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    Predefinito Un biennio rosso alla luce del sole!

    Negli anni immediatamente successivi alla fine della prima guerra mondiale l'organizzazione socialista crebbe enormemente sia nella società che nei risultati politici (grazie all'ampliamento del suffragio).
    Non c'era però all'epoca nessuna organizzazione militare, nessuna "setta" segreta e la rivoluzione (obiettivo che porterà poi alla fondazione del PCI nel 1921) era soltanto un puntino in lontananza: non c'era ne un piano ne un progetto anche perchè in quel periodo non sarebbe riuscito.
    Qaul'erano allora queste violenze comuniste del biennio rosso? Scioperi..perlopiù e gli unici atti di violenza erano quelli della repressione.
    Dall'altra parte la paura della borghesia e dei proprietari terrieri portò alla critica verso l'atteggiamento di Giolitti di " lasciare scioperare" (alla fine il movimento si sarebbe sgonfiato da solo) e la richiesta di una politica di repressione!

    E così fù:

    Il fascismo non fu una dittatura "benigna"

    Squadrismo e violenza politica
    Fra le attività «qualificanti» del fascismo del primo periodo vi è il sistematico ricorso alla violenza contro gli avversari politici, le loro sedi e le loro organizzazioni, da parte di bravacci legati ai ras locali. Torture, olio di ricino, umiliazioni, manganellate. Non di rado, tuttavia, gli oppositori perdevano la vita a seguito delle violenze. Un calcolo approssimativo induce a calcolare in circa 500 i morti causati dalle spedizioni punitive fasciste fra il 1919 e il 1922. Il parroco di Argenta, don Giovanni Minzoni, fu assassinato in un agguato da due uomini di Balbo, nell’agosto del 1923. Ma anche quando il fenomeno della violenza squadrista sembrò perdere le proprie caratteristiche originarie, e gli uomini legati ai ras locali vennero convogliati in organizzazioni ufficiali come la Milizia volontaria, forme di violenza politica sostanzialmente analoghe allo squadrismo non cessarono di costellare la vicenda del fascismo al potere. Per tutti, tre casi notissimi: nel giugno 1924 Giacomo Matteotti venne rapito e assassinato con metodo squadrista, e il gesto sarebbe stato esplicitamente rivendicato da Mussolini nel gennaio dell’anno successivo; Piero Gobetti, minato dall’aggressione subita nel settembre 1924, morì due anni dopo, in esilio; Giovanni Amendola spirò per le ferite riportate in un’aggressione fascista subita nel luglio 1925.

    La repressione: dagli omicidi al Tribunale speciale per la difesa dello Stato
    Assunto il potere Mussolini si poté giovare dell’apparato di repressione dello Stato. Che venne rafforzato e riorganizzato. Con la nascita dell’OVRA (l’Organizzazione per la Vigilanza e la Repressione dell’Antifascismo) venne razionalizzata la persecuzione degli antifascisti, con tutti i mezzi, legali e illegali. Anche l’omicidio politico in paese straniero. Arturo Bocchini, capo della polizia, venne incaricato dallo stesso Duce e dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano di eliminare fisicamente Carlo Rosselli che allora risiedeva a Parigi. Il 9 giugno 1937, a Bagnoles-de-l’Orne dove Carlo Rosselli e il fratello Nello si erano recati per trascorrere il fine settimana, un commando di cagoulards (gli avanguardisti francesi) compì la missione: bloccata l’auto sulla quale viaggiavano i due fratelli, Carlo e Nello furono prima pestati, poi, accoltellati a morte. Lo strumento ufficiale della repressione fascista fu invece il Tribunale speciale per la difesa dello Stato. L’attentato di Anteo Zamboni a Mussolini, il 31 ottobre 1926, offrì l’occasione di una serie di misure repressive. Tra queste la «legge per la difesa dello Stato», n. 2008 del 25 novembre 1926, che stabilì, tra l’altro, la pena di morte per chi anche solo ipotizzava un attentato alla vita del re o del capo del governo. A giudicare i reati in essa previsti, la nuova normativa istituì il Tribunale speciale, via via prorogato fino al luglio 1943, quindi ricostituito nel gennaio 1944, nella Rsi. Nel corso della sua attività, emise 5619 sentenze e 4596 condanne. Tra i condannati anche 122 donne e 697 minori. Le condanne a morte furono 42, delle quali 31 furono eseguite mentre furono 27.735 gli anni di carcere. Tra i suoi ‘beneficati’, ci furono Antonio Gramsci, che morì in carcere nel 1938, il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini e Michele Schirru, fucilato nel 1931 solo per avere espresso «l’intenzione di uccidere il capo del governo».

