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  1. #81
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    Predefinito Re: Rif: Il comunismo è libertà!

    “Nessuno è più schiavo…
    Con “tangentopoli” si disse che finiva la prima repubblica e nasceva la seconda. Essa si basava sul “maggioritario” e sulla personalizzazione del confronto politico. Si accettò la candidatura di Berlusconi, nonostante una legge del 1955 proibisse un ruolo politico per chi fosse in possesso di concessioni pubbliche. Si permise anche il nome del candidato presidente in spregio alle norme costituzionali vigenti. Il capitalismo senza capitali italiano ha appoggiato “il cavaliere”, ritenendolo utile per portare avanti una linea riformista senza riforme, che si è esplicata essenzialmente nell’attaccare le condizioni di vita e di lavoro del mondo lavorativo. Il ruolo della Lega è stato in questi anni, con l’ideologia del federalismo, di supporto all’azione del capitale economico-finanziario nella difesa del profitto e della rendita. La situazione nell’ultimo periodo ha visto emergere sempre più la necessità dell’unificazione economico-politica dell’Europa per poter reggere il confronto con le maggiori potenze del globo. Berlusconi e Bossi non servono più. Deve aprirsi la terza repubblica, che deve vedere sempre più una concentrazione di poteri a livello europeo ed una regionalizzazione delle nazioni appartenenti. Il governo dei professori banchieri rappresenta il commissariamento della politica italiana da parte dell’Europa ed un abbandono delle ideologie precedenti con un rafforzamento dello Stato centrale. Servono nuovi partiti e nuovi rappresentanti. Quello che sta succedendo è la conseguenza dell’obiettivo Europa unita. In questo processo la classe lavoratrice è stata assente, perché non rappresentata da alcun partito parlamentare e da dirigenti sindacali, che hanno utilizzato la nostra organizzazione per portare avanti interessi non nostri a supporto dei partiti parlamentari. Le conseguenze sono state catastrofiche. Riduzione degli stipendi, più disoccupazione, meno diritti, pensioni in punto di morte, qualità del lavoro e della vita peggiorate a livello del primo novecento. Purtroppo anche nel presente la voce di chi lavora e produce è assente. Questo dato porta a subire situazioni ancora peggiori degli anni precedenti. I Renzi, i Grillo, insieme ai Bersani, Casini, Alfano, ed alla dirigenza sindacale, di supporto al capitale senza capitali italiano, non hanno alcuna intenzione di cambiare registro nell’azione dei prossimi anni nei confronti di chi lavora, che dovrà scontare ancora situazioni pessime e vedersi negare il diritto alla vita ed alla serenità nel vivere i loro giorni. Se il futuro che ci prospetta questo sistema è questo, bisogna che ognuno lotti per conquistarsi il futuro! Viviamo in un periodo rappresentato da un’enorme produzione di beni ed una richiesta di questi scarsa, causa la disoccupazione ed i bassi stipendi in primo luogo. E’ un’ anomalia su cui riflettere. In altre epoche storiche si soffriva e si moriva per scarsità di beni. Oggi nel capitalismo si soffre e si muore perché c’è abbondanza di beni. Il problema è quindi nella distribuzione dei prodotti del lavoro, che ha come unico obiettivo di creare profitto e non di soddisfare i bisogni del genere umano. Se la produzione sociale avesse una distribuzione sociale ogni essere umano avrebbe beni oltre le sue necessità! I programmi dei nuovi e vecchi “ciarlatani” della politica e del mondo sindacale non vanno in alcun modo incontro alle esigenze delle persone, ma solo del capitale. Bisogna essere per la vita e non per la morte! Essere per la vita significa innanzitutto lottare per far sì che ogni essere umano soddisfi le sue necessità materiali e spirituali. Chi accetta che milioni di bambini ogni anno muoiano di fame, che miliardi di esseri umani siano sotto alimentati, che alcuni milioni di adulti cedano all’inedia, che miliardi di esseri umani non accedano alle bellezze della conoscenza non è per la vita, è per la morte, non soltanto con l’utilizzo delle guerre. Il capitalismo, i suoi apologeti, i suoi pugilatori a pagamento e gli schiavi con la propria bocca ciarlano solo per ingannare chi lavora e produce, ma nei fatti nulla fanno per la vita, per far assaporare ad ogni essere umano la libertà vera, che non potrà mai esserci senza liberazione dalla schiavitù dei bisogni. Comprendere la verità dell’attuale dimensione sociale come oppressione del genere umano è già iniziare ad essere liberi, perché “Nessuno è più schiavo di chi si crede libero senza esserlo”.

  2. #82
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    Predefinito Re: Rif: Il comunismo è libertà!

