I veri padroni del mondo non sono più i governi, ma i dirigenti dei gruppi multinazionali finanziari o industriali, e delle istituzioni finanziarie opache (Fmi, Banca Mondiale, Wto...). Questi responsabili non vengono eletti pubblicamente, nonostante le loro decisioni abbiano un impatto, diretto o indiretto, sulla vita di tutti noi. Il potere di queste organizzazioni viene esercitato su scala planetaria, mentre il potere degli stati è limitato ad una dimensione nazionale. Inoltre, il peso delle società multinazionali nei flussi finanziari, ha da tempo sorpassato quello degli stati. A dimensione transnazionale, più ricche degli stati stessi, ma anche principali finanziatrici dei partiti politici di qualsiasi tendenza e nella maggior parte dei paesi, queste organizzazioni sono, di fatto, al di sopra delle leggi e del potere politico, al di sopra quindi della democrazia. Qui di seguito un elenco dei fatturati di alcune multinazionali, paragonati col PIL di alcuni paesi. Questo la dice lunga sul potere planetario che questi conglomerati stanno acquisendo. Un potere sempre più smisurato a causa dell'accelerazione delle fusioni di multinazionali in "multinazionali giganti " veri e propri imperi economici. I fatturati e i PIL sono espressi in Miliardi di Dollari e si riferiscono al 1992:

