Corriere, 2.8.04
Ulivo e primarie, sì degli elettori Prodi supera Rutelli grazie ai Ds
Il popolo della Quercia spinge Romano, con l'ex sindaco chi vota Margherita Il Professore battuto tra i più giovani. Piace la formula della consultazione popolare ma aperta a tutti e senza registrazione in albi o contributi spese come nei modelli di Usa e Gran Bretagna
Che Prodi ottenesse la maggioranza delle indicazioni era forse scontato ma dal sondaggio — effettuato intervistando un campione rappresentantivo di elettori orientati a preferire il centrosinistra — traspare, al di là della classifica dei consensi, una realtà più articolata e contraddittoria. In primo luogo, la ricerca conferma che gli italiani hanno voglia di primarie. L'ambizione di contare più direttamente e in modo più incisivo nella vita politica (specialmente nella scelta dei suoi protagonisti, spesso percepiti dagli elettori come imposti dai partiti) costituisce un fenomeno rilevato più volte, da almeno quindici anni. La richiesta di primarie rientra in questa tendenza e pare soddisfare l'esigenza di una maggiore partecipazione, specie se a concorrere è più di un candidato. Ma, pur auspicando l'attuazione di questa nuova occasione di coinvolgimento, gli elettori non sembrano disponibili ad accettare, al tempo stesso, le regole adottate fin qui per il suo funzionamento. Negli Stati Uniti, dove le primarie hanno luogo da tempo, nella gran parte dei casi occorre, per partecipare, iscriversi a liste apposite e con ciò dichiarare, talvolta in forma esplicita, talaltra in modo più indiretto, il proprio orientamento politico. E in Gran Bretagna, alle primarie organizzate dai laburisti, hanno diritto di voto solo gli iscritti. In principio, gli italiani si dichiarano avversi ad entrambe queste soluzioni. Forse per una antica — anch'essa già nota — tendenza italica alla segretezza delle scelte politiche ed elettorali. C'è da dire, tuttavia, che si esprime con scetticismo sulla registrazione anche chi, nello stesso sondaggio, indica senza esitazione la propria intenzione di voto. L'ostilità è minore tra i più giovani, segno che essi individuano nelle primarie un modo per poter essere (finalmente) coinvolti nelle scelte politiche. Anche tra questi ultimi, tuttavia, la maggioranza relativa afferma comunque di essere contraria alla registrazione. È vero che le risposte ad un sondaggio sono una cosa e il comportamento effettivo — specie a seguito di una campagna di comunicazione — può essere un altro. Ma le risposte degli intervistati suggeriscono che la registrazione può costituire un problema per lo svolgimento delle eventuali primarie. Anche perché la disponibilità a registrarsi — e ancora più quella, ventilata dai promotori, di versare un contributo spese — decresce all'affievolirsi dell'identificazione con la sinistra tout-court. Sino a coinvolgere un quarto degli elettori che si «sentono» di centro, vale a dire uno dei segmenti decisivi per vincere poi le elezioni vere. Naturalmente, i risultati delle primarie dipenderanno dalle candidature, che ancora non sono state in alcun modo formalizzate. Per questo, abbiamo preferito lasciare liberi gli intervistati di indicare il leader che volevano. Come si è detto, il primato di Prodi è confermato. Con qualche ombra. Egli è molto apprezzato dagli elettori con più di 55 anni, mentre i giovani sotto i 25 — un altro segmento da conquistare — sembrano prediligere Rutelli. Ma il dato più preoccupante — ed indicativo, ancora una volta, dei problemi di coesione interna nel centrosinistra — emerge dalle risposte degli elettorati dei singoli partiti. La preponderanza di chi vota Margherita preferisce Rutelli. E, ovviamente, la maggior parte degli elettori di Rifondazione «vota» Bertinotti, che è peraltro già candidato alle primarie. Solo gli elettori dei Ds «sacrificano» il loro segretario per indicare in maggioranza Prodi. Sono essi, dunque, data la numerosità prevalente nel centrosinistra, a determinare la vittoria del Professore. Ciò che comporta inevitabilmente implicazioni notevoli sulla leadership attuale e, specialmente, sulla futura eventuale gestione del governo.
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