Da Il Federalismo

All’inizio di luglio il Governo ha organizzato tre “tavoli” di confronto a palazzo Chigi. Il primo, quello più importante, riguardava il Federalismo. Negli altri due si tentava di fare il punto sulla situazione dell’economia del Paese e dei conti pubblici e sui rapporti tra i partiti della maggioranza, che anche in quei giorni non erano particolarmente idilliaci.
Per quanto riguarda il tavolo dell’economia ogni partito ha discusso le sue posizioni con gli altri ed ha poi presentato a Berlusconi un documento con le proprie considerazioni e raccomandazioni su tagli, manovre e priorità. Inoltre il “tavolo” ha elaborato una bozza di previsioni macroeconomiche il cui contenuto, in sintesi, è esposto qui di seguito.
Una premessa: per il trattato di Maastricht il rapporto “deficit/Pil” non può superare il 3%. È come dire che se una persona guadagna 100 euro in un anno, quella persona non può spendere più di 103 euro, e che se uno Stato genera 100 euro di Pil (il Pil, che vuol dire Prodotto Interno Lordo, rappresenta la ricchezza che si genera in un anno in uno Stato), quello Stato non può spendere più di 103 euro. Le previsioni dicevano che nel 2004 lo Stato italiano avrebbe speso circa 103,5. Questo 103,5 è una previsione che i tecnici dei conti pubblici chiamano “tendenziale”. Poiché il tendenziale superava il 3%, il “tavolo” ha concordato che era assolutamente necessario fare una ”manovra” per diminuire le spese oppure per aumentare le entrate. Per la cronaca, la settimana successiva a Montecitorio la discussione sulla ”manovra” presentata dal Governo al Parlamento ha generato proteste e tensioni, al punto che sul suo contenuto il Governo ha deciso di chiedere la fiducia della camera dei Deputati. Fiducia che la Lega Nord ha concesso a denti stretti la sera di giovedì 22 luglio. Motivo: sono state aumentate alcune tasse mentre a nostro giudizio sarebbe stato molto più opportuno diminuire numerose spese dello Stato. Solo per fare qualche esempio: alcuni trasferimenti ai patronati sindacali, controllare meglio le pensioni di invalidità, il numero eccessivo di dipendenti statali (Blair licenzierà in tre anni 104.000 dipendenti pubblici, e anche la Francia sta cominciando a fare queste considerazioni). Per l’anno 2005 il tendenziale stimato dal tavolo dell’economia era di poco superiore al 4%, ed abbiamo concluso che per tornare al 3% sarebbe servita una manovra di almeno 14 miliardi di Euro. Ma non solo. Le manovre hanno sempre un effetto depressivo sull’aumento del Pil. È come un cane che si mangia la coda. Al tavolo dell’economia è stato convenuto che oltre alla manovra per rimettere in linea i conti sarebbero stati necessari anche degli “interventi di sviluppo”, che sono stati identificati nella riduzione di tasse e in nuovi investimenti. Da tutte queste considerazioni è risultato che sarà necessario “trovare” circa 30 miliardi di Euro. Ecco come sono nati quei 30 miliardi che Giannelli ha inserito nella vignetta pubblicata nella prima pagina del Corriere della Sera di Mercoledì 21 Luglio nella quale si vede un Berlusconi chiamato Berluscon de’ Berlusconi vestito con ghette e cilindro come il famoso zio Paperone che dice «Trenta miliardi!! Me li vorrete dare sulla fiducia?». Al tavolo dell’economia è stato anche elaborato un elenco di tagli per 21,6 miliardi. Il nome più corretto per quel documento è “libro dei sogni”. Tuttavia una manovra di 30 miliardi di Euro che non aumenti le tasse è sicuramente possibile: basterebbe avere il coraggio e la determinazione della signora Thatcher, che, mi piace sempre ricordarlo, durante i suoi tre mandati ha dato vita al più travolgente esperimento sociale ed economico del secondo dopoguerra, voltando come un guanto un Paese nel quale i sindacati spadroneggiavano e tenevano in ostaggio il Governo. Tra le altre cose la Thatcher è riuscita a spazzare via le aziende inefficienti (come l’Alitalia), ha aperto industria e finanza a una concorrenza basata sul merito e non sulle tangenti o sulle raccomandazioni, ed è riuscita a trasformare la destra da partito della difesa dei privilegi a polo di un liberismo dinamico e lungimirante. Tutte cose che a mio giudizio sono necessarie anche da noi.
Questo, grosso modo, è quello che ci aspetta. Sicuramente la riduzione delle tasse sarà divisa su due anni, il 2005 e il 2006, e sono pronto a scommettere che non sarà finanziata solo con tagli alle spese, come sarebbe logico, perché i tanti “statalisti” del Parlamento, sia quelli dell’opposizione (tanti) che quelli della maggioranza (tanti anche loro) non vorranno, come si suol dire, “mollare l’osso”. Se non sarà possibile tagliare delle spese, la riduzione delle tasse potrà essere finanziata esclusivamente... con l’aumento di altre tasse. È incredibile ma è così.

Giancarlo Pagliarini