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Risultati da 1 a 7 di 7

Discussione: Guai a difendersi...

  1. #1
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    Predefinito Guai a difendersi...

    ...dai terroristi suicidi

    Un parere astratto
    La corte internazionale dell’Aia ha espresso un verdetto consultivo in cui chiede all’Onu di imporre a Israele la distruzione del muro di difesa al confine con la Cisgiordania perché “illegale”. Sul piano pratico l’effetto del pronunciamanto è pressoché nullo. La decisione spetta al Consiglio di sicurezza, dove gli Stati Uniti possono esercitare, come hanno già fatto in varie occasioni simili, il diritto di veto.
    Il commento del presidente Bush, contrario, è supportato dal parere analogo espresso da esponenti dell’opposizione democratica, a cominciare da Hilary Clinton, il che fa ritenere che, se necessario, il veto ci sarà.
    Dal punto di vista pratico il muro funziona.
    Dove è stato già costruito gli attentati terroristici provenienti dalla Samaria sono calati da 26 a 3 l’anno, e le vittime sono diminuite del 70 per cento. I danni umanitari per i palestinesi, richiamati anche da Javier Solana, dovrebbero essere paragonati anche agli effetti delle stragi terroristiche, ma questo aspetto, almeno altrettanto umanitario non è stato considerato dalla corte.
    D’altra parte a preoccuparsi dei danni subiti dai palestinesi c’era stata la Corte suprema israeliana, perché Israele è uno Stato di diritto, e il governo di Gerusalemme rispetterà le indicazioni di modifica del tracciato prescritte. Quindi il danno prodotto dalla sentenza sarà soprattutto politico, il leader palestinese potrà continuare a sostenere di essere dalla parte della vittima e a rifiutare di contrastare il terrore, impedendo con ciò di far progredire il processo di pace tracciato dalla road map.
    Questo accade proprio in una fase in cui Yasser Arafat comincia a essere pesantemente messo in discussione tra i palestinesi e nella sua stessa organizzazione al Fatah.
    Il giovane Mohammed Dahlan, già capo di uno dei servizi di sicurezza dell’Anp, moderato, ha vinto le elezioni interne al movimento in corso a Gaza a più tornate a partire dal 26 maggio scorso, al punto che Arafat ha tentato, inutilmente, di bloccare il voto. Il cambio della leadership palestinese e il contrasto efficace al terrorismo sono le condizioni per tornare a una trattativa, sia sul ritiro israeliano da Gaza, sia sulla Cisgiordania.
    Ariel Sharon è minacciato di morte dagli estremisti israeliani per la sua politica, che invece trova consensi tra le “colombe” laburiste. Mentre al riparo del muro riparte la possibilità di una politica di pace, i soloni dell’Aia rischiano di abbatterla.

    saluti

  2. #2
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    Predefinito Il Muro, la nave dei profughi e...

    …la mattanza

    In Sudan è in corso l’ennesima mattanza, questa volta senza apparenti motivazioni religiose, visto che si tratta di una strana pulizia etnica praticata da milizie arabe sostenute dal governo contro la popolazione musulmana delle estreme aree occidentali del paese.
    La comunità internazionale e l’Unione europea, impegnate nel cercare di stabilizzare la tregua fra nord islamico e sud cristiano e animista, hanno a lungo fatto finta di non accorgersi di questa nuova emergenza.
    In questa tragedia semioccultata, come ha denunciato recentemente il presidente della Camera, si inserisce l’episodio della nave Cap Anamur, di un’organizzazione umanitaria tedesca, che ha raccolto 37 persone che si dicono profughe di quella zona.
    Fermati in acque internazionali, questi profughi dovrebbero essere portati in patria dai volontari tedeschi oppure accolti dal paese più vicino, che è Malta, o dall’Italia o dalla Libia.
    La Germania, che sta discutendo una controversa legge sull’immigrazione (simile alla Bossi-Fini), non ne vuole sapere. L’Italia sostiene che spetta a Malta, Malta alla Libia.
    L’Unione europea, tanto per cambiare, tace.
    A emanare proclami umanitari si fa presto, quando si tratta di dirimere una questione spinosa tra Stati membri, meglio voltarsi dall’altra parte.
    Nel Parlamento italiano la questione è stata portata da Luciano Violante, che ha intimato al governo di accogliere i 37 “per evitare che si compiano tragedie”.
    La tragedia c’è nel Darfur, ma non certo a bordo della Cap Anamur.
    Passare dall’inferno della guerriglia sudanese a una nave rifornita dalla marina militare, dove si svolgono conferenze stampa e bisogna persino difendersi dalle visite dei turisti, sembra piuttosto un trasferimento dall’inferno al paradiso.
    Sul piano giuridico l’Italia non ha obblighi.
    Ma alla fine, c’è da scommetterci, i 37 finiranno da noi, che ci commuoviamo per quelli che vediamo in faccia in televisione e non per i milioni di vittime vere, ma meno telegeniche.
    Intanto l’Europa continua a fare il pesce in barile, non solo sulla navicella, ma sulla pulizia etnica di massa.

