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  1. #11
    "SI PUO' FARE"
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    In Origine Postato da UgoDePayens

    NESSUNO avrebbe potuto fare di meglio.
    In attesa di numeri a sostegno delle chiacchiere.


    07.07.2004


    L'eredità Tremonti


    di Rinaldo Gianola

    Sembra di essere tornati indietro al 1992, quando Giuliano Amato al termine di un’estate drammatica si presentò con una manovra da 90mila miliardi di lire, implorando il consenso dei sindacati e delle forze politiche per salvare il Paese. Sui mercati si citava la «sindrome messicana» per l’Italia, come se stessimo precipitando verso un’economia terremotata.

    Oggi, invece, si parla semplicemente di «eredità Tremonti».
    Il declassamento del debito italiano deciso ieri dall’agenzia internazionale Standard & Poor’s testimonia il deterioramento dei nostri conti pubblici causato dal governo Berlusconi che, interrompendo un circolo virtuoso avviato dal centro sinistra, ha dilapidato un enorme patrimonio di credibilità dell’Italia sui mercati riportando il nostro debito a livelli assai preoccupanti. Anche se le agenzie di rating non hanno il dono dell’infallibilità - sono le stesse che non si sono accorte dei disastri e delle truffe Enron o Parmalat - il giudizio di Standard & Poor’s è un bruttissimo segnale per il nostro Paese, un fatto di cui nessuno, nemmeno le forze di opposizione, può gioire. Nemmeno per dire: noi l’avevamo previsto.

    Tre anni di governo di centro destra sono stati sufficienti per ritrovare l’Italietta di un tempo, tutta debito e inflazione e caro tariffe, che si salvava tra svalutazioni competitive per dare un po’ di fiato alle imprese e stangate sulla testa dei lavoratori. Oggi Berlusconi e la sua gang leghista devono ringraziare l’Europa e l’Euro se gli effetti di una bocciatura internazionale sono più ridotti di un tempo: se avessimo ancora la nostra lira oggi, di fronte al giudizio negativo di un’agenzia di rating, parleremmo di crollo dei mercati, di crisi monetaria, di esplosione dei tassi di interesse e del costo del debito pubblico. L’Europa ci pone al riparo dalle conseguenze più gravi, ma non ci salva dalla pesante caduta di credibilità, non può evitare alle imprese e agli Enti locali di accedere con più fatica e maggiori costi al credito e non può alleviare le difficoltà delle famiglie che si trovano prezzi e tariffe più alti.

    Soprattutto la crisi politica ed economica, l’avventurismo di Berlusconi, aprono uno scenario estremamente preoccupante per il prossimo futuro. Standard & Poor’s sostiene che anche in presenza di una manovra correttiva di oltre 7 miliardi, quella che il governo si appresta a varare, il debito sfonderà quest’anno il tetto del 3% in rapporto al Pil e la tendenza peggiorerà nel 2005. Inoltre l’instabilità politica, di cui il licenziamento di Tremonti e le tensioni nella maggioranza sono gli elementi più evidenti, induce, per gli osservatori internazionali, un’ulteriore minaccia sul futuro del Paese. Davanti alle valutazioni di un’agenzia di rating, il cui giudizio influenza direttamente i mercati, un governo responsabile dovrebbe correre velocemente ai ripari, cambiare politica, soprattutto accogliere con serietà questi giudizi, evitando battute o reazioni rissose. Invece siamo qui ad ascoltare Berlusconi che, ancora ieri mattina, prometteva la riduzione delle tasse da inserire nel Dpef, come se al ministero dell’Economia il fenomeno Tremonti avesse lasciato miliardi di euro da dilapidare.