    Il confino
    Il confino di polizia in zone disagiate della Penisola, fu una misura usata con straordinaria larghezza. Il regio decreto 6 novembre 1926 n.1848 stabilì che fosse applicabile a chiunque fosse ritenuto pericoloso per l’ordine statale o per l’ordine pubblico. A un mese dall’entrata in vigore della legge le persone confinati erano già 600, a fine 1926, oltre 900, tutti in isolette del Mediterraneo o in sperduti villaggi dell’Italia meridionale. A finire al confino furono importanti nomi della futura classe dirigente: da Pavese a Gramsci, da Parri a Di Vittorio, a Spinelli. Gli inviati al confino furono, complessivamente, oltre 15.000. Ben 177 antifascisti morirono durante il soggiorno coatto.

    a cura di Gianluca Garelli e Paolo Piacenza

  2. #2
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    Predefinito MORTE DI GRAMSCI

    La presente solo per fare osservare come Gramsci non mori' in carcere bensi' nella clinica QUI SI SANA A Roma.

    Pertini disse che i comunisti volevano Grfamsci morto in carcere e o per questo ogni tanto gli facevano un bel gavettone anche in inverno.

    Fratelli Rosselli.Si dovrebbe anche sapere che i Rosselli notoriamente legatissimi alla massoneria inglese avevano intrapresa una loro guerra privata conto lo Stato fascista e non con noccioline.Si dovrebbe ricordare per esempio che in Italia vi erano stati numerosi attentati di cui uno nel 32 alla Fiera di Milano con una dozzina di morti.

    Al tempo della guerra di Spagna dicevano del resto:oggi in Spagna ma domani in Italia.

    La guerra l'avevano dichiarata loro del resto e non con le noccioline.

    Confino e tribunali speciali:le condanne a morte furono quasi esclusivamente di irredentisti slavi presi con l'esplosivo o le armi in mano.Quanto al confino istruttivo il libro di Giorgio Amendola
    L'ISOLA.D'accordo sempre deprecabili le limitazioni di liberta' di questo tipo ma pensiamo a cosa successe in Russia etc.etc.

    Altro che ISOLA con giovane mogliettina francese al seguito.

    Pensate che i comunisti e la massoneria avevano dichiarata una guerra spietata la fascismo e allo Stato Italiano.Era una guerra senza quartiere , per nessuno.

    Un saluto

  3. #3
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    Predefinito

    Direi che anche il biennio rosso e soprattutto quello che le è succeduto, va attentamente contestualizzato. E poi il signor Come No! non propone un capitolo di storia, ma un articolo pieno di valutazioni morali e politiche sulla base di una lettura ideologica e non scientifica dei fatti storici

    Shalom

  4. #4
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    Predefinito Re: MORTE DI GRAMSCI

    In Origine postato da Ferruccio
    La presente solo per fare osservare come Gramsci non mori' in carcere bensi' nella clinica QUI SI SANA A Roma.

    Pertini disse che i comunisti volevano Grfamsci morto in carcere e o per questo ogni tanto gli facevano un bel gavettone anche in inverno.

