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Discussione: Nostalgia della lira?

  1. #1
    brescianofobo
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    Predefinito Nostalgia della lira?

    Il Mondo, 24 agosto 1992


    via dalla pazza lira

    aumenta la propensione degli italiani a trasferire i risparmi oltreconfine , ma senza allontanarsi da casa . e se possibile con le stesse garanzie dei BOT
    investimenti all' estero . obbligazioni in valuta : convenienti o non ?


    Se un tempo gli italiani erano noti per essere molto suscettibili a proposito della mamma , oggi sono famosi per diventare terribilmente sensibili non appena qualcuno parla di toccare i loro Bot e Cct . L ' argomento e' di quelli che non riescono proprio a digerire : forse sono diventati tutti un po' Paperon de' Paperoni , terrorizzati all ' idea di perdere il gruzzolo accumulato nei ricchi anni Ottanta . Forse cominciano a sospettare di essersi fidati un po' troppo di uno stato che per continuare a pagare gli interessi sul debito pubblico si e' messo a fare capriole e salti mortali , e probabilmente deve ancora mettere in scena i numeri di acrobazia (fiscale) piu' spettacolari e piu' dolorosi per le tasche dei cittadini , fra i quali e' sempre piu' vivo il sospetto che sia in programma qualche contraccolpo anche per i beneamati Bot . Ma cittadini e risparmiatori , all' improvviso , sembrano aver scoperto di non essere piu' prigionieri dell' Italia e dei titoli di stato , che sono sicuri e rendono moltissimo , ma non proteggono dalla svalutazione . Le barriere valutarie , cadute dal 1989 , sono state varcate dalle schiere dei risparmiatori soltanto dallo scorso autunno , con un' accelerazione progressiva che si e' intensificata negli ultimi mesi . " La richiesta di titoli in valuta straniera " , spiegano alla Cariplo (Cassa di risparmio delle provincie lombarde) di Milano , " e' esplosa dopo il rifiuto danese di aderire all' accordo di Maastricht . In quel momento si e' creato un clima psicologico piuttosto sfavorevole nei confronti della lira , e la speculazione ha agevolato il fenomeno " . Ma Poliuto Boaretto , direttore finanza del Banco ambrosiano veneto , sostiene che si e' trattato di un fenomeno marginale in confronto alla grande massa del risparmio : la grossa corsa verso l' estero non c' e' stata ed e' probabile che non ci siano motivi sufficienti perche' avvenga . I Bot d' oltrefrontiera . E comunque certo che per investire il denaro oltre il confine il risparmiatore italiano non si fida di mezzi rischiosi e stravaganti , che non conosce bene e non sa dominare . Cerca qualcosa che sia in grado di controllare e capire , e piu' nello specifico qualcosa che assomigli molto ai titoli di stato . " Gli italiani " , spiega Boaretto , " non sono votati al rischio , a investire in qualcosa che conoscono poco , per esempio le azioni estere , che richiedono una grossa conoscenza e la capacita' di seguire i mercati con attenzione . Non comprano azioni straniere se non attraverso i fondi , che sono stati i primi ad affacciarsi sui mercati esteri e che hanno i mezzi per gestire diversificazioni piu ' sofisticate . E anche i fondi italiani comprano meno azioni dei loro omologhi internazionali . Per il resto l' unica forma di investimento che sembra aver colpito la fantasia dei risparmiatori sono le obbligazioni in valuta degli enti sovranazionali , che fra l' altro sono esenti e consentono di non pagare tasse sui rendimenti " . Ma anche per questi mezzi , secondo Boaretto , l' entusiasmo e' contenuto . Soprattutto a causa della redditivita' molto ridotta rispetto ai titoli di stato italiani . " La richiesta , per quanto ho potuto constatare , e' rivolta soprattutto verso i pronti contro termine riferiti a questo tipo di emissioni , meno impegnativi dell' acquisto dei titoli a lungo termine , piu' difficili da smobilizzare " . Polizza antisvalutazione . I pronti contro termine hanno consentito a chi aveva paura di una svalutazione di diversificare gli investimenti su valute estere anche sul breve termine (uno , due o tre mesi) . Ma secondo Boaretto il fenomeno e' rimasto circoscritto a un pubblico dotato di mezzi abbastanza