Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, con la vecchia moneta gli aumenti sarebbero stati disastrosi
Senza l’euro benzina a 3.114 lire
Se avessimo dovuto utilizzare le lire invece dell’euro la benzina costerebbe agli italiani il 37,3% in più. Lo sostengono gli artigiani della Cgia di Mestre. «I consumi - osserva il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - non accennano a ripartire? Tutta colpa dell’euro. I pensionati non arrivano alla fine del mese? Tutta colpa dell’euro. Le famiglie stringono la cinghia e tagliano le spese? Tutta colpa dell’euro. Ormai ogni difficoltà economica viene ricondotta alla nuova moneta. Eppure, almeno in un caso, dovremmo ringraziare la moneta europea. Perchè la benzina, pagata con il vecchio conio, costerebbe agli automobilisti italiani 3.114 lire al litro contro l’attuale prezzo di vendita pari a 1,17 euro che corrisponde a 2.265 lire ». «Praticamente si dovrebbe sborsare il 37,3% in più. Così - prosegue Bortolussi - la redenzione dell’euro passa attraverso i serbatoi degli italiani». È questo il risultato a cui il segretario degli artigiani di Mestre è giunto ipotizzando di bloccare il tasso di cambio lira/dollaro al valore riferito al 31 dicembre 2001 (1 dollaro pari a 2.197 lire), ovvero l’ultimo giorno ufficiale di vita della lira. «Ovviamente - spiega Bortolussi - aver bloccato il tasso di cambio al 31 dicembre 2001 ci ha posto al riparo da eventuali svalutazioni che la lira avrebbe sicuramente subito con il crac Parmalat, quello Cirio e le conseguenze della guerra in Iraq. Pertanto, l’aumento del costo della benzina alla pompa del 37,3%, se pagata in lire, è un dato, seppur estremamente significativo, del tutto sottostimato». Ma le considerazioni della Cgia di Mestre non si fermano qui. Le preoccupazioni legate all’aumento dei prezzi dei carburanti registrati in questi ultimi giorni non devono interessare solo le tasche degli automobilisti ma l’intera economia del Paese. «Si pensi - prosegue Bortolussi - che due terzi delle merci in Italia vengono trasportate su strada. È facile comprendere che corriamo il rischio che alcuni prodotti deperibili, come quelli alimentari e quelli ortofrutticoli, subiscano nelle prossime settimane rincari oscillanti anche tra il 3 e il 5%. Fortunatamente, l’idea di introdurre nuovi pedaggi al transito in alcune strade statali, ventilata nei giorni scorsi, è stata accantonata. Altrimenti oltre al danno, economico, avremmo subito anche la beffa».