User Tag List

Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    24 Nov 2003
    Messaggi
    4,894
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito La fine dell'epoca d'oro dell'ebraismo in America

    LA FINE DELL'EPOCA D'ORO DELL'EBRAISMO AMERICANO

    Il pensiero di Daniel Pipes sull'Islam e sull'ebraismo americano, nel resoconto di un'intervista concessa a Manfred Gerstenfeld.



    Daniel Pipes svolge da oltre trenta anni ricerche sull'Islam. Egli è direttore del Middle East Forum, un centro di ricerca di Philadelphia. Dei suoi dodici libri, quattro hanno per oggetto l'Islam. Nel 2003, è stato designato, su nomina del presidente Bush, membro dell'US Institute of Peace.
    Nel corso degli anni precedenti all'11 settembre 2001, Pipes lanciò degli avvertimenti in merito al pericolo rappresentato dall'Islam militante per la sicurezza americana. Nel 1998, egli scrisse nell'edizione europea del Wall Street Journal che i musulmani militanti erano in guerra con l'America, non a causa di ciò che essa aveva fatto ma poiché gli islamisti ritenevano di trovarsi in un conflitto di lunga durata con i valori occidentali.
    Pipes mette in discussione il fatto che gli straordinari eventi degli ultimi anni possano aver inaugurato un'epoca meno favorevole per l'ebraismo americano: "L'epoca aurea dell'ebraismo americano iniziò nel 1950, quando le restrizioni sociali subirono una riduzione nelle università, nelle banche, nei circoli, etc. Questo periodo potrebbe ora terminare con la crescita demografica dei musulmani americani. All'interno di questa comunità, vi sono elementi di spicco che considerano gli ebrei americani come loro principale nemico; essi accusano gli ebrei di essere la causa del fallimento islamico. Per reagire a questo, la comunità ebraica deve sviluppare una maggiore comprensione della mentalità dei musulmani; in particolare, dei loro elementi più radicali, i quali sostenitori dell'Islam militante sono conosciuti come islamisti.
    "Parecchi musulmani americani sono ricorsi all'uso della violenza specialmente contro gli ebrei. Un esempio è l'attacco sferrato nel 1994 da un taxista libanese che ˆ dopo il massacro di Baruch Goldstein in Israele ˆ era partito dal suo Paese alla ricerca di ebrei da uccidere. Egli finì con lo sparare contro un furgone pieno di ragazzi chassidim, che transitava sul Ponte di Brooklyn, uccidendone uno".
    Il problema dell'ostilità musulmana non è circoscritto agli Stati Uniti. Già nel 1992, Pipes scriveva che per gli ebrei di tutto il mondo "l'antisemitismo musulmano è un problema crescente e che in larga misura esso è collegato all'aumento demografico dei musulmani presenti in Occidente". Pipes oggi aggiunge: "È da decenni che l'Unione Europea è riluttante ad affrontare il problema dell'ostilità antiebraica manifestata dai media, dalle istituzioni religiose e didattiche musulmane. Tutti gli indizi mostrano che gli europei non avranno assolutamente il coraggio di affrontare questo problema in modo adeguato. Può darsi che si verifichi un maggior esodo di ebrei dall'Europa, probabilmente come quello avutosi cinquanta anni fa dai Paesi musulmani.