consistenti . " Investire su valute estere e' come stipulare una polizza di assicurazione contro il rischio di svalutazione e ha un costo . Per chi ha 100 milioni la diversificazione non e' conveniente : in un anno , con i titoli di stato italiani , guadagna 11 milioni . Con le obbligazioni , poniamo , in marchi , solo 7 milioni . E un minor introito del 45% . E una svalutazione del 45% in un anno mi sembra in questo momento un rischio troppo remoto per spingere la gente a investire all' estero " . Boaretto sostiene che conviene programmare una diversificazione del 25% del capitale a partire da cifre superiori a 200 milioni , aumentando la percentuale di obbligazioni estere con l' aumentare degli investimenti , senza superare pero' la soglia del 40% 45% . Anche perche' investire fuori dall' Italia e' piu' costoso : oltre alle commissioni da pagare alla banca italiana ci sono anche quelle (piu' onerose) per gli intermediari stranieri , e se gli investimenti sono di breve durata e ripetuti , i rendimenti vengono facilmente erosi dai costi di intermediazione . Il rischio che non c' e' . Francesco Aletti , amministratore delegato della Sim Aletti & c . , sostiene che la crisi di sfiducia sulla lira e' gia' passata . L' accordo sul costo del lavoro , che ha dato una sferzata al programma di risanamento dell' economia e alla lotta all' inflazione , e l' alto costo del denaro stanno riportando i soldi nell' area della lira . Sia quelli degli investitori stranieri sia quelli dei risparmiatori italiani , che si erano affacciati sull' estero soprattutto con strumenti di breve periodo (come l' acquisto di titoli in scadenza o pronti contro termine) , ma che , se la manovra di settembre avra' confermato l' efficacia dell' azione del governo , saranno pronti a tornare in Italia . " Anche perche' le obbligazioni in Ecu rendono quattro o cinque punti percentuali in meno dei titoli di stato " . L' ufficio studi della Pastorino sim sostiene che chi voleva modificare la struttura del proprio portafoglio lo ha gia' fatto . A parte l' effetto di allentamento di tensione che si registra sempre in agosto da parte degli investitori italiani , la fase piu' acuta di sfiducia nei confronti del governo sembra essersi attenuata . Anche se la tendenza appare sempre quella di voler ridurre i tempi di investimento per conservare liquidita' , la Pastorino sim registra una tendenza a ridurre gli investimenti sul monetario , mentre i pronti contro termine piu' richiesti rimangono quelli sui Btp e sui Cct , perche' lo stesso tipo di operazione effettuata sulle obbligazioni in valuta ha rese inferiori . Come si fa . Al di la' dei rendimenti , uno degli ostacoli principali alla corsa all' estero sembra essere la difficolta' a orientarsi nel vastissimo mondo delle obbligazioni sovranazionali . Soltanto quelle le cui quotazioni sono riportate sui giornali economici italiani sono piu' di 250 , limitando il discorso agli strumenti a tasso fisso e fiscalmente esenti . Si tratta , in massima parte , di obbligazioni poliennali emesse da enti sovranazionali come la Banca europea di investimenti (Bei) , la Banca mondiale , la Birs , la Ceca , l' Euratom , da enti nazionali garantiti (Ferrovie dello stato , Enel) , da alcuni istituti pubblici di medio credito (come il Crediop) , quando non dagli stati stessi . Possono essere espressi in qualsiasi valuta , comprese l' eurolira e l' Ecu , con rendimenti variabili secondo il momento di emissione , la durata e la valuta . I periodi di durata sono generalmente quinquennali o decennali . Almeno l' 85% delle obbligazioni in circolazione a tasso fisso con cedole semestrali o annuali , il cui rendimento non e' determinato solo dal tasso di emissione ma anche dal prezzo a cui vengono acquistate , che varia secondo le condizioni di mercato . In questo senso le obbligazioni funzionano in maniera simile ai Btp italiani . Esistono anche obbligazioni a tasso variabile , anche se sono meno diffuse , strutturalmente piu' simili ai Cct . Secondo l' ufficio titoli del San Paolo di Torino sono questi gli strumenti piu' richiesti dai risparmiatori italiani . Se l' obbligazione e' esente , non c' e' nessuna ritenuta fiscale sulla