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  1. #11
    R.i.P. quorthon
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    In origine postato da A.d.V.
    Già, già ma questo articolo è di 2 lunedì fa!!!!

    Un eurino la settimana si potrebbe anche investirlo eh!

    Marcioni!!

    Padania Libera!

    eheheh...hai ragione, io lo spendo eccome! Meglio ancora IL FEDERALISMO de LA PADANIA....
    --------------
    The Warrior

  2. #12
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    In origine postato da A.d.V.
    Già, già ma questo articolo è di 2 lunedì fa!!!!

    Un eurino la settimana si potrebbe anche investirlo eh!

    Marcioni!!

    Padania Libera!
    Appunto, è bene darne diffusione anche su questo forum, visto che siamo anche seguiti dall'autore. Intanto vediamo di sviluppare i concetti dell'articolo!

  3. #13
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    Mi domando spesso come sarebbe una Lega gestita da Gilberto, ma credo non avrò mai il piacere di scoprirlo e questo un po mi dispiace, non avrà il carisma del leader alla Bossi, ma le palle quelle si.
    Tu che odi dio e la vita cristiana
    Senti la sua presenza come un doloroso cancro
    Vengano profanate e profanate aspramente
    Le praterie del cielo bagnate di sangue

    Odiatore di dio
    E della peste della luce

    Guarda negli occhi paralizzati di dio
    E sputa al suo cospetto
    Colpisci a morte il suo miserevole agnello
    Con la clava

    Dio, con ciò che ti appartiene ed i tuoi seguaci
    Hai mandato il mio regno di Norvegia in rovine
    I tempi antichi, le solide usanze e tradizioni
    Hai distrutto con la tua orrida parola
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  4. #14
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    In origine postato da Shaytan
    Mi domando spesso come sarebbe una Lega gestita da Gilberto, ma credo non avrò mai il piacere di scoprirlo e questo un po mi dispiace, non avrà il carisma del leader alla Bossi, ma le palle quelle si.
    va bè, annoso discorso, più che il "carisma" forse a Oneto manca la voglia di cedere ai compromessi e dedicarsi alle lotte di potere...
    ma rimaniamo sul tema dell'articolo...

  5. #15
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    Predefinito Re: Arimortis - di Gilberto Oneto

    Ad esempio cosa pensate di questo?


    In origine scritto da Oneto


    La Lega è nata per rappresentare le giuste istanze di tutti quelli cui il sistema ha tolto la voce, di tutti quelli che subiscono ingiustizie, disservizi e rapine, di quelli che sono onesti e sono vessati da parassiti, di tutti quelli che hanno sempre di più l’impressione di essere stranieri e prigionieri in casa propria. La Lega potrebbe e dovrebbe rappresentare la larghissima maggioranza dei cittadini padani al di sopra di ogni differenza di censo, di attitudine culturale e anche di orientamento ideologico.
    Mi sembra la "summa" della definizione di padanismo applicata alla Lega...

  6. #16
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    Predefinito Re: Re: Arimortis - di Gilberto Oneto

    In origine postato da Nanths
    Ad esempio cosa pensate di questo?




    Mi sembra la "summa" della definizione di padanismo applicata alla Lega...
    Qualcuno dubiterà anche sul padanismo di Oneto...
    Tu che odi dio e la vita cristiana
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    Guarda negli occhi paralizzati di dio
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    Con la clava

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    I tempi antichi, le solide usanze e tradizioni
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  7. #17
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    Predefinito Re: Re: Re: Arimortis - di Gilberto Oneto

    In origine postato da Shaytan
    Qualcuno dubiterà anche sul padanismo di Oneto...
    I dubbi vanno bene sempre, se vengono posti in buona fede. Non credo che nessuno possa negare la verità del paradigma del pensiero onetiano su cosa dovrebbe essere la Lega.

  8. #18
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    E questo, lo avete già postato sul forum ?