    Verità e falsità

    Pipes spiega in modo più dettagliato che cosa gli ebrei e gli altri dovrebbero comprendere degli sviluppi avvenuti in seno alla comunità musulmana americana. Numerosi gruppi di musulmani americani sono diversi dagli altri gruppi immigrati negli Stati Uniti. Può darsi che la società americana non sia in grado di far aderire gran parte di questo gruppo. Nella maggior parte del mondo l'Islam moderato non si oppone agli estremisti. Col risultato che gli Stati Uniti si trovano a doverli affrontare.
    Pipes sottolinea che i musulmani presenti negli Stati Uniti si comportano molto bene. Presentarli come un gruppo oppresso è una falsità fomentata da vari gruppi musulmani. Egli afferma che simili false percezioni indussero all'inizio del 2000 il presidente Bill Clinton ad asserire che i musulmani americani fossero oggetto di "discriminazioni" e "intolleranza". Nello stesso anno il Senato approvò una risoluzione che condannava "la discriminazione e la vessazione dei musulmani". Nel 2000, Pipes scrisse a riguardo in un articolo apparso su Commentary, dal titolo "I musulmani americani sono delle vittime?": "Di certo, a livello socio-economico, i musulmani possono trovare poco da ridire sull'America. Essi vantano i più alti livelli di istruzione rispetto a ogni gruppo presente nel Paese ˆ uno schiacciante 52% sembra avere la laurea ˆ e ciò si converte in un quadro di un impiego prestigioso e remunerativo. Gli immigranti musulmani tendono a concentrarsi in professioni legate in particolar modo alla medicina e all'ingegneria, ovvero nel settore imprenditoriale, e il loro reddito sembra essere più alto rispetto a quello della media nazionale americana; quest'anno pare che il reddito medio di ogni famiglia sia di 69.000 $. Le riviste musulmane sono piene di pubblicità di dimore signorili, di macchine di lusso e di raffinati gioielli, e parecchi musulmani hanno vissuto la classica storia dell'immigrato di successo passato dalla povertà alla ricchezza".
    In questo articolo Pipes ha elencato parecchi grossissimi imprenditori, appartenenti alla comunità americano-musulmana. Egli ha aggiunto: "Gli americani musulmani affermano con orgoglio che la loro è 'la società musulmana più ricca al mondo', e hanno ragione".
    Pipes ha altresì accennato al fatto che i media, in genere, trattano l'Islam e i musulmani in modo positivo, e le moschee vengono spesso accettate di buon grado laddove i non-musulmani talora donano fondi per la loro costruzione. Egli sottolinea che, nonostante le modalità delle preghiere islamiche non siano facilmente compatibili con le abitudini lavorative americane, molte industrie tentano di venire loro incontro. Pipes enfatizza che in un sondaggio elaborato nel 2000, il 66% dei musulmani americani era d'accordo con l'affermazione che "la società americana mostra generalmente rispetto per la fede musulmana".
    Pipes ha scritto che "per i musulmani non è particolarmente difficile essere accettati negli Stati Uniti, poiché gli americani liberi da pregiudizi fanno dei persistenti sforzi per comprendere l'Islam e per ritrarre i musulmani in modo positivo. Ciò deriva da un senso di colpevolezza riguardo i pregiudizi passati e anche da un impulso di stampo multiculturale. I gruppi ebraici e cristiani spesso si uniscono alle controparti musulmane per combattere ciò che reputano essere un pregiudizio". Egli aggiunge che di frequente gli avvocati non-musulmani forniscono agli imputati musulmani dei patrocini gratuiti e a carico delle istituzioni non-musulmane.


