Il Gazzettino Venerdì, 6 Agosto 2004 IMMIGRAZIONE/1 Ecco perché l'economia deve ricorrerea lavoratori stranieri
Gentile Direttore,vorrei dare la mia opinione sulla lettera del signor Bianchin riguardo disoccupazione a livello locale e necessità di manodopera immigrata. Nel corso degli ultimi decenni è aumentato il reddito degli italiani, le aspettative e il livello d'istruzione: per questi motivi alcune mansioni che richiedono manodopera dequalificata e soffrono la mancanza di offerta. E siccome sono necessarie si deve ricorrere alla manodopera straniera. E' un fatto fisiologico e naturale di una società che ha sviluppato benessere e migliorato lo stile di vita. Inoltre si devono aggiungere lavori in cui la manodopera straniera è più conveniente rispetto a quella locale, che di per sè scarseggia: esempi sono le colf e le badanti. Queste ultime permettono alle casse (in deficit)della Sanità pubblica un notevole risparmio e alle famiglie di trovare una soluzione per assistere gli anziani che non possono permettersi le costose case di riposo o le più care badanti italiane. Purtroppo in Italia la questione dell'occupazione spesso termina qui e vorrei aggiungere come la stampa dia molto spazio (giustamente) alle azioni criminali di certi immigrati, ma ben poco ad esempi positivi di coloro che, arrivati in Italia senza nulla, sono riusciti grazie al sacrificio, all'intelligenza e alla creatività ad avviare attività imprenditoriali, che aumentano la ricchezza del Paese e l'occupazione. Così si rischia di creare pregiudizi, stereotipi e diffidenza. All'estero si cerca di "sfruttare" meglio l'immigrazione: gli USA - a differenza nostra - vi ricorrono non solo in settori dequalificati, ma anche in settori altamente specializzati e tecnologici, stringendo accordi con le migliori università dei Paesi in via di sviluppo per accaparrarsi i migliori giovani, che nei paesi d'origine avrebbero meno possibilità. Esempio sono gli ingegneri informatici indiani. E' un caso in cui si sfruttano alcune delle potenzialità della globalizzazione: dopo l'apertura dei mercati dei capitali e dei beni si sta affermando - sia pure lentamente - quello del lavoro. Questo arricchisce il Paese non solo dal punto di vista professionale ed economico, ma anche umano, sociale e culturale.Se è necessaria e vantaggiosa l'apertura all'immigrazione, questo deve essere fatta però in modo saggio: la si deve accompagnare ad una efficace politica di integrazione, che manca attualmente in Italia. L'integrazione deve iniziare dal rispetto di chi è ospitato in un Paese straniero delle leggi e della cultura locali, ma deve proseguire con un ruolo attivo delle istituzioni. In Germania uno straniero che vuole trovare un'occupazione deve prima seguire un corso di lingua tedesca e superare un esame per dimostrarne l'apprendimento. In Inghilterra si è chiusa la fase del multiculturalismo per problemi d'integrazione e ora si vuole porre la cultura anglosassone come punto di riferimento per la convivenza. E' sbagliato ragionare con una mentalità chiusa, diffidente e intollerante rispetto all'immigrazione, ma anche con una mentalità buonista, aperta in modo sciocco: la storia ci insegna che sono i Paesi aperti in modo intelligente ad aver avuto il predominio. Michele Bellon Castelfranco Veneto (Tv)


IMMIGRAZIONE/2 Il collega con due mogli: anche le leggi dovranno tener conto delle novità Caro direttore, ormai siamo diventati terra di immigrazione. Ma le nostre leggi tengono conto di questo fatto? Ad esempio il "diritto di famiglia" sicuramente necessita di una rivisitazione da parte del legislatore tenuto. Il caso è il seguente: nella azienda dove lavoravo venne assunto nel 1998 un senegalese. Aveva un buon livello culturale ed il permesso di soggiorno risultava rilasciato nel 1996, anche se era entrato illegalmente in Italia molti anni prima, come lui stesso mi disse. Poiché si trovava bene in Italia, mi disse anche che, alla scadenza dei 10 anni, avrebbe chiesto la cittadinanza italiana. Aveva con sé la moglie ed un figlio per i quali godeva delle detrazioni fiscali e percepiva gli assegni familiari. Nell'agosto 2000 chiese ed ottenne un permesso dal 1° agosto al 15 di settembre per rientrare in Senegal. Alla scadenza del permesso riprese regolarmente il lavoro. A novembre giunse in ufficio una telefonata da parte di un sindacato che mi pregava di avvisare il nostro senegalese di passare dai loro uffici per ritirare l'autorizzazione all'ingresso in Italia di sua moglie. La cosa mi sorprese, lo chiamai ed egli mi spiegò che nel mese di agosto aveva "preso" una seconda moglie delle quattro consentite, e mi esibì un certificato rilasciato dall'autorità preposta del suo paese. Vista la sua ferma volontà a chiedere e quindi ad ottenere la cittadinanza italiana nel 2006 cosa succederà della sua famiglia? Come saranno giudicati i due matrimoni contratti legalmente nel suo paese? Dovrà rinunciare ad una delle mogli, legalmente sposate per non essere considerato bigamo, oppure invece potrà essere, forse, il primo italiano regolarmente e contemporaneamente sposato con due mogli? Ed i problemi dei figli avuti dalle due moglie che vedrebbero smembrarsi la famiglia in cui sono regolarmente vissuti? E le mogli essendo coniugate con un cittadino italiano acquisiranno la cittadinanza italiana? Ed ancora per il ricongiungimento dei familiari oltre ai genitori ed ai parenti entro il terzo grado (es. fratelli e sorelle) di "lui" potranno anche entrare i genitori ed i parenti entro il terzo grado delle "due lei"? Nel giro di poco tempo potremmo, al di là delle nostre frontiere "colabrodo", essere legalmente invasi dai parenti degli immigrati già presenti ormai da parecchi anni nel nostro territorio. Occorrerà che il nostro "cosiddetto legislatore" oltre a rivisitare le leggi fatte negli anni, tenga conto da oggi in avanti per quelle nuove anche degli immigrati dei loro usi, costumi, cultura, ecc... quando legifera. Camillo Ferretto Padova