    Di fronte a una situazione di emergenza, con Berlusconi che può soavemente accumulare cariche e potere senza che le Istituzioni di garanzia intervengano per arginare lo scandalo, l’unica speranza forse è quella di lavorare per la caduta del governo e il ricorso alle urne. Il Paese non può sopportare per altri due anni Berlusconi e le sue alchimie. Purtroppo tanti anni di impegno e lavoro per risanare il Paese sono stati dilapidati dal centro destra appoggiato pienamente dalla Confindustria che per quattro anni ha condiviso programmi, idee, azioni di Berlusconi. Oggi non c’è più D’Amato, Tremonti è stato spedito a casa e Montezemolo prende anche gli applausi della sinistra. Ma quando ci si siederà al tavolo per una «nuova concertazione» sarà utile ricordare al leader della Confindustria e della Fiat che sono stati gli industriali ad accompagnare Berlusconi verso il disastro, non i lavoratori. E se è arrivata l’ora di concertare, meglio farlo con la schiena ben dritta: non vorremmo che Montezemolo chiedesse ai sindacati di aprire «responsabilmente» una nuova stagione di sacrifici.
    "La guerra è la vicenda in cui innumerevoli persone, che non si conoscono affatto, si massacrano per la gloria e per il profitto di alcune persone che si conoscono e non si massacrano affatto." (Paul Valèry, poeta francese).

  2. #12
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    La prima riduzione delle imposte varata nel 2003 è "costata"
    4,7 miliardi di euro. Stimati minori incassi per il 2004 e il 2005
    La Corte dei Conti avverte



    "Tasse tagliate senza copertura"


    I magistrati contabili: "E' allarme per le entrate future
    è importante verificare prossimi effetti dei condoni"


    La Corte dei conti

    ROMA - La prima tranche di riduzione delle tasse, attuata dal 2003, ha comportato una riduzione di gettito pari a 4,7 miliardi, superiore ai 3,7 preventivati. A dare la buona notizia ai contribuenti italiani, che hanno quindi versato al fisco un miliardo in meno di quanto previsto, è la Corte dei Conti nel capitolo del Rendiconto generale dello Stato dedicato al ministero dell'Economia. Però è la stessa Corte a lanciare un allarme-copertura. Nel 2003 a garantirla sono state soprattutto misure una-tantum "per cui negli esercizi successivi si porrà il problema di individuare specifiche fonti di copertura".

    A fronte di 7 miliardi del costo degli sgravi a regime vi sono infatti "entrate strutturali acquisite per non più di 1,2 miliardi". L'analisi parte dal monitoraggio dei risultati della manovra predisposta per il 2003, dai quali emerge il maggior "sconto" che i contribuenti hanno avuto sul fronte fiscale, ma anche i timori per la relativa copertura nel bilancio dello Stato.

    "La perdita di gettito - è scritto nel capitolo dedicato alle Finanze della relazione della Corte - era stata prevista per un importo di 3.490 milioni di euro, ai quali erano da sommare gli effetti sulle relative addizionali regolari e locali (210 milioni di euro) per un totale di 3.700 milioni di euro. La riduzione è stata in realtà sensibilmente maggiore: 4.680 milioni di euro". Ai 4.464 milioni di sgravio dell'Irpef statale - secondo la Corte - si aggiungono infatti ulteriori 221 milioni delle addizionali regionali e comunali.

    La Corte effettua così una stima, anche sul 2004 e sul 2005, dei minori incassi fiscali dovuti alla prima riduzione dell'Irpef. "L'effetto riduttivo - dice la Corte - è destinato ad accentuarsi nel 2004 (5.913 milioni di euro a cui vanno aggiunti 294 di addizionali) per effetto delle minori autoliquidazioni da parte dei lavoratori autonomi, per poi di nuovo ridursi nel 2005 (5.640 milioni di euro oltre a 280 milioni di addizionali)".
    PUBBLICITA'


    Il nodo, per i conti pubblici, rimane quello della copertura. "Mentre le minori entrate sono strutturali e permanenti - osserva la Corte - le maggiori entrate sono nella maggioranza una tantum, per cui negli esercizi successivi si porrà il problema di individuare specifiche fonti di copertura per gli oneri relativi agli sgravi accordati nel 2003 e che si aggirano, come si è visto, intorno ai 7 miliardi di euro, a fronte dei quali si pongono entrate strutturali acquisite (nell'ipotesi semplificatrice ed ottimistica) di non più di 1,2 miliardi".