    Attacchi futuri

    In questo contesto è importante comprendere le motivazioni e la mentalità degli estremisti musulmani. Pipes definisce un islamista come un individuo che crede che l'Islam rappresenti la soluzione per ogni problema. "In America, un islamista sarebbe qualcuno che vuole rimpiazzare la Costituzione con il Qur'an. È un movimento totalitario che ha molto in comune con il fascismo e con il Marxismo-Leninismo". Egli ritiene che circa il 10-15% dei musulmani di tutto il mondo siano islamisti, che è come dire cento milioni di individui. Pipes aggiunge che la percentuale è della stessa portata tra i musulmani americani.
    Egli pronostica: "Ci saranno maggiore attacchi da parte degli islamisti contro gli americani. Posso affermare questo con sicurezza, poiché innumerevoli segnali puntano verso questa direzione. Questi attacchi renderanno la gente consapevole. Credo che ci sarà un processo unidirezionale di ciò che definisco presa coscienza attraverso la morte. Mi aspetto che sempre più americani si preoccuperanno: al contrario, non mi aspetto sentir dire a molti: 'Beh, mi sono preoccupato della minaccia dell'Islam militante, ma adesso non più'. Con il passare del tempo e con il verificarsi di nuovi eventi, il loro giudizio diventerà più realistico.
    "Dal momento che gli islamisti sono pericolosi, i metodi da utilizzare contro di loro non possono essere uguali a quelli che di norma gli Stati Uniti applicano ai dissidenti. Per quanto molti americani siano impreparati nel discutere di questi argomenti, se qualcuno affronta l'argomento viene accusato di maccartismo.
    "Uno sviluppo poco notato riguarda la dichiarazione di guerra. Quest'ultima faceva parte di un'impresa militare, ma a partire dalla Seconda guerra mondiale essa è divenuta obsoleta assieme al meccanismo legale che un tempo l'aveva generata. Quando il presidente Bush afferma che noi siamo in guerra, si tratta di un'affermazione di natura politica e non giuridica".


    Il principale fattore discriminante: l'ideologia

    Pipes soggiunge: "Ci si rende gradualmente conto dell'esistenza dell'Islam militante non solo sulle colline afgane ma anche all'interno della società americana. È una situazione senza precedenti nella storia del nostro Paese, dal momento che gli Stati Uniti, a differenza dell'Europa, non hanno mai seriamente affrontato al loro interno il fascismo o il comunismo. Di certo, gli americani non hanno mai vissuto un pericolo proveniente da una fonte ideologica, come quello degli islamisti.
    "Concentrare l'attenzione su al-Qaeda è doppiamente fuori luogo. Innanzitutto, si tratta di un gruppo che ne ingloba altri, piuttosto che una organizzazione fattuale. In secondo luogo, è un sintomo di un'attitudine molto più profonda. La chiave è l'ideologia e non un'organizzazione. Questa ideologia è una forza in sé e per sé, e non il risultato di condizioni socio-economiche; non può essere risolto grazie, ad esempio, a una reazione del tipo Piano Marshall.
    "L'Islam militante non può essere paragonato a nessun segmento della cristianità, del giudaismo o dell'induismo. Queste religioni non racchiudono gruppi dalle visionarie ideologie totalitarie che cercano di governare il mondo. In realtà, l'Islam militante assomiglia al fascismo e al comunismo più di ogni altro movimento religioso.
    "Tutto ciò che possiamo fare al presente è prepararci al peggio. L'eloquenza e la perspicacia non hanno reso Churchill, Primo ministro della Gran Bretagna; lo è diventato grazie al crollo della Francia. In modo simile, coloro che mettono in guardia dai pericoli dell'Islam militante saranno motivati solo se un disastro, come è stato il crollo della Francia, dovesse avvenire.
    "I conservatori costituiscono sempre più la struttura portante per comprendere ciò che gli Stati Uniti rappresentano, quali sono i loro obblighi e cosa significhi essere un americano. Mentre gli ebrei si sono tradizionalmente collocati dalla parte liberal dello spettro politico, molti di loro stanno adesso diventando più conservatori. Nonostante questo, dal momento che i Democratici moderati si spostano sempre più verso sinistra (come rileva Dennis Prager, a questo punto è difficile scorgere una differenza tra un liberal e uno di sinistra) esistono parecchi ebrei di sinistra che fanno parte del problema. Essi considerano gli Stati Uniti come uno «Stato canaglia», non desiderano che esso ricorra mai all'uso della forza, chiedono l'apertura delle frontiere e in genere, disprezzano il loro stesso Paese".


