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    anticomunista
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    perchè non posso non dirmi anticomunista

    Perché non posso non dirmi anticomunista

    di Stefano Doroni - 9 aprile 2004


    Sono anticomunista perché sono e voglio rimanere una persona, con i diritti e la dignità che le provengono dalla saggezza antica, dalla spiritualità cristiana e dalle rivoluzioni liberali come quella americana. Nella Costituzione di quel grande paese è scritto il diritto del singolo uomo al perseguimento della felicità: ed essa consiste, su questa terra, nella libertà di esprimere le proprie idee e i propri sentimenti, disponendo almeno dei beni necessari per provvedere a se stessi e soddisfare i proprî desideri. Questa disponibilità nei regimi totalitari ispirati da sistemi utopici, come il comunismo, non esiste perché il collettivismo che li ispira non è fatto per aprirsi alle esigenze del singolo. I sistemi utopici egualitari sono in realtà regimi terribili dove l'uniformità è garantita dall'impossibilità della differenza: la personalità individuale si annulla e la persona risulta svuotata delle sue prerogative intellettuali e spirituali.

    Nella famosa Utopia di Tommaso Moro (1516) troviamo un modello regressivo rispetto a quello della società borghese emergente in quel periodo. La mancanza di specializzazione nelle attività umane, così che la città non debba dipendere troppo strettamente da nessuno, rende gli uomini non più utili di semplici ingranaggi in un meccanismo. Rotto uno, se ne utilizza un altro. L'essere umano si definisce in quanto parte di un tutto, non in quanto portatore di dignità e diritti per se stesso. La perfetta uguaglianza perfino delle dimore annulla i desiderî e le scelte individuali: la persona non esiste. Il modello di Tommaso Moro è il traguardo di ogni società che si pretende fondata su principî egualitari. Il comunismo, profetizzando l'avvento di una società senza classi dove tutti possano essere contadini, pescatori e critici, propone una spersonalizzazione dell'umanità.

    L'uomo sociale che tanto piace a Marx è l'individuo alienato da se stesso, che non conosce il privato, che pensa e desidera ciò che l'ideologia gli ha imposto di credere e volere. Un uomo così ridotto non sarà più in grado di ribellarsi e nemmeno di dissentire, perché non avrà pensieri suoi: questo è l'uomo "rieducato" dal comunismo. Se si dovesse realizzare una simile atrocità la storia avrebbe davvero fine: non perché si realizzerebbe la società giusta all'insegna della pace universale, ma piuttosto perché l'uomo sarebbe cancellato dalla faccia del pianeta, lasciando al suo posto burattini senza cervello. Sono, dunque, anticomunista perché se il comunismo avesse trionfato nel mondo io non mi sentirei più una persona; il pianeta sarebbe, infatti, pieno di marionette ubbidienti. Se il comunismo si fosse affermato non ci sarebbe più la forma dello Stato come oggi la conosciamo, ma questo non significherebbe il raggiungimento della completa libertà del genere umano; sarebbe, invece, diffusa una cultura autoritaria, un totalitarismo assoluto che avrebbe completamente assoggettato le coscienze e gli spiriti, cancellando da essi perfino l'idea del pensiero autonomo; un totalitarismo che, per conservare il potere, non avrebbe nemmeno bisogno di uno Stato di polizia, di un governo terrorista e assassino come in Unione Sovietica o a Cuba, perché ciascuno, con il suo cervello condizionato dal dogma dell'ideologia, sarebbe il gendarme di se stesso e degli altri.

    L'affermazione completa del comunismo presuppone, dunque, la cancellazione dell'idea stessa di libertà dalle menti umane, dopo averle convinte che l'apparente equità dell'utopia egualitaria sia una reale forma di liberazione. In sostanza l'ubbidienza non avrebbe alternativa, ma non sembrerebbe imposta, in quanto la comunità sarebbe perfettamente concorde perché la dissidenza, presupposto della libertà, non sarebbe concepita. Il comunismo rappresenta dunque il più grande inganno che si possa ordire ai danni degli uomini perché promette loro l'avvento di una giustizia perfetta mentre li riduce nella più umiliante delle schiavitù.

    Il comunismo è il pensiero totalitario per eccellenza perché, grazie al condizionamento della coscienza, tende alla realizzazione del consenso totale: cioè un accordo che non è soltanto obbedienza esteriore, ma allineamento dei pensieri e dei desideri delle persone ai dogmi dell'ideologia. Il male del comunismo è proprio qui: nel presentarsi come dottrina morale, pensata per il bene dell'uomo, per la giustizia, per la libertà; mentre invece è causa del suo annichilimento, è la negazione stessa della giustizia e della libertà. Il comunismo viene proposto agli uomini come un "Bene" assoluto, messo a contrasto con le forme del "Male", cioè il mercato, l'individualismo, i beni privati, la religione. Mentre è proprio questa ideologia ad essere portatrice del Male, poiché priva il soggetto umano della libertà di far fruttare le proprie qualità individuali, di possedere qualcosa, di coltivare la propria spiritualità.