cedola , altrimenti una ritenuta del 30% come se si trattasse degli interessi di un conto corrente bancario o di un certificato di deposito . Ma il fisco non dorme . Tuttavia non manca chi ritiene che l' assoluta defiscalizzazione delle obbligazioni esenti non sia destinata a durare a lungo . Se , come e' lecito aspettarsi , la manovra di governo di settembre cerchera' di razionalizzare il trattamento fiscale di tutte le rendite finanziarie , il trattamento di questi strumenti potrebbe essere equiparato , nella migliore delle ipotesi , a quello delle cedole dei titoli di stato e , nell' ipotesi piu' pessimistica , a quello dei conti correnti . All' ufficio titoli della Banca commerciale italiana (Comit) non nascondono che la probabilita' di una revisione globale della tassazione delle rendite da capitale e' tutt' altro che campata in aria e potrebbe colpire anche i titoli attualmente esenti . Il mezzo per sfuggire alla ritenuta d' acconto sulle obbligazioni non esenti (che in qualche caso possono fornire rendimenti lievemente piu' interessanti di quelli esenti) c' e' , almeno per chi ha la possibilita' di spostarsi spesso all' estero . Per esempio acquistando le obbligazioni in una banca all' estero , anche se si tratta della filiale di un istituto italiano che puo' ricevere l' ordine di acquisto dall' Italia , a patto di incassare la cedola oltreconfine . " Non favoriamo certo l' evasione o l' elusione fiscale " , spiegano alla Comit , " ma possiamo investire i soldi della nostra clientela all' estero , su richiesta , attraverso le nostre filiali . Se l' incasso degli interessi avviene nella filiale non c' e' nessuna ritenuta e l' operazione e' perfettamente legittima . Certo , il cliente dovrebbe poi denunciare il guadagno nella dichiarazione dei redditi " . Anche supponendo che l' investitore si comporti onestamente , il guadagno fiscale nell' incasso delle cedole all' estero c' e' comunque : invece di subire un prelievo alla fonte si puo' posticipare il pagamento fino alla scadenza del giugno successivo , e se si e' titolari di crediti d' imposta questi possono essere compensati con la tassa sugli interessi che altrimenti sarebbe stata pagata comunque perche' soggetta a ritenuta . " Non riceviamo certo una fiumana di richieste di questo tipo " , spiegano alla Comit , " anche perche' l' esportazione di capitali , anche se legittima , rimane comunque monitorata , e questo costituisce sempre un grosso deterrente a speculazioni azzardate " . Dove investire . Le indicazioni sono varie . Sul breve periodo tutti sono concordi sul fatto che il marco tedesco offre buone probabilita' di tenuta , anche perche' i rendimenti delle obbligazioni esenti espresse in marchi , dopo l' ultimo rialzo dei tassi deciso dalla Bundesbank , sono decisamente piu' interessanti . Anche se ovviamente sempre meno di quelli in divisa italiana . Alcuni rendimenti raggiungono anche il 9% annuo , ma la forte richiesta di obbligazioni in marchi ha fatto aumentare i prezzi delle emissioni piu' interessanti , facendo precipitare i rendimenti (per chi le acquistasse oggi) a livelli non superiori al 7 , 5% 8% . Sugli stessi livelli si attestano le emissioni in fiorini olandesi che vengono considerate una logica alternativa a quelle in marchi . Anche il franco francese viene considerato una valuta " sicura " , soprattutto in considerazione del buon andamento dell' economia reale d' oltralpe . I rendimenti effettivi vanno dall' 8 , 5% al 9% annuo , ma il numero di obbligazioni emesse in franchi francesi e' decisamente piu' scarso di quelle emesse in marchi . Alcune obbligazioni in Ecu , consigliate da molti operatori come un mezzo particolarmente sicuro per le diversificazioni , invece hanno attualmente rendimenti superiori al 10% . Le obbligazioni in eurolire da parte loro rimangono le piu' redditizie : dal' 11% al 16 , 8% (per alcune emissioni non esenti) , ma lo scopo di diversificare il rischio rispetto ai titoli di stato italiani sembra vanificato in quanto si resta nell' ambito della lira . Decisamente meno interessanti , e sconsigliate sul breve periodo , risultano infine le obbligazioni in dollari , che non arrivano a rendere piu' del 6 , 5% .