    Per questo, i magistrati contabili indicano l'importanza di verificare i prossimi effetti dei condoni, che già hanno dato un gran gettito nel 2003. Due le ipotesi sui risultati: la prima prevede un aumento del gettito nel futuro, grazie alla definitiva emersione di redditi prima occultati; la seconda teme una contrazione del flusso delle entrate ordinarie, innescata dalle sanatorie del 2003, ripetutamente prorogate ed estese.


    (14 luglio 2004)


    Il creativo ha detto che soffre di amnesia .............. saranno tutti i buchi lasciati?





    I dati contenuti nel Bollettino statistico della Banca d'Italia
    Il peggioramento negli ultimi quattro mesi dell'anno
    Per il debito pubblico
    un nuovo record "storico"

    Raddoppiato quello delle amministrazioni locali

    E a maggio in lieve frenata le entrate fiscali


    La sede della Banca d'Italia

    ROMA - Il debito pubblico italiano ha raggiunto un nuovo massimo storico. Ad aprile, secondo i calcoli della Banca d'Italia, ha toccato quota 1.454,9 miliardi di euro. L'aumento, rispetto a un anno fa è stato del 3,3%, pari a un totale di 46,7 miliardi. I dati sono contenuti nel supplemento al Bollettino Statistico della Banca d'Italia. Lo stock del debito è andato aumentando progressivamente nel corso dei primi quattro mesi dell'anno e da dicembre, quando era sceso sotto quota 1400, è andato sempre crescendo.

    Il picco in marzo. Si è attestato a 1.415,7 miliardi a gennaio, per aumentare fino a quota 1.430,8 a febbraio e salire ancora a 1.440,8 miliardi a marzo fino agli 1.454,9 miliardi di aprile. La crescita complessiva rispetto a dicembre è stata del 5,32%. Per arrivare al precedente record non è necessario tornare troppo indietro nel tempo: era stato raggiunto appena in marzo.

    Lo stock del debito è composto per 1.381 miliardi da quello delle amministrazioni centrali e per 73,024 miliardi dal debito delle amministrazioni locali, il cui indebitamento è passato in un anno da 47,7 a 73 miliardi, con una crescita di ben il 52,8%. Insomma è più che raddoppiato. Più contenuta la crescita del debito delle amministrazioni centrali: più 1,6%.

    Le entrate. Sale il debito e calano le entrate. Bankitalia, sempre nel Bollettino statistico segnala una lieve frenata a maggio delle entrate tributarie, mentre nei primi cinque mesi dell'anno il confronto con il 2003 è positivo. Dai calcoli della Banca d'Italia emerge che nel solo maggio le entrate sono state pari a 24,256 miliardi di euro, con una flessione di 424 milioni (-1,7%) nei confronti dell'analogo mese dell'anno scorso (24,680 miliardi).
    PUBBLICITA'


    Nei primi cinque mesi, invece, le entrate hanno raggiunto quota 109,765 miliardi, in crescita di 1,347 miliardi (+1,2%) nei confronti dell'analogo periodo del 2003 (108,418 miliardi).


    (9 luglio 2004)
    "La guerra è la vicenda in cui innumerevoli persone, che non si conoscono affatto, si massacrano per la gloria e per il profitto di alcune persone che si conoscono e non si massacrano affatto." (Paul Valèry, poeta francese).

  3. #13
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    Predefinito Re: le previsioni cambiano....ma a sx fingono di non capire!

    In Origine Postato da robby
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    In ribasso le stime sul Pil della zona euro per il terzo trimestre: la commissione Ue prevede una crescita tra lo 0,3 e lo 0,7 per cento (a giugno aveva parlato di un aumento compreso tra lo 0,4 e lo 0,8 per cento). Le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti la scorsa settimana sono salite di 40.000 unità, a quota 349 mila.

    come vedete,e com'è successo negli ultimi anni,le previsioni di crescita sono continuamente riviste al ribasso:e si critica 3monti per non averle azzeccate?ma fate silenzio......