    Fratelli Rosselli.Si dovrebbe anche sapere che i Rosselli notoriamente legatissimi alla massoneria inglese avevano intrapresa una loro guerra privata conto lo Stato fascista e non con noccioline.Si dovrebbe ricordare per esempio che in Italia vi erano stati numerosi attentati di cui uno nel 32 alla Fiera di Milano con una dozzina di morti.

    Al tempo della guerra di Spagna dicevano del restoggi in Spagna ma domani in Italia.

    La guerra l'avevano dichiarata loro del resto e non con le noccioline.

    Confino e tribunali speciali:le condanne a morte furono quasi esclusivamente di irredentisti slavi presi con l'esplosivo o le armi in mano.Quanto al confino istruttivo il libro di Giorgio Amendola
    L'ISOLA.D'accordo sempre deprecabili le limitazioni di liberta' di questo tipo ma pensiamo a cosa successe in Russia etc.etc.

    Altro che ISOLA con giovane mogliettina francese al seguito.

    Pensate che i comunisti e la massoneria avevano dichiarata una guerra spietata la fascismo e allo Stato Italiano.Era una guerra senza quartiere , per nessuno.

    Un saluto
    Vedi tutto quello che hai citato conferma la mia tesi! All'inizio prima dell'avvento del fascismo non c'era nulla e cioè non c'era una reale strategia "offensiva" comunista. Tu citi gli attentati degli anni 30, Rosselli, la Guerra di Spagna..cose citate anche nell'articolo, che è "di parte" (l'articolo ndr) ma non citai fatti non veri!
    Quindi quello che molto spesso è stato citato come criminale è stato una risposta, una difesa alla violenza fascista.

  5. #5
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    Predefinito

    In Origine postato da Pieffebi
    Direi che anche il biennio rosso e soprattutto quello che le è succeduto, va attentamente contestualizzato. E poi il signor Come No! non propone un capitolo di storia, ma un articolo pieno di valutazioni morali e politiche sulla base di una lettura ideologica e non scientifica dei fatti storici

    Shalom
    L'articolo è di parte ma i fatti storici sono innegabili ed il contesto è quello citato nel titolo: vi erano legittime itanze delle classi povere, vi era un movimento che in realtà non era ancora rivoluzionario ma chiedeva riforme. In altri paesi d'europa (Inghilterra e Francia.....in Germania fù diverso perchè la sconfitta nella 1° guerra mondiale rendeva il paese ingovernabile) si rispose con un'apertura anche quando la politica rimaneva sostanzialmente conservatrice! In Italia la chiusura, delle classi alte (odio il termine padronato), fu totale!
    Questo è un riassunto ma penso che la benzina sul fuoco ce l'abbiano buttata altri dai comunisti!