    L’arma del terrore.
    L’arma del terrore “Spread” sta dando ottimi frutti al profitto ed alla rendita. In nome di santo “Spread”si riduce l’occupazione, aumenta la disoccupazione; si riducono i salari, aumentano gli orari di lavoro; aumenta l’età pensionabile, si danno più possibilità di licenziare; si rivivono livelli di sfruttamento di un secolo fa , conta il profitto, non la salute dei lavoratori e dei cittadini. I Draghi e Monti fanno finta di piangere per la triste realtà di chi lavora, intanto colpiscono sempre più duramente con la complicità dell’opportunismo e del sindacalismo compiacente. Osano presentare certi provvedimenti come motori per l’occupazione e per un futuro migliore. Abbiamo visto cos’ha voluto dire la “restaurazione” sulle pensioni, sulle regole dei rapporti di lavoro, sul patto per la produttività: peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita per i lavoratori, mantenimento dei privilegi per il profitto e la rendita. In questi giorni si parla tanto delle primarie del centrosinistra, di Bersani, Renzi, Vendola. Si fanno analisi di look di ogni tipo, ma nessuno dice che con questi signori, alla pari con i Berlusconi, Montezemolo, Casini, Fini, Monti, Grillo e compagnia cantante, la classe lavoratrice continuerà a dare il suo “sangue”, in tema di plusvalore, pur di salvare gl’interessi delle classi sfruttatrici. Nel dibattito politico sono presenti solo le esigenze della borghesia e piccola borghesia, quelle del mondo lavorativo sono assenti, non essendoci una forza politica in grado di organizzare le istanze della classe lavoratrice e porle in lotta con quelle delle altre classi. Non si parla di occupazione, di salari, di condizioni di lavoro e di vita, se non per portare ad un livello peggiore la situazione attuale, presentando realtà vecchie di secoli come nuove. I lavoratori, bombardati dai mass-media, vedono obiettivi non loro e si mettono o a trainare carri degli altri o ad assistere supinamente a ciò che accade. E’ il modo migliore per dare campo libero ai pugilatori a pagamento con lingua da schiavi del capitale che vendono fumo ai lavoratori ed arrosto ai loro “principi”. Pur di non svegliare il “gigante” che dorme le pagine dei quotidiani, i telegiornali, i radio giornali, danno più spazio al “pettegolezzaio” politicista interno, poco alla politica estera, poco all’economia se non al “terrorismo” dello spread, nulla alle lotte dei lavoratori in Cina ed in India, che in tanti casi sfidano la morte negli scontri con le forze dell’ordine, comandate a cercare di eliminare ogni forma di protesta. Il “gigante” dorme, ma non in ogni parte del mondo! Nella stessa Europa i lavoratori greci e spagnoli cercano di opporsi alla dittatura dello spread. Tutto ciò accade mentre la produzione mondiale cresce, mentre, per la prima volta nella storia dell’umanità, c’è tanta e tale abbondanza di prodotti da poter soddisfare il doppio della popolazione mondiale. Non mancano i prodotti, si produce troppo! Il capitalismo mostra la sua faccia crudele e riduce alla miseria miliardi di esseri umani pur di salvaguardare il profitto. Nessun governo, nessun uomo politico che non si ponga nell’ottica di eliminare lo scontro tra profitto e salario potrà eliminare questo stato di cose. Se promette un miglior futuro nel capitalismo, sarà un ingannatore; se fa intravedere un sogno, sta preparando un incubo. La realtà non è così complicata come i “pugilatori a pagamento” vogliono darci a bere. E’ semplice! Ci sono due classi : la borghesia o il proletariato. O si sta con l’una o si sta con l’altra. Terze vie non esistono!
    Il marxismo viene declinato come superato, morto, non più attuale da ciarlatani che non riescono a fare un’analisi a due giorni .
    “Se vi poneste il problema del perché la dottrina di Marx ha potuto impossessarsi di milioni di cuori della classe rivoluzionaria, ricevereste una sola risposta: ciò è successo perché Marx si basava sulle solide fondamenta del sapere umano accumulato nell’epoca del capitalismo; perché, avendo studiato le leggi dello sviluppo sociale, Marx comprese l’inevitabilità dello sviluppo del capitalismo, che conduce al comunismo e, soprattutto, lo dimostrò sulla base dello studio più esatto, più dettagliato e profondo della società capitalistica, mediante la completa assimilazione di tutto ciò che la scienza sino ad allora aveva apportato.”
    Lenin
    Il marxismo è vivo! Esso è un metodo scientifico di analisi del capitalismo, di tattica e di strategia politica, onde utilizzare le varie fasi del sistema attuale per organizzare il suo superamento in una nuova dimensione sociale.
    Il primo passo sulla strada della libertà è prendere coscienza dell’oppressione capitalistica sull’essere umano, costretto a lottare per soddisfare le sue necessità materiali e spirituali senza, succede spesso, riuscirci; spinto alle guerre, comandato a dare la sua opera in luoghi simili a caserme.
    Se vogliamo costruire un sogno, esso è nella realtà che stiamo vivendo. La produzione è già sociale. Rendendo anche l’appropriazione sociale, la realtà sarebbe nuova e diversa. Il nodo gordiano da sciogliere è tutto qua. L’unica classe che ha l’interesse di tagliare questo nodo è la classe lavoratrice.