    alzi la mano chi è orgoglioso di "questa Europa".

    saluti

  3. #3
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    Predefinito

    Con perfetto sincronismo.....attentato suicida a Telaviv ad opera di un militante del partito di Arafat (all'Aja deve essere uno sconosciuto, detto criminale stragista) ha procurato 1 morto e 21 feriti. C'è sempre qualcuno che riesce a passare lo stesso, un filtro che funziona al 90%, è tuttavia un buon filtro.

    Shalom

  4. #4
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    Predefinito Re: Guai a difendersi...

    [QUOTE]In origine postato da mustang
    [B]...dai terroristi suicidi

    Un parere astratto
    La corte internazionale dell’Aia ha espresso un verdetto consultivo in cui chiede all’Onu di imporre a Israele la distruzione del muro di difesa al confine con la Cisgiordania perché “illegale”. Sul piano pratico l’effetto del pronunciamanto è pressoché nullo. La decisione spetta al Consiglio di sicurezza, dove gli Stati Uniti possono esercitare, come hanno già fatto in varie occasioni simili, il diritto di veto.


    MUstang,

    la notizia sul parere della corte internazionale dell'Aia è stato enfatizzato dalla stampa di centro sinistra e progressista in genere perchè questo SuperStato,senza responsabilità vere non rischia nulla ma riesce a demonizzare lo Stato d'Israele che lotta per la sua sopravvivenza.
    Riguardo all'ONU sia chiaro che in essa ci sono molti poteri che hanno interessi contrapposti.
    Se il parere è stato chiesto dall'Assemblea(la cui maggioranza è composta di Stati non democratici) ce ne possiamo star tranquilli perchè il Consiglio non muoverà un dito per far crescere l'influenza dell'Assemblea o del Seggretario Annan.
    Non cvi sarà bisogno di alcun veto perchè tutti i membri del consiglio quando avranno i loro problemi da risolvere non chiederanno pareri nè all'Assemblea nè ad altre corti di giustizia dove si pretende di piegare la ragion politica alla ragione di una Magistratura che ha sempre il progetto di realizzare una sua politica ,una sua Repubblica Platonica Mondiale di cui i magistrati vorrebbero essere i custodi.

  5. #5
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    Predefinito

    In origine postato da antonio
    ariecco la teoria del complotto cosmico dei marziani filoplatonici...
    ..la cosa bella di voi bananas e' che vivete perennemente in una realta' fumettistica...
    Tipo i "Pronipoti"...

  6. #6
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    Predefinito Quando le sentenze sono...

    ..."fondamentaliste"

