io non ho votato,quindi è dura che i miei si comportino così!per quanto riguarda il csx lasciamo stare,non hanno una posizione univoca su niente,e cambiano idea ogni giornoIn Origine Postato da yurj
Infatti fanno come quelli che hai votato tu...
io non ho votato,quindi è dura che i miei si comportino così!per quanto riguarda il csx lasciamo stare,non hanno una posizione univoca su niente,e cambiano idea ogni giornoIn Origine Postato da yurj
Infatti fanno come quelli che hai votato tu...
Oh non ci sono problemiIn Origine Postato da UgoDePayens
Cosa ci si poteva aspettare di diverso? L'opposizione demagogica e sciocca che abbiamo in Italia non è seconda a nessuno quanto a voltafaccia...
Ora mi chiedo con che faccia Diliberto, Cossutta e Pecoraro Scanio si presenteranno contemporaneamente ai girotondi pacifinti e alle convention "guerrafondaie"...
Sono gli stessi che erano bellamente seduti nelle poltrone di Governo quando gli aerei americani decollavano dalle basi italiane per andare in Serbia a sganciare bombe.
Diliberto era addirittura Ministro. Poi oggi va a dire Berlusconi che e' un servo.
PACEEEEEEEEEEEE
ma che tristezza Rutelli e Fassino...ma gli elettori Ds e Margherita come fanno a reggerli ancora?
Io non li reggo piu'.In Origine Postato da blob21
ma che tristezza Rutelli e Fassino...ma gli elettori Ds e Margherita come fanno a reggerli ancora?
forse sarebbe meglio guardarsi il contesto e le parole di fassino.
Bye
Quanto cambierà l’America
di Piero Fassino
«Se Kerry vincerà le elezioni, la prima cosa che farà sarà alzare la cornetta del telefono, chiamare i principali capi di governo in Europa e nel mondo e dirà loro: incontriamoci, discutiamo e decidiamo insieme come dare una soluzione stabile all’Iraq». È molto netta Nancy Stetson, consigliere di Kerry per la politica estera.
Sa bene che l’Iraq è una delle crune d’ago attraverso cui deve passare la politica del candidato democratico. E per questo non si nasconde dietro reticenze o ambiguità.
«Intanto - dice - dobbiamo cambiare tono, lasciandoci alle spalle la rozzezza con cui Bush ha gestito la vicenda irachena e l’arroganza con cui ha trattato i nostri alleati. Abbiamo voluto fare da soli e adesso ci ritroviamo soli. Il terrorismo è una sfida globale e se lo si vuole sconfiggere serve coesione, solidarietà e condivisione di scelte e responsabilità. E oggi l’America ha il dovere di ricostruire un rapporto con il mondo».
È un cambiamento di 180 gradi, che rifiuta in modo netto l’unilateralismo e la guerra preventiva a favore di una strategia multilaterale che punta sulle istituzioni internazionali - l’Onu - e sulla condivisione delle responsabilità con i propri alleati. Certo, per ora è un cambiamento di tono, di approccio, di metodo.
Decisivo sarà che alla volontà seguono scelte coerenti, in particolare due: il pieno coinvolgimento dell’Onu, a cui va conferita davvero la responsabilità di guidare la transizione in Iraq; e una strategia per la democrazia che non punti solo sulla dimensione militare, ma anche sulla ricostruzione economica, nella implementazione di strutture democratiche, sul trasferimento di potere effettivo alle autorità irachene.
E nello stesso modo la lotta al terrorismo richiederà che gli Stati Uniti scelgano di tornare a una coalizione mondiale larga e di combatterla con strategie adeguate a un nemico che si mimetizza dietro le ingiustizie del mondo, gode di complicità e coperture, agisce su ogni territorio e colpisce quando vuole e dove vuole.
Saranno queste scelte il vero banco di prova della nuova missione che Kerry ed Edwards disegnano per gli Stati Uniti.
Ne sono consapevoli i miei interlocutori, che a loro volta si chiedono se anche l’Europa percepisce tutte le implicazioni della nuova strategia di Kerry. «Lei pensa - mi interroga con tono apprensivo la Stetson - che l’Europa sia pronta a condividere con noi nuove responsabilità? A volte mi chiedo - continua - se l’Europa ha davvero la nostra stessa percezione di quanto oggi la sicurezza costituisca una assoluta e inderogabile priorità. Forse perché voi europei avete convissuto a lungo con il fenomeno terrorista, come è accaduto in Italia, e ne avete una percezione meno drammatica e angosciante. Ma, attenzione, dopo l’11 settembre qualcosa di profondo è cambiato. E le nostre opinioni pubbliche sono spaventate, chiedono sicurezza e misure che siano davvero efficaci. Abbiamo bisogno di strategie comuni e nessuno può dire “io non c’entro”».
È la stessa questione che mi viene posta da un gruppo di studiosi di politica internazionale che incontro ad Harvard. «Se si avesse la certezza - mi interroga il prof. Moravcek - che un qualche paese fanatico e integralista è pronto a usare anche armamenti nucleari, l’Europa come reagirebbe? Che strategia preventiva proporrebbe?».
