazione, specialmente tra i nuovi immigranti, i cui legami con i familiari rimasti sull'isola sono più forti. «Perché mai dovremmo applicare regole che sono così apertamente contro la famiglia? - si è domandata polemicamente Jo Ann Emerson, deputata repubblicana del Missouri - Credo che in questo modo si finisca con l'alienare la simpatia degli esuli cubani, che pure hanno sempre sostenuto il presidente per la sua fermezza contro il regime castrista».
«Le nuove misure sono cattive leggi e cattiva politica», ha dichiarato Joe Garcia, direttore esecutivo della Cuban American National Foundation. «Siamo daccordo con la politica dell'amministrazione Bush nei confronti di Cuba al 99 percento. Ma questi provvedimenti sono inutili per combattere il regime e arrecano danno alla nostra gente, indeboliscono le famiglie». La comunità cubana di Miami sta facendo pressioni perché il Congresso riveda anche le restrizioni imposte dalla Casa Bianca per i viaggi verso l'Isola, e lo fa consapevole di avere in mano un pacchetto di voti che potrebbe essere decisivo per l'esito delle prossime presidenziali.
I democratici non hanno mai fatto molta campagna elettorale tra i cubani, ma questa volta hanno un argomento da giocare. «Basta spostare qualche migliaio di voti per far cambiare il vincitore», ammonisce Garcia.
Le visite permesse dei cubani che vivono negli Stati Uniti ai parenti nell'isola sono state ridotte da una all'anno a una ogni tre anni, e per partire ora occorre essere muniti di una speciale licenza. Questo significa che un cubano residente negli Stati Uniti, tornato all'Avana per assistere al funerale del padre, l'anno dopo non potrà andare a quello della madre.
Drasticamente ridotto anche il massimale giornaliero che può essere speso durante la permanenza a Cuba: da 165 a 50 dollari al giorno. «Quest'anno vado a votare e voto per Kerry. Mi spiace Mr. Bush, ma questa volta in Florida perdete di sicuro», assicura Maricela Alvarez, 56 anni, da poco ottenuta la cittadinanza americana. La scorsa settimana ha saputo che di non poter andare a trovare il figlio, il nipote e l'anziana madre che sono rimasti sull'isola. Intanto un convoglio di aiuti umanitari è stato fatto arrivare questa settimana dagli Stati Uniti a Cuba passando per il Messico.
«Sono 14 anni che utilizziamo questo sistema per aggirare l'embargo», ha dichirato Lucius Walker, direttore esecutivo di Pastors for Peace (Pastori per la pace), un'organizzazione che si batte per la fine delle sanzioni economiche contro Cuba e che invita alla disobbedienza civile contro le restrizioni imposte dall'amministrazione Bush.