  6. #6
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    Predefinito

    Tom Behan, “The resistible rise of Benito Mussolini”, Bookmarks, 2002
    La tesi sostenuta da Tom Behan in questo libro è che l’ascesa al potere del fascismo e del suo leader Benito Mussolini poteva essere contrastata efficacemente ed impedita, sconfiggendo il fascismo innanzitutto sul piano militare. Come è noto, con le loro azioni squadristiche, i fascisti hanno distrutto centinaia di case del popolo, di cooperative, di sedi di sindacati, partiti e giornali della sinistra, e tra il 1917 ed il 1922 hanno ucciso circa 6.000 militanti della sinistra (p. 111). Le guardie regie ed i carabinieri quasi mai hanno cercato di fermare le violenze fasciste e di far rispettare le leggi impedendo i crimini commessi dai fascisti. Spesso chiudevano entrambi gli occhi, quando non aiutavano esplicitamente le squadracce di picchiatori. Con un simile atteggiamento da parte dei “tutori dell’ordine”, le vittime delle aggressioni fasciste non avevano alcuna possibilità di difendersi. L’unica possibilità era l’autodifesa. Il libro si concentra ad analizzare gli Arditi del Popolo, la più significativa organizzazione di autodifesa del proletariato italiano.
    La prima parte del libro inquadra le vicende della sinistra italiana dalla fondazione del Psi nel 1892, fino all’indomani della prima guerra mondiale, al biennio rosso 1919-1921 ed alla scissione del Pcd’I dal Psi. La seconda parte riguarda invece le vicende dalla fondazione del fascismo nel 1919 alla nomina di Mussolini a primo ministro nel 1922. Episodi centrali considerati dall’autore a sostegno della propria tesi sono le tentate aggressioni fasciste a Sarzana e a Parma, respinte da una massiccia reazione popolare, organizzata e diretta dagli Arditi del Popolo.
    Gli Arditi del Popolo nascono per iniziativa di alcuni reduci, che durante la guerra avevano combattuto negli Arditi, reparti d’assalto formati da volontari, a cui spettavano i compiti più rischiosi.
    Alla fine della guerra il maggiore problema dell’Italia consisteva nella smobilitazione e nel reinserimento nella vita civile di milioni di ex soldati, impossibilitati a trovare una sistemazione dignitosa perché la situazione economica era dominata dall’inflazione e dalla disoccupazione. Le posizioni politiche dei reduci coprivano l’intero arco dell’offerta politica dell’epoca, dagli anarchici ai nazionalisti. Gli ex Arditi si dividevano anch’essi tra le simpatie verso la sinistra (Psi, Pri, anarchici) e quelle verso la destra nazionalista e fascista, con curiosi mix di simpatie verso la sinistra e al contempo un forte sentimento di orgoglio nazionale; quest’ultima posizione, fortemente influenzata dal futurismo e dal dannunzianesimo, aveva portato alcuni militanti della sinistra (anarchici e socialisti, tra cui lo stesso Togliatti) a partecipare come volontari alla guerra, vista come una occasione di cambiamento dell’ordine sociale, oppure dopo la guerra a partecipare sotto la guida di D’Annunzio all’occupazione di Fiume.
    Tentativi di organizzare politicamente i reduci furono compiuti dal Psi, che nel 1918 diede vita alla Lega Proletaria, che ebbe notevole successo, arrivando ad organizzare un milione di ex soldati e 130.000 vedove di guerra (p. 54). La Lega Proletaria era una organizzazione para-sindacale, mentre gli Arditi del Popolo erano una organizzazione ben differente negli obiettivi (sconfiggere militarmente le squadracce fasciste) e nei metodi (l’azione paramilitare). Gli Arditi del Popolo erano una vera e propria organizzazione armata paramilitare che aveva il preciso scopo di combattere il fascismo sull’unico terreno in cui era possibile combatterlo, quello dell’autodifesa con le armi, dal momento che dalle forze dell’ordine e dai tribunali non era possibile aspettarsi alcuna difesa.
    Gli Arditi del Popolo vengono fondati a Roma il 22 giugno 1921, in una assemblea promossa dall’ex tenente degli Arditi Argo Secondari. Una caratteristica politica fondamentale degli Arditi del Popolo era la trasversalità politica all’interno della sinistra. Tra i dirigenti e i militanti degli Arditi del Popolo vi erano infatti socialisti, comunisti, anarchici, repubblicani. Il Psi e il Pcd’I ebbero sempre un atteggiamento non molto benevolo verso gli Arditi del Popolo, e questa secondo Behan è una delle cause che li indeboliranno. Nel Pcd’I risultò prevalente l’opinione di Bordiga, allora il maggior dirigente del Pc’I, secondo cui il partito doveva creare proprie organizzazioni di autodifesa, senza “annacquarsi” in altre organizzazioni che non avessero per scopo la rivoluzione proletaria. Gramsci ebbe invece un atteggiamento di maggiore apprezzamento, mentre a livello locale diversi comunisti appoggiarono attivamente gli Arditi del Popolo.
    Similmente il Psi, mentre a livello nazionale, soprattutto dopo la firma del patto di non aggressione coi fascisti successivo agli scontri di Sarzana, dichiarò ufficialmente di non sostenere gli Arditi del Popolo, a livello locale invece alcuni socialisti li appoggiarono.
    I due maggiori scontri di cui gli Arditi del Popolo furono protagonisti furono quelli di Sarzana e di Parma, in cui le popolazioni locali, organizzate e guidate dagli Arditi del Popolo, sconfissero le spedizioni fasciste, rispettivamente nel luglio 1921 e nell’agosto 1922. Le conseguenze politiche più significative furono in seguito agli scontri di Sarzana: Mussolini decise di sottoscrivere coi socialisti un patto di non aggressione. I fascisti erano divisi tra la posizione di Mussolini e quella di coloro che non accettavano il patto, mentre i partiti della sinistra avevano meno da temere le aggressioni fasciste. In quel periodo Mussolini parlò della sua possibilità di abbandonare il fascismo, ma alla fine il movimento fascista riuscì a ricompattarsi e a riprendere l’offensiva. Parma invece fu lo scontro militare più significativo, si trattò di un vero e proprio assalto militare alla città, difesa militarmente con trincee e barricate. I fascisti ebbero 39 morti e 150 feriti, gli antifascisti 5 morti e 30 feriti (p. 85). La difesa di Parma fu un fatto di massa, che riguardò non solo i militanti dei partiti di sinistra; infatti, ad esempio, le donne si occuparono del rifornimento di cibo, mentre alcuni parroci consentirono ad usare i campanili delle proprie chiese come posti di osservazione. Per dare un’idea del carattere popolare che ebbe la difesa della città, che non riguardò solo i militanti dei partiti della sinistra, basti pensare che uno dei cinque caduti fu un consigliere comunale del Partito Popolare.
    Difficile dire, conclude Behan, “se una maggiore unità tra gli Arditi del Popolo e la sinistra avrebbe potuto fermare il fascismo” (p. 109). Ma questo non avvenne soprattutto per il settarismo del Pcd’I e per le divisioni del Psi.
    Behan fa un esplicito paragone tra la situazione di allora e quella di oggi del movimento no-global, sostenendo che oggi come allora è importante partecipare ai movimenti di massa da parte di quei militanti che pure li criticano per l’indeterminatezza delle proposte o per il riformismo, perché è il solo modo di costruire una alternativa anticapitalista.

