Napoleone ucciso dalla malasanità
L'eccesso di zelo dei dottori che lo avevano in cura durante l'esilio di Sant'Elena ha provocato la morte di Napoleone. A questa inedita conclusione, che ribalta l'ipotesi tradizionalmente accettata di decesso per cancro allo stomaco, è giunto un gruppo di ricercatori del San Francisco Medical Examiner's Department guidato dal patologo Steven Karch.
Già nel 2001 dei medici francesi avevano attribuito la morte dell'imperatore a un avvelenamento da arsenico, presente in dosi elevate nei suoi capelli. Secondo questa teoria, riportata dalla Bbc, il governatore britannico di Sant'Elena e il conte di Montholon erano ricorsi al veleno per sbarazzarsi rapidamente dell'ingombrante ospite.
In realtà, secondo gli studiosi americani, la presenza dell'arsenico si può facilmente spiegare per esempio con l'esposizione a fumi del carbone e non implica necessariamente l'intento omicida. Veri responsabili del lutto del 5 maggio sarebbero invece, secondo Karch, i medici che si prendevano cura di Napoleone. Nessun intento omicida, naturalmente, ma solo un eccessivo zelo nel somministrare cure e medicamenti all'illustre paziente.
A quanto pare infatti Bonaparte veniva quotidianamente sottoposto a clisteri e doveva ingerire un sale velenoso (il tartrato di potassio e antimonio) che i medici usavano per farlo vomitare. Queste pratiche - secondo il team di Karch - avrebbero causato all'imperatore una carenza di potassio, possibile responsabile di una forma di tachicardia anche letale chiamata sindrome di Torsades de Pointes. Il colpo di grazia a Napoleone sarebbe poi stato dato da una dose di 600 milligrammi di cloruro di mercurio - cinque volte di più della quantità normalmente prescritta - somministratogli come purgante due giorni prima della morte.
Nessun intrigo dunque anche se, come ammette lo stesso Karch, "l'ipotesi dell'avvelenamento era decisamente più intrigante". (leonardo merlini)