AVVENTURE NEL PARANORMALE: EVENTI SINCRONICI
di Gianluca Volatici
Il mitico indio yaqui don Juan, creato dalla penna dello scrittore ed antropologo peruviano Carlos Castaneda, non aveva dubbi sulla qualità della nostra vita... La maggior parte di noi trascina la propria esistenza in una realtà dai contorni quotidiani e banali. Il lavoro, il sesso, i figli, il caffè del mattino, la passeggiata con gli amici, il gioco, le discussioni sulla politica (spesso futili), sul costume, sulle varie ed inevitabili beghe di famiglia. Questo è il tenore sia del piccolo sia del grande uomo, sia del magistrato sia del comune cittadino, sia del padre di famiglia sia dell'anarchico.
I frammenti di una siffatta realtà sono legati, uno per uno, ad un'etichetta scritta a chiari caratteri, tanto che risulta impossibile confondersi. Però lo stregone don Juan, di fronte alla mia ultima asserzione, si contorcerebbe dalle risa, secondo il suo consueto atteggiamento, e replicherebbe che per lui una tazzina di caffè non ha lo stesso sapore di quella del ragionier Rossi. Castaneda è stato spesso ammonito più o meno in questi termini: "Chi ti ha insegnato a considerare il mondo con questa presuntuosa quotidianità? Chi ti ha abituato a percepirlo in modo così limitato? Ascolta: il mondo è assai più sconosciuto e misterioso di quanto si possa concepire... ". E in effetti, secondo la filosofia castanediana, ognuno di noi, da bambino, diviene membro di un gruppo sottoposto ad una particolare descrizione del mondo. Ciò accade naturalmente a causa della continua influenza degli adulti che ci descrivono incessantemente il mondo.
Afferma Castaneda: "La (sua) qualità di membro diventa completa, suppongo, quando è capace di trarre tutte le interpretazioni percettuali che, conformandosi a quella descrizione, la convalidano. Per don Juan, quindi, la realtà della nostra vita quotidiana consiste in un interminabile uso di interpreazioni percettuali che noi, gli individui che condividono una specifica appartenenza, abbiamo imparato in comune a trarre. L'idea che le interpretazioni concettuali che costituiscono il mondo abbiano un flusso è conforme al fatto che esse scorrano ininterrottamente e siano raramente, o mai, suscettibili di discussione. In effetti, la realtà del mondo che conosciamo è data a tal punto per scontata che la premessa di base della stregoneria, che la nostra realtà è soltanto una delle tante descrizioni, potrebbe difficilmente venir presa come una proposizione seria"'.
Secondo la filosofia castanediana, l'adesione incondizionata ad una ristretta descrizione del mondo, porta l'individuo ad un comportamento banale, prevedibile e fallimentare per le sue effettive potenzialità energetiche.
A questo punto qualcuno potrebbe domandarsi se per trasformare fattivamente la percezione della realtà occorra assumere delle droghe, come ha fatto l'antropologo peruviano durante il suo apprendistato. Veniamo però a sapere da don Juan che le piante allucinogene non sono realmente necessarie e che le più grandi scoperte "magiche" avvengono in stato di coscienza lucida. Oltretutto, sarebbe il caso di osservare che per allucinarsi, la nostra società non ha sempre bisogno di sostanze psicotrope. Basti pensare all'esaltazione di manifestazioni calcistiche, musicali, ecc.
In effetti non si tratta di falsare il contenuto delle nostre percezioni, ma di decifrare, o meglio di penetrare, l'essenza simbolica del mondo che ci circonda. È possibile per chiunque riscoprire nel proprio "teatro quotidiano" tutta la magia di una palpitante avventura. E non si creda che questa affermazione abbia degli intenti simili a quelli dei cosiddetti "operatori dell'occulto", in quanto non è possibile vendere qualcosa che l'indviduo possiede già. La chiave di quest'idea si può trovare riportata sulla copertina di un volume dell'oracolo dell'I King: “Mentre la mentalità occidentale accuratamente separa, pesa, sceglie, classifica, isola, l'immagine cinese del momento contiene ogni particolare fino al più minuto assurdo dettaglio, perché l’istante osservato è il totale di tutti gli ingredienti "'-. In altre parole, ciò che noi chiamiamo realtà non è altro che un'armoniosa trama cosmica che si riflette in ogni più piccolo dettaglio, momento per momento. Generalmente, 1'individuo rimane ignaro di questo processo di cui è costantemente al centro, fatta eccezione per gli episodi nei quali esso si palesa inequivocabilmente.
Lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, padre della psicologia analitica cui si deve il merito di aver esaminato, in modo meno riduttivo di molti contemporanei, l'immenso patrimonio della mitologia, è stato protagonista di diversi episodi significativi, di cui vorremmo analizzare il più sconcertante. Il primo aprile 1949 la
cameriera servì a Jung del pesce per colazione: fin qui tutto normale, ma dopo qualche ora lesse casualmente uno scritto in latino che aveva a che fare col pesce. Nel pomeriggio, si presentò per una seduta analitica una paziente che non vedeva da diversi mesi. Ella mostrò a Jung alcuni suoi quadri che avevano per soggetto dei pesci. Verso sera, un amico gli mostrò spontaneamente dei ricami a forma di pesce. Il mattino seguente, un paziente che aveva disertato il suo studio per anni, tornò a trovarlo e gli narrò un sogno in cui la figura centrale era un grosso pesce. Tutto ciò accadeva proprio mentre I’ex allievo di Freud stava conducendo degli studi sul simbolo del pesce.
Probabilmente, qualche scettico potrebbe avanzare l'ipotesi che si sia trattato di una burla, di un "pesce d'aprile" ben congegnato da un collega invidioso di Jung. Preferiamo comune considerare con serietà l'episodio, anche perché fa parte di una lunga serie coincidenze osservate dallo psichiatra. Proprio a causa di tali fatti, Jung incontrò con il mondo della parapsicologia, cercando di fornire una spiegazione dei fenomeni ESP (percezione extrasensoriale).
Come abbiamo già accennato in un precedente articolo, egli ritenne di poter far luce su tali fenomeni, introducendo la teoria della sincronicità. Premesse di Jung erano le seguenti. Data l'impossibilità di interpretare con un modello "causale" la ESP, in quanto, così facendo si riporterebbe il fenomeno su un piano spazio-temporale limitato a cui esso pare sfuggire, è necessario richiamarsi ad un ordine "non causale" o "sincronico". Quest'ultimo permette di concepire un rapporto che fa coincidere due o più eventi, in modo significativo. Perciò "la sincronicità si riferisce a quei casi di evento simultaneo di una certa condizione psichica, con uno o più fenomeni oggettivi in cui il significato del primo è similare agli altri che seguono’’-.
Da un punto di vista scientifico, si deve però ammettere con il parapsicologo R. Rao, che ha condotto studi presso il famoso laboratorio d Duke University di Durham, come tale teoria risulti essenzialmente descrittiva e non presenti approfondimenti atti a chiarire la dinamica vera e propria del fenomeno. In parole povere, esso rimane enigmatico e proprio per questo è degno di figurare al centro delle complesse tematiche del mondo teorico.
A questo punto fa nuovamente capolino il diabolico don Juan, che aria terribilmente annoiata ci suggerisce di lasciar perdere i battibecchi accademici. Ciò che conta non è tanto comprendere che, per una esauriente spiegazione della ESP, i parapsicologi contemporanei non siano meno in alto mare del caposcuola svizzero. L’essenziale è imparare ad essere protagonisti di questi strani eventi, in particolare della sincronicità. Io stesso sospetto che essi non siano ad esclusivo beneficio di `medium", "sensitivi", "paragnosti" o "iniziati" Giustamente, si suol dire che il momento presente, l'attinuo, è tutto ciò che un uomo possiede, sta a lui la scelta tra usarlo bene o sciuparlo. Ma generalmente l’uomo è cieco e calpesta con indifferenza i piccoli frammenti della realtà che sono altamente significativi per la sua esistenza. Non è necessario che si divenga protagonisti di eventi eccezionali, come nel caso citato precedentemente: basta osservare, basta esser svegli. Per quanto mi riguarda, potrei narrare decine e decine di eventi sincronici che si sono manifestati nella mia vita. Preferisco però sceglierne uno solo, di carattere drammatico, per esemplificare il tema. Sono convinto che il lettore rapirà fàcilmente qual è il mio messaggio. Molti amni fa, in un pomeriggio d'estate mi ero recato con alcuni amici presso il bosco del convento di Montesenario, in provincia di Firenze. Anziché arrivare direttamente all'entrata vera e propria con l'auto, avevamo deciso, in molti, di percorrere a piedi il sentiero "Via del silenzio e della preghiera’’ che dopo alcune centinaia di metri conduce al convento. Stavamo camminando in salita da una decina di minuti, quando scorsi, in mezzo alla ghiaia, un modellino che rappresentava un fucile, di stile moderno, della lunghezza di un fiammifero da cucina. In quell'istante mi chinaili e mi resi conto che, per qualche misteriosa ragione avrei dovuto raccoglierlo. Quell'oggetto, naturalmente; non aveva alcun valore e poteva essere stato l’appendice di un soldatino. Rimasi chino ad esaminarlo per circa un minuto, tanto da destare !a curiosità di un amico, al quale dissi, di getto:"Questo modellino ha qualcosa di strano, qualcosa che mi appartiene intimamente" . L'amico, che era a conoscenza dei miei studi, non mostrò di preoccuparsi per la mia salute mentale, ma si limitò ad osservarmi mentre riponevo in tasca il prezioso oggetto. Sembrava che tutto dovesse concludersi lì, non pensai più a quanto era avvenuto, visitai il convento, mi distrassi e verso sera tornai a casa.
Una telefonata mi informò che dovevo recarmi da mia madre. La trovai a letto, pallidissima, in stato di shock. Durante il pomeriggio, con alcuni parenti era andata in campagna a far visita a mia sorella. Appena giunti nel prato di fronte alla sua abitazione, piuttosto isolata, erano stati brutalmente aggrediti da un uomo mentalmente instabile che li aveva minacciati a lungo con un fucile. Dal racconto potei facilmente calcolare che il mio ritrovamento era avvenuto proprio nei periodo di tempo in cui si svolgeva l'aggressione.
Se tentiamo di analizzare l'episodio, dovremo convenire che l'ipotesi di un contatto telepatico non è in grado di abbracciarne la complessità. Certo, il parapsicologo potrebbe pensare che io abbia esplorato il terreno circostante, a livello inconscio, per cercare di estrinsecare la mia percezione extrasensoriale. Ma l'ipotesi sembra cadere facilmente, perché ricordo bene di aver osservato, in seguito, tutto il sentiero e di non aver trovato traccia di altri piccoli oggetti. Stranamente, quel giorno per tutto il percorso della "Via del Silenzio e della Preghiera", regnava una pulizia senza pari. Infine, per le caratteristiche dell'episodio, in osservanza al principio di economia delle cause, sembrerebbe fuori luogo ricondursi all'altra categoria dei fenomeni, ovvero alla telecinesi.
Si risveglia don Juan ridendo fino alle lacrime: "Sciocco! Il modellino ti aspettava, era parte di te, della tua realtà personale, era un segno del potere’':
Perché non riscoprire gli arcani dei Tarocchi, la sfera di cristallo, le linee della mano, la mappa del cielo, il pendolo del radiestesista, nel "pianeta sconosciuto" della nostra quotidiana ma affascinante realtà?
' Castaneda Carlos, Viario a Ixtlan, Edizioni Astrolabio, Roma 1973.
' Edizioni Astrolabio, Roma 1950. Contiene la famosa prefazione di C. G. Jung del 1948.
' Vedi R. Rao, Parapsicologia sperimentale, Ediz. Astrolabio, Roma 1967.