  3. #83
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    Predefinito Re: Rif: Il comunismo è libertà!

    Non possiamo rispondere a problemi odierni con una ricetta che forse era accettabile fino agli anni 20 del secolo scorso

  4. #84
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    Predefinito Re: Il comunismo è libertà!

    Il vademecum Monti al servizio del capitale.
    Il vademecum Monti, da quasi tutti i partiti condiviso in toto od in parte è il calendario del capitale industriale italiano ed europeo per i prossimi anni per aumentare lo sfruttamento della classe operaia nel confronto-scontro con le altre potenze capitalistiche, tutte unite nel voler aumentare il plusvalore estratto ai lavoratori e per consentire al profitto ed alla rendita di continuare a sguazzare nei privilegi. Più Europa o meno Europa vuol dire nulla per i lavoratori se non più concentrazione del capitale e la possibilità di unire le forze per contrastare le azioni contro i diritti ed salari. Per fare questo servirebbero sindacati dall’ottica internazionale e non chiusi nella loro bandiera nazionale o, addirittura, nell’azienda di appartenenza. Si parla di finanza pubbliche sane e si dimentica che il 90% delle tasse sono a carico dei lavoratori dipendenti e pensionati e che basterebbe una lotta seria all’evasione, alla corruzione, al lavoro nero per ridurre il debito di circa 600 milioni di euro. La riduzione del carico fiscale si può fare solo facendo pagare le tasse a tutti, compreso le imprese, che evadono centinaia di miliardi di euro di contributi mai versati all’INPS. Si accenna a voler “prendere sul serio, l’istruzione, la formazione professionale e la ricerca” , ma si fa di tutto per indebolire il ruolo della scuola pubblica e per renderla sempre più classista. S’intende sfruttare tutto il potenziale dell’economia verde, ma i fatti con il decreto “ILVA” hanno la testa dura. La politica agricola rientra nel piano per una crescita sostenibile, ma si dimentica che in una società industriale avanzata essa è costruita su grandi imprese con alte produzioni e produttività. Il turismo viene ritenuto importante. Quanto è nell’esempio dei crolli di Pompei, non ancora ricostruiti. Il succo del vademecum è nella politica del lavoro dove si prospettano meno diritti, bassi salari, pensioni prossime alla fine della vita. Si prevede il lavoratore come una bestia da soma, flessibile negli orari, nei salari, nel lavoro, al servizio del capitale. La promessa di voler aumentare in questo modo i tassi di occupazione giovanile e dei lavoratori anziani è una presa in giro. Non si aumenta l’occupazione con le pensioni a 70 anni, con la massima precarietà, con un’economia flessibile al massimo. Il paragrafo sulle donne è una perla, perché esse rientrano nel concetto di lavoro precario e flessibile. Lo stato sociale viene visto come protettore della persona, ma in realtà è solo, nell’ottica Montiana, al servizio dei ricchi. La famiglia come sempre viene propagandata come cuore pulsante della società italiana, a parole. Nei fatti i nonni che vanno in pensione più tardi con miseri assegni, i genitori o con lavoro non sicuro o disoccupati, i figli che spesso disertano la scuola mostrano che il concetto di difesa della famiglia è solo un’astrazione. Fa proprio ridere quanto scritto poi sulla lotta alla corruzione, all’evasione fiscale, all’economia sommersa, poiché l’azione dell’ultimo governo, come il precedente, si è distinta più per gli annunci che i fatti concreti, vedi la legge sulla corruzione. Il calendario della lotta alla criminalità organizzata è denso di buone intenzioni, ma scarso di contenuti reali. Monti, il commissario della finanza nazionale ed internazionale, famoso per essere serio e di parola, basta vedere quanto detto su una sua eventuale candidatura politica o sui punti in più di PIL nel 2012 per le decisioni governative, ancora una volta si mostra come il classico politico borghese, che cerca di accalappiare, come il suo predecessore, la buonafede dei cittadini. D’altronde è tutto il sistema capitalistico che inganna i lavoratori. I suoi servitori, i suoi pugilatori a pagamento con lingua da schiavi non possono comportarsi diversamente, che siano partiti, associazioni, organi religiosi, mass-media. Per sottrarsi agl’inganni ideologici borghesi l’unica via è nella conoscenza e nella coscienza di classe; nella determinazione di voler difendere gl’interessi immediati con la riduzione dell’orario di lavoro, con forme contrattuali a tempo indeterminato con poche e chiare deroghe, con il ritorno agli uffici di collocamento ed alle chiamate numeriche e non nominative, con reddito garantito nei periodi di disoccupazione, con contratti di lavoro nazionali ed anche europei, con pensioni a 55 anni per le donne e 60 anni per gli uomini, visto che vengono pagate con la capitalizzazione dei versamenti contributivi personali e non, altra falsità, con i contributi dei giovani e dato che la cassa dei lavoratori dipendenti è stata ed è da sempre in attivo; nello storico per il superamento del capitalismo e per una società senza classi, che metta al centro del processo produttivo e di consumo l’essere umano. La nuova frontiera dell’umanità non è il ritorno ai primi anni del ‘900, come nelle tesi Montiane, che, pur essendo nei fatti un conservatore ed un reazionario, si spaccia per innovatore, ma per un futuro non basato sull’accumulazione di denaro, ma sul benessere comune.

