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  1. #1
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    Predefinito COFFERATI: Ho una proposta: un congresso Ds molto aperto



    Ho una proposta: un congresso Ds molto aperto



    Sergio Cofferati ha una proposta per il prossimo congresso dei Democratici di Sinistra: «Facciamo un congresso aperto, molto aperto, che sia straordinario nelle forme e nei contenuti, capace di parlare al Paese in un momento di grave emergenza per i danni prodotti dal governo Berlusconi e di coinvolgere i tanti nuovi elettori, soprattutto i giovani, che si sono avvicinati a noi e ci hanno consentito di vincere le elezioni amministrative».
    Per il sindaco di Bologna, che oggi ricorderà la strage del 2 agosto, la possibilità di «aprire» ad altri il congresso dei Ds sarebbe una grande opportunità «sia per noi, per la sinistra del Paese, sia per l’intera coalizione».
    In questa intervista Cofferati spiega come immagina il progressivo rafforzamento dello «schieramento largo» di opposizione, dice che Prodi «ha perfettamente ragione a chiedere un’investitura come leader», si preoccupa per le «drammatiche conseguenze» che le modifiche costituzionali e la politica economica del governo determineranno nel Paese.

    Sindaco Cofferati, cosa vuole dire un «congresso aperto»?

    «Per quello che succederà in questo Paese nei prossimi mesi mi pare che l’opposizione e soprattutto la principale forza di sinistra debbano mettere in campo delle proposte nuove per fronteggiare una situazione che non esito a definire drammatica».

    Che cosa prevede?

    «Dobbiamo pensare all’autunno, quando inizierà la stagione congressuale dei Ds. Avremo davanti uno scenario che registrerà il fallimento del centro destra, con due problemi enormi aperti: il tentativo di cambiare la Costituzione avrà effetti devastanti sugli assetti istituzionali attuali perchè rompe la struttura esistente, antiche solidarietà, meccanismi consolidati di protezione sociale; dall’altro lato vedremo gli effetti della Legge Finanziaria che saranno depressivi per l’economia e lesivi delle protezioni sociali e dunque destinati a modificare in peggio le condizioni di vita di milioni di persone. Lo stesso ministro “tecnico” dell’Economia ha detto che la Finanziaria non sarà indolore: basta tradurre questa affermazione nella pratica per immaginare che cosa succederà».

    E in questa situazione la sinistra cosa fa?

    «Nel nostro campo ci sono i risultati positivi delle elezioni amministrative da consolidare, assieme all’esigenza primaria di definire programma, schieramento e legittimazione dell’intero centro sinistra. Ora in questo quadro il maggior partito dell’opposizione che si avvia al congresso deve svolgere una funzione non soltanto positiva, ma di traino della costruzione degli assetti della futura intera coalizione. Allora, secondo me, quello che il nostro partito non deve assolutamente fare è scegliere modalità congressuali che lo chiudano in una disputa interna tra opzioni contrapposte mentre, invece, deve rovesciare questa tendenza e pensare a un congresso straordinario».

    Quanto straordinario?

    «Straordinario dal punto di vista delle forme e dei contenuti, un congresso in grado di parlare al Paese in fase molto drammatica, di parlare e di coinvolgere i tanti nuovi elettori in particolare i giovani che lo hanno votato, che non sono iscritti al partito ma che hanno guardato a noi con fiducia. Il partito deve aprirsi alla ricerca degli elementi di novità necessari per dare forza all’azione della coalizione perchè, a mio parere, è davvero il momento di pensare ad utilizzare le proprie energie per gli altri. È un momento fondamentale per il nostro futuro, se non facciamo questo sforzo perdiamo un’occasione storica».

    Si è chiesto se il partito è pronto per questa novità?