    Fabrizio Billi

  7. #7
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    In Origine postato da Come no!
    L'articolo è di parte ma i fatti storici sono innegabili ed il contesto è quello citato nel titolo: vi erano legittime itanze delle classi povere, vi era un movimento che in realtà non era ancora rivoluzionario ma chiedeva riforme. In altri paesi d'europa (Inghilterra e Francia.....in Germania fù diverso perchè la sconfitta nella 1° guerra mondiale rendeva il paese ingovernabile) si rispose con un'apertura anche quando la politica rimaneva sostanzialmente conservatrice! In Italia la chiusura, delle classi alte (odio il termine padronato), fu totale!
    Questo è un riassunto ma penso che la benzina sul fuoco ce l'abbiano buttata altri dai comunisti!
    Allora postaci il programma del Partito Comunista d'Italia del 1921, tanto perchè ci si renda conto di cosa volessero questi pacifici riformisti.

    Shalom

  8. #8
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    In Origine postato da Pieffebi
    Allora postaci il programma del Partito Comunista d'Italia del 1921, tanto perchè ci si renda conto di cosa volessero questi pacifici riformisti.

    Shalom
    Non erano riformisti e l'idea era sicuramente rivoluzionaria ma non c'era nessun piano, ne le condizioni, eventualmente per attuarlo. La prospettiva lunga c'era ma le violenze non ancora. Dall'altra parte c'era un opposto progetto eversivo che però avevea già la sua mano armata
    Quindi non c'è stata un'azione nella realtà (se non gli scioperi), però c'è stata una reazione violenta!

