L'avete sentito cosa propone Bertinotti per il proprio programma di Governo; sentite la valanga di boiate di quest'uomo straordinario conto il RadicalDemosinistro Neocentristavegetista Rutelli; se passa il csx dopo du' mesi siamo a rivotà
Fausto dichiara guerra al «neocentrista» Rutelli
Per il leader del Prc in caso di vittoria occorre uno «scontro sociale diretto» sulle pensioni, la patrimoniale secca e la tassazione delle rendite ed è opportuno iniziare a parlarne fin da adesso Un attacco frontale teso a radicalizzare la partita politica all'interno della coalizione
Da Roma
Roberto I. Zanini
Nel centrosinistra continua il "tiro a Rutelli". Nella veste di tiratore questa volta si è calato il leader comunista Fausto Bertinotti. La motivazione è lampante, ispirata alla più pura contrapposizione sinistra-centro: «Nel centrosinistra cresce una propensione neocentrista, che deve essere sconfitta se si vuole dar vita a una vera alternativa a Berlusconi». Pertanto, se si dovesse andare al governo la prima cosa da fare sarebbe quella di abrogare le riforme varate dalla Casa delle Libertà. Quattro prima di tutte le altre: la riforma Biagi del mercato del lavoro; la riforma Moratti della scuola; la legge Bossi-Fini sull'immigrazione; la legge sulla fecondazione assistita.
In una intervista rilasciata a l'Espresso, il leader del Prc si propone come l'esatto contrario del leader della Margherita e spiega con quali intenzioni siederà al tavolo di quella che chiama «coalizione dei democratici» per stilare un programma comune. Prima di tutto, dice, occorre partire da «uno scontro sociale diretto» sul tema delle pensioni, dall'introduzione di una patrimoniale secca e da una tassazione delle rendite. E di tutto questo, aggiunge, bisogna cominciare a discuterne fin dalla ripresa di settembre, perché secondo Bertinotti la crisi di governo è dietro l'angolo e si andrà al voto già nel 2005.
Riguardo poi ai tradizionali cavalli di battaglia della sinistra, pensioni e welfare, Bertinotti consiglia a Rutelli di «smetterla di dire cose "buonsensiste" che non hanno alcun fondamento sociale o scientifico».
Un attacco frontale, chiaramente teso a radicalizzare la partita politica all'interno del centrosinistra, in vista del grande dibattito programmatico per la stesura del progetto che dovrà condurre la coalizione di Prodi al confronto elettorale con la CdL. Nei giorni scorsi, infatti, più volte Rutelli aveva criticato quegli esponenti della sinistra che si erano espressi in favore di una «raffica di abrogazioni integrali» delle leggi e delle riforme approvate in questa legislatura. Al contrario ancora ieri il leader della Margherita aveva ribadito la linea politica di Dl impostata su una matura logica di democrazia dell'alternanza, spiegando che al di là «della proposta di abrogazione di alcune leggi per noi scandalose e inaccettabili» e della necessità di intervenire per migliorare altre norme, altre riforme, come per esempio le leggi Biagi e Moratti, è bene che prima siano valutate sul campo.
Una posizione che ieri è stata apertamente difesa dal numero uno della Cisl Pezzotta, secondo il quale «una democrazia dell'alternanza è possibile se vi è condivisione di alcuni valori di fondo e reciproca legittimazione a governare». Insomma «le riforme e le leggi approvate dal Parlamento devono essere cogenti per tutti. Questo non significa che non siano modificabili, anzi alcune andrebbero modificate, ma altro è sostenere che, comunque, debbano essere cassate. Una logica di questo tipo creerebbe una indeterminatezza normativa fortemente negativa per il Paese».
Ma la logica di Bertinotti è condivisa anche dal Pdci, che col capogruppo alla Camera Pino Sgobio sottolinea come «le controriforme della CdL su scuola e lavoro non possono essere corrette ma solo cancellate». Amaro il commento dell'ex presidente del Senato Mancino: «Rutelli ha solo detto che non possiamo, ogni cinque anni, cambiare tutto, perché il muro contro muro non giova al Paese. È quasi ovvio. Eppure ciò che è ovvio per alcuni è inaccettabile per altri».
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