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  2. #2
    brescianofobo
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    Il Mondo, lunedì, 2 novembre 1992
    EDILIZIA. ECONOMIA
    Pag. 112

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    carissimi mutui
    da una parte c' e' chi ha gia' comprato . problema : l' aumento delle rate . dall' altra ci sono le famiglie che pensano all' acquisto dell' abitazione . ma il costo del denaro . . .
    mercato immobiliare . prestiti per la casa : che cosa succede ?

    La prima regola e' quella di non farsi prendere dal panico . L' aumento delle rate dei mutui a tasso variabile , molto sensibile per il prossimo trimestre o semestre (secondo i criteri di revisione dei parametri pattuiti con la banca o la finanziaria che ha erogato il mutuo) , dovrebbe infatti riassestarsi verso il basso per il periodo successivo con la discesa dei tassi d' interesse . Tassi che negli ultimi tre mesi sono eccezionalmente cresciuti sulla scia delle tempeste valutarie , ma che sul medio periodo dovranno ridiscendere per non soffocare le imprese e le stesse banche ; mentre si profila altrettanto probabile , nel frattempo , una ripresa dell' inflazione , che dovrebbe rendere piu' conveniente l' investimento fatto nella casa che si abita . Insomma , la stangata c' e' , ma appare una stangata a termine . E probabile infatti che , passata la tempesta valutaria , le rate dei mutui tornino a costare cifre meno esorbitanti . Con una considerazione in piu' : la stangata sara' robusta , ma gli enti erogatori dei mutui non hanno (soprattutto oggi , con i prezzi degli immobili in calo) alcun interesse a strangolare la famiglia che ha acquistato la casa con un prestito e dunque a far valere le ipoteche , rivalendosi sul bene (la casa) alla prima morosita' . E anche se nessun istituto di credito vuole ammetterlo ufficialmente (per non correre il rischio di stimolare un aumento esponenziale delle richieste di dilazione dei debitori) , con ogni probabilita' chi avra' difficolta' a pagare la rata del mutuo per il prossimo semestre potra' rinegoziare (con qualche aggravio di costi) almeno i tempi di pagamento delle super rate . Sperando che , nel frattempo , non intervengano nuove tempeste a peggiorare la situazione . Quanto costa la stangata . Ma a quanto ammontera' l' aggravio delle rate per chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile nel 1991 e nei primi mesi del 1992 , con il mercato dei prestiti fondiari che ha conosciuto un vero e proprio boom ? La risposta dipende ovviamente dal tipo di contratto : in lire o in valuta . Con formule diverse : tasso fisso , fino a pochi mesi fa sconsigliato dalle banche , ma certamente conveniente per chi lo aveva stipulato ugualmente a tassi compresi fra 13% e 14% (assolutamente sconsigliabile per chi vuole ottenerlo oggi , con i tassi maggiorati almeno di tre punti e mezzo rispetto a qualche mese fa) ; tasso variabile o indicizzato , come la stragrande maggioranza dei contratti . E la durata puo' andare da un minimo di 5 anni a 15 anni (e' generalmente il massimo periodo previsto dalle banche , che solo in alcuni casi concedono mutui ventennali , mentre le finanziarie possono erogare anche a fronte di restituzioni in 25 anni ; la media degli italiani , tuttavia , tende a indebitarsi per 10 anni) . La risposta cambia anche secondo i parametri di rivalutazione per i mutui a tasso indicizzato , agganciati a indicatori economici diversi (il piu' comune e' composto per il 50% alla media di quotazione della lira interbancaria a tre mesi lettera e per il 50% alla media dell' indice rendistato , cioe' al rendimento netto medio di un paniere di titoli di stato) : all' Eurolira , al tasso ufficiale di sconto , al prime rate dell' istituto di emissione o a quello dell' Abi (Associazione bancaria italiana) , a qualsiasi altro parametro bancario (Libor o Ribor , molto comuni per i mutui in valuta) o a un mix di questi indicatori . Tuttavia la valutazione data dalle banche e' che l' incremento della rata , per mutui indicizzati in lire (i piu' diffusi) , potra ' oscillare fra il 30% e il 50% . In altre parole chi paga oggi 1 milione di lire al mese di mutuo potrebbe arrivare a pagare a gennaio (o a luglio , se l' aggiornamento dei parametri e' ritardato di un semestre) 1 , 5 milioni ; chi paga 2 milioni potrebbe arrivare a pagare 3 milioni di lire . E molto , ma e' lo scostamento massimo prevedibile : chi paga oggi una rata da 1 milione , se si vedesse recapitare un conto da 2 milioni al mese nel 1993 , potrebbe legittimamente pensare di essere stato imbrogliato . Per chi invece stipula oggi un mutuo per 100 milioni di lire , il costo di un' ipotetica rata mensile (la maggior parte delle rate sono trimestrali o semestrali , in qualche caso annuali ; pero' alcuni istituti mantengono ancora quelle mensili) oscilla fra 1 , 4 e 1 , 7 milioni . Non come in Inghilterra . Giuseppe Salvi , amministratore delegato della Abbey national , la principale finanziaria non bancaria nel settore dei mutui casa in Italia e filiale della banca inglese , primo mortgage lender (erogatore di mutui) britannico , spiega che la situazione si presenta indubbiamente antipatica per chi ha contratto un mutuo lo scorso anno e scoraggiante per chi deve sottoscriverlo adesso . " Ma non e' assolutamente da paragonare con la tragedia inglese " , aggiunge , " dove molte famiglie si erano effettivamente indebitate al di la' delle loro possibilita " . A differenza della Gran Bretagna , dove piu' del 97% delle famiglie acquista casa con un mutuo , in Italia il fenomeno e' piu' limitato . Soltanto lo scorso anno , complice il vertiginoso aumento dei prezzi degli immobili , piu' del 40% degli acquirenti italiani ha fatto ricorso a prestiti . E le leggi e le usanze italiane , a differenza di quelle inglesi , non prevedono in alcun caso finanziamenti pari al 100% del valore degli immobili . Gli istituti di credito , per disposizione della Banca d' Italia , possono arrivare a finanziare fino al 75% del valore della