    Tassi di crescita trimestrali (OECD)

    CSX
    Italia UE15
    2000Q1 1.10% 1.02%
    2000Q2 0.37% 0.88%
    2000Q3 0.74% 0.51%
    2000Q4 0.62% 0.55%
    2001Q1 0.74% 0.64%
    2001Q2 0.05% 0.13%

    CDX
    Italia UE15
    2001Q3 -0.03% 0.28%
    2001Q4 -0.12% -0.04%
    2002Q1 0.04% 0.38%
    2002Q2 0.29% 0.47%
    2002Q3 0.21% 0.31%
    2002Q4 0.36% 0.12%
    2003Q1 -0.25% 0.11%
    2003Q2 -0.07% 0.05%
    2003Q3 0.41% 0.49%
    2003Q4 0.04% 0.45%

  4. #14
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    Deficit e spesa fuori controllo nel 2004

    di Raul Wittenberg

    Conti pubblici abbastanza drammatici, quelli rilevati dall’Istat nei primi tre mesi del 2004. Vero è che le conclusioni di finanza pubblica ai fini del patto europeo di stabilità si tirano a fine anno sui 12 mesi. Tuttavia resta un fatto: l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni cresce anziché diminuire, attestandosi al 6,1% della produzione nazionale del trimestre, ovvero a 19,8 miliardi di euro, oltre un miliardo più dello stesso periodo del 2003, quando il deficit fu pari al 6% del Pil.

    L’aggravarsi della situazione è ancor più evidente, se si considera che peggiora anche il cosiddetto saldo primario: il saldo tra entrate e uscite dei conti pubblici senza calcolare gli interessi passivi che si pagano sul debito pubblico. Nel primo trimestre è stato negativo per 4.485 milioni di euro (in rosso dell’1,4% rispetto al Pil), quattro volte peggio dell’anno scorso col saldo negativo di 1,3 miliardi, quando fece notizia che per la prima volta andavamo sotto zero (-0,4% del Pil) e il paese spendeva più di quanto incassava nel bilancio depurato dal debito. Secondo l’Istat le spese sono salite del 3% rispetto al 2003 soprattutto per il rinnovo del contratto di lavoro dei pubblici dipendenti (+5%) e per l’incremento delle prestazioni sociali in denaro (+5,1%), bilanciati da altre operazioni amministrative a risparmio.

    Persino un ministro del Polo, Lucio Stanca, ammette che si tratta di «brutti numeri». Ma per un ex ministro del Tesoro come Vincenzo Visco, questi numeri dimostrano che il deficit e la spesa sono fuori controllo, disegnando un preoccupante futuro prossimo in particolare per i conti del 2005. «Inquietanti» le discussioni in corso nella traballante maggioranza.

    «Si parla di tagli alle tasse da finanziare con una manovra da 30 miliardi di euro. È una dimensione più alta anche di quella a cui si fece ricorso nel '97 per entrare nell'euro, e tale da aprire il dubbio su due ipotesi: o si pensa ad una manovra virtuale, o si devono mettere in conto interventi drastici che non potrebbero non penalizzare duramente la spesa sociale». Secondo Visco «il dato sull'indebitamento indica che stiamo viaggiando già sopra il 4% del Pil e che nel 2005 si tenderà al 5%. Se si vuole evitare di superare il limite del 3% e una ripresa della crescita del debito pubblico, quindi, la manovra da 30 miliardi dovrebbe servire soltanto per correggere questi andamenti». L’esponente diessino ricorda la sentenza della corte europea dell’Aja che ha annullato la sospensione delle procedure su Francia e Germania, per cui l’Ecofin sarà meno benevola nei confronti dell’Italia, specie dopo il declassamento di rating da parte di Standard & Poor’s: «se i mercati finanziari dovessero convincersi dell'inaffidabilità dei nostri conti pubblici, potremmo all'improvviso trovarci con un differenziale dei tassi di interesse sul debito che - conclude Visco - renderebbe il risanamento estremamente difficile e doloroso».

