GNAM GNAM GLI UOMINI DEL FARE ANCORA IN ACTION
Corriere 31.7.04
Ogni assessore un supplente
La Sicilia paga due stipendi
Sì alla proposta di Miccichè: varrà per le 9 Province e i 396 Comuni
Se il ministro per l’Economia Domenico Siniscalco vorrà congratularsi per la brillante iniziativa, che certo solleverà il morale agli italiani che in questi giorni si son visti stravolgere le regole con cui andavano in pensione o moltiplicare per otto volte l’imposta sui mutui per la seconda casa, non dovrà andare lontano: l’ideatore è il suo viceministro, Gianfranco Miccichè, coordinatore per la Sicilia di Forza Italia e tenace sostenitore della regalia fin dall’estate di tre anni fa. Quando in un’intervista al Giornale di Sicilia , memore dei moniti del Cavaliere per un’«amministrazione improntata al buon senso del buon padre di famiglia», dichiarò solennemente: «È la prima norma che chiediamo a Cuffaro perché abbiamo bisogno di gratificare anche i primi dei non eletti che si sono battuti per il partito». E questo, infatti, dice l’emendamento approvato l’altra notte in geniale coincidenza col varo della contestata riforma delle pensioni e il Dpef che promette «interventi dolorosi sulle spese»: «I deputati regionali che assumono la carica di assessori regionali sono temporaneamente sospesi dalle funzioni di deputato alla data di nomina (...) L’Assemblea regionale procede quindi, nella prima seduta successiva alla notificazione dell’assunzione della carica di assessore regionale, e comunque non oltre 30 giorni dalla predetta notificazione, alla temporanea sostituzione del deputato temporaneamente sospeso, per tutta la durata dell’incarico di membro della Giunta regionale, affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di deputato al candidato primo dei non eletti della medesima lista e circoscrizione elettorale, il quale assume le funzioni di deputato supplente. A questi spettano l’indennità e la diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Palermo...».
E se l’assessore dovesse essere rimosso o dimettersi, come è successo a Davide Costa, assessore alla presidenza, che se ne andò l’anno scorso dopo esser finito sotto inchiesta per rapporti con la mafia? Allora, risponde la leggina, «torna a esercitare il proprio mandato in seno all’Assemblea regionale siciliana, con contestuale decadenza dalle funzioni del deputato supplente». Per ora, s’intende. Per la Regione Sicilia, infatti, nulla è più definitivo delle prebende provvisorie. Basti ricordare il caso dei 32.000 giovani assunti per lavori socialmente utili nel 1988 col celeberrimo «art.23» (indimenticabile fu l’allevamento del «cirneco dell’Etna»: 16 assistenti per 8 cani, poi morti forse di solitudine) e protagonisti di una ventina di proroghe. O quello dei 1.324 geometri e impiegati e ingegneri momentaneamente arruolati nel 1985 per valutare le domande di condono edilizio e via via confermati fino all’assunzione definitiva, con una spesa stimata in 600 e passa milioni di euro: il doppio dell’incasso nell’isola del condono 1994.
Insomma, i novelli deputati precari possono ben sperare: con che cuore, dopo aver lavorato fianco a fianco per mesi o anni, bevendo alla stessa buvette, mangiando allo stesso ristorante coi camerieri in livrea, tagliandosi le basette dallo stesso barbiere a palazzo dei Normanni, potrebbero poi mandarli a casa senza un tozzo di proroga? Con loro, a ulteriore consolazione di chi annaspa tra i debiti a Roma, possono coltivare il loro sicilian dream anche migliaia di aspiranti consiglieri provinciali e comunali. La nuova legge elettorale isolana, che già aveva sollevato la rivolta dei partitini fissando una soglia del 5% che taglierà fuori tutte le forze minori, dice infatti che anche «i consiglieri comunali e i consiglieri provinciali che assumono la carica di assessore sono temporaneamente sospesi dalle funzioni di consigliere alla data di nomina e per tutta la durata dell’incarico di componenti della Giunta». E pure il loro seggio «è temporaneamente attribuito al primo dei non eletti della medesima lista e circoscrizione elettorale il quale assume le funzioni di consigliere supplente».
Cosa significhi, in questa Sicilia dove c’è un’impresa manifatturiera ogni 149 abitanti (il Nordest ne ha quasi il quintuplo) e la popolazione attiva è al 46% (8 punti sotto la media europea) lo dice la tabella che pubblichiamo: un consigliere comunale prende a ogni gettone da 20 a 125 euro e un consigliere provinciale da 50 a 125. Nettamente più che nel resto d’Italia. Insomma: occupare un seggio, in certe contrade minate dalla disoccupazione, può voler dire cambiare vita. Per non dire dell’Ars («Guai a chiamarlo consiglio regionale o a chiamare un suo deputato consigliere, come spesso avviene ai giornalisti continentali», ironizza il rifondarolo Francesco Forgione in «Amici come prima», uno spietato reportage sulla politica degli affari in Sicilia: «Si rischiano accuse di ignoranza e l’ignoranza non fa onore quando si parla del più antico parlamento d’Europa») e dei suoi deputati.
I quali, come ha dimostrato lo stesso Forgione mettendo a disposizione la sua busta paga, guadagnano al mese 7.790 euro netti più altri 4 mila alla voce «portaborse». Stipendi da favola che si impennano se appena appena qualcuno ha un piccolo incarico, cosa assai facile in una congrega di 90 deputati dove esistono 13 membri dell’ufficio di presidenza, 8 presidenti, 17 vice e 8 segretari delle Commissioni ordinarie e speciali, 13 capigruppo e 13 vicecapigruppo. Basti dire che un qualsiasi vice-presidente di una qualsiasi commissione, come ha mostrato Totò Cintola, che sta all’Ars per l’Udc e ha fatto lui pure l’ outing sullo stipendio, prende ogni mese una integrazione di 803,62 euro. Non male, per organismi che lavorano pochissimo: fatti i conti, le principali commissioni siciliane (bilancio, affari istituzionali, ambiente, lavoro e sanità) si son riunite in media 34 volte l’anno. Contro le 146 di ognuna delle 14 commissioni della Camera.
Fatto sta che a un certo punto, l’altra notte, davanti alle reazioni del centro-sinistra (che conta pochissimo: 42 deputati contro 58) anche Totò Cuffaro deve esser stato colto dal dubbio che si fosse passato il segno. E la «sua» Udc si è unita alle opposizioni chiedendo almeno di rinviare la moltiplicazione delle poltrone al 2011. Macché: quelli di Forza Italia non erano d’accordo. E pur di non rischiare un rinvio hanno chiesto il numero legale e se ne sono andati dall’aula.
Gian Antonio Stella
PUBLITALIA, FININVEST, COCA, VICEMINISTRO ECONOMIA: UN UOMO IMPORTANTE, SECONDO I CARABINIERI IL FIGLIO DI RIINA GLI TELEFONA SPESSO AL CELLULARE E LO CHIAMA "GIANFRANCUCCIO".