  5. #85
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    Predefinito Re: Rif: Il comunismo è libertà!

    La fiera delle illusioni.
    E’ iniziata la campagna elettorale. E’ cominciata la fiera delle promesse, delle illusioni, delle demagogie. Ogni partito, aspirante al parlamento, ha la sua agenda. In nessuna di queste vi sono al centro gl’interessi dei lavoratori: lavoro, salario, diritti, condizioni di lavoro e di vita. Tutti i programmi hanno, in ultima analisi, in primo piano obiettivi miranti a migliorare la produttività delle imprese e quindi i profitti. Il dopo elezioni, chiunque vada al governo, non vedrà migliorata la condizione di lavoro e di vita di chi vive offrendo l’opera delle proprie braccia o del proprio cervello. I candidati stessi, anche quando sono espressione della cosiddetta società civile, appartengono a categorie non proletarie. La “società civile” dei partiti parlamentari s’intende solo come rappresentanza del profitto e della rendita. Noi dovremmo essere presenti nella lotta politica con le nostre esigenze, ma questo può avvenire solo se forti di una nostra organizzazione. Al primo posto
    c’è il lavoro, possibilità unica nel capitalismo per i lavoratori di essere in grado di soddisfare le minime necessità umane. L’unico modo nel sistema attuale di vedere aumentare l’occupazione è rivendicare la riduzione dell’orario di lavoro. I capitalisti ed i loro pugilatori a pagamento con lingua da schiavi direbbero, come sempre è accaduto nella storia, che ciò non è possibile, che è solo demagogia, che l’occupazione si aumenta con la maggiore produttività delle imprese, dimenticando che la disoccupazione nel capitalismo è una costante e che l’orario di lavoro fa rima con il plusvalore estratto a chi lavora;
    insieme alla riduzione dell’orario di lavoro è necessario chiedere il reddito minimo garantito per i disoccupati, affinchè nessuno possa essere escluso dal soddisfare le minime necessità materiali;
    la seconda rivendicazione deve vedere una richiesta di aumenti salariali, visto che quelli italiani sono tra i più bassi del mondo e che non permettono di vivere una vita decente;
    l’età pensionabile dev’essere riportata a 55 anni per le donne e 60 anni per gli uomini, visto che la cassa dei lavoratori dipendenti è da sempre in attivo e che ogni essere umano ha il diritto di staccare dal lavoro dopo anni di sfruttamento;
    le condizioni di lavoro devono essere rivendicate nel concetto che chi lavora non è uno schiavo ed ha diritto ad essere trattato da essere umano;
    per migliorare le condizioni di vita è necessario che sia rivendicata una scuola veramente pubblica, una sanità al servizio della salute dei cittadini, un trasporto pubblico efficiente, una cura del territorio e dell’ambiente, servizi per l’infanzia efficienti;
    che le tasse le paghino tutti e che siano ridotte sui salari e le pensioni.
    Queste rivendicazioni concrete migliorerebbero di molto le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, anche se non risolverebbero le angherie del capitalismo. Non andrebbero certamente ad intaccare il profitto, ma innescherebbero un processo vero di lotta alla rendita, al parassitismo, al clientelismo, all’evasione.
    Coscienti che, per dare all’essere umano una dimensione nuova e diversa, l’unica frontiera sia il superamento della società divisa in classi per una società senza classi, dove sia tutto in comune e la produzione veda come meta non il profitto, ma il benessere dell’umanità.
    Tutti coloro che si frappongono a questi obiettivi sono per non cambiare nulla, per mantenere lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Sono per il profitto e la rendita e per aumentare l’estrazione di plusvalore da chi lavora.
    Questi più parlano di cambiamento e più vogliono conservare. Sono reazionari, travestiti da riformatori ed innovatori, sono guardiani del capitale!

  6. #86
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    Predefinito Re: Rif: Il comunismo è libertà!