    E se da Forza Italia il responsabile economico Luigi Caserio è convinto che i conti italiani «sono in regola», altri soggetti come i sindacati non sono altrettanto tranquilli, perché con i conti in rosso non ci sono le risorse per gli investimenti, lo sviluppo, lo Stato sociale. «C'è un affanno grave nei conti pubblici, che conferma gli sbagli nelle previsioni e nelle scelte di politica economica e di bilancio di questi anni», dice il leader Cgil Guglielmo Epifani. «Sono dati molto preoccupanti, se il rapporto deficit-pil è a questi livelli», aggiunge il suo collega della Uil Luigi Angeletti. Dalla Cisl Savino Pezzotta pretende una «operazione verità» sui conti pubblici, perché con questi numeri è rischioso avventurarsi nell’abbassamento delle tasse.

    Per il presidente di Confindustria Montezemolo i conti pubblici sono «preoccupanti», ben venga una manovra di tagli anche se colpisce l’industria. Il governo somiglia sempre più all’orchestra del Titanic mentre sta affondando, è il commento di Enrico Letta della Margherita.

    Intanto nella verifica di maggioranza si confrontano ipotesi molto diverse su fisco e Finanziaria 2005. Forza Italia vuole tre aliquote (23% fino a 33.000 euro annui di reddito dopo la no tax area a quota 8.000, 33% fino a 80.000 euro, 39% oltre ma solo nel 2005). An vuole affiancare a queste un 43% fino a mezzo milione di euro nel 2005, e un taglio Irap di 4 miliardi. L’Ucd rifiuta la riduzione dell’Irpef nel 2005, quando invece dovrebbe ridursi l’Irap di 4,5 miliardi. Riguardo alla Finanziaria 2005 una manovra di 30 miliardi è proposta da FI che ne vuole spendere 12 per abbassare le tasse, e da AN che ne vuole anche spendere 18 per le infrastrutture. Invece l’Udc è per una manovra di 22 miliardi senza interventi sull’Irpef.




    http://www.lavoce.info/news/view.php...172&from=index
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  5. #15
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    Predefinito Re: Re: le previsioni cambiano....ma a sx fingono di non capire!

    In Origine Postato da Ago


    Tassi di crescita trimestrali (OECD)

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    2000Q4 0.62% 0.55%
    2001Q1 0.74% 0.64%
    2001Q2 0.05% 0.13%

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    2002Q2 0.29% 0.47%
    2002Q3 0.21% 0.31%
    2002Q4 0.36% 0.12%
    2003Q1 -0.25% 0.11%
    2003Q2 -0.07% 0.05%
    2003Q3 0.41% 0.49%
    2003Q4 0.04% 0.45%

    Ago, non metter numeri ...... sono allergici ........ a loro bastano le chiacchiere.
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  6. #16
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    Predefinito Re: Re: Re: le previsioni cambiano....ma a sx fingono di non capire!

    In Origine Postato da ossoduro
    Ago, non metter numeri ...... sono allergici ........ a loro bastano le chiacchiere.
    Questo sì che si chiama ragionare!
    Proprio bello il vostro metodo scientifico: paragonare le performance del 2000 con il 2003.
    Visto che siete bravi come i cani da tartufi a scovare i dati che vi fanno più comodo, mi piacerebbe che trovaste anche un riferimento ai dati economici tedeschi o francesi per il medesimo periodo, ovviamente globali (inflazione, deficit, occupazione/disoccupazione...).

    La vostra serietà quando parlate di economia è quasi pari a quella di Ruttelli. Non pensavo fosse possibile.

  7. #17
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    Predefinito

    poi starei molto attento con i facili entusiasmi sulla ripresa mondiale, perchè se si ferma il carro USA, noi della ripresa già lì manifestatasi, NON RACCOGLIEREMO NEANCHE LE BRICIOLE.



    CONGIUNTURA

    Usa, cala la produzione industriale
    E' la peggiore battuta d'arresto dall'aprile 2003. Crescono oltre le stime gli indici Empire State e Filadelfia Fed sull'attività manifatturiera.





