...dai terroristi suicidi
Un parere astratto
La corte internazionale dell’Aia ha espresso un verdetto consultivo in cui chiede all’Onu di imporre a Israele la distruzione del muro di difesa al confine con la Cisgiordania perché “illegale”. Sul piano pratico l’effetto del pronunciamanto è pressoché nullo. La decisione spetta al Consiglio di sicurezza, dove gli Stati Uniti possono esercitare, come hanno già fatto in varie occasioni simili, il diritto di veto.
Il commento del presidente Bush, contrario, è supportato dal parere analogo espresso da esponenti dell’opposizione democratica, a cominciare da Hilary Clinton, il che fa ritenere che, se necessario, il veto ci sarà.
Dal punto di vista pratico il muro funziona.
Dove è stato già costruito gli attentati terroristici provenienti dalla Samaria sono calati da 26 a 3 l’anno, e le vittime sono diminuite del 70 per cento. I danni umanitari per i palestinesi, richiamati anche da Javier Solana, dovrebbero essere paragonati anche agli effetti delle stragi terroristiche, ma questo aspetto, almeno altrettanto umanitario non è stato considerato dalla corte.
D’altra parte a preoccuparsi dei danni subiti dai palestinesi c’era stata la Corte suprema israeliana, perché Israele è uno Stato di diritto, e il governo di Gerusalemme rispetterà le indicazioni di modifica del tracciato prescritte. Quindi il danno prodotto dalla sentenza sarà soprattutto politico, il leader palestinese potrà continuare a sostenere di essere dalla parte della vittima e a rifiutare di contrastare il terrore, impedendo con ciò di far progredire il processo di pace tracciato dalla road map.
Questo accade proprio in una fase in cui Yasser Arafat comincia a essere pesantemente messo in discussione tra i palestinesi e nella sua stessa organizzazione al Fatah.
Il giovane Mohammed Dahlan, già capo di uno dei servizi di sicurezza dell’Anp, moderato, ha vinto le elezioni interne al movimento in corso a Gaza a più tornate a partire dal 26 maggio scorso, al punto che Arafat ha tentato, inutilmente, di bloccare il voto. Il cambio della leadership palestinese e il contrasto efficace al terrorismo sono le condizioni per tornare a una trattativa, sia sul ritiro israeliano da Gaza, sia sulla Cisgiordania.
Ariel Sharon è minacciato di morte dagli estremisti israeliani per la sua politica, che invece trova consensi tra le “colombe” laburiste. Mentre al riparo del muro riparte la possibilità di una politica di pace, i soloni dell’Aia rischiano di abbatterla.
saluti