    Comunismo e libertà.
    La società in cui viviamo è dominata dall’ottica del profitto e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dove l’autonomia, l’emancipazione, la libertà sono dovute allo “schiavo giallo”, il denaro, così battezzato da Shakespeare. “Questa prodigiosa materia capace di rendere nero il bianco, bello il brutto, diritto il torto, nobile il basso, giovane il vecchio, valoroso il codardo.” Una dimensione socio-economica che nega la libertà a miliardi di esseri umani, essendo essa innanzitutto soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali. Se non vi è questa libertà, non vi può essere uguaglianza e giustizia sociale, né tantomeno civiltà, poiché essa, essendo la libertà materiale e spirituale intimamente legate, presuppone esseri umani liberi, poiché soltanto da tali persone può essere concepita e realizzata. Eppure nel sistema attuale la parola “libertà” è tra le più utilizzate. Addirittura si fanno guerre nel nome di questa parola. Quale libertà ha il disoccupato, il cassintegrato, il lavoratore in mobilità, chi ha un lavoro precario, chi lavora ed è costretto a sopravvivere con 1200 € al mese, il pensionato con 600 € al mese, il giovane che dedica anni della sua vita allo studio per un futuro senza futuro? La parola libertà, non collegata alla soddisfazione dei bisogni, è una parola vuota.
    Senza cibo per la mente e per la pancia non vi può essere libertà!
    L’essere umano ha necessità di mangiare, bere, vestirsi, avere una casa, allo stesso modo del bisogno di conoscere ed esplorare ogni campo della cognizione umana.
    La realtà di sfruttamento e miseria del proletariato nel capitalismo non sono problemi contingenti, ma strutturali al sistema.
    Secondo il rapporto Unicef oggi nel mondo muoiono 10 milioni di bambini sotto i cinque anni. Questi infanti non riescono a diventare giovani!
    Nel 2011 la spesa militare è stata di 1204 miliardi di dollari, ma non vi sono soldi per salvare la vita di questi bambini. Il progetto di ridurre le morti a 9000 unità al giorno è stato presentato come un obiettivo molto ambizioso.
    Secondo il Tribunale permanente contro i crimini dell’umanità, istituito da un Trattato internazionale e ratificato da 106 Stati, mancanti la Cina e gli U.S.A, sarebbero 300.000 i bambini presenti in formazioni militari, dopo che solo poco tempo fa sono state accertate le dimensioni del massacro nella guerra Iran-Iraq di 30 anni orsono, quando masse di ragazzi furono utilizzati per sminare le strade.
    La verità che questo sistema sociale in qualsiasi fase è fame, miseria, guerra, sfruttamento, morte per milioni di esseri umani. Che piova o ci sia il sole chi vive offrendo al mercato capitalistico braccia o cervello avrà una vita sempre dura da vivere sia che sia giovane sia che sia anziano, sia che appartenga al sesso femminile sia che appartenga a quello maschile!
    “Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto un mezzo per aumentare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro accumulato è soltanto un mezzo per rendere più largo, più ricco, più progredito il ritmo di vita…”
    K.Marx- F. Engels
    Il manifesto del partito comunista.
    Negli ultimi anni i mass-media hanno dedicato ampio spazio alla presunta “crisi”. I pseudo economisti, pseudo centri studi e pseudo organismi di controllo si sono dilettati a fare previsioni sulla durata e sull’intensità. Erano gli stessi che poco tempo fa facevano previsioni sul petrolio a 200 dollari al barile, si sollazzavano sulle stime di crescita e che alzavano i tassi d’interesse per tenere sotto controllo l’inflazione. In alcune aree del globo, tra cui l’Europa, la “crisi” è stata utilizzata per una politica economica di rigore, che ha significato colpire la classe lavoratrice nei posti di lavoro, nei salari, nei diritti, facendo passare il ritorno a condizioni del primo novecento come nuove riforme, salvaguardando però il profitto e la rendita. Eppure l’economia mondiale è cresciuta negli ultimi anni di circa il 4 % e le previsioni per l’anno in corso sono di una crescita vicina al 3%. La situazione attuale vede una realtà di sovrapproduzione in determinate aree. Si produce troppo rispetto alla domanda! E’ assurdo che, mentre tanti prodotti giacciono in magazzino, miliardi di esseri umani debbano vivere nella miseria o, addirittura, morire d’inedia!
    E’ il capitalismo! Pochi ricchi, molti poveri.
    La dimensione dell’attuale realtà mostra ancora una volta che il capitalismo ha finito la sua opera progressista ed ha assunto una forma conservatrice e reazionaria ed è solo un freno allo sviluppo dell’umanità.
    Nell’attuale società la miseria e la povertà, non sono accidenti, ma sono insite nel processo di produzione e distribuzione del sistema, nel quale il capitale è un prodotto comune e può essere messo in moto solo dall’attività comune dei membri della società, ma l’appropriazione è oligarchica.
    Se il capitale è un prodotto sociale, basterebbe trasformare la proprietà oligarchica in comune per avere una società nuova.
    La dimensione nuova del carattere sociale della proprietà sarebbe la nascita di un mondo nuovo in cui ogni essere umano si appropria dei beni prodotti e della vita stessa, che può essere goduta in tutto il suo splendore solo nella soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali.
    Essere per la vita vuol dire essere per l’eliminazione del dissidio tra produzione sociale ed appropriazione di pochi.
    Dire di essere per la vita e per la libertà, mentre si accettano condizioni di miseria, di sfruttamento, milioni di morti per fame, miliardi in condizione di sottoalimentazione è pura ipocrisia.
    “L’economia borghese non può né in genere impedire le crisi, né garantire il singolo capitalista da perdite, cattivi debitori e fallimenti e neppure garantire il singolo operaio dalla disoccupazione e dalla miseria.”
    F. Engels
    Antidhuring
    La differenza tra chi vuole veramente una realtà socio-economica nuova, ove al centro vi sia l’essere umano ed i suoi bisogni, e chi non la vuole, anche se, ipocritamente, cerca di far sembrare il contrario, è nel superamento dei rapporti di produzione, dell’ottica del plusvalore e del profitto.
    La nuova frontiera per l’umanità è una società comunista, che si basi sul concetto di Marx “Da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo le sue necessità”.
    Per giungere a questo obiettivo è necessario che ognuno prenda in mano il proprio destino e lotti quotidianamente per questa meta, scrollandosi di dosso la fiera delle illusioni del parlamentarismo, orchestrata dai “pugilatori a pagamento con lingua da schiavi”.
    “Noi ci chiamiamo comunisti. Che cos’è un comunista? Comunista è una parola latina. Comunista deriva dalla parola comune. La società comunista significa: tutto in comune, la terra, le fabbriche, il lavoro. Ecco cos’è il comunismo.”
    Lenin
    “I compiti delle associazioni giovanili” 1920