    «Parto da una considerazione: non è in discussione il gruppo dirigente del partito. E’ chiaro a tutti. Devo dire con franchezza che le decisioni fin qui assunte dagli organismi dirigenti del partito sono legittime e rispettabli, ma, a mio parere, sono lontane dal dare una risposta positiva all’esigenza di aprirsi e queste decisioni sono destinate a riprodurre uno schema tradizionale. Oggi c’è lo spazio per un cambiamento perchè non siamo certo nelle condizioni che c’erano al congresso di Pesaro: allora il centro destra aveva appena vinto e si presentava compatto con un’intera legislatura davanti e noi dovevamo interpretarne i caratteri e prevederne le azioni, oggi siamo in una condizione diversissima. Da un lato possiamo dire per fortuna pensando al crollo della loro coalizione, ma dall’altro bisogna guardare con grande preoccupazione questa situazione per gli effetti pesantissimi che può determinare sulle regole democratiche e sulle condizioni materiali dell’economia e della vita delle persone».

    Lei pensa a un congresso molto diverso da quello di Pesaro?

    «Certo, dobbiamo pensare non alla ripetizione di un vecchio rito, ma alla scelta di strade completamente diverse, dobbiamo mostrarci capaci di assolvere il compito che ci aspetta e anche di creare fascino intorno alla nostra proposta».

    E per Cofferati che ruolo c’è in questa novità?

    «Nessuno. Sono un semplice iscritto al quale se mi si offre un campo nuovo di ricerca e di discussione, se mi si chiede di partecipare a una riflessione sulla forma-partito, a come costruire un rapporto che avvicini alla politica i giovani che ci hanno votato, ecco, allora, a un campo del genere sarei fortemente interessato a lavorare con gli altri per creare qualche cosa di nuovo».

    C’è anche la possibilità che il suo partito scelga una strada più tradizionale. E allora?

    «In questo caso sarei semplicemente indotto a guardare con rassegnazione e amarezza a una occasione perduta».

    La straordinarietà del congresso Ds può essere la formulazione di una proposta politica oppure che cosa?

    «Partiamo da una domanda: a chi ci rivolgiamo? Solo agli iscritti Ds? Non bastano. Ci sono i nostri elettori, i giovani e sono tanti, che vanno assolutamente coinvolti. Se guardo alla mia piccola esperienza bolognese, dove il partito ha una struttura solida antica e radicata, bene, alle amministrative i Ds sono aumentati dell’11% rispetto alla volta precedente. A questi nuovi elettori come vogliamo parlare, con le vecchie forme della politica? È chiaro che un nuovo rapporto tra iscritti ed elettori è difficile da definire, ma se non lo affrontiamo adesso, che abbiamo avuto un forte successo elettorale, quando lo facciamo?».

    Ma nei Ds ci sono opzioni, proposte, oserei dire correnti diverse. Come si fa?

    «Dentro il partito esistono opzioni diverse su alcuni temi, ma per altri molto è cambiato rispetto al congresso di Pesaro. C’è stata una evidente discontinuità nella pratica. Se penso all’economia o alle politiche sociali, i comportamenti del partito, gli atti legislativi sono stati spesso lontanissimo, e personalmente aggiungo positivamente lontanissimi, dagli orientamenti di Pesaro. Il superamento degli schieramenti è nei fatti. Credo che ci siano le priorità su cui impegnare il partito: oggi nessun mette in dicussione che ci si debba presentare alle elezioni Regionali così alle politiche del 2006 con lo schieramento più largo possibile. Non è per fortuna in campo l’ipotesi di accordi elettorali fra progetti diversi nel nostro campo, ipotesi che portò alla vittoria elettorale dell’Ulivo ma all’impossibilità di governare. Lo schieramento largo è acquisito ed è la precondizione per vincere».

    Però il centro sinistra non ha ancora un programma.

    «La condizione per costruire lo schieramento largo è il programma. E ha ragione Epifani che ieri ha detto all’Unità che bisogna fare presto. Una discussione andava già avviata e ora bisogna accelerare in autunno senza paure: dove siamo stati in grado fin dall’inizio di affrontare le discussioni di merito per il programma tutti insieme, siamo stati capaci di mediare tra opzioni diverse, quelle riformiste e radicali, e di vincere le elezioni».

    E Prodi? Le primarie?