    Le insidie del mondo accademico

    Pipes considera gli sviluppi all'interno delle università come un qualcosa di particolarmente preoccupante: "Il mondo accademico sta tentando di chiudere il dibattito sulle questioni fondamentali, rendendolo meno aperto al libero scambio di opinioni ai media, al governo, ai gruppi di ricerca e anche agli enti dotati di personalità giuridica". Egli ha scritto che il lavoro accademico è più insidioso dei teppisti di strada che si uniscono efficacemente all'occasione. Pipes definisce ciò come segue: "essi mantengono una parvenza di cortesia. A volte, però, rivelano la loro vera facciata di intolleranza. Un tipico esempio di ciò si è avuto quando una mini-intifada ha impedito all'ex primo ministro Binyamin Netanyahu di parlare alla Concordia University di Montreal".
    Pipes ha vissuto delle esperienze simili in Canada. Nel gennaio del 2003, alla York University di Toronto, la Middle East Students Association riuscì temporaneamente a cancellare una sua conferenza dedicata alle "Barriere alla Pace in Medio Oriente". Tuttavia il rettore dell'Università decise che Pipes potesse esporre i suoi punti di vista, ma la conferenza ebbe luogo in un angolo del campo di basket, che venne separato da una tenda, mentre gran parte del campus era stato bloccato. Prima della conferenza, un poliziotto canadese avvertì il bisogno di ammonire Pipes sul fatto che certe affermazioni pubbliche, come quelle a favore del genocidio, fossero punibili con parecchi anni di carcere. Solo gli studenti furono ammessi alla conferenza e dovettero ritirare i biglietti un giorno prima.
    In un articolo pubblicato dal quotidiano canadese National Post, Pipes ha scritto: "Il tentativo di vietare la mia conferenza ha confermato altresì le specifiche fonti di ostilità nei confronti della libertà di espressione". Tali fonti provengono solo e soltanto dall'estrema sinistra, dagli islamisti e dagli attivisti anti-israeliani". Egli ha aggiunto: "La mia visita a York conferma, come se ce ne fosse stato bisogno, che l'università nordamericana sia diventata «un'isola di repressione in un mare di libertà». Questo problema è stato colto inavvertitamente ma succintamente da un titolo apparso su un quotidiano: "'Università di York permette una conferenza a un accademico filo-israeliano' ".
    Agli inizi del 2004, Pipes aveva avuto un'esperienza simile alla University of California di Berkeley. Era stato invitato lì per una conferenza dalla Israel Action Committee and Berkeley Hillel. Decine di studenti musulmani radicali hanno più volte tentato di impedirgli di parlare, scandendo i termini «razzista» e «sionista». Pipes è stato interrotto ripetutamente e un certo numero di volte si è rivolto ai contestatori, facendo loro rilevare il comportamento antidemocratico come pure il fatto che delle strette misure di sicurezza sono necessarie, solo quando egli viene invitato nei campus universitari.
    Pipes spiega: "Da molto tempo, in parecchi Paesi, le università stanno a sinistra, come ad esempio in Giappone. Numerosi studenti trascorrono lì i loro anni burrascosi e poi diventano più realisti. È degno di nota, quanta poca importanza abbiano le idee accademiche nell'influenzare la società. Tuttavia, negli Stati Uniti, le idee di sinistra, provenienti dagli ambiti universitari permeano la società. Un esempio importante sarebbe il sistema giudiziario, dove esse stanno trasformando concetti assai vari tra di loro, come il diritto alla privacy e il significato di un contratto.
    "Parecchi accademici dicono alla gente che i problemi con i militanti musulmani non hanno niente a che fare con l'Islam come tale. Il che rende più difficile far fronte all'Islam radicale. Campus Watch ˆ creato nel 2002 dal Middle East Forum ˆ denuncia i docenti universitari che ritengono noi stessi responsabili del terrorismo, che si scusano per l'Islam militante e che chiedono la distruzione di Israele. Campus Watch richiama l'attenzione su ciò che gli specialisti di studi mediorientali dicono e scrivono".