  7. #87
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    Predefinito Re: Rif: Il comunismo è libertà!

    Il manifesto del partito comunista.
    “Nella società borghese, in definitiva, il passato domina sul presente, in quella comunista il presente domina sul passato. Nella società borghese il capitale è indipendente e personale, mentre per l’individuo attivo è dipendente e impersonale. E la borghesia definisce abolizione della personalità e della libertà l’abolizione di simili rapporti. Si tratta, infatti, di abolire la personalità, l’indipendenza e la libertà del borghese. Entro gli attuali rapporti di produzione borghesi per libertà s’intende il libero commercio, la libera compravendita. Ma una volta scomparso il traffico, sparisce anche il libero traffico. La fraseologia sul libero traffico, come tutte le altre bravate liberali della nostra borghesia, ha un qualche significato, in genere, solo in rapporto al traffico vincolato e al cittadino asservito del medioevo, ma non ha senso di fronte all’abolizione comunista del traffico, dei rapporti di produzione e della borghesia stessa. Vi spaventate del fatto che noi intendiamo abolire la proprietà privata. Ma nella vostra attuale società la proprietà privata non esiste per nove decimi dei suoi membri; essa esiste proprio in quanto per quei nove decimi non esiste. Ci rimproverate in conclusione di voler distruggere una proprietà che presuppone come condizione indispensabile la mancanza di proprietà della stragrande maggioranza della popolazione. Insomma ci rimproverate di voler distruggere la vostra proprietà. Certo, questo è il nostro proposito. Dal momento in cui il lavoro non può essere più trasformato in capitale, denaro, rendita fondiaria,, in breve in una potenza monopolizzabile, ossia dal momento in cui la proprietà personale non può più convertirsi in proprietà borghese, da quel momento voi dichiarate che è stata abolita la persona. Voi ammettete dunque che per persona voi non intendete se non il borghese, il proprietario borghese. E questa persona senz’altro deve essere abolita. Il comunismo non priva nessuno della facoltà di appropriarsi dei prodotti sociali, esso solo non consente di usarne per asservire lavoro altrui. Si è obiettato che, una volta tolta di mezzo la proprietà privata, verrebbe meno ogni attività, mentre trionferebbe una generale pigrizia. Se ciò fosse vero, già da parecchio la società borghese sarebbe stata rovinata dalla pigrizia; in essa infatti chi lavora non guadagna e chi guadagna non lavora. Tutta la questione si riduce a questa tautologia, che una volta sparito il capitale, cessa di esistere il lavoro salariato…Abolizione della famiglia! Anche i più radicali inorridiscono di fronte a tanto vergognoso disegno dei comunisti. Qual è il fondamento della famiglia di oggi, della famiglia borghese? Il capitale, il guadagno privato. Una famiglia interamente sviluppata non esiste per la borghesia; essa tuttavia trova il suo complemento nella forzata mancanza di famiglia dei proletari e nella prostituzione pubblica. La famiglia del borghese scompare naturalmente con lo scomparire di questo suo complemento, ed entrambe vengono meno una volta distrutto il capitale… Ma voi dite che rimpiazzando l’educazione familiare con quella sociale noi distruggiamo i rapporti più cari. E non è forse determinata anche la vostra educazione dalla società? Da rapporti sociali nel cui ambito voi educate, dall’interferenza, diretta o indiretta che sia, della società tramite la scuola, ecc.? I comunisti non hanno inventato l’influenza della società sull’educazione, essi hanno solo trasformato il suo carattere, sottraendo l’educazione all’influenza della classe dominante. La fraseologia borghese sulla famiglia e sull’educazione, sui rapporti affettuosi tra genitori e figli, appare tanto più disgustosa, quanto più, a causa della grande industria, viene a mancare ai proletari ogni legame familiare ed i bambini divengono semplici articoli di commercio e di lavoro. Ma voi comunisti intendete adottare la comunanza delle donne, ci grida in coro tutta la borghesia. Il borghese non vede nella propria moglie che uno strumento di produzione. Ode che gli strumenti di produzione debbono essere