casa acquistata ; le finanziarie arrivano fino all' 85 90% . Tuttavia in gran parte gli italiani non stipulano mutui per un importo superiore al 60% del valore della casa ; anzi in larga misura chiedono prestiti in realta' d' importo inferiore (da 35 a 80 milioni di lire) , che rappresenta soltanto una frazione del valore reale dell' immobile . Occhio al contratto . La seconda regola da osservare in genere (e a maggior ragione in questo caso) e' di leggere bene le clausole del contratto di mutuo , controllando al pagamento di ogni rata (eventualmente con l' aiuto del proprio commercialista) , che la banca o la finanziaria abbiano eseguito con attenzione i calcoli e applichino correttamente , oltre agli aumenti dovuti all' aumento dei tassi , anche le eventuali diminuzioni . Soprattutto se l' indicizzazione prevista fa riferimento ai valori di un giorno preciso (per esempio ai tassi interbancari del 15 novembre e del 15 maggio di ogni anno) . Non appare rara infatti la circostanza in cui le banche effettuano i conteggi qualche giorno prima o qualche giorno dopo la data prevista . Un fattore di questo genere assume ancora piu' rilievo per chi ha contratto mutui in valuta , ancorati a un valore di cambio delle monete . Questi mutui in effetti alla fine dell' anno possono riservare a chi li ha stipulati ancora meno gioie di quelli in lire : se infatti e' vero che sembra un po' piu' al riparo dal salto effettuato dai tassi negli ultimi quattro mesi (un aumento c' e' stato , ma corrisponde generalmente a 1 1 , 5 punti contro 4 5 punti per i mutui in lire) , e' anche vero che pare oggi piuttosto improbabile che il valore dell' Ecu e del marco (le valute alle quali sono agganciati la maggior parte dei mutui non in lire) possano tornare ai valori di agosto (mentre , questo si' e' plausibile , i tassi con ogni probabilita' saranno suscettibili di un calo) . L' aumento quindi , anche se piu' contenuto rispetto alle punte del 50% che verranno registrate per i mutui in lire , rischia di ripercuotersi per tutta la durata del contratto . Attenzione alle sirene . Nel 1991 le erogazioni di mutui alle famiglie sono state piu' di 160 mila per un importo complessivo di 28 mila miliardi : per la prima volta quasi la meta' delle case sono state acquistate con un mutuo (come si e' detto , probabilmente a causa del fortissimo incremento del prezzo degli immobili) . I tassi di mercato erano gia' alti , pari in media a 13 , 5% 14% . Oggi oscillano fra 16 , 5% e 19% , ma nei giorni piu' caldi della tempesta monetaria alcuni istituti hanno proposto mutui a piu' del 20% . Per capire che cosa significa , a tasso e composizione della rata costante , basta pensare che chi prende a prestito 100 milioni per 10 anni al 20% di interesse annuo si impegna a restituire nel periodo 300 milioni (100 di capitale piu' 200 di interessi) , cioe' 30 milioni all' anno , ovvero 2 , 5 milioni al mese , ai quali vanno aggiunte le spese iniziali dell' operazione . Nella realta' i calcoli sono piu' complessi , perche' la composizione della rata dipende da piani di ammortamento a scalare , con un sistema detto " alla francese " . Le rate dei primi anni sono composte percentualmente piu' da interessi che da capitale rimborsato . Con l' avanzare degli anni inoltre scende la percentuale di interessi (che e' suscettibile di variazioni secondo i tassi di mercato) e aumenta quella della quota capitale rimborsata . Alcuni istituti (come la Banca nazionale del lavoro) propongono anche piani di ammortamento differenziati per chi preferisce rate costanti , crescenti o decrescenti . Che cosa fare oggi . Ma conviene ancora stipulare un mutuo , vista la situazione di mercato ? E soprattutto vi sono persone che lo fanno oppure chi cerca casa ha accantonato l ' idea di ricorrere a un prestito ? A giudizio delle banche si e' registrato un rallentamento nell' erogazione , ma non particolarmente sensibile . Alla Abbey national spiegano che si e' verificato in pratica un blocco dell' attivita' nei primi 20 giorni di settembre ; poi le operazioni sono riprese con ritmi quasi normali : chi aveva gia' stipulato compromessi o comunque si era impegnato ad acquistare si e' fermato per vedere se non era il caso di aspettare una discesa dei tassi . Ma alla fine ha dovuto cedere e procedere al rogito . Alla Gabetti , la principale societa' immobiliare italiana che offre ai suoi clienti anche mutui fondiari (erogati direttamente o attraverso la Tefim , finanziaria controllata al 100% da Gabetti holding) , sostengono che il calo non c' e' ancora stato , ma e' comunque atteso per il 1993 . Certamente uno dei motivi della flessione del prezzo degli immobili (che nei grandi centri comincia a costituire un fenomeno piuttosto tangibile ) e' dato dalla difficolta' , per chi ha bisogno di acquistare una casa , di accollarsi mutui cosi' onerosi . Aspettare , ma non molto . Se non vi sono reali alternative , il mutuo in ogni caso resta sempre l' unico strumento per acquistare la casa a disposizione della grande maggioranza delle famiglie italiane . Tuttavia , in attesa di un calo del tasso ufficiale di sconto , gli istituti piu' seri consigliano i clienti di attendere qualche settimana . Rimandare per lunghi periodi al contrario potrebbe pero' rivelarsi controproducente . Per l' anno prossimo e' atteso un aumento dell' inflazione (dal 5 , 6% al 7% annuo nella migliore delle ipotesi) . Dunque l' acquisto di una casa oggi , con i prezzi in contrazione , non costituisce in sostanza un' ipotesi tanto azzardata . A patto di sapersi destreggiare abbastanza bene fra le clausole dei mutui e di tenere presente che alcuni istituti offrono ancora tassi apparentemente inferiori a quelli del mercato : in questi casi e' assolutamente necessario verificare quali sono i parametri utilizzati per stabilire il costo . Puo' accadere infatti che , per attirare clienti e concludere nuovi contratti , vengano proposte condizioni iniziali riferite ai tassi pre crisi , suscettibili di forti rivalutazioni alla prima scadenza a tre o a sei mesi di distanza .

