La sfida tra i cristiani e gli ex democristiani


Giuseppe Leoni
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Perfino Cossiga (l'altro ieri sul "Riformista" ) notava che è impossibile rifare la Dc, perché non c'è più il Muro di Berlino. Ma, aggiungiamo noi, anche perché non ci sono più i soldi: infatti non è più possibile svalutare la moneta e gonfiare il debito pubblico in quel sistema consociativo in cui tutti attingevano secondo i canoni della "Roma sprecona". Gli unici quattrini sul campo sono i soldi dei risparmiatori: ma non si può andare avanti a furia di Cirio e Parmalat (e per fermare questo scandalo così taciuto e coperto il ministro Tremonti ha pagato con la sua testa).
Io mi ricordo quando non c'era il debito pubblico. C'era la "Vanoni" (dal nome del bravo ministro che l'aveva inventata, guarda caso valtellinese come Tremonti): era "l'imposta di famiglia" che si pagava al Comune (allora le Regioni non c'erano ancora). E il bravo sindaco era quello che faceva pagare solo il giusto e sapeva far fruttare bene nei servizi le sudate tasse dei suoi amministrati. Oggi, da quando hanno scippato tutto a Roma, il bravo sindaco è quello che spende e spande soprattutto in cose non necessarie e buone solo per l'immagine. Ecco perché occorre riprenderci il "federalismo fiscale", anche se la lotta sarà durissima.
Che cosa c'entra, mi chiederete, parlare di soldi a proposito della Dc e dei valori cristiani ? C'entra moltissimo. Perché mentre l'ultima Dc, malata e corrotta, rinchiudeva i voti dei credenti nel recinto obbligato dell'unità politica dei cattolici, intanto lasciava passare la sistematica distruzione dei valori secolari radicati nel territorio: la perseguita disgregazione della famiglia, oltretutto punita sul piano fiscale ed economico, il crollo demografico, l'apertura all'immigrazione selvaggia, i pasticci genetici di stampo hitleriano, l'esasperato consumismo che affonda ogni principio etico. Certo la Dc votava contro: ma si trovava su questi temi regolarmente in minoranza. E dietro quest'alibi, i democristiani (non proprio tutti) potevano dedicarsi ai non commendevoli traffici della spartizione delle poltrone e della spesa pubblica con tutti gli altri consociativi.
Da quando non c'è più la Dc, la musica è cambiata. E i credenti sono chiamati (come dice il Vangelo) ad essere il "sale della terra", il "lievito del mondo" anche nella politica e a testimoniare i loro valori nelle diverse collocazioni dello schieramento. Avviene così che, per paradosso, i nostalgici della Dc sono soltanto gli altri. Mentre ad esprimere una più che salutare diffidenza sembra essere proprio la Chiesa che all'unità politica ha definitivamente rinunciato. E che appare aver preso bene le misure sui sedicenti partitini cattolici, in particolare l'Udc, verso il quale non ha fatto mancare(pur nelle sue forme diplomatiche) segnali di aperta freddezza, se non di riservata ostilità.
Si è infatti consapevoli che Casini lavora solo per sé stesso ("salirai al Quirinale con i voti della sinistra" gli ha preconizzato quel vecchio marpione di Eugenio Scalfari) e che Follini si muove addirittura contro, sospinto com'è dai "poteri forti" e dai loro giornali. Infatti da membro della Convenzione non ha speso in un anno una sola parola per inserire le "radici cristiane" nella costituzione europea; alle elezioni per il Parlamento di Strasburgo ha fatto bruciare nel gioco delle preferenze della sua lista il presidente del "Movimento per la Vita"; da un anno destabilizza la Rai per far fuori l'autorevole editorialista de "L'Osservatore Romano ", colpevole di non piegarsi ai traffici clientelari così cari a Roma padrona.
Non solo. La creazione preordinata di una sistematica instabilità della maggioranza risponde al disegno di logorare il premier e di isolare programmaticamente la Lega. A "lorsignori" il Carroccio dà enormemente fastidio: perché si oppone con forza all'islamizzazione strisciante, perché difende senza timidezza la famiglia naturale come architrave della società, perché con il Federalismo riporta in primo piano l'etica della responsabilità e restituisce la piena libertà naturale ai cittadini e ai valori radicati nel territorio.
La fase politica che si è aperta quest'estate è delicatissima e pretende un supplemento di intelligenza e di buona astuzia per essere efficacemente combattuta, attenti a scorgere se (come a Pontida o alla battaglia di Legnano) possano arrivare alleati imprevisti e decisivi. Ecco perché, se permettete, da vecchio ex parlamentare, non mi stancherò mai di esortare il Movimento (oggi penso agli amici Cè e Calderoli, ma non solo a loro) a non cadere nelle provocazioni seminate a piene mani. Anche quelle che sembrano puzzare di garofano: l'indirizzo vero è un altro e la trappola è ben congegnata.


[Data pubblicazione: 05/08/2004] " la Padania"