sfruttati in comune e naturalmente si sente autorizzato a credere che la medesima sorte toccherà anche alle donne. Non pensa minimamente che la questione sta proprio in ciò; abolire la posizione della donna come semplice strumento di produzione. D’altra parte non v’è nulla di più ridicolo di questo orrore altamente morale che provano i nostri borghesi per la pretesa comunanza ufficiale delle donne nel comunismo. I comunisti non hanno bisogno d’introdurre la comunanza delle donne, essa è quasi sempre esistita. I nostri borghesi, non paghi di poter disporre delle mogli e delle figlie dei loro proletari, per non parlare della prostituzione ufficiale, considerano il sedursi reciprocamente le mogli uno dei divertimenti più piacevoli. Il matrimonio borghese è in pratica la comunanza delle mogli… D’altra parte va da se che, una volta scomparsi gli attuali rapporti di produzione, viene meno anche la corrispondente comunanza delle donne, cioè la prostituzione ufficiale e non ufficiale. Inoltre si rimprovera ai comunisti di voler abolire la patria, la nazionalità. Gli operai non hanno patria. Non possono essere privati di ciò che non hanno…Le separazioni e gli antagonismi dei popoli vanno sempre più scomparendo con lo sviluppo della borghesia, con la libertà di commercio, col mercato mondiale, con l’uniformità della produzione industriale e delle corrispondenti condizioni di vita. Col dominio del proletariato essi scompariranno ancora di più…Nella stessa misura in cui viene abolito lo sfruttamento di un individuo da parte di un altro, viene abolito anche lo sfruttamento di una nazione da parte di un’altra. Scomparendo l’antagonismo tra le classi all’interno di una nazione scompare anche la posizione di reciproca ostilità tra l nazioni stesse. Non meritano d’essere esaminate dettagliatamente le accuse al comunismo che muovono in generale da presupposti religiosi, filosofici ed ideologici. Occorre avere acuta intuizione per comprendere che, mutando le condizioni di vita degli uomini, le loro relazioni sociali, la loro esistenza sociale, cambiano in essi anche opinioni, punti di vista ed idee, insomma cambia anche la loro coscienza? Cos’altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione intellettuale si trasforma di pari passo con quella materiale? Le idee dominanti di un’epoca sono sempre state unicamente le idee della classe dominante. Si parla di idee che rivoluzionano tutta una società; con ciò si riferisce soltanto al fatto che all’interno della vecchia società si sono formati gli elementi di una nuova, che la dissoluzione delle vecchie idee avanza parallelamente alla dissoluzione dei vecchi rapporti di vita. Sul decadere del mondo antico le vecchie religioni vennero sconfitte dalla religione cristiana. Quando nel secolo VXIII le idee cristiane soggiacquero alle idee dell’illuminismo, la società feudale si trovò impegnata in una lotta mortale con la borghesia, a quei tempi rivoluzionaria. Le idee di libertà di coscienza e di libertà di religione non furono che l’espressione del dominio della libera concorrenza nel campo della coscienza…La storia di tutta la società sinora esistita s’è svolta tra antagonismi di classe, che nelle varie epoche hanno preso aspetti differenti. Ma qualunque aspetto essi abbiano assunto, lo sfruttamento di una porzione della società da parte dell’altra è un dato comune a tutti i secoli passati. Non v’è da stupirsi, quindi, che la coscienza sociale di tutti i secoli si rinnovi, malgrado ogni molteplicità e diversità, in certe forme comuni, forme di coscienza che scompaiono completamente solo con la sparizione totale dell’antagonismo di classe. La rivoluzione comunista è la rottura più radicale con i rapporti di proprietà tradizionali; non ci si deve meravigliare che nel corso del suo sviluppo si giunga alla rottura più radicale con le idee tradizionali…Al posto della vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi di classe subentra un’associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione per il libero sviluppo di tutti.”
    Da “ Il manifesto del partito comunista”
    K.Marx
    F.Engels

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    Predefinito Re: Rif: Il comunismo è libertà!