    Il comunismo si sostituisce perfino a Dio, di cui rimuove il bisogno perché promette il paradiso sulla terra. Ha ragione chi ha detto che il comunismo è una "religione senza dio". Non è un caso che queste siano parole di Silvio Berlusconi, cioè l'uomo che ha rotto ai comunisti italiani il giocattolino del potere che sembrava ormai nelle loro mani, dopo la rivoluzione giustizialista di Mani pulite, che aveva rimosso dalla scena politica un'intera classe dirigente a favore di una sinistra orfana dell'URSS. Il comunismo è una religione proprio perché cerca il dominio sulle coscienze e sugli spiriti; perché ambisce a diventare un imperativo morale, a superare i confini della politica per penetrare la vita degli uomini in ogni suo aspetto e tenerli così incatenati ai propri dogmi, privandoli della capacità di rimanere soggetti autonomi.

    Nel Manifesto del Partito Comunista Karl Marx e Friedrich Engels scrissero che «la teoria del comunismo può essere riassunta dalle sole parole: abolizione della proprietà privata». Limpido, vero: l'abolizione della proprietà privata significa alienare l'uomo da una delle caratteristiche che lo fanno tale, cioè la capacità di possedere qualcosa, di guadagnare con il proprio impegno e le proprie capacità un premio tangibile. Ma, in modo più estensivo, possiamo dire che il comunismo ottiene il massimo potere alienando l'uomo da se stesso. Possiamo fare un piccolo esempio con una citazione, per dir così, "leggera". Poiché non sto fra gli intellettualoidi puzzoni e radical-chic da cineforum morettiano, mi permetto di citare un film come "Il compagno Don Camillo", frutto di quella letteratura di "serie B" che a scuola non ti fanno studiare perché politicamente scorretta (sia lode al buon Giovanni Guareschi). Dice dunque il rude prete della bassa padana, rivolto al Sindaco comunista Peppone, che vuole rimandare in Russia due sospetti tecnici sovietici rifugiati in Italia, riconsegnandoli ai "legittimi proprietari", cioè i capi comunisti: «Ogni essere umano ha un solo leggittimo proprietario: se stesso». Ecco: il comunismo, uniformando le coscienze e svuotando gli spiriti, diventa il proprietario dell'essere umano.

    In questo senso il comunismo è antiumano, perché rapisce l'uomo a se stesso, lo snatura, ne prosciuga la linfa vitale, ne reprime gli slanci nell'omologazione del collettivismo, lo indebolisce, lo svuota per renderlo puro involucro obbediente ad un'autorità che non sarà mai più in grado di contestare. Le manifestazioni storiche del comunismo, dovunque esso s'è affermato, sono state e sono tuttora disumane, criminali; ma l'idea comunista, il comunismo come pensiero è criminale perché è antiumano, vale a dire contrario ai diritti e ai desideri naturali dell'umanità. L'idea è dunque criminale quanto la forma concreta perché pianifica l'annientamento dell'uomo come persona. Il pensiero è criminale quanto il fatto perché Marx è il mandante dei crimini di Lenin, di Stalin, di Mao, di Pol Pot, di Castro, di Tito, di Ceaucescu, di Milosevic.

    Io sono anticomunista perché ho paura di un pensiero antiumano; ho paura delle menzogne del comunismo. Perché esse raccontano di false liberazioni e falsi paradisi, false perfezioni, false armonie sociali. Il comunismo, anche in Italia, è riuscito a far breccia in tante coscienze animate da buona fede grazie alla maschera del buonismo e del pacifismo ideologico (che in realtà nasconde una guerra contro l'Occidente e le sue forme di vita) e grazie all'alleanza blasfema con quella parte di cristianesimo, che si è abbandonata alla deriva eretica della fede in un Cristo a una dimensione sola: quella del perdono senza quella del giudizio.

    Il comunismo è perfino peggiore del nazismo, perché il delirio di onnipotenza di Hitler era un folle grido di sopraffazione, che predicava la violenza e la distruzione per la costruzione di una società dominata dai "migliori". Non dissimulava, però, la sua natura violenta e criminale. Il comunismo vuole in sostanza la stessa cosa, ma finge di volere il contrario, predicando la non violenza, la pace, l'uguaglianza, la concordia. Il comunismo possiede la caratteristica diabolica della menzogna. Il comunismo e il nazismo sono razzisti entrambi, ed entrambi sterminatori: tutti e due tendono alla distruzione di una parte di umanità a favore di quella ritenuta "privilegiata", l'unica ad avere il diritto di vivere e prosperare (gli ariani o i proletari); che il nazismo si regga su basi razziali e il comunismo su fondamenta socio-economiche non cambia la sostanza delle cose. Io sono antinazista e, perciò, non posso non essere anticomunista.