    «Credo che nessuno possa avere obiezioni sulla richiesta di Romano Prodi di avere una legittimazione della sua candidatura. Deve avvenire rapidamente: si può ricorrere alle primarie, o mettere insieme gli eletti, rappresentanti di associazioni e movimenti anche cittadini indicati appositamente in sedi territoriali. E poi tutti insieme con atto formale definiscono la candidatura».

    Congresso aperto, legittimazione per Prodi e schieramento largo. Per andare dove?

    «Anche qui se si deve discutere di federazione tra alcune delle forze dello schieramento largo del centro sinistra il punto dirimente deve essere: federazione verso che cosa? Verso una limitazione di campo dell’azione futura o verso la costruzione di una casa più larga possibile? Non è la stessa cosa. Io sono per la seconda ipotesi. Non bisogna aver paura: quella della identità e delle caratteristiche sono questioni delicate, necessitano di un processo nè facile nè breve, ci vorrà tempo nella ricerca paziente dei valori, alle idee di fondo di società alla quale ci riferiamo. Se si chiarisce il punto di approdo le perplessità che ci sono si possono stemperare. Oggi siamo in una positiva condizione, abbiamo vinto le amministrative e Berlusconi ha perso le Europee, c’è la sfida del 2006: insomma, se non ci proviamo ora, quando?».

    Berlusconi ha perso, certo, ma va avanti come un treno. Come se lo spiega?

    «La modifica costituzionale è per Berlusconi funzionale a fuggire in avanti, a uscire dalla palude delle risse del centro destra. La pessima legge serve a riconsolidare almeno in parte la loro unità interna, ma a danno di principi fondamentali della nostra convivenza, del tessuto connettivo della nostra società, delle nostre istituzioni. Questa per loro è la via di fuga per mantenere potere a discapito di tutto. Nel frattempo portano il Paese allo sbando e l’ultima serie di avvenimenti è stata commentata con troppa disinvoltura, quasi che nell’opinione pubblica ci fosse la metabolizzazione dell’orrido».

    Ad esempio?

    «La manovra correttiva è stata smentita poche ore prima che il governo fosse convocato dall’Unione Europea. La Ue ha imposto la manovra, hanno concordato le dimensioni per evitare l’early warning e, tornati in Italia, i ministri hanno inventato le politiche per realizzarla. Sono invenzioni senza un filo logico, tanto che lo stesso ministro Siniscalco ha candidamente ammesso di non sapere se la correzione basterà. La lettura del resoconto di Siniscalco lascia allibiti: ha tranquillizzato gli italiani annunciando altre correzioni in corso d’anno, cosa in sè scandalosa, oltre che grave. In più ha detto che non vuole più indicare il dato d’inflazione programmata, cioè l’elemento cui si basa la politica di redistribuzione, il dato su cui vengono misurati i salari e gli stipendi di milioni e milioni di italiani».

    Che cosa faranno i comuni?

    «C’è bisogno di una forte azione di contrasto, come ha deciso l’Anci per quanto riguarda i comuni. Ma dovremo mostrare anche il massimo senso di responsabilità istituzionale proprio davanti a un governo irresponsabile verso il Paese. Ognuno deve fare il suo mestiere, cercheremo di garantire i nostri cittadini davanti ai tagli decisi da Siniscalco, ma non ci possono essere azioni indistinte di contrapposizione al governo».

    Un’ultima domanda: questa mattina lei, per la prima volta nelle vesti di sindaco, ricorderà la strage della Stazione di Bologna. Qual è il suo sentimento?

    «Il 2 agosto per Bologna è un giornata molto importante e molto triste. Ricordiamo le vittime della strage, ricordiamo che la nostra città è stata più volte oggetto della violenza stragista e terroristica. Sia lo stragismo fascista e poi, più recente, il terrorismo delle Brigate Rosse. Quello del 2 agosto è uno degli avvenimenti più gravi del tempo passato, per noi è di nuovo un momento per affermare l’impegno democratico di tutta la città, per non dimenticare e per chiedere che nulla resti impunito. Per chiedere rigore nei confronti degli esecutori materiali della strage e perchè con l’indispensabile superamento, non ancora avvenuto, del segreto di stato si arrivi all’individuazione dei mandanti. Ferite come queste si chiudono soltanto se insieme alla verità politica si concretizza quella giudiziaria e se lo Stato è capace di rigore nei confronti degli assassini».

