dal quotidiano LIBERO
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Fuoco amico su Fassino e Rutelli
ROMA - [ p. e. r.] « Subalterni agli americani » . Una volta Armando Cossutta e soci riservavano questa accusa a Silvio Berlusconi e ai suoi colleghi di governo, da ieri, però, questo onore è toccato pure a Piero Fassino e Francesco Rutelli. L'anziano leader comunista, spalleggiato da Verdi e altri esponenti della sinistra radicale, ha infatti preso di mira il segretario dei Ds e il presidente della Margherita per le loro dichiarazioni giudicate troppo « filoamericane » . I due, ospiti a Boston della convention democratica che ha incoronato Kerry candidato presidente degli Usa, hanno infatti discusso di politica estera con i consiglieri democratici e sembrano avere ammorbidito la loro posizione sulla guerra in Iraq. « Se vince Kerry, gli americani ci chiederanno di decidere e agire di più insieme, dovremo prenderci più responsabilità » , si è lasciato scappare l'ex candidato premier. I due esponenti dell'Ulivo hanno incontrato ieri mattina Richard Holbrooke, autorevole consigliere di John Kerry per la politica estera e tra i favoriti per il ruolo di Segretario di Stato, nel caso di una vittoria dei democratici americani a novembre. Al lungo incontro hanno partecipato anche i responsabili esteri dei Democratici di Sinistra, Marina Sereni e della Margherita, Lapo Pistelli. Al termine il segretario della Quercia ha parlato esplicitamente di Iraq, ha spiegato perché con la vittoria del candidato democratico anche in Italia il centrosinistra dovrebbe cambiare atteggiamento: « Kerry ha fatto sapere che prenderebbe in mano il telefono per chiamare tutti gli alleati. L'Europa tornerebbe ad avere un peso centrale. E' un approccio completamente diverso da Bush » . Immediatamente si è scatenato sui due il " fuoco amico" della sinistra italiana. Il primo ad intervenire è stato il solito Alfonso Pecoraro Scanio. « Serve un chiarimento » , ha tuonato. Da lì in poi un profluvio di critiche. Pierluigi Castagnetti, moderatissimo capogruppo della Margherita alla Camera, ha spiegato che la considerazione fatta dal presidente del suo partito non lo convince. « Se significa che dietro la vittoria di Kerry ci sarà anche un cambio di strategia può avere un senso. Ma di questo non c'è ancora certezza » , ha commentato. Se per Cossutta, presidente dei Comunisti italiani, « Fassino e Rutelli sono subalterni a Kerry » , per il rifondarolo Giovanni Russo Spena « le bombe sono tutte uguali, sia che le butti Bush sia che le butti Kerry » . Cesare Salvi, del Correntone diessino, dice che gli sembra « poco serio cambiare idea » . Per calmare le acque, anche se sembra paradossale, è stato costretto ad intervenire Fausto Bertinotti. Sebbene all'estero, ha diffuso una nota: « Sì a Kerry, no alla guerra » , ha scritto. Ma la polemica ormai era montata a tal punto che Fassino è stato costretto a fare marcia indietro in un articolo che sarà pubblicato oggi sull'Unità. « Leggo con stupore (...) che l'Ulivo cambierebbe linea sull'Iraq in caso di Vittoria di Kerry. Niente di più sciocco e insensato » . Certo, ammette il segretario della Quercia, « Kerry si presenta affermando che, se diventerà presidente degli Stati Uniti, farà ogni sforzo per internazionalizzare la gestione della crisi in Iraq, rivolgendosi alle Nazioni Unite e ai Paesi alleati, per aprire una fase del tutto nuova nella gestione di quella crisi. Registrare questa novità non è affatto in contraddizione con quanto l'Ulivo ha sempre affermato sull'Iraq » . [ AP] "
Saluti liberali