    Terra e Identità

    di Gilberto Oneto

    Ogni comunità umana tende a personalizzare la risoluzione dei propri problemi, a diversificare le proprie manifestazioni di socialità, a creare un proprio patrimonio di immagini che generano una cultura diversa, una identificazione. Ogni comunità tende, in altre parole, a creare una cultura identitaria che costituisce un forte legante interno e un segno di diversificazione verso l’esterno; questa cultura è il frutto della sovrapposizione fra i caratteri propri del gruppo che la produce e quelli dello spazio fisico dove vive. Per questo la cultura identitaria è il più forte segno di unità fra popolo e territorio, di simbiosi fra la terra e chi ci vive da sempre. La tradizione identitaria genera modi di espressione originali in qualsiasi manifestazione culturale, con la sola eccezione delle scienze esatte che, proprio perché esatte, sono universali. Le differenze sono invece evidenti in ogni altra manifestazione e tendono a essere ancora più evidenti in quelle che riguardano gli aspetti più famigliari della vita quotidiana (la lingua, la cucina, l’abbigliamento) o che coinvolgono qualche forma di simbolismo o di spiritualità (l’arte, la religione, il patrimonio sapienziale). Ognuna di loro è il risultato dell’aggiustamento (collaudato per tempi lunghissimi) dei caratteri propri della comunità con quelli del territorio in cui vive e di cui è diventata parte fisica e spirituale. Non è un caso che, nella sua opera di distruzione delle identità organiche, il mondialismo si accanisca proprio contro queste manifestazioni e, in particolare, contro le più popolari e immediate. Da noi il processo si presenta con due facce che sono solo due fasi della sua azione devastante: l’italianizzazione e la mondializzazione vera e propria. Così - ad esempio - alle cucine tradizionali locali si sostituiscono prima la pizza e gli italici spaghetti e poi le polpettazze di McWorld, agli abiti tradizionali e ai costumi locali i blazerini berluschini e poi i jeans e i giubbotti di plastica, alle antiche lingue materne prima l’italiano terronico-televisivo e poi l’inglese striminzito dei computer. A tutto questo ragionamento non fa eccezione la gestione dello spazio fisico che, anzi, è ancora più carica di segni e simboli di connessione fra popolo e terra. Come tutte le altre manifestazioni culturali, anche le forme delle nostre case, città e paesaggi sono il frutto del millenario confronto fra le esigenze di vita e di produzione delle nostre genti, le condizioni fisiche del nostro territorio (morfologia, clima, disponibilità di materiali) e il patrimonio di immagini, simbolismi e spiritualità che la nostra gente ha accumulato in generazioni e generazioni. Si è così formato un incredibile tesoro di forme, stilemi, immagini, tradizioni costruttive, capacità manuali e progettuali che per lunghi secoli ha fatto della Padania un gioiello di ricchezze artistiche, architettoniche e paesaggistiche, sommando bellezze artificiali a bellezze naturali. Ogni contrada o Piccola Patria padana ha elaborato un suo linguaggio distintivo di grande qualità: ogni porzione della grande vallata può essere riconosciuta per proprie caratteristiche espressive. Ma tutte sono parte di una cultura comune, di una sorta di koiné architettonica, che (proprio come per la lingua) rende la Padania diversa e riconoscibile nel suo insieme da ogni altra nazione del mondo. Ci sono caratteri comuni che uniscono le nostre diversità: i rapporti con il paesaggio, la struttura dei luoghi abitati, l’impiego delle decorazioni, l’uso intensivo e qualificante del colore, eccetera. L’importanza della gestione del territorio si può leggere anche in negativo nell’accanimento con cui il nazionalismo italiano prima, e il mondialismo poi, hanno cercato di distruggere sistematicamente la nostra tradizione e i nostri linguaggi architettonico e paesaggistico. Fin da subito l’Italia si è accanita contro i nostri centri storici con devastanti sventramenti "modernizzatori" e poi con l’imposizione del modernismo razionalista come vero e proprio "stile di regime" prima fascista e poi demo-comunista. L’attacco all’architettura tradizionale è partito in contemporanea a quello contro i "dialetti" e ha seguito lo stesso schema: demonizzazione e marginalizzazione di ogni localismo, sostituzione con linguaggi poveri, semplici ma unificanti e "al passo con la modernità". Il risultato è stato di unificare la penisola nel brutto, nel sordido e nel rudimentale: un italiano di trecento vocaboli e una architettura squallida che hanno fatto uguali (e ignoranti) i popoli e identici (e sciatti) i paesi dalle Alpi alla Sicilia. Una volta privato dei suoi antichi legami culturali e italianizzato, il nostro ambiente può essere tranquillamente mondializzato nelle immagini e distrutto: tutte le città devono essere uguali (sporche, inquinate, invivibili, insicure e multirazziali), tutti i paesaggi devono essere uguali (sporchi, inquinati, devastati, spogliati e impoveriti da monocolture facilmente condizionabili).Ma soprattutto si deve spezzare il legame fra la gente e la sua terra, si deve uccidere quella vitale simbiosi che ha permesso per millenni il prosperare di culture identitarie solide e rigogliose e - soprattutto - la determinata difesa di ogni autonomia e libertà. Un ambiente pulito, ordinato e ben gestito è segno di libertà. Un ambiente uniforme, sporco e desacralizzato è sicuro segno di oppressione.