    Debolezza dei moderati

    Contro questo ambiente, Pipes esprime in particolare il suo rammarico "che ci siano poche voci appartenenti all'Islam moderato. Esse vengono spesso intimidite, non sono bene organizzate e sono in ritirata". Egli ritiene che l'Islam militante debba essere distrutto ed emarginato come è successo al fascismo e al comunismo, e che per portare a termine questo processo occorrono parecchi decenni. Egli afferma che parte di questo sforzo debba consistere nell'aiutare coloro che vogliono costruire una versione dell'Islam moderata e anti-islamista.
    "Vi sono parecchi precedenti storici di moderati nativi che non sono stati capaci di mettersi contro gli estremisti totalitari. I tedeschi moderati non sono riusciti a combattere il nazismo. Avrebbero ereditato quanto portato a termine dagli Alleati con la conquista della Germania e la distruzione del regime nazista. La stessa cosa è accaduta in Afghanistan. L'Alleanza del Nord ha preso il comando una volta che gli americani hanno cacciato via i Talebani.
    "Nel mondo islamico potrebbero aver luogo degli sviluppi positivi. L'Iran, ad esempio, potrebbe cambiare radicalmente le sue linee politiche e introdurre un regime moderato. Venticinque anni di Islam militante hanno bloccato il progresso economico. E non è così assurdo pensare che prima o poi l'Iran potrebbe diventare un alleato americano più della Francia.
    "Gli europei con la loro bassa natalità introducono immigranti dai Paesi islamici. I parametri rivelano che l'Europa sta diventando un po' alla volta parte del mondo islamico: in certe zone della Francia la polizia non ha accesso; esempi di divisioni settoriali compaiono in Italia; la Germania fa osservare gli aspetti della legge islamica; e in Scandinavia si ripetono i delitti «d'onore» di donne".


    Possibili sviluppi

    Pipes ritiene che probabilmente la Cristianità e l'Islam siano in rotta di collisione dal momento che gareggiano per accaparrarsi proseliti e potere. "L'Islam è sull'offensiva quando predica la jihad. Essa intende espandere i territori governati dai musulmani a scapito di quelli amministrati dai non-musulmani. Questa espansione territoriale è stata sempre fondamentale per l'Islam.
    "L'attuale jihad è la principale fonte di terrorismo ed ha ispirato una campagna di violenza su scala mondiale. I gruppi jihadisti uccisero nel 1981 il presidente egiziano Anwar al-Sadat, hanno trucidato oltre 10.000 cristiani in Indonesia e probabilmente 2 milioni di cristiani e di animisti in Sudan; e sono una delle cause principali della violenza in Kashmir e in Israele".
    Malgrado questo braccio di ferro, Pipes non ritiene che l'Islam stia avendo tutto questo impeto. "Nel mondo, in genere, la Cristianità cresce rapidamente al pari dell'Islam. Essa non è più in prevalenza una religione prettamente europea o nordamericana. Oggigiorno, i principali centri cristiani si trovano in Africa, in Asia e nell'America Latina".
    Parlando di sviluppi futuri, egli asserisce: "Sfortunatamente gli Stati Uniti dovranno assumersi maggiori oneri del genere in altre parti del mondo, come hanno fatto in Afghanistan e in Iraq, poiché nessun altro vuole essere coinvolto. Sarebbe disastroso se noi seguissimo la debolezza detestabile dell'Europa. Pertanto gli Stati Uniti non hanno altra scelta che quella di allontanare le democrazie dalle politiche di appeasement. Ciò significa che il maggiore antagonismo nei confronti degli Stati Uniti ˆ che già inevitabilmente esiste ˆ potrebbe ancor più rafforzarsi.