  2. #2
    richard
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    che faccia il sindaco ha già abbastanza da fare

  3. #3
    Forumista esperto
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    ED ECCO LA REPLICA DELLA MAGGIORANZA.......COEME POTETE NOTARE CARI AMICI....TANTE TANTE TANTE PAROLE PER DIRE....NIET....MIA MADRE MI INSEGNO' QUAND'ERO PICCOLO A FARE ATTENZIONE A CHI PARLAVA TROPPO PER ESPICITARE UN CONCETTO MOLTO SEMPLICE DI PER SE, PERCHE' DIETRO NASCONDEVA QUASI SEMPRE UNA MENZOGNA......



    Caro Cofferati, le regole ci sono
    di Vannino Chiti

    Sergio Cofferati e altri compagni hanno avanzato preoccupazioni perché il prossimo congresso dei Ds sia occasione di confronto e non di contrapposizioni. Sono preoccupazioni che condivido. Non corrisponde al vero, invece, l’osservazione che le regole statutarie in vigore per il congresso non lo consentirebbero.
    Non voglio ritornare sulla considerazione - ovvia - che gli statuti si cambiano ai Congressi e non dopo la loro convocazione. E si cambiano soprattutto se sulle modifiche c’è un'ampia unità. Voglio ribadire che le regole per il nostro congresso consentono già un coinvolgimento serio ed ampio degli iscritti. Per quanto mi riguarda sono d’accordo nell’individuare, almeno per i congressi provinciali, regionali e nazionale, il più ampio spazio anche per cittadini non iscritti, rappresentanti di associazioni che guardano a noi, per un contributo diretto nella discussione politico-programmatica. Certo, nessuna regola sostituisce la volontà politica. Le mozioni possono essere frutto di un confronto aperto e diffuso. Devono contenere i tratti che si ritengono fondamentali di una strategia politica e di impostazioni programmatiche. Sarebbe sbagliato non fare scegliere ai nostri iscritti tra linee politico-strategiche e priorità programmatiche differenti e su questa base rinnovare i gruppi dirigenti. Altrettanto sbagliato sarebbe inventarsi differenze o ingigantirle per giustificare la costruzione di mozioni congressuali. Non credo davvero che ciò avverrà.
    Vi sono alcune questioni di fronte a noi, sulle quali abbiamo avuto opinioni diverse in questi anni: è giusto verificare se su di esse oggi le valutazioni si siano, oppure no, avvicinate.
    Penso al ruolo dell’Onu, come unica sede di legittimità internazionale, che può - in ultima istanza - decidere anche interventi di polizia internazionale. Cioè, per dirla in modo del tutto chiaro, autorizzare l’uso anche delimitato e circoscritto della forza.
    Penso alla scelta, senza se e senza ma, della costruzione dell’Unione Europea, con le concrete coerenze che ne discendono. Mi riferisco ancora all’esperienza della Lista Uniti nell’Ulivo: oggi l’obiettivo è la costruzione di una federazione tra Ds, Margherita, Sdi e Repubblicani Europei. La federazione dell’Ulivo, quella che ora e concretamente è possibile, aperta a chi poi vorrà - accettandone regole e valori - aderirvi.
    Qui sta una scelta politica di fondo su cui confrontarsi e decidere, in modo esplicito. Federazione non è partito unico del riformismo italiano: è chiaro che le due opzioni non sono fra loro incompatibili, ma è altrettanto chiaro che la scelta della Federazione non porta di per sé, in modo ineluttabile ed automatico, al partito unico.
    La decisione di oggi riguarda un patto federativo tra partiti che mantengono una loro autonomia politica ed organizzativa: con quanti, legittimamente, lo rifiutano non può che esservi un confronto democratico, che porti gli iscritti a decidere.
    Con tanti altri, che vogliono non discutere del “se” la federazione, ma del come realizzarla, e del merito delle competenze che deve gestire, dovrà esserci, in modo aperto, un lavoro di costruzione comune.