  9. #19
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    Predefinito Più attuale che mai ....

    Libertari identitari

    Viviamo i primi mesi di una campagna elettorale lunga e cattiva che somiglia sempre di più a quella del 1948 sia nei toni che nella posta in gioco. Allora però le posizioni delle forze politiche erano molto più chiare e i termini dello scontro tanto più netti. Oggi infatti c'è una grande confusione e, al di là del tema di fondo della difesa della società moderna contro i colpi di coda di un comunismo mutante e incattivito, le tematiche del dibattito sembrano attraversare gli schieramenti, e l'opinione pubblica viene sottoposta a un confuso bombardamento dell'informazione che finisce per ottundere la capacità collettiva di percezione dei problemi veri. I cittadini si vedono aggredire con sollecitazioni nuove che si sovrappongono e si intrecciano con le tematiche politiche più tradizionali: i rapporti con l'Islam avanzante, le finte riforme istituzionali, Nizza e la nascita di una Europa deforme, l'invasione extracomunitaria, lo sfascio del territorio, la Trilaterale e il mondialismo. Il frastuono mediatico è enorme, tutti si danno sulla voce e la gente non capisce più niente. In mezzo a tutto questo frastuono c'è la Lega che tutti tentano di zittire o a cui si tenta di fare dire cose che non ha mai detto, o di farla passare per quel che non è. La Lega è il solo movimento politico che esprime con franchezza e temerarietà le proprie idee su tutti gli argomenti, anche sui più scabrosi. Ma la confusione è fatta anche per impedire che le sue idee di chiarezza arrivino fino alla gente cui vengono sempre proposte false contraddizioni e alternative: Nord contro Sud, destra contro sinistra, cattolici contro cattolici, razzisti contro buonisti, solidaristi contro egoisti, magari tirando in ballo mille menate che non c'entrano niente.

    La vera contrapposizione - come ha chiaramente sempre detto Bossi - è fra chi vuole le libertà degli individui, delle comunità culturali, dei corpi intermedi e dei ceti produttivi, e chi invece pretende di controllare e comandare tutto mediante oligarchie, framassonerie, e prepotenza. La vera battaglia di sempre, che oggi sembra arrivata a un suo nodo cruciale, è fra due mondi chiaramente delineati: da una parte ci sono le libertà, l'autonomia e il rispetto della volontà dei singoli e delle comunità e dall'altra lo statalismo, l'autocratismo e la illiberalità di ideologie perverse e nefaste che pretendono di affidare a pochi le scelte che riguardano tutti. La Lega è schierata dalla prima parte e rifiuta contrapposizioni che non delineano con chiarezza questo schema e che vengono invece continuamente inventate per distrarre la gente dal vero fondamentale scontro che è in atto. La riprova della falsità di tanti antagonismi proposti capziosamente sono le strane compagnie che si incontrano e che non sono spiegabili con gli schemi fasulli inventati da altri: così la Lega si trova di volta in volta a fianco dei cattolici buoni per la difesa della famiglia e contro quelli cattivi in difesa dell'identità dei nostri popoli, con il Polo buono in difesa dei ceti produttivi e contro quello cattivo contro lo statalismo assistenzialista, con la destra buona contro l'invasione extracomunitaria e contro quella cattiva a favore delle libertà padane, con i verdi buoni nelle battaglie ambientali serie e contro quelli cattivi nei loro isterismi, con la sinistra buona contro il mondialismo e contro quella cattiva in favore dei ceti produttivi, con i pacifisti veri contro le guerre di aggressione e contro quelli fasulli per le loro ipocrisie razziste. Non è perciò la Lega che va - come dicono i suoi nemici - zigzagando ma sono le conseguenze della scarsa coerenza degli altri che incrociano la nostra rotta. Poi naturalmente gli avversari più rabbiosi ci mettono del loro: alla televisione di stato teorizzano inesistenti legami con l'estrema destra nazistoide, Panorama pubblica servizi sulle presunte infiltrazioni di brigatisti rossi nella Guardia Nazionale Padana. Si decidano!