Emerge così una questione forse fino ad oggi non pienamente valutata da noi europei: mentre l’isolazionismo di Bush ignorava l’Europa - offrendole anche l’alibi di stare a guardare - la strategia multilaterale di Kerry individua nell’Europa un partner strategico e, dunque, le chiede di fare la propria parte e di assumersi responsabilità non facili.
E sollecita l’Unione europea a darsi politiche e strategie riconoscibili e chiare, uscendo dall’afasia che troppe volte le ha impedito di avere posizioni comuni, di giocare un ruolo effettivamente incisivo sulla scena mondiale e di interloquire, su basi paritarie, con gli Stati Uniti.
E, reciprocamente, un’Europa capace di agire e di parlare con una voce sola obbligherà anche l’America a non considerare più l’Europa come una somma di capitali tra cui scegliere ogni volta il paese più amico, ma come un soggetto unitario con cui negoziare e convenire da pari a pari.
E questo, al di là delle volontà, non sarà facile. «Ma - cerca di rassicurarmi la Stetson - un’Europa forte e unita non è per noi un rischio. Anzi, rischiamo molto di più se un’Europa divisa non è in grado di prendere decisioni. Per questo Kerry non ha paura di un’Europa che parli con una sola voce; quello che vi chiediamo è di avere coraggio e determinazione nell’assumersi responsabilità». Ecco, è forse proprio questa parola, “responsabilità”, la chiave per capire la nuova America di Kerry: responsabilità verso un mondo che chiede di vivere sicuro; responsabilità verso un pianeta ancora afflitto da enormi ingiustizie; responsabilità verso i propri cittadini a cui chi governa ha il dovere di assicurare certezze di lavoro, di reddito, di vita.
Responsabilità verso le nuove generazioni a cui si deve offrire la possibilità di scommettere su di sé e sul proprio talento; responsabilità verso chi ha di meno e non deve essere lasciato solo di fronte alle asprezze della vita.
È una parola chiave non solo per l’America.
Lo è anche per noi.
"La guerra è la vicenda in cui innumerevoli persone, che non si conoscono affatto, si massacrano per la gloria e per il profitto di alcune persone che si conoscono e non si massacrano affatto." (Paul Valèry, poeta francese).
Non capisco quale "contesto" sia da considerare. Secondo me se una persona, anzi un movimento, dice "NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA", per me esclude di netto il contesto.
Fassino non può dire che hanno ragione i pacifinti, corteggiare i loro leader e i loro voti, e poi però rimangiarsi tutto quanto.
Questa per me è INCOERENZA allo stato puro.
Vediamo chi si lascia gabbare...
Alla manifestazione del 20 marzo alla quale Fassino ha partecipato la piattaforma prevedeva il NO incondizionato alla guerra in Iraq e il ritiro delle truppe.Poco tempo dopo il centro-sinistra ha votato la mozione unitaria per chiedere il ritiro immediato delle truppe.L'80 % degli elettori Ds chiede il ritiro immediato dall'Iraq.
Adesso Fassino e Rutelli se ne escono che se vince Kerry allora le truppe possono essere mantenute.Questa è incoerenza.
Ma sono ancora in tempo per smentire questa cazzata.In fondo il nano si smentisce in media ogni due giorni.
Se non te ne fossi accorto ( è evidente di no) non si parla di guerra, ma di rimanere per la stabilizzazione della situazione ..................... [U ]in un contesto , come dice la portavoce di Kerry, che prevede una svolta a 180° rispetto alle modalità di intervento e di missioni umanitarie di Bush e servetti italici inclusi.[/U]In Origine Postato da UgoDePayens
Non capisco quale "contesto" sia da considerare. Secondo me se una persona, anzi un movimento, dice "NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA", per me esclude di netto il contesto.
Fassino non può dire che hanno ragione i pacifinti, corteggiare i loro leader e i loro voti, e poi però rimangiarsi tutto quanto.
Questa per me è INCOERENZA allo stato puro.
Vediamo chi si lascia gabbare...
bye
"La guerra è la vicenda in cui innumerevoli persone, che non si conoscono affatto, si massacrano per la gloria e per il profitto di alcune persone che si conoscono e non si massacrano affatto." (Paul Valèry, poeta francese).
In Origine Postato da ossoduro
Se non te ne fossi accorto ( è evidente di no) non si parla di guerra, ma di rimanere per la stabilizzazione della situazione ..................... [U ]in un contesto , come dice la portavoce di Kerry, che prevede una svolta a 180° rispetto alle modalità di intervento e di missioni umanitarie di Bush e servetti italici inclusi.[/U]
bye
OSSOTTUSO E ORA NOI KE STIAMO FACENDO LI',NON DIAMO UNA MANO A STABILIZZARE
CE LO KIEDE L'ONU CON L'ULTIMA RISOLUZIONE,CE LO KIEDE IL GOVERNO IRAKENO,EPPURE VOI NON VOTATE LA MISSIONE
SIETE DEI PACIFINTI