    Gli estremisti hanno preso il controllo

    Egli conclude con l'ammonire: "Quando si dicono queste cose bisogna essere sicuri di non essere troppo lontani dalla verità. Nel mio computer avevo degli articoli scritti prima dell'11 settembre, come quello che ho pubblicato solo dopo, sotto il titolo "Il pericolo interno: l'Islam militante in America". In esso ho affermato che quasi tutta la comunità musulmana americana organizzata era nelle mani degli estremisti ed essa approvava l'obiettivo islamista di trasformare gli Stati Uniti in uno Stato islamico.
    "Ho citato un moderato, Muhammad Hisham Kabbani, appartenente al relativamente piccolo Consiglio Supremo Islamico d'America. Secondo l'attendibile stima di Kabbani, questi «estremisti» detengono il controllo di oltre l'80% delle moschee americane. Non solo le moschee: ma anche le scuole, i gruppi giovanili, i centri comunitari, le organizzazioni politiche, le associazioni di categoria e le imprese commerciali tendono a condividere le opinioni dell'Islam militante, che è ostile all'ordinamento predominante negli Stati Uniti e propugna che esso venga sostituito con quello islamico. Se questo articolo fosse uscito prima dell'11 settembre, sarebbe stato rigettato in quanto ritenuto esagerato".
    In questo articolo che Pipes non ha voluto pubblicare prima, egli ha scritto: "La popolazione musulmana presente in questo Paese è differente dagli altri gruppi, poiché essa comprende una consistente percentuale di individui ˆ che superano di gran lunga il numero degli agenti di Osama bin Laden ˆ che condivide al pari degli attentatori suicidi l'odo per gli Stati Uniti e il desiderio ultimo di trasformare l'America in una Nazione che viva secondo i dettami dall'Islam militante. Benché essi non siano responsabili delle atrocità dello scorso settembre, covano dei piani da mettere a punto in questo Paese, che necessitano di una seria e urgente attenzione".

    -----------------------------
    Questa intervista verrà inclusa nel prossimo libro di Manfred Gerstenfeld, in corso di pubblicazione, provvisoriamente intitolato: American Jewry's Challenge: Addressing the 21st Century. Questo fa parte del progetto: Jews in the American Public Square, avviato da Pew Charitable Trusts.

    (Jersusalem Center for Public Affairs, 02.05.2004 - Archivio Daniel Pipes)

  2. #2
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    22 Jul 2002
    Messaggi
    17,109
     Likes dati
    18
     Like avuti
    1,848
    Mentioned
    24 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    La famosa artista idolo delle folle :" si figuri che uno ha addirittura scritto che avrei dovuto investire i MIEI soldi comprando un bar! Io!!!! La barista!!!!"

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    24 Nov 2003
    Messaggi
    4,894
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In origine postato da shambler
    Che hai da ridere bischero, se la situazione peggiora per gli ebrei in europa e America lo scontano i palestinesi.

  4. #4
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    22 Jul 2002
    Messaggi
    17,109
     Likes dati
    18
     Like avuti
    1,848
    Mentioned
    24 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Rido per la ridicolaggine dell'articolo.
    La famosa artista idolo delle folle :" si figuri che uno ha addirittura scritto che avrei dovuto investire i MIEI soldi comprando un bar! Io!!!! La barista!!!!"

  5. #5
    email non funzionante
    Data Registrazione
    24 Nov 2003
    Messaggi
    4,894
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In origine postato da shambler
    Rido per la ridicolaggine dell'articolo.
    Sì come no gli ebrei DOMINANO IL MONDO DALL' AMERICA, come diceva totò: ma mi faccia il piacere....

 

 

Discussioni Simili

  1. La fine dell'Europa - il ruolo dell'ebraismo
    Di Gianky nel forum Socialismo Nazionale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 15-05-13, 16:53
  2. La fine dell'America
    Di Squalo nel forum Politica Estera
    Risposte: 81
    Ultimo Messaggio: 19-11-11, 17:29
  3. Risposte: 26
    Ultimo Messaggio: 11-11-08, 19:41
  4. Il ruolo della TV e la fine dell'epoca laicista
    Di merello nel forum Cattolici
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 01-08-08, 08:40
  5. La fine dell'America!
    Di Walter nel forum Destra Radicale
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 17-02-03, 09:09

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito