Europa anno zero

di Ida Magli

il Giornale| 21 Luglio 2004



La diffusione e la rapida crescita dell’Islam nel Vecchio Continente preoccuperebbe, secondo un rapporto confidenziale del ministero degli Esteri israeliano, gli esperti del governo per il pericolo di un aumento dell’antisemitismo. I termini con i quali questa preoccupazione viene espressa sono di carattere politico e, per quanto attendibili, si limitano agli aspetti di un eventuale collegamento con gruppi «radicali» dell’islamismo, o quelli meno integrati con la società europea. Ma le cose non stanno così: l’occhio dei politici è da molti anni annebbiato sulla realtà dell’Europa proprio perché evita l’analisi normale sul vissuto degli uomini, su che cosa siano le religioni, su che cosa sia la storia, la cultura per ogni popolo. Una religione è di per sé una cultura, un sistema integrato di significati, di valori, di norme, una «visione del mondo» e, dato che l’attività cognitiva si fonda sulla logica della non contraddizione, non può esservi immesso nulla che contrasti con l’insieme del modello.
Il concetto di «integrazione», tanto diffuso nell’Unione europea, non soltanto è errato, ma offende il sistema logico del pensiero. Una religione è tale soltanto perché viene assunta come «vera»: posso ammettere che esistano religioni diverse dalla mia, ma non posso credere a due religioni. Questo non è «fondamentalismo», «integralismo», «intolleranza», «razzismo»: è semplicemente quello che fa dell’uomo un essere capace di pensare e di credere in una idea e di combattere per affermarne la verità. Perfino quel campione della tolleranza che era Voltaire, nel momento in cui gridava: «Mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimere le tue idee anche se sono contrarie alle mie», affermava l’impossibilità della tolleranza con il suo «mi batterò fino alla morte».
Dunque questa è la realtà dell’Europa: sta per essere sommersa dall’islamismo, sia per la numerosità di coloro che già vi risiedono e che ogni giorno vi giungono, sia per la sua altissima prolificità garantita dall’assistenza sanitaria ben diversa da quella dei Paesi d’origine. Ma soprattutto perché l’islamizzazione, l’orientalizzazione dell’Europa è stata voluta, programmata dagli stessi governanti d’Europa come fattore determinante per cancellare dalla storia i duemila anni trascorsi e creare così una popolazione univoca, che faccia partire l’Unione europea dall’anno zero come la sua moneta.
Israele si preoccupa per l’antisemitismo che una così profonda islamizzazione può comportare (e di cui sono presenti già molti sintomi). Ha ragione di preoccuparsi (e mi sia permesso ricordare che io avevo avvertito di questo pericolo Tullia Zevi fin dal 1996 perché era uno dei motivi della mia battaglia contro l’Unione europea); ma il pericolo più grave, ormai, lo corriamo noi: noi in quanto cristiani e noi in quanto occidentali. Agli occhi dei musulmani nulla è più offensivo dei nostri costumi, della libertà delle donne, della nostra passione per la bellezza dell’arte. Un popolo che si è fatto comandare dal suo Dio di non «rappresentare» nulla, è davvero un popolo che odia l’arte più di qualsiasi altra cosa. Ma rappresentare significa «oggettivare», significa «pensare», significa andare sempre oltre nel capire e nel creare cultura. I musulmani sono «fermi» a quello che è stato detto da Maometto mille e cinquecento anni fa e non possono cambiare nulla. Il tempo che scorre in avanti all’infinito, il tempo del «divenire» appartiene all’Occidente, appartiene a quel Gesù che ha detto che il tempo dell’attesa era finito, e che gli uomini ormai erano «salvi», ossia «liberi».
Forse saremmo ancora in tempo a fare qualcosa per non morire (di questo si tratta, infatti: la morte culturale è anche morte fisica) se ci ribellassimo all’inerzia dei politici, mettendo fine in modo assoluto a qualsiasi ingresso, né per lavoro, né per asilo politico o umanitario. Altro che delibere della Consulta, altro che legge Fini-Bossi, ci vorrebbe! Non si facciano illusioni, però, i governanti d’Europa: non saranno loro a comandare. L’accelerazione con la quale l’Europa viene invasa è tale che non faranno in tempo a godersi l’impero tranne che impediscano fin da oggi qualsiasi ingresso e inaugurino le leggi più restrittive che siano mai esistite.