    La produzione Usa scende in giugno a sorpresa dello 0,3%, il minimo dall'arile 2003, in piena guerra irachena, dopo iol +0,9% di maggio.

    L'indice Empire State sull'attività manifatturiera nel distretto di New York è cresciuto in luglio a 36,5 punti dai 29,9 di giugno. Lo rende noto la Federal Reserve di New York. Il dato è superiore alle attese degli analisti, che prevedevano un calo a 28 punti. Un valore superiore allo zero indica un'espansione delle attività.

    L'indice Filadelfia Fed, che misura l'andamento dell'attività manifatturiera nella regione di Filadelfia misurato dalla Federal Reserve della città, è salito a 36,1 punti nel mese di luglio rispetto ai 28,9 punti di giugno. Il dato è migliore delle attese degli analisti, che invece avevano pronosticato un ribasso di tale indice. In rialzo anche i sottoindici relativi a nuovi ordini (a 35,3 da 24 punti),
    alle consegne (a 41,3 da 26,2) e all'occupazione (a 24,6 da 16,8). È invece calato l'indice relativo ai prezzi pagati (a 46,3 da 51,9).


    Nella settimana terminata lo scorso 10 luglio le richieste alla disoccupazione sono aumentate di 40mila unità attestandosi a 349mila unità. Lo rende noto il Dipartimento del Lavoro.
    Tale dato è peggiore delle attese degli analisti. La settimana precedente, invece, le richieste erano calate di 40mila unità a 309mila unità (dato rivisto).

    Le scorte delle imprese sono aumentate dello 0,4% a maggio mentre le vendite sono cresciute 0,7% a 937,6 miliardi di dollari, con il rapporto scorte/vendite ancora al minimo record di 1,30 per il terzo mese consecutivo dal precedente minimo record 1,33 di febbraio. Lo rende noto il Dipartimento del Commercio. Gli analisti si aspettavano un aumento superiore delle scorte, attorno allo 0,5%.




    CONGIUNTURA USA

    Forte calo delle vendite al dettaglio
    La flessione di giugno dell'1,1% è la peggiore degli ultimi 16 mesi. In diminuzione dello 0,2% i prezzi all'import.





    Le vendite al dettaglio Usa a giugno sono diminuite dell'1,1%, dopo il rialzo dell'1,4% del mese precedente (rivisto dall'iniziale stima di +1,2%). Si tratta del peggior calo degli ultimi 16 mesi. Lo ha reso noto il Dipartimento del Commercio, che ha inoltre precisato che il dato al netto delle vendite di auto, calate del 4,3%, è in ribasso dello 0,2% (+0,9% a maggio). Su base annua le vendite sono invece salite del 6,3%. Tali dati risultano inferiori alle attese degli analisti.
    A pesare sull'andamento delle vendite al dettaglio è stato soprattutto l'andamento delle vendite di auto, ha commentato il Dipartimento del Commercio, che sono diminuite come non succedeva dal febbraio 2003.
    Su base annua le vendite sono aumentate del 6,3% e dell'8,3% al netto del dato sulle auto.
    Hanno comunque pesato sul bilancio del dato anche le vendite di benzina e gasolio, calate dello 0,9% (dopo il balzo del 5% del mese prima). Al netto di auto, benzina e gasolio le vendite al dettaglio sarebbero calate dello 0,1%.
    Sono ad ogni modo diminuite anche le vendite di abbigliamento (-0,5%) e di alimentari (-0,1%). Per contro sono salite dell'1,1% quelle di immobili e dello 0,5% quelle di prodotti elettronici ed informatici.

    I prezzi delle importazioni Usa sono scesi dello 0,2% nel mese di giugno, dopo il balzo dell'1,4% a maggio. Gli analisti si aspettavano un lieve rialzo dello 0,1%. Lo rende noto il Dipartimento del Lavoro. Alla base del calo c'è la flessione dei prezzi del petrolio importato, scesi a giugno dell'1% (+10,3% a maggio). Al netto del petrolio, i prezzi import sono rimasti stabili, dopo sette mesi in forte rialzo. I prezzi delle esportazioni sono scesi dello 0,6%, al netto dei prezzi agricoli il calo è stato dello 0,1%.




