(Da Il Federalismo)
Gli antichi hanno sempre sostenuto, senza neanche tanta originalità,
che le parole volino via col vento e gli scritti rimangano più a lungo. Al
di là delle citazioni classiche un po' stereotipate, vanno sempre preferiti
i testi stampati perché si possono rileggere, sottolineare, commentare,
chiosare e se occorre cancellare. Oggi alla parola evanescente si è
aggiunta - e la fa da padrona - anche l'immagine evanescente, quella della
televisione o di internet, che si può "fermare" solo con elaborati
marchingegni. Tutto sembra essere costruito sull'effimero di immagini che
scorrono via, su parole che svaniscono, su testi che evaporano con un click,
e anche fra la carta stampata prevale quella più effimera, quella dei
quotidiani che invecchiano in un giorno, che si dimenticano in una
settimana, che ingialliscono in due settimane e spariscono in un mese sotto
pigne di carta o in archivi inconsultabili per la loro smisurata dimensione.
Hanno successo gli affabulatori, quelli di parlantina sciolta che
stordiscono chi li ascolta, o i prepotenti con corde vocali stentoree che
subissano avversari e interlocutori sotto cascate di decibell. "Verba
volant" si diceva, e infatti un sacco di gente dice tutto e il contrario di
tutto, si smentisce e contraddice, ma tanto si tratta di suoni che non si
fissano da nessuna parte e anche la memoria di chi ascolta viene ottusa dall
'eccesso di informazione. Certo, ci sono le registrazioni, i nastri e le
cassette ma diventa difficile ritrovare cosa serve: è come cercare su
Echelon l'ultima telefonata con il salumiere. C'è anche chi ha il coraggio
di trascrivere le proprie parole su carta, affidarle a resoconti
stenografici o addirittura a registrazioni "istituzionalizzate", come dischi
e cd in commercio: sembra che il disco (quando si usavano i dischi in
vinile) più venduto negli ultimi 50 anni in questo sidereo Paese sia la
raccolta dei discorsi di Mussolini. È sempre meglio di quelli di Scalfàro,
ma il fatto la dice lunga sia sulla pochezza della nostra storia recente che
sull'esigenza di testimonianze che "restino", che non siano del tutto
effimere e che non spariscano con il suono della voce.
Oggi tanti dicono di non avere il tempo per leggere e di essere
costretti a frequentare solo schermi televisivi (che si possono guardare
anche in mutande o mentre ci si occupa dell'igiene delle narici) o
trasmissioni radiofoniche (che - oltre all'innegabile beneficio del boxer e
della caccola - hanno il vantaggio di poter essere ascoltate senza smettere
di fare altro, anche di lavorare, di guidare o di pastrugnare la morosa).
Per tanti è solo una patetica scusa perché il tempo per il quotidiano
sportivo o il moderno succedaneo di Grand Hotel lo trovano sempre, e sanno
tutto sulle tendiniti di Vieri o sullo stato dei labbroni della Parietti.
Per altri il problema invece è reale e oggi arriva uno strumento che
gli permette di ascoltare testi facendo altro, ma anche di risentirli, in
qualche modo di appuntarseli e di chiosarli: arrivano i cosiddetti
"audiolibri", delle raccolte di testi selezionate e condensate in cd. Non
sono le registrazioni per ciechi che sciorinano opere letterarie dall'
introduzione all'indice, non sono i discorsi del Duce che richiedono
ingombranti fonografi e stomaci patriottici: sono agili cd che si possono
sentire a casa, in auto, sul lavoro, per strada e - con adeguato impianto
auricolare - anche al ristorante, ai matrimoni (meglio se altrui) e ai
funerali di circostanza. Soprattutto sono selezioni antologiche, sono brani
scelti fior da fiore, sono scampoli di qualità e quarti d'ora di eccellenza
sull'argomento prescelto.
Uno dei primi di questi piccoli-grandi capolavori (l'uovo di Colombo
in un mondo indaffarato e frettoloso) è la stupefacente compilation di testi
che l'editore Leonardo Facco ha appena pubblicato e messo in commercio sul
tema della migliore e più intelligente lotta allo statalismo: Sia maledetto
lo Stato, una raccolta di otto brani d'autore che sono altrettante perle di
autonomismo liberista. È solo il primo di una serie di audiolibri di
impronta padanista: è infatti in lavorazione una raccolta di testi di
Gianfranco Miglio, che tutti quelli che mal sopportano il centralismo
romano, ladro, bugiardo e becero, aspettano come una rinfrescante boccata di
libertà e di cultura autentica.
Sono lavori da ascoltare, ascoltare e ascoltare ancora, fino quasi a
impararli a memoria e recitarli in faccia a burocrati, intronati e comunisti
riciclati: roba da farglieli ascoltare per forza come in Arancia Meccanica.
Una tremenda tortura per loro, ma musica dolcissima per tutti quelli che
amano la libertà fino al punto di volerla davvero.
Gilberto Oneto