General Motors
132,4

Indonesia
126,4

Danimarca
123,5

Exxon (Esso)
115,7

Norvegia
112,9

Sud Africa
103,6

Ford
100,1

Turchia
99,7

Shell
96,6

Polonia
83,8

Toyota
81,3

Portogallo
79,5

IBM
64,5

Venezuela
61,1

Malesia
57,6

Unilever
43,7

Pakistan
41,9

Nestlé
38,4

Sony
34,4

Egitto
33,5

Nigeria
29,6

Insieme dei 5 nomi più importanti
526,1

Medio Oriente e Africa del Nord
454,5

Asia del Sud
297,4

Africa Sub-sahariana
269,9


La democrazia ha già cessato di essere una realtà. I responsabili delle organizzazioni che esercitano il potere reale non sono eletti pubblicamente, ed il pubblico non viene informato delle loro decisioni. Il campo d'azione degli stati viene sempre ulteriormente ridotto da accordi economici internazionali sui quali i cittadini non vengono né consultati, né informati (se non a cose fatte). Tutti i principali trattati elaborati in questi ultimi 5 anni (tra cui il GATT, il Wto ed altri) hanno un solo scopo: il trasferimento del potere degli stati verso organismi non eletti dai cittadini. Una sospensione proclamata della democrazia avrebbe provocato una rivoluzione ed è per questo che si è deciso di mantenere una democrazia di facciata e di spostare il potere reale verso nuovi centri. Ed è appunto perché non c'è più niente da decidere che i programmi politici di "destra" o di "sinistra" spesso si assomigliano in tutti i paesi occidentali. Per riassumere possiamo dire che non abbiamo la scelta del piatto principale ma possiamo scegliere la salsa. Il piatto si chiama "nuova schiavitù", con salsa di destra piccante oppure salsa di sinistra in agro-dolce. Vi sono paesi che stanno tentando di resistere a questo movimento, ad esempio la Francia, dove il governo di Jospin ha riaffermato a più riprese il primato del potere politico e della democrazia sul potere economico ed il "pensiero unico" ispirato dai mercati. Dagli inizi degli anni '90, l'informazione è progressivamente scomparsa dai media destinati al grande pubblico. Come le elezione, i telegiornali continuano ad esistere, ma sono stati svuotati del loro contenuto. Un giornale televisivo contiene al massimo da 2 a 3 minuti di vera informazione. Il resto è rappresentato da argomenti da "magazine", da aneddoti e da fatti diversi inerenti la vita quotidiana. Le analisi fatte da giornalisti specializzati, nonché i programmi informativi, sono stati quasi totalmente eliminati. L'informazione è ormai ridotta alla carta stampata, letta peraltro da una minoranza di persone. La scomparsa dell'informazione è il segno tangibile che il nostro regime politico ha già cambiato natura. Il denaro oggi non ha più una base intangibile come ai tempi del tallone d'oro. Oggi il denaro è essenzialmente virtuale. La maggior parte del commercio mondiale avviene senza carta-moneta e solo il 10% delle transazioni finanziarie quotidiane corrispondono a degli scambi economici nel "mondo reale". I mercati finanziari stessi costituiscono un sistema di creazione di denaro virtuale, di guadagno non basato su una creazione di ricchezze reali. I responsabili del potere economico fanno quasi tutti parte della stessa sfera, ed è quindi naturale che si accordino su una strategia e sincronizzino le loro azioni verso obiettivi comuni, creando situazioni economiche favorevoli alla realizzazione di tali obiettivi, cioè: a) indebolimento dei governi. Liberalizzazione. Privatizzazione dei servizi pubblici. Disimpegno totale degli stati dall'economia, compresi i settori dell'educazione, della ricerca e, a breve, della polizia e dell'esercito, destinati a diventare dei settori gestiti da imprese private. b) precarizzazione degli impieghi e mantenimento di un tasso elevato di disoccupazione, questo grazie alle delocalizzazioni delle imprese ed alla mondializzazione del mercato del lavoro. Questo accresce la pressione economica sui salariati, i quali non hanno purtroppo altra scelta di accettare qualsiasi salario o condizione di lavoro. c) riduzione degli aiuti sociali, per accrescere la motivazione nel disoccupato ad accettare qualsiasi lavoro a qualunque stipendio. d) impedire l'inizio di rivendicazioni salariali nel Terzo Mondo mantenendovi dei regimi totalitari e/o corrotti. Se i lavoratori del Terzo Mondo fossero meglio retribuiti, ciò romperebbe il principio stesso della delocalizzazione e della leva che essa costituisce sul mercato del lavoro e sulla società in occidente. Questo è un nodo strategico essenziale che deve essere mantenuto a qualsiasi costo. La famosa crisi asiatica del 1998 è stata scatenata appunto con lo scopo di mantenere questo equilibrio. Infatti, fin dagli anni '90, le rivendicazioni salariali avevano preso fortemente piede in Corea del Sud, il paese di punta di quello che veniva chiamato "miracolo asiatico". Manifestazioni per la democrazia e le condizioni salariali si moltiplicavano minacciando di contagiare nell'insieme i Paesi del Sud Est asiatico dove si erano concentrate le delocalizzazioni. Ricordiamoci che la crisi asiatica è cominciata esattamente in Corea in seguito ad un crack borsistico alla Borsa di Seul. Dall'oggi al domani ci si accorse che i debiti accumulati dalle imprese private coreane erano troppo rilevanti e questo scatenò un movimento di panico in borsa. Il crack coreano si propagò in seguito ad altre borse asiatiche per un effetto domino. Sappiamo che i crack borsistici sono gli avvenimenti economici più facili da indurre e da manipolare, basta essere in una posizione sufficientemente influente nei confronti dei flussi finanziari e/o delle informazioni finanziarie. Comunque sia, da allora in Corea ed in Asia non si parla più di rivendicazioni sociali ma si parla soltanto di calo degli stipendi, di disoccupazione e di senza tetto. Le organizzazioni multinazionali private si attrezzano progressivamente di tutte le leve di forza degli stati: reti di comunicazione, satelliti, servizi d'informazione, schedature delle persone, istituzioni giudiziarie (stabilite dal Wto, accordo grazie al quale una multinazionale potrà trascinare uno stato davanti ad una corte di giustizia internazionale speciale). La seguente ed ultima tappa, per queste organizzazioni, sarà di ottenere la parte di potere militare e poliziesco corrispondente al loro nuovo potere, creando le loro proprie forze armate, in quanto gli eserciti e le polizie nazionali non sono adatti alla difesa dei loro interessi nel mondo. A breve, gli eserciti saranno destinati a diventare imprese private, dei prestatori d'opera sotto contratto tanto per uno stato quanto per un qualsiasi cliente privato in grado di pagare i loro servizi. Ma, in ultima analisi, questi eserciti privati serviranno gli interessi delle grandi multinazionali e serviranno ad attaccare quegli stati che non si piegheranno alle regole del nuovo ordine economico. Affrontiamo ora il punto di non-ritorno ecologico. E' evidente che stiamo per arrivare ai limiti ecologici dovuti all'attività economica dell'uomo. Un sistema economico liberale il cui scopo è la ricerca del profitto a breve termine per interessi privati, non può prendere in considerazione i costi a lungo termine come il degrado dell'ambiente. I modelli economici attuali sono altresì inadatti per stimare il giusto valore della "produzione" della natura, indispensabile alla nostra sopravvivenza: produzione di ossigeno, di anidride carbonica delle foreste e degli oceani, regolazione della temperatura, protezione contro l'irradiamento solare, riciclaggio chimico, distribuzione delle piogge, produzione di acqua potabile, produzione di alimenti ecc. La produzione della natura è stata stimata in 55.000 miliardi di dollari all'anno da un gruppo di scienziati dell'Institute for Ecological Economics dell'Università del Maryland nel 1997. Pare che la scomparsa della natura sia inevitabile in quanto voluta dal nuovo potere economico. Ma perché? Per tre ragioni: 1- la scomparsa della natura e l'aumento dell'inquinamento renderanno gli individui ancora più dipendenti dal sistema economico per la loro sopravvivenza, permettendo la creazione di nuovi profitti tramite la vendita di ossigeno in aerosol, dispensatori di ossigeno nelle città, incremento del consumo di medicine e di prestazioni mediche. 2- d'altronde, la natura costituisce un riferimento di un ordine diverso, quello dell'universo. La contemplazione della bellezza e della perfezione di questo ordine è sovversiva; essa porta l'individuo a rifiutare la bruttezza degli ambienti urbani e a dubitare dell'ordine sociale che deve restare l'unico riferimento. 3- infine la contemplazione della natura incita al sogno ed intensifica la vita interna degli individui, sviluppando la loro propria sensibilità e quindi il loro libero arbitrio. Da quel momento essi cessano di essere affascinati dai beni merceologici, evitano i programmi televisivi destinati ad abbruttirli e a controllare la loro mente. Liberi da ogni vincolo, cominciano ad immaginare una società diversa, possibile, fondata su altri valori, diversi dal profitto e dal denaro. Tutto ciò che può portare gli individui a pensare e a vivere di se stessi è potenzialmente sovversivo. Il più grande pericolo per l'ordine sociale è la spiritualità, perché porta l'individuo a sconvolgere il suo sistema di valori e quindi il suo comportamento, a discapito dei valori e dei comportamenti impiantati precedentemente dal condizionamento sociale. Per la stabilità del "nuovo ordine sociale" tutto ciò che può stimolare il risveglio spirituale deve essere eliminato. Per non essere definitivamente esclusi dal gioco, i contro-poteri al potere economico (stati, sindacati, associazioni di consumatori, movimenti patriottici) devono rispondere posizionandosi sullo stesso livello organizzativo, a livello mondiale e non più nazionale, unificando e sincronizzando le loro azioni in modo da avere un peso sufficientemente incisivo nei flussi economici mondiali. Ci resta poco tempo per reagire, in quanto tutti gli elementi necessari ad una futura dittatura economica mondiale sono già disponibili. (...)