L’indulgenza dello Stato verso i clandestini, continua a manifestarsi in episodi stupefacenti. Tempo fa, la decisione di un giudice milanese di rilasciare degli albanesi in attesa di espulsione, perché trattenere 20-30 giorni dei clandestini "è incostituzionale".
Solare, il commento sul "Corriere" di Giovanni Sartori: "Credevo che la Costituzione valesse per i cittadini italiani e i residenti in regola con la legge. Non per chi in Italia non ci dovrebbe nemmeno essere". Surreale, questa legalità che tutela l’illegalità.
Vorrei aggiungere una storia curiosa, anche se stavolta gli ospiti non sono clandestini. A Parma, avevo accompagnato all’asilo la mia nipotina e m’ero incuriosito a uno strano presepio: casupole con le finestrine accese di luce rosata, vicoletti, piccole piazze, colline innevate. Ma nessuna statuina: niente pastori, niente re magi, niente cometa, niente capanna, niente Gesù. A una giovane maestra chiesi ragione di quel diorama spopolato e asettico. Spiegò severamente che, per rispetto ai bambini musulmani, non si trattava di un presepio, "troppo cristiano", ma di un semplice "paesaggio natalizio". Mi parve un clamoroso nonsenso (Natale e quindi "natalizio", si riferiscono alla nascita di un bambino un po’ speciale) e chiesi se nel pranzo multirazziale si erano aboliti gli offensivi cappelletti, sostituendoli con il kuskus, gradito anche a noi infedeli. Mi guardò come un provocatore e girò sui tacchi. Restai lì, a riflettere sulle grottesche ambiguità che possono nascere dal terrore di non essere abbastanza laici e terzomondisti. Invece di abituare gli extracomunitari a rispettare la diversa cultura di chi li ospita, la nascondiamo per non "offendere" la loro. Gli facciamo le moschee, ma camuffiamo i presepi. Mi chiedo se uno scolaretto musulmano rinuncerà mai al suo tappetino di preghiera per non turbare un piccolo cristiano capitato in una scuola del Cairo.
Papa Wojtyla dice che il paradiso è aperto ai giusti di ogni fede. Ma qui sulla terra, gli ultras dello zelo fanno i "paesaggi natalizi" senza Gesù. E neppure il bue e l’asinello, troppo compromessi.
Luca Goldoni, Corriere della Sera