LA SCOPERTA
Lo studioso Luciano Bellemo
avrebbe individuato la provenienza dell’antichissima reliquia conservata nella chiesa di San Domenico

Quel crocifisso «miracoloso» venuto da Creta

L’immagine sacra
sarebbe stata portata a Chioggia
seicento anni fa
grazie al doge «rinnegato» Marin Faliero

Chioggia
Svelato il mistero del crocifisso di Chioggia. Proverrebbe dall'isola di Creta, probabilmente dall'antico convento ortodosso di Hrissoskalitissa (dai 90 scalini d'oro) che s'affacciava sulla baia di Krio. Risulterebbe pertanto sfatata la leggenda che lo vorrebbe rinvenuto in laguna, proprio nei pressi dell'attuale santuario. Gli ultimi dubbi sono stati chiariti dallo studioso chioggiotto Luciano Bellemo al termine di un accurato esame della celebre statua lignea, ritenuta miracolosa.

«Alcuni anni or sono - commenta lo storico - riscontrai alcuni elementi che mi convinsero del fatto che il famoso Cristo di Chioggia ebbe a passare per Creta. Si trattava di indizi piuttosto chiari, basati sull'interpretazione di alcune scritte che compaiono sul bordo del drappo. Ora, dopo aver decifrato le lettere, scritte in caratteri latino bizantini, confermo che vi si legge: Kisie Ieis Kufe Krie. Letteralmente, dal greco classico: Sorgente dalle profondità (del mare), baia (o promontorio) di Krio. Osservando il drappeggio ho inoltre, riscontrato l'esistenza di un'altra scritta, sinora ignorata o sottovalutata, poco visibile da evidenti segni di raschiatura. Vi si notano le consonanti F-L-T, che portano direttamente a Faletrius, forma latinizzata del nome del doge Marin Faliero (1354-1355), giustiziato per aver tentato di trasformare la repubblica in signoria ereditaria. L'interpretazione è molto probabile, visto che nella sala del Maggior Consiglio, in palazzo ducale di Venezia, al posto del suo ritratto accanto a quelli dei suoi predecessori e dei suoi successori, figura un drappo nero sul quale spicca la scritta bianca: «Hic est locus Marini Faletri decapitati pro criminibus. Il riferimento al doge infedele potrebbe, dunque, essere stato raschiato, in ossequio alla cosiddetta damnatio memoriae».

Il nesso tra Chioggia e Marin Faliero, fa notare lo studioso, non è casuale giacché il celebre personaggio che vi ricoprì, per quattro anni, la carica di podestà. In quel tempo, oltretutto, la diocesi chioggiotta era retta dal domenicano frà Michele che da Creta, giunto proprio da Creta nel 1342. «Questa ipotesi - spiega Bellemo - consente di affermare con una ragionevole certezza che il crocifisso si trova nell'isola di San Domenico da circa 600 anni, dopo essere rimasto a Krio per un periodo non ancora definito». L'epoca della sua realizzazione dovrebbe, comunque, essere di poco posteriore rispetto all'azione intrapresa dalla chiesa cattolica contro l'eresia dei Catari o Albigesi, profondamente legata a quella ortodossa dei Bogomil. «Nei secoli precedenti al tredicesimo - spiega Bellemo - nessun artista occidentale avrebbe mai pensato di raffigurare Gesù sofferente. Secondo un'antichissima consuetudine, era ritratto sempre vivo, benedicente, trionfante. Sta di fatto - prosegue lo storico - che il Cristo sofferente comparve per la prima volta in Oriente, solo nell'XI secolo, per contrastare i Bogomil, negatori della duplice natura di Gesù mentre, in Occidente, arrivò due secoli dopo su iniziativa dei Domenicani (rif. S. Domenico di Bologna di Giunta Pisano, 1250), per arginare i Catari.

Nulla, insomma, a questo punto vieta di immaginare che il Cristo ligneo sia stato portato a Chioggia dal vescovo cretese, magari con l'aiuto del nobile podestà Marin Faliero. La leggenda che vorrebbe il crocifisso miracolosamente proveniente dal mare - conclude Bellemo - non risentirebbe peraltro dall'interpretazione del testo greco in caratteri latino bizantini e delle altre circostanze correlate. Si tratterebbe solo di ambientarla a Krio piuttosto che a Chioggia. Una simile impostazione non contrasterebbe nemmeno con la grande scritta in latino che campeggia sopra il Cristo «Nel mare è la tua via, i tuoi sentieri sulle acque profonde, ma le tue orme non si potranno conoscere». Essa si riferisce al mare in genere, non espressamente alle acque del litorale clodiense. A meno che il salmo citato non debba essere interpretato diversamente, in forma enigmatica, secondo una certa tradizione domenicana. Il mare, per i veneziani, potrebbe essere l'Adriatico, mentre le acque profonde potrebbero corrispondere al Mediterraneo che bagna la Grecia. In ultima analisi, la provenienza cretese potrebbe essere stata fatta dimenticare appositamente perché legata a Marin Faliero, divenuto, nel frattempo, esempio negativo per tutti i cittadini della Serenissima».

Roberto Perini

il Gazzettino, 27. luglio 2004