    14 luglio 2004

    CONGIUNTURA USA

    Meno occupati del previsto
    La crescita sotto le ipotesi del mercato. Il tasso di disoccupazione fermo a giugno al 5,6%.





    Negli Usa l'occupazione non agricola è cresciuta a giugno di 112mila unità mentre il tasso di disoccupazione è rimasto fermo al 5,6%. Lo rende noto il Dipartimento del Lavoro. La crescita è inferiore alle stime del mercato che prevedeva 250mila nuovi occupati. I salari medi orari sono saliti di 2 cent (+0,1%) a 15,65 dollari, meno dello 0,3% previsto, mentre l'orario di lavoro settimanale è sceso di 0,2 a 33,6 ore.

    2 luglio 2004
    "La guerra è la vicenda in cui innumerevoli persone, che non si conoscono affatto, si massacrano per la gloria e per il profitto di alcune persone che si conoscono e non si massacrano affatto." (Paul Valèry, poeta francese).

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    Predefinito Re: Re: Re: Re: le previsioni cambiano....ma a sx fingono di non capire!

    In Origine Postato da UgoDePayens
    Questo sì che si chiama ragionare!
    Proprio bello il vostro metodo scientifico: paragonare le performance del 2000 con il 2003.
    Visto che siete bravi come i cani da tartufi a scovare i dati che vi fanno più comodo, mi piacerebbe che trovaste anche un riferimento ai dati economici tedeschi o francesi per il medesimo periodo, ovviamente globali (inflazione, deficit, occupazione/disoccupazione...).

    La vostra serietà quando parlate di economia è quasi pari a quella di Ruttelli. Non pensavo fosse possibile.


    Guarda che nella tabella di ago ci sono i paragoni per il 2003 e le previsioni per il 2004 ................. con gli altri paesi. Per gli anni 2000 e 2001 Ago ti ha messo i dati trimestrali dell' Italia con quelli dei 15 UE, ma ovviamente non hai capito un capzo.


    Ahahahahaah .................... il loro sforamento nel disavanzo è barzelletta, essi hanno un debito che noi ce lo sognamo.......... e mentre essi rientrano noi sforiamo e l'anno prossimo avremo lo sforamento maggiore dei 15 ( leggiti qualche dato OCSE ..... ma che te lo dico a fare?).

    Per l' inflazione il paragone non prenderlo neanche in considerazione: 2003 Germania 1,1% noi 2,7% ( lo 0,7% in più rispetto alla media europea).

    Per l' occupazione togli i 700.000 regolarizzati ( lavori prima esistenti e non NUOVI) e forse ti accorgi che dall' introduzione della Legge Biagi la disoccupazione è in aumento da 4 trimestri.

    bye
    "La guerra è la vicenda in cui innumerevoli persone, che non si conoscono affatto, si massacrano per la gloria e per il profitto di alcune persone che si conoscono e non si massacrano affatto." (Paul Valèry, poeta francese).

  9. #19
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    Predefinito Re: Re: Re: Re: le previsioni cambiano....ma a sx fingono di non capire!

    In Origine Postato da UgoDePayens
    Questo sì che si chiama ragionare!
    Proprio bello il vostro metodo scientifico: paragonare le performance del 2000 con il 2003.
    E' una performance RELATIVA... COMPARAZIONE TRA PAESI...

    Guarda che non sei obbligato a dire stronzate ogni volta che apri bocca...

  10. #20
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    Predefinito

    DA RIDERE....
    GLI USA PER NON CADERE IN RECESSIONE HANNO DOVUITO FARE LA GUERRA ALL'AFGHENAISTAN E ALL'IRAK.... PER DARE INIEZIONI DI DENARO PUBBLICO ALL'ECONOMIA......E ASSICURARSI IL PETROLIO........
    E QUI INVECE FACCIAMO I TAGLI E VOGLIAMO LA CRESCITA......
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

 

 
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