    La Lega combatte da sempre la sua battaglia contro lo statalismo e il centralismo di chi vuole schiacciare le libertà, le identità e le diversità degli individui e dei popoli. Per questo è contro l'eterno statalismo romano, è oggi contro il nuovo centralismo che si prospetta a livello europeo e combatte il mondialismo che è il completamento criminale dello stesso disegno liberticida.

    Questi sono gli obiettivi che dovrebbero tenere unito e saldo il nostro Movimento e che costituiscono il denominatore comune di tutti i nostri militanti. Ma il nostro è anche un movimento liberale fatto di gente che ragiona con la propria testa e che si è unita per difendere identità e diversità proprio perché è caratterizzata - grazie a Dio - da forti identità e diversità. La Lega non è una caserma in cui tutti vestono e agiscono allo stesso modo e neppure un club più o meno dopolavoristico dove nessuno ha opinioni proprie e viene telecomandato. Fra milioni di individui c'è forse anche qualcuno che ha paturnie marxiste o nazionalsocialiste (ma non si capisce cosa ci stia a fare qui), c'è anche qualche cadregaro e opportunista e c'è sicuramente anche chi non ha capito cosa stia succedendo. La più parte di noi ha però chiari questi obiettivi comuni e ragiona liberamente sul come raggiungerli. Non è un caso che nella Lega (e forse solo nella Lega) si stia sviluppando il solo vero dibattito culturale e politico di qualche interesse in questo paese. Gli osservatori più attenti (come il fazioso ma intelligente Luverà) se ne sono accorti, tutti gli altri sono ancora troppo prigionieri delle loro categorie ideologiche ottocentesche e dei loro manicheismi fideistici per ammettere che il vero discrimine è costituito dall'affrontarsi di liberalismo e di statalismo, rivisitati in chiave moderna. Ad affrontare il tema all'interno del mondo culturale padanista sono principalmente quelli che vengono chiamati gli "etnonazionalisti" e gli "anarcocapitalisti" che costituiscono le due correnti di pensiero più vivaci e originali di questo scorcio di secolo. Sono questi due gruppi (che preferiscono autodefinirsi rispettivamente "identitari" e "libertari") che stanno animando il dibattito interno al movimento (e non solo), sono loro che agitano le acque stagnanti delle vecchie categorie politiche e che producono gli scritti più intelligenti e stimolanti. Pubblicano riviste come Terra Insubre e Enclave e - tutti assieme - collaborano alle pagine culturali de La Padania e ai Quaderni Padani, e proprio qui c'è la bella novità: che non si tratta di gruppi che sostengono tesi dogmaticamente contrapposte ma di gente che produce nuove elaborazioni, che anima un dibattito costruttivo capace di produrre cultura. Non c'è infatti nessun solco né trincea fra le due componenti dell'universo padanista (che nascono dal comune amore per la Padania e per la sua indipendenza) ma un confronto stimolante sui temi delle grandi libertà individuali e di gruppo, delle autonomie, delle identità e dei modi più efficaci per difenderle tutte assieme. È gente che è lontana mille anni luce dalle teste rasate, vuote o agghindate con inutili caschi rossi, dalle stantie stanze delle chiese ideologiche, da Agazio Loiero e da tutti quelli che odiano le libertà e opprimono i popoli. È anche gente che non ha paura di confronti e dibattiti, e che è certa che a vincere contro la brodaglia statalista ci sarà la bandiera di libertà e di identità, elaborata e rafforzata da libertari e da identitari. Cioè da libertari-identitari.

    Gilberto Oneto

  10. #20
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    Predefinito Le lingue Padane

    Merita un'attenta lettura.

    Le lingue Padane (di Gilberto Oneto)

 

 
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