    “Passata la festa, gabbato lo santo”
    La fase elettorale è terminata. La fiera delle promesse e delle illusioni ha ceduto il passo alla realtà. Disoccupazione, precarietà del lavoro e della vita, bassi salari, pensioni da fame, miseria crescente in contrapposizione all’aumento del profitto e della rendita di pochi, presente e futuro sempre più incerto per milioni di persone sono parte della vita quotidiana. Il balletto dei partiti o movimenti parlamentari fissato su obiettivi propagandistici non affronta la speranza di tanti esseri umani di vivere una vita decente. Il futuro capitalistico si presenta ancora più nero per tante persone e non saranno certamente i vecchi e giovani rappresentanti della borghesia in parlamento a far cambiare la rotta. In Grecia, in Spagna, in Portogallo lotte spontanee cercano di opporsi a questo destino macabro, ma senza una strategia rimangono solo forme di esibizione del malcontento crescente. In Italia sembra che gli strumenti di controllo sociale, partiti, movimenti, dirigenza sindacale, mass-media, organizzazioni religiose abbiano avvolto lo scontento sociale in una cappa di piombo e che non vi siano reazioni alla povertà crescente, tanto che alcuni “pugilatori a pagamento con lingua da schiavi” arrivano a vantarsi di questa situazione diversa da altri Paesi. Eppure… “non c’è niente di nuovo alla luce del sole”. La classe lavoratrice non consapevole della dimensione sociale in cui vive, la stessa che ha nel suo grembo sfruttamento, miseria per molti e ricchezza per pochi, disoccupazione, bassi salari, è portata o a chiudersi nella sua delusione ed apatia o a seguire i capipopolo dell’ultima moda, i quali nulla faranno per mutare la realtà capitalistica, perché nessuno di essi mette in discussione la radice di ogni male: i rapporti di produzione e la produzione sociale in contrapposizione all’appropriazione oligarchica. Il nodo gordiano da sciogliere è questo, solo questo. Altre strade per sognare un mondo diverso sono solo palliativi ed illusioni. Tutti i servitori della borghesia e la stessa borghesia dicono di volersi impegnare per risolvere il problema della disoccupazione, per affrontare il tema della povertà, per dare un futuro migliore ai giovani ed un presente sereno agli anziani. Sanno che sono solo parole. Il sistema economico non è una fila o una sequela di astratti ragionamenti; ma anzi è un connesso ed un complesso di fatti, in cui si genera una complicata tessitura di rapporti. La disoccupazione, la povertà, la precarietà di vita ad ogni età sono parte integrante del sistema. Par abolirle bisogna che si superi il sistema stesso. Pretendere che questa realtà di fatti, che la classe borghese si è costituita a gran fatica, attraverso i secoli, con la violenza, con l’astuzia, con l’ingegno, con la scienza ceda le armi, ripieghi, si attenui per far posto ai reclami dei poveri è folle. Chiedere a questa società di essere diversa e che rovesci il suo diritto, che è la sua difesa, è domandare l’assurdo. Chiedere a questo stato, che esso cessi di essere lo scudo ed il baluardo di questa società, è volere l’illogico. Queste ideologie partono dal preconcetto che la storia ammetta l’errata corrige senza la fondamentale mutazione della struttura elementare e generale della società. Fin quando esistono le classi ogni discorso sulla libertà e l’uguaglianza è un modo per ingannare se stessi e la classe lavoratrice. La parola d’ordine della libertà e dell’uguaglianza è una menzogna ed un’ipocrisia della società borghese, che dietro il riconoscimento formale della libertà e dell’uguaglianza nasconde di fatto l’illibertà e la disuguaglianza economiche per tutti i lavoratori.
    “ La borghesia non può esistere senza rivoluzionare di continuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto l’insieme dei rapporti sociali. Prima condizione di esistenza di tutte le classi industriali precedenti era invece l’immutata conservazione dell’antico modo di produzione. Il continuo rivoluzionamento della produzione, l’incessante scuotimento di tutte le condizioni sociali, l’incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l’epoca borghese da tutte le altre. Tutte le stabili e arrugginite condizioni di vita, con il loro seguito di opinioni e credenze rese venerabili dall’età, si dissolvono e le nuove invecchiano prima ancora di aver potuto fare le ossa. Tutto ciò che vi era stabilito e di rispondente ai vari ordini sociali si svapora, ogni cosa sacra viene sconsacrata e gli uomini sono finalmente costretti a considerare con occhi liberi da ogni illusione la loro posizione nella vita, i loro rapporti reciproci…”
    K.Marx
    Dobbiamo considerare con occhi liberi da illusioni la nostra posizione nella vita ed i nostri rapporti con le altre classi e vedremmo come solo una distribuzione sociale, pari alla produzione già sociale, superando i rapporti di produzione, possa essere fonte di vero cambiamento. Soltanto liberandoci di pochi usurpatori potremo ambire ad una proprietà sociale dei mezzi di produzione e dei prodotti stessi ed instaurare un’economia di consumo sociale contrapposta ad un’economia di profitto, un’economia basata sull’abbondanza e sul soddisfacimento dei bisogni collettivi ed individuali.

 

 
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