    Credo che l'esecrazione riservata al nazismo dovrebbe spettare al comunismo; credo che la gente dovrebbe avere paura del pensiero comunista, così come dovrebbe provare terrore delle sue manifestazioni storiche. Finché il comunismo come pensiero non sarà relegato fra i crimini contro l'umanità non potremo stare tranquilli: perché il mostro potrà risorgere in ogni momento, come sta facendo in questo periodo ammantato delle bandiere arcobaleno, volando sulle parole alate di preti imbonitori o spinto dalle iniziative di caporioni di piazza solidali con il terrorismo internazionale.

    Sono anticomunista perché non credo alla cultura degli slogan di facile presa. La massima marxista "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni" è il più vile degli inganni che si possano immaginare. Questa perfetta equità nasconde, infatti, una sostanziale ingiustizia. In sostanza vuol dire che nella società comunista si prende e si offre "quel che passa il convento". Nella società comunista non esiste infatti la divisione del lavoro, non esiste la specializzazione, non esiste quindi la possibilità di esprimere al massimo le proprie capacità. Non c'è nessuna cultura dell'eccellenza, che possa consentire di riconoscere i veri artisti, i medici migliori, gli artigiani più abili. Non c'è, dunque, la possibilità di migliorare il benessere usufruendo di servizi migliori grazie all'impiego delle persone nei campi in cui ciascuno può dare il meglio di sé. La cultura della specializzazione è un termometro del progresso. Quella comunista è una cultura regressiva.

    I bisogni intanto rimangono. Il comunismo pensa di soddisfarli con una forma di assistenzialismo di base. Marx sostiene che gli uomini, prima di occuparsi di arte o di politica, devono poter sfamarsi e vestirsi. E con ciò pretende di aver risolto ogni problema. Ma non basta. L'uomo sfamato e coperto ha garantita solo la sopravvivenza. E i desideri dove stanno? L'uomo non vive di soli bisogni; la loro soddisfazione non basta per la felicità, e nemmeno per la giustizia. Ma non è sufficiente nemmeno per far sorgere negli uomini la scintilla dell'arte o della scienza. Ci vuole la cultura, un'istruzione davvero libera, ma soprattutto la libertà di esprimersi e di cercare una verità ciascuno per se stesso. Ci vuole il contrario del comunismo per fare di una persona un uomo autentico. La società comunista non è né libera né giusta: è solo addomesticata.

    Sono anticomunista perché sono cristiano. Il comunismo, infatti, prevede l'ateismo; anzi, prevede il disprezzo della religione in quanto essa viene considerata una specie di inganno, di miraggio nel quale l'uomo si rifugia, illudendosi nella speranza ultraterrena lasciando che la storia del mondo prosegua fra ingiustizie e soprusi. Il comunismo ha necessità di rimuovere la religione perché vuole prendere il suo posto nelle coscienze degli uomini; esso vuole imporsi prima della politica, come principio morale, da accettare come regola di vita. Per questo è duro a morire: perché ha la diabolica capacità di annidarsi negli spiriti umani come un progetto salvifico e non come una strategia politica.

    Sotto le mentite spoglie di una legge di giustizia il comunismo può illudere le persone e garantirsi un consenso politico che non teme le oscillazioni delle preferenze, perché si forma fuori dalla politica, nel terreno della moralità e della speranza. Qui sta l'inganno: nel presentare un'idea antiumana (e perciò criminale) come un progetto morale e salvifico. Un cristiano, che crede in un essere superiore e creatore, ch'è insieme provvidente e giudice, che vive nella certezza di una dimensione di carità e giustizia che non appartiene alle misure terrene della vita, che crede all'esistenza del Male come essere personale dedito all'insidia e alla tentazione. Un cristiano deve dunque difendersi dal pericolo comunista, cioè di una religione senza spirito.

    Per un cristiano, che crede nei Vangeli, appare evidente che la menzogna comunista è tratteggiata nelle parole di Gesù quando dipinge agli apostoli il male del mondo futuro: «Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti» (Matteo 24,11). Il comunismo infatti inganna, profetizzando il cammino della storia verso l'avvento inevitabile della società perfetta: un'eternità immobile popolata di uomini disumanizzati che hanno alle spalle un "giudizio universale" fatto di violenze e distruzioni. Ma il Cristo continua: «Per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà» (Matteo 24,12). L'iniquità è dilagata con l'idea comunista e con le sue manifestazioni storiche; l'adesione sincera di molti al Verbo di Dio si è raffreddata poiché è stata sviata dall'eresia. Molti hanno, infatti, cominciato a credere in un Cristo il cui Verbo sembra imparentato con il pauperismo marxista: da qui nasce quel cristianesimo sociale che privilegia l'impegno politico rispetto alla tensione mistica e trasforma in banale populismo l'ardore della carità cristiana. Questo è il cattocomunismo: un successo del marxismo, perché la fede è indebolita, privata dello spessore individualistico del contatto personale dell'anima con Dio.