  3. #3
    brescianofobo
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    lunedì, 1 febbraio 1993
    ECONOMIA
    Pag. 036

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    trappola mortale

    se il governo fallira' gli obiettivi , Bruxelles sospendera' l' erogazione dei fondi . e per la credibilita' dell' Italia sara' il tracollo . cosi' il Tesoro cerca contromisure
    bilancio dello stato . dopo il prestito CEE anche una manovra bis ?


    Questa volta si rischia una crisi finanziaria senza precedenti , la bancarotta . Fino all' ultimo Piero Barucci e' stato in forse . Da una parte alcuni dei piu' vicini consiglieri del ministro del Tesoro cercavano di dissuaderlo : il prestito di 8 miliardi di ecu che si stava negoziando con la Cee potrebbe trasformarsi in una trappola mortale per l' intero sistema economico nazionale se non si ha l' assoluta certezza di realizzare gli obiettivi cui esso e' condizionato . Il blocco delle successive erogazioni che seguirebbe la delusione della Cee avrebbe conseguenze terribili sulla credibilita' italiana . Dall' altra la Banca d' Italia , di cui e' governatore Carlo Azeglio Ciampi , premeva perche' si facesse presto . Anzi , avrebbe preferito che la trattativa con Bruxelles fosse chiusa positivamente addirittura prima del lancio sul mercato del prestito Italia in marchi tedeschi . Pensavano , in via Nazionale , che sarebbe stato un certificato di buona condotta nei confronti della finanza internazionale per testimoniare che finalmente l' Italia ha imboccato la via del risanamento . E pensavano , soprattutto , che con il prestito la politica di bilancio del governo sarebbe rimasta ancorata a rigidi vincoli internazionali anche in caso di cambiamento nella guida del paese . Piu' volte , in passato , nei momenti di difficolta' l' Italia e' ricorsa alla certificazione da parte di organismi multinazionali . Lo aveva fatto negli anni Settanta , chiedendo e ottenendo prestiti (alcuni dei quali nemmeno utilizzati) al Fondo monetario internazionale condizionati all' attuazione di precisi impegni di politica economia . Lo aveva ripetuto anche nel 1991 . In piena estate , il presidente del consiglio , Giulio Andreotti , aveva ricevuto a palazzo Chigi Jacques Delors , presidente della Commissione Cee . I due si erano accordati perche' la legge finanziaria del 1992 fosse sottoposta allo scrutinio degli ispettori mandati da Bruxelles . A eliminare ogni dubbio , e dar man forte alla tesi della Banca d' Italia , e' intervenuto Giuliano Amato . A nulla sono valsi gli avvertimenti di Luigi Spaventa , coordinatore del gruppo dei consulenti del Tesoro , e dello stesso direttore generale del Tesoro , Mario Draghi . La situazione rispetto agli anni Settanta , facevano notare , e' molto diversa : allora i movimenti di capitale erano soggetti a stretti controlli amministrativi . Oggi la perdita di fiducia nella lira che scaturirebbe dal mancato rispetto delle condizioni concordate con la Cee e dal conseguente blocco della seconda tranche del prestito , avrebbe gravissime conseguenze .

