da www.italy.indymedia.it
Più di venti «teste rasate» attaccano il centro sociale Conchetta: sei feriti, uno grave. Il prefetto: evitare le rappresaglie. Rovesciati tavoli, sedie e ombrelloni dei bar della zona. Famiglie in fuga, urla di terrore. «Mentre picchiavano cantavano inni al duce».
Aggressione contro i ritrovi dell’area antagonista l’altra sera sui Navigli. Venti skinhead hanno attaccato il centro sociale di via Conchetta. Sei i feriti: cinque dello stesso Cox 18 (uno grave) e l’avventore di un bar. Gli scontri hanno coinvolto un centinaio di persone sul Naviglio Pavese. Tra tavoli dei bar rovesciati, urla di terrore, corpo a corpo furibondi. Il raid è iniziato intorno a mezzanotte e mezza, all’interno del bar «Malabestia» di via Ascanio Sforza, storico ritrovo dell’area antagonista. Il litigio è degenerato, spostandosi tra via Ascanio Sforza e via Conchetta. I testimoni raccontano: «Afferravano e si picchiavano con qualsiasi cosa: boccali di birra, sedie, ombrelloni, portaceneri». Da via Conchetta sono accorsi i ragazzi del centro sociale: «Eravamo in pochi», ricorda Giuseppe C., 45 anni, ricoverato al Policlinico per una coltellata all’addome, un trauma cranico e altre ferite. All’1,20, le ambulanze hanno trovato sul marciapiede altri 5 feriti. Il più grave è Giuseppe R., 31 anni. Davide «Dax» Cesare morì qualche strada più in là il 16 marzo 2003. Condanna l’episodio il prefetto di Milano, Bruno Ferrante: «Gli autori di tanta violenza non devono pensare di restare impuniti. E’ importante evitare che ci siano, come sempre è possibile, ulteriori episodi di ritorsione».
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Notte di violenza, raid contro il centro sociale.
Il gestore di un bar della zona: «Ho visto arrivare un fiume di gente infuriata». Sei feriti, uno è in prognosi riservata. Skin armati di coltelli, spranghe e sassi attaccano il Conchetta. Mezz’ora di terrore sui Navigli.
Una squadra di «teste rasate» in casa dei «rossi». Per provocare. Per una prova di forza che lascia a terra 6 feriti: cinque del centro sociale Cox18 di via Conchetta (uno è grave) e l’avventore di un bar. Accoltellati alla pancia e al petto. Colpi per uccidere. Scagliati durante mezz’ora di guerriglia che coinvolge un centinaio di persone sul Naviglio Pavese. Tra tavoli dei bar rovesciati, urla di terrore, corpo a corpo furibondi. E inni del Regime, cantati a squarciagola tra una carica e l’altra, le mani tese nel saluto romano. La violenza politica torna a insanguinare l’asfalto di Milano in una notte d’agosto, tra venerdì e sabato. «Un raid organizzato - commenta un investigatore - e senza alcun pretesto, neppur minimo». Inizia all’interno del bar «Malabestia» di via Ascanio Sforza, storico ritrovo dell’area antagonista. È là, intorno a mezzanotte e mezza, che entrano alcuni skin: «Erano in tre - racconta una ragazza che era all’interno del locale - avevano bevuto, ma non volevano pagare. Cercavano lo scontro». Sale la tensione. Una cameriera corre ad avvertire i ragazzi del centro sociale, cento metri dietro l’angolo. Chiede aiuto. Intorno, la folla del venerdì sera lungo i Navigli: coppie ai tavoli dei bar, famiglie in gelateria, lo «struscio» lungo le sponde.
Appoggiati alle macchine ci sono però una ventina di teste rasate. Appena il litigio dentro il «Malabestia» degenera, si riuniscono. Attaccano, sono in maggioranza, i ragazzi che scappano arrivano di fronte al pub «La sacrestia», all’incrocio tra via Ascanio Sforza e via Conchetta. È in quello slargo che lo scontro diventa guerriglia: «Ho visto arrivare - racconta il gestore - un fiume di gente infuriata. Uno aveva divelto un segnale stradale. Afferravano e si picchiavano con qualsiasi cosa: boccali di birra, sedie, ombrelloni, portaceneri. Ho solo pensato a far entrare i clienti dentro il locale per proteggerli».
In quel momento arrivano i primi ragazzi da via Conchetta, alla spicciolata. Gli skin impugnano punteruoli, coltelli, taglierini. Sono lunghi minuti di cariche, urla, corse a perdifiato, attacchi, insulti, bottiglie fracassate e mattoni che volano. All’1,20, le ambulanze trovano sul marciapiede 6 feriti. Il più grave è Giuseppe R., 31 anni, ricoverato al San Paolo con una lesione al fegato (verrà operato 3 volte). Un altro è in prognosi riservata. Altri 3 vengono dimessi con ferite da taglio, ma non profonde. Uno di questi, non legato al Cox18, è stato colpito pur non essendo un obiettivo della spedizione.
L’ultimo, Ugo G., 34 anni, ha due profonde ferite, una al torace, l’altra alla coscia: «Mi hanno aggredito in molti - racconta -, provavo a tenerli lontani con una sedia, ma quando sono riuscito a divincolarmi perdevo sangue. Prima della carica si erano schierati, cantavano il "Me ne frego", la mano tesa nel saluto romano». Racconta un altro testimone: «Siamo usciti senza sapere che ci saremmo trovati di fronte una forza così fredda e organizzata. Ognuno aveva una lama». Le indagini della polizia scattano immediatamente. Già dalla notte gli investigatori setacciano i luoghi abitualmente frequentati dagli skin.
Davide «Dax» Cesare morì qualche strada più in là, il 16 marzo 2003. Il centro sociale Cox18 dirama un comunicato in cui denuncia che «dall’uccisione di Dax, fatti di questo genere si sono ripetuti a Bergamo, Pavia e altre aree del milanese». Chi conosce dall’interno il panorama dei movimenti in città, ritiene che l’altra notte sia accaduto un fatto nuovo e preoccupante: l’unica aggressione senza pretesto degli ultimi anni, svincolata da manifestazioni, liti, ricorrenze o, anche, incontri casuali. Una prova di forza per rompere gli equilibri in città e affermare in modo violento un nuovo potere.
Alla fine degli scontri, gli skin restano asserragliati per qualche minuto sul ponte sul Naviglio. Vestiti di scuro. Alla prima sirena, si dileguano nel buio.