    Sono anticomunista perché vedo il pericolo che sovrasta oggi l'umanità. Il comunismo sembra morto sotto le macerie del Muro di Berlino, sepolto dal crollo del mostro sovietico. E invece no! Il comunismo non è morto: il suo fuoco distruttore sta covando sotto la cenere. L'orco sta studiando nuove strategie per riemergere. Oggi si nasconde dietro le bandiere arcobaleno che sventolano nelle piazze in un'orgia di tifo per il terrorismo internazionale, per il nemico islamico con cui condivide il progetto di distruzione dell'intera civiltà occidentale fondata sulle libertà individuali e sui diritti umani. Il comunismo non è morto. Oggi scende in piazza per manifestare contro la globalizzazione, cioè contro l'unico mezzo a disposizione dell'umanità per diffondere benessere e opportunità di ricchezza a tutto il pianeta: serpeggiando fra i no-global invasati, il comunismo cerca di mantenere sulla terra il sottosviluppo e l'arretratezza, di cui ha bisogno per alimentare la rabbia, l'odio e la violenza con cui forzare il cammino della storia. Il comunismo oggi sta dichiarando una nuova guerra al mondo libero e civile.

    Nascosto dietro spoglie miti, pacifiste, sorridenti, dietro vesti talari, dietro sorrisi appiccicosi atteggiati ad una benevolenza imparaticcia e superficiale, oggi, il comunismo ordisce il suo ennesimo inganno. Per molti cattivi maestri che tessono diabolicamente la loro tela, moltissimi sono gli indottrinati che hanno abboccato all'esca. Oggi è necessario diffondere una cultura alternativa a quella marxista; è necessario dare alla gente la possibilità di sentire punti di vista fuori dal coro, fuori dall'ortodossia culturale troppo spesso genuflessa agli schemi marxisti.

    Per questo cercheremo di delineare una breve storia dell'idea comunista, contrapposta allo sviluppo della libertà nell'Occidente; cercheremo di chiarire la natura antiumana dell'ideologia comunista; e ricorderemo infine il carattere criminale dei regimi comunisti. A questi regimi sono stati legati i comunisti italiani: magari quegli stessi che oggi si affrettano a indossare il costume del riformista e del moderato, fingendo che il loro passato non li riguardi.

    Sono anticomunista perché amo la libertà; perché credo nella dignità della persona; perché so che la società migliore è quella dove regna l'amore e non l'uguaglianza imposta dall'umiliazione dei talenti umani. Ma la società dell'amore non è di questo mondo; mentre quella comunista è un sogno del diavolo.

    Stefano Doroni
    doroni@ragionpolitica.it

  2. #2
    email non funzionante
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    Questo è un doppione. Lo hai già postato. Su, non perdere la calma... Qui sei tra amici.

    g.g.

  3. #3
    cricetoso
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    Perche' non puoi non dirti una testa di cazzo?

  4. #4
    anticomunista
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    In origine postato da gianni g.
    Questo è un doppione. Lo hai già postato. Su, non perdere la calma... Qui sei tra amici.

    g.g.
    leggili gli articoli, è un altro scritto dello stesso autore...

    saluti da un "amico"

  5. #5
    Bestia in via d'estinzione...
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    "Molti canti ho sentito nella mia terra natìa, canti di gioia e di dolor. Ma uno mi s' è inciso a fondo nella memoria ed è il canto del comune lavorator"...spettrale residuo di quegli estatici giorni rivoluzionari!
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    Predefinito Re: perchè non posso non dirmi anticomunista

    In origine postato da ariel
    ...Perché non posso non dirmi anticomunista

    di Stefano Doroni - 9 aprile 2004...

    “Finché una minoranza di usurpatori possederà i nove decimi della ricchezza del pianeta, finché dureranno queste forme di potere che corrompono chi ce l'ha, rincretiniscono gli esclusi e distruggono il pianeta, finché ci sarà un oppresso e uno sfruttato,come potrò non dirmi comunista?"

    Egol

    p.s. bellissima frase...sicuramente molto di più dei tuoi stupidissima articoli di giornale...essere vivente non democratico e senza testa x pensare da sè!-riferito ad ariel la sirenetta...

 

 

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