    Al direttore - La lettura del dispositivo della sentenza della Corte di giustizia dell’Aia che ha definito illegittima la Barriera
    israeliana, è agghiacciante e costituisce unterribile precedente di diritto, paragonabile, nella storia dell’antisemitismo della legislazione internazionale, solo al libro Bianco inglese del 1939 che decretò il blocco dell’immigrazione ebraica in Palestina alla vigilia di Auschwitz.
    Non è infatti assolutamente vero che la Corte – come si è letto
    in quasi tutti i commenti – non abbia tenuto conto del diritto alla protezione di Israele dagli atti di terrorismo originati nei
    Territori e attuati in Israele. La Corte ha ampiamente trattato il punto, ma ha decretato che esso non valga, in punta di diritto;
    la Corte ha colto esattamente il nodo giuridico e di fatto, ma ha cinicamente stabilito che non è vero quel che è palesemente vero,
    cioè che la Barriera ha diminuito del 90 per cento gli atti terroristici palestinesi.
    Ma soprattutto la Corte si è fatta scudo, con uno stile da azzeccagarbugli, della mancata definizione da parte della legislazione internazionale del fenomeno terrorista e, forte di questa carenza, irride il diritto-dovere di Israele di difendere la vita dei suoi cittadini.
    L’infiltrazione terrorista palestinese non proviene infatti da un altro Stato, ma la legislazione internazionale prevede solo e unicamente questo caso (art. 51 della carta delle Nazioni Unite) e quindi non contempla norme sulla infiltrazione terrorista da un Territorio sotto il regime legale di occupazione (come è la West Bank).
    La Corte (che è struttura dell’Onu) non chiede quindi, come avrebbe dovuto fare, che questo vuoto venga colmato, ma giudica lo stesso.
    Ai 14 giudici dell’Aia (il 15°, statunitense si è opposto) non interessa che il terrorismo sia nemico da battere su scala planetaria, che Israele soffra come nessun paese al mondo le sue ferite. Cinicamente, burocraticamente sanciscono che siccome il diritto internazionale prevede solo aggressioni terroristiche provenienti da un altro Stato, nessun paese ha diritto di “inventare” tecniche di difesa, come la Barriera, che riducano radicalmente l’attività terroristica. Il senso di voluta e indebita provocazione politica della sentenza è immediato: solo se i Territori fossero non più sotto controllo di Israele, ma di un Stato palestinese sovrano, la Barriera anti terrorista potrebbe essere legittimata (naturalmente entro i propri confini).
    Questi i passi della sentenza che ne costituiscono il baricentro:
    “L’articolo 51 della carta delle Nazioni Unite, riconosce l’esistenza di un inerente diritto all’autodifesa in caso di attacco armato di uno Stato contro un altro Stato. Comunque, Israele non sostiene che gli attacchi ai quali è esposto siano imputabili a uno Stato straniero. La Corte rileva anche che Israele esercita controllo nel Territorio ìalestinese occupato e che, come Israele stessa afferma, la minaccia alla quale si riferisce per giustificare la costruzione del muro si origina all’interno e non all’esterno, di quel territorio. La situazione si rivela quindi differente da quella contemplata dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza 1368 (2001) e 1373 (2001) e pertanto Israele non potrebbe in alcun caso invocare tali risoluzioni a sostegno della sua pretesa di esercitare diritto di autodifesa […] Alla luce del materiale presentato, la Corte non è convinta che la costruzione del muro lungo il percorso scelto fosse il solo mezzo per salvaguardare gli interessi di Israele contro il pericolo invocato come giustificazione della sua costruzione. Sebbene Israele goda del diritto, e invero abbia il dovere, di rispondere ai numerosi e mortali atti di violenza rivolti contro la sua popolazione civile, al fine di proteggere la vita dei suoi cittadini, le misure adottate devono rispettare la legislazione internazionale applicabile. Israele non può fare appello a un diritto all’autodifesa o a uno stato di necessità misconoscendo l’erroneità dei presupposti della costruzione del muro. La Corte conseguentemente ritiene che la costruzione del muro e l’annesso regime siano contrari alla legislazione internazionale”.
    Si prenda la legittimazione secondo il diritto coranico degli attentati-sucidi in Israele e in Iraq, definita da Mohammed al Tantawi, Imam della moschea di al Azhar del Cairo (il Foglio del 10.07.04) e si vedrà che la coincidenza, in punto di diritto, tra la Corte dell’Aia e la shar’ia fondamentalista, è totale.

    Carlo Panella su il Foglio del 13 luglio

    saluti

  7. #7
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    Predefinito

    " 24-02-2005
    “Errata e superata” la sentenza dell’Aja sulla barriera difensiva

    Lo Stato d’Israele ha ufficialmente respinto mercoledì il parere consultivo sulla barriera difensiva emesso nel luglio scorso dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja in quanto pregiudizialmente ostile a Israele. Il parere della Corte dell’Aja era fondato su dati errati e obsoleti e condannava la barriera in blocco, anziché considerarla nelle sue diverse parti.
    La presa di posizione, che rappresenta la prima risposta ufficiale dello Stato d’Israele alla decisione della Corte dell’Aja, è stata presentata da Osnat Mandel, capo della Sezione Alte Corti dell’Ufficio del Procuratore Generale, e da Avi Licht, consulente del Procuratore Generale.
    Nel loro documento Mandel e Licht scrivono che la Corte ha basato la propria valutazione su dati forniti dal Segretariato Generale delle Nazioni Unite che erano “incompleti, generici, inesatti e squilibrati”. Inoltre la Corte ha voluto considerare la barriera antiterrorismo nella sua interezza anziché esaminarne separatamente i vari segmenti (come invece ha fatto l’Alta Corte di Giustizia israeliana), finendo col definire illegale l’intero progetto sulla base di “dati inesatti” che oltretutto riguardavano soltanto una piccola parte.
    Il parare della Corte dell’Aja, infine, non teneva conto dei cambiamenti che sono stati fatti al tracciato della barriera alla luce della sentenza dell’Alta Corte di Giustizia israeliana del 30 giugno relativa al tratto di Beit Sourik, con la quale è stato chiesto allo Stato di studiare un nuovo percorso per il 75% di quei 40 km di barriera, perché il primo tracciato causava eccessivi danni alla vita quotidiana dei palestinesi residenti nella zona (anche rispetto allo scopo della barriera, che la Corte israeliana ha riconosciuto essere esclusivamente quello di arginare gli attentati e dunque di salvare vite umane). E lo Stato ha effettivamente ridisegnato gran parte del tracciato, in ottemperanza dei criteri indicati dall’Alta Corte di Giustizia israeliana.

    (Da: Jerusalem Post, 23.02.05)
    "
    www.israele.net


    Shalom

 

 

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