    Altri temi - l’alleanza ampia di centro-sinistra, attorno ad un programma comune di governo; lo sviluppo sostenibile; le tasse; la riforma del welfare; il completamento di quella costituzionale - possono dar luogo ad un confronto, che non obbligatoriamente si confini tutto all'interno della scelta della linea politica e della elezione del segretario, determinate dal voto degli iscritti nei congressi di sezione.
    In ogni caso a me sembra che i punti decisivi per la vita dei Ds non siano le regole, con le quali andremo al prossimo congresso.
    Questione centrale per me era e resta la non cristallizzazione delle posizioni politiche, il non fare delle mozioni correnti ideologiche, tra loro separate e incomunicabili.
    Questo rischio, presente in alcuni momenti della vita del nostro partito dopo Pesaro, è stato in buona misura superato, con il contributo di tutti.
    Oggi abbiamo una grande occasione: lungo la strategia riformista che nessuno tra noi vuole sia messa in discussione, dare vita alla nuova maggioranza che guiderà il partito. La maggioranza di Roma.
    Dal momento che con tante compagne e compagni, in questi anni, si sono verificate convergenze politiche reali ed esplicite - per tutte la scelta della Lista Uniti nell’Ulivo - perché non dovremmo ritrovarci insieme, nel costruire e sostenere la strategia ed il Progetto che facciano dei Ds, come è nostro dovere, il protagonista dell’alternativa alla destra berlusconiana?
    Il nostro partito non ha bisogno di falsi unanimismi. Non vuole neppure cristallizzazioni che si trascinino stancamente. Se nella costruzione di una nuova maggioranza - quella di Roma - verranno superate, nella chiara condivisione delle politiche, differenze del passato, ciò rappresenterà un importante messaggio di fiducia a chi guarda a noi. Contribuirà a fare affrontare i temi sui quali ancora esistono diverse posizioni, con volontà di approfondire e scegliere. Senza drammi e tensioni.
    Il pluralismo è una ricchezza. Rafforza il partito se concorre - con precise regole democratiche nella vita interna - ad aumentare voglia di impegno e di partecipazione, non solo in quelli che già sono iscritti o votano per i Ds, ma in tanti altri che possono camminare insieme a noi.
    Quello che bisogna affermare con rigore - non solo nei principi ma nella vita di ogni giorno - è che una volta che si è deciso - in un organismo dirigente o nell’assemblea degli eletti nelle diverse istituzioni - la scelta diviene impegnativa per tutti, non solo per la maggioranza che l’ha assunta.
    Questo sia nella iniziativa del partito che, ancor più, nel comportamento nelle istituzioni. I casi di coscienza devono essere previsti e rispettati, ma non sono certo espressione del libero arbitrio dei singoli o di aree politiche interne. È insopportabile una sorta di neo-centralismo non democratico ad uso delle “mozioni-correnti”. É questo che deve essere spazzato via, perché snatura il pluralismo; allontana la partecipazione dei nostri iscritti; impedisce ai Ds di rafforzarsi. É l’ostacolo vero al formarsi sulle varie questioni volta volta da affrontare, di una efficace unità politica. Come invece è possibile e come, soprattutto, in ogni circostanza dobbiamo proporci di fare.

  4. #4
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    Sono molto d'accordo con la Proposta di Cofferati di aprire il congresso anche agli elettori, non iscritti...

    Certamente cosi facendo però si rischiano infiltrazioni da parte di "sabotatori" di altri partiti...

    Quindi aperto a tutti ma con il diritto di voto sulle mozioni solo agli iscritti ..oppure come dice Chiti: "Per quanto mi riguarda sono d’accordo nell’individuare, almeno per i congressi provinciali, regionali e nazionale, il più ampio spazio anche per cittadini non iscritti, rappresentanti di associazioni che guardano a noi, per un contributo diretto nella discussione politico-programmatica. "

    Sulle mozioni, non penso sia utile il muro contro muro, penso Fassino debba "aprire" alla Sinistra DS di Folena e Mussi, per rappacificare il partito e votare su punti come Irak, Federazione Uniti Nell'Ulivo, Alleanza con Prc, etc etc...