  9. #9
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    basta una foto


    guardie rosse armate all'interno di una fabbrica occupata.
    Siamo nel 1920.


    " “ [..] di tutte quelle classi medie, quelle piccole classi, quei ceti intellettuali, quegli uomini liberi che si avvicinavano a noi, che vedevano nella nostra ascensione la loro propria ascensione e la liberazione dell’uomo, e che noi con la minaccia della dittatura e del sangue gettiamo dalla parte opposta”. FILIPPO TURATI

    " “La violenza è quasi sempre un’arma che ferisce le mani di chi l’adopera: i socialisti che tirannegiavano bestialmente l’Emilia con la loro dittatura spavalda e coi loro tribunali rossi ne sanno qualcosa. Ne potrebbero sapere molto domani i fascisti, se con gli incendi e coi ferimenti credessero, a loro volta, di governare la regione liberata”. CORRIERE DELLA SERA (1922)

    " "“come può darsi che lo Stato non venga direttamente tirato in questione dalla pratica ed attuale negazione di quella proprietà privata, che è garantita dalle sue leggi? O dalla violazione più completa del diritto personale, effettuata da individui e da organi che parlano e agiscono in nome di un diritto inconciliabile con l’ordine presente? O infine dall’impiego di forza armata contro la forza armata dello Stato ed in sostegno della violazione continua e radicale delle sue leggi ed in appoggio di una situazione la quale, mentre è incompatibile con l’istituzione statale italiana, obbedisce invece nello spirito e nelle forme alla volontà ed alle vedute pubblicamente manifestate da uno Stato che sinora non è italiano e cioè dalla Repubblica dei Soviet?” (Giovanni Amendola - liberale antifascista - )



    Saluti liberali

  10. #10
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    Predefinito Re: MORTE DI GRAMSCI

    In Origine postato da Ferruccio
    La presente solo per fare osservare come Gramsci non mori' in carcere bensi' nella clinica QUI SI SANA A Roma.

    Pertini disse che i comunisti volevano Grfamsci morto in carcere e o per questo ogni tanto gli facevano un bel gavettone anche in inverno.

    Fratelli Rosselli.Si dovrebbe anche sapere che i Rosselli notoriamente legatissimi alla massoneria inglese avevano intrapresa una loro guerra privata conto lo Stato fascista e non con noccioline.Si dovrebbe ricordare per esempio che in Italia vi erano stati numerosi attentati di cui uno nel 32 alla Fiera di Milano con una dozzina di morti.

    Al tempo della guerra di Spagna dicevano del restoggi in Spagna ma domani in Italia.

    La guerra l'avevano dichiarata loro del resto e non con le noccioline.

    Confino e tribunali speciali:le condanne a morte furono quasi esclusivamente di irredentisti slavi presi con l'esplosivo o le armi in mano.Quanto al confino istruttivo il libro di Giorgio Amendola
    L'ISOLA.D'accordo sempre deprecabili le limitazioni di liberta' di questo tipo ma pensiamo a cosa successe in Russia etc.etc.

    Altro che ISOLA con giovane mogliettina francese al seguito.

    Pensate che i comunisti e la massoneria avevano dichiarata una guerra spietata la fascismo e allo Stato Italiano.Era una guerra senza quartiere , per nessuno.

    Un saluto
    quella dei gavettoni è un'enorme bufala, dimostra che di Gramsci non hai letto proprio niente. Ti consiglerei di leggerlo oltre alle stampe anastatiche de Il Popolo d'Italia, che già fai di continuo, scommetto
    Un'altra chicca: L'ISOLA di Amendola, dimostri sempre di non averla letta, solo il titolo e la copertina, ma quale mogliettina francese, se parla delle continue "cartine geografiche" nelle lenzuola? I nostalgici del fascismo bleffano in continuazione, ma vai a vestirti da balilla che è meglio

 

 
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