  4. #4
    Veneta sempre itagliana mai
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    fa caldo in quel di Bergamo?

  5. #5
    brescianofobo
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    Pensiero, lascia stare, sono cose non alla tua portata.

    Questo thread è rivolto ai maschi, evidentemente, tu torna a leggere Intimità, donnetta padanogena.


    lunedì, 16 agosto 1993
    ECONOMIA
    Pag. 024/025

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    monete d' azzardo

    per crediti e debiti in altre valute si prevedono tempi di maggiori oscillazioni. ma ci saranno anche opportunita' favorevoli
    SME addio 3. i rischi con l' estero


    Il rilancio e' stato immediato . Dopo che i giornali avevano annunciato la fine dello Sme , martedi' 3 agosto il ministro del Tesoro , Piero Barucci , si e' subito affrettato a informare tutte le agenzie di stampa che l'Italia si appresta a ripresentarsi sul mercato finanziario internazionale con una emissione da 10 miliardi di dollari (16 mila miliardi di lire) . Traduzione : il Tesoro e' tanto fiducioso sulla tenuta della lira che non esita ad affrontare il mercato in un momento di incertezza come questo . Ragionevole consapevolezza ? O bluff da consumato giocatore di poker ? I debiti di Barucci . Espresso in lire , il debito pubblico dell'Italia verso l'estero e' cresciuto robustamente nel corso degli ultimi due anni , ma non si puo' ancora parlare di una crescita anomala . Sommando al debito estero del Tesoro , 26 miliardi di dollari pari a circa 40 mila miliardi di lire , l'esposizione delle Ferrovie dello stato , dell'Anas e delle altre amministrazioni che rientrano nel cosiddetto settore pubblico , alla fine del 1991 si raggiungeva una esposizione complessiva di 54 mila miliardi . Un anno dopo , a fine 1992 , in gran parte per effetto della tempesta valutaria di settembre , questa cifra saliva a 64 mila miliardi e oggi si viaggia sui 75 mila miliardi . Le piu' grosse operazioni sono concentrate in dollari per circa 20 mila miliardi , in Ecu per 10 mila miliardi , seguiti dai marchi , dalle sterline e dagli yen . L'ammontare del debito pubblico verso l'estero resta comunque ancora relativamente modesto se confrontato con l'ammontare complessivo del debito pubblico , del quale non rappresenta piu' del 4% . E proprio per questa ragione anche in un momento di incertezza come questo , Barucci ritiene di poter osare lanciando una maxi emissione . Ma il ministro del Tesoro sa anche che nei primi sette mesi di quest'anno la lievitazione del debito pubblico verso l'estero e' stata considerevole . A produrla hanno contribuito il prestito da 5 miliardi di marchi , circa 4 .600 miliardi di lire , lanciato in gennaio con i buoni uffici della Deutsche Bank , e la prima tranche da 3 .500 miliardi del prestito accordato all'Italia dalla Cee , che ne ha preteso la denominazione in valute piu' che solide : 500 milioni in Ecu e 2 ,9 miliardi in marchi . Non solo Tesoro . L'esposizione complessiva in valuta dell'Italia e' comunque assai maggiore . A fine marzo complessivamente i prestiti esteri verso l'Italia ammontavano a 169 mila miliardi , per scendere a fine aprile a 160 mila miliardi , secondo le ultime stime dell'Ufficio italiano dei cambi . "Il lieve calo si spiega con il fatto che il mercato si comporta razionalmente e appena intravede una momentanea flessione di una valuta cerca subito di alleggerire i debiti con quella denominazione" , spiega Antonello Biagioli , responsabile del servizio statistico dell'Uic . Il grosso di quei 160 mila miliardi e' rappresentato da debiti esteri delle banche , con in prima fila l'Imi , la Cariplo , l'Istituto bancario San Paolo di Torino , la Banca nazionale del lavoro . Le banche in realta' rischiano poco piu' di niente in tutte queste operazioni . "Tutta la nostra provvista e' agganciata a impieghi nelle stesse valute" , conferma un esperto dell'Istituto mobiliare italiano , che a fine maggio aveva