  5. #5
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    In origine postato da danny78
    Sono molto d'accordo con la Proposta di Cofferati di aprire il congresso anche agli elettori, non iscritti...

    Certamente cosi facendo però si rischiano infiltrazioni da parte di "sabotatori" di altri partiti...

    Quindi aperto a tutti ma con il diritto di voto sulle mozioni solo agli iscritti ..oppure come dice Chiti: "Per quanto mi riguarda sono d’accordo nell’individuare, almeno per i congressi provinciali, regionali e nazionale, il più ampio spazio anche per cittadini non iscritti, rappresentanti di associazioni che guardano a noi, per un contributo diretto nella discussione politico-programmatica. "

    Sulle mozioni, non penso sia utile il muro contro muro, penso Fassino debba "aprire" alla Sinistra DS di Folena e Mussi, per rappacificare il partito e votare su punti come Irak, Federazione Uniti Nell'Ulivo, Alleanza con Prc, etc etc...
    Notizie fresche di oggi.........(premesso) io appartengo al Correntone e chiaramente dico cio' che turba me e la corrente, pero', sia chiaro, non mento mai.

    Allora dicevo notizie fresche, oltre all'articolo di Chiti, alla maggioranza non frega assolutamente nulla della minoranza, non e' disposta ad accettare nessuna proposta e vuole andare a congresso con lo scontro frontale, alla faccia del voler bene al partito e l'essere di sinistra......domani se cambiano le cose faccio sapere, sempre PER LA PRECISIONE.....

  6. #6
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    In origine postato da asti_sinistra
    Notizie fresche di oggi.........(premesso) io appartengo al Correntone e chiaramente dico cio' che turba me e la corrente, pero', sia chiaro, non mento mai.

    Allora dicevo notizie fresche, oltre all'articolo di Chiti, alla maggioranza non frega assolutamente nulla della minoranza, non e' disposta ad accettare nessuna proposta e vuole andare a congresso con lo scontro frontale, alla faccia del voler bene al partito e l'essere di sinistra......domani se cambiano le cose faccio sapere, sempre PER LA PRECISIONE.....
    Rimango in attesa, ma gradirei se anche Red River potesse postare dei commenti su questo forum (per avere 2 pareri)

    PS: Al Congresso del 2005 potranno votare solo gli iscritti sino al 2003, al primo semestre 2004 o a tutto il 2004?

  7. #7
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    In origine postato da danny78
    Rimango in attesa, ma gradirei se anche Red River potesse postare dei commenti su questo forum (per avere 2 pareri)

    PS: Al Congresso del 2005 potranno votare solo gli iscritti sino al 2003, al primo semestre 2004 o a tutto il 2004?
    A ma io dico la verita', che e' evidente, ma la confermo tramite i miei 3 ganci in Parlamento...e' kiaro poi che non posso dire tutto e i risvolti di tutto....le "sorprese" e le non "sorprese"...., non posso perche' se do' la parola non me la rimangio....non mi chiamo mica Umberto che dice i kakki degli altri (fra l'altro sbagliati....)

    A parte gli skerzi, (mica tanto skerzi)al congresso votano gli iscritti al primo semestre 2004 .

  8. #8
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    per esempio nei socialdemocratici svedesi e nei laburisti inglesi votano anche gli iscritti al sindacato si potrebbe prevedere anche qui qualcosa del genere per gli iscritti della CGIL.

    io sono favorevole a coinvolgere movimenti e associazioni purchè si accettino le associazioni e movimenti di tutte le sponde del partito non solo quelle vicine al correntone come io presumo vorreste voi.

    ormai siamo un partito di parenti serpenti se uno fa qualcosa ci sono gli invidiosi che se la segnano

  9. #9
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    Cofferrati chi ? Quello che fino a quando c'era il governo di centro-sinistra ha fatto solo concertazione per poi far finta di tornare sulle barricate non appena è arrivato Berlusconi ? Oppure quello che ha detto di astenersi sul referendum per l'art. 18 ?

 

 

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