un'esposizione valutaria di 4 ,6 miliardi di dollari , corrispondenti a 7 mila miliardi di lire . Nei 160 mila miliardi sono comprese anche le emissioni obbligazionarie sull'estero dei grandi gruppi imprenditoriali pubblici e privati . Con in testa l'Enel , seguita dall'Eni , dalla Fiat finance , dalla travagliata Montedison e da tutti gli altri gruppi che si muovono bene tra swap , strip e strumenti valutari che , almeno a sentire i portavoce del Gotha finanziario , azzerano il rischio di cambio . Ma qualcuno che rischia davvero con gli isterismi dello Sme ci sara' pure in Italia ? C'e' , eccome . Chi paga . Per capire su chi si scarica il rischio di cambio bisogna andare a leggere i finanziamenti in valuta delle banche sull'interno . A fine marzo ammontavano a 137 mila miliardi , dei quali 125 mila in capo alle aziende di credito e il resto in capo agli istituti di credito speciale . Quella massa di miliardi rappresenta il valore effettivo del rischio di cambio che le banche trasferiscono sui loro clienti . Ma tra i destinatari dei finanziamenti in valuta sull'interno ci sono anche i piccoli imprenditori della Pianura Padana che finanziandosi in valuta cercano di garantirsi contro gli sbalzi nei cambi che possano compromettere le vendite a credito ai loro clienti esteri . Ed e' proprio per questa categoria che la crisi dello Sme rappresenta un'incognita . Tradizionalmente abituati a preoccuparsi per le fluttuazioni del dollaro , questi imprenditori medio piccoli dell'Italia che compra e vende all'estero si ritrovano con nuovi elementi di incertezza che vengono dal franco francese e da tutte le altre valute dello Sme che ora possono subire sbalzi fino al 30% : la banda di oscillazione e' del 15% sia verso l'alto sia verso il basso . Chi lucra . C'e' un'altra parte di Italia che dalle vicende dello Sme sta pero' anche traendo dei vantaggi . E l'esercito dei risparmiatori che da alcuni anni ha imparato a diversificare il portafoglio . Da 6 .455 miliardi a fine 1983 , gli investimenti di portafoglio in valuta degli italiani sono saliti a 162 .625 miliardi a fine 1992 , per ridiscendere , ma solo di poco , a 161 mila a fine giugno 1993 . Fuga di capitali ? "No" , dice Biagioli , "siamo di nuovo di fronte a un comportamento razionale del mercato , che sa anche tornare sui suoi passi e rivolgersi alle lire , appena l'economia nazionale da' segnali di aggiustamento" . Come e' accaduto in giugno , quando e' iniziata la grande discesa dei tassi .

  6. #6
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    Parola del nuovo ministro delle Riforme che prima era vice presidente del Senato italiano. «Deve stare attento il presidente Ciampi a chiedere di reagire contro chi ha speculato sull’Euro. Non si sa mai quali reazioni potrebbe avere un popolo incazzato»

    Roberto Calderoli, 5 gennaio 2004
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    In Origine Postato da brunik


    Questo thread è rivolto ai maschi, evidentemente...




    ...agli ordini, capo...


  8. #8
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    Io sono maschio (anche se con altri problemi - il mio Q.I.) ma prima di leggere gli articoli vorrei sapere perchè sono del 1992 e 1993.
    [IMG] http://movies.yahoo.com/shop?d=hv&id=1800217371&cf=pg&photoid=428334&intl= us [IMG]

  9. #9
    Veneta sempre itagliana mai
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    In Origine Postato da Flora


    ...agli ordini, capo...


    mi meraviglio di te che ti sottoponi all'autorità di quel talebano del brunik anche perchè quando si tratta di danè mi interessa...eccome

  10. #10
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    In Origine Postato da Forrest Gump
    Io sono maschio (anche se con altri problemi - il mio Q.I.) ma prima di leggere gli articoli vorrei sapere perchè sono del 1992 e 1993.


    perchè tu pensi che brunik faccia qualcosa senza senso?

 

 
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