Cari amici,
posto un capolavoro della letteratura antirisorgimentale, scritto dal nobile pontificio Paolo Mencacci sul finire dell'Ottocento in sei volumi. Lo tratto da un sito sedeplenista e cristianista di Alleanza cattolica http://www.geocities.com/Athens/Delp.../volindice.htm
Sarà quindi mia cura riverificare l'intera opera sugli originali dell'epoca che ho a disposizione, per verificare i tagli e le eventuali interpolazioni, operate dai curatori della trascrizione.
Per ora buona lettura
Sempre vostro
Guelfo Nero
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Paolo Mencacci
Storia della Rivoluzione Italiana
Volume primo
Introduzione
Al Lettore
Cattolico e monarchico, per convinzione e per affetto, scrivo per dar gloria a Dio e per rendere testimonianza alla verità in mezzo al presente trionfo della menzogna. Romano, gemo per la ruina di Roma cristiana, scopo supremo della rivoluzione. Italiano, arrossisco che l’unità d’Italia sia il frutto di tanti delitti. Raccolgo memorie e lo faccio, per quanto è possibile, colla calma del filosofo cristiano, che con documenti alla mano presenta ai posteri il mostro più orrendo, che uscisse dalle mani dei figli degli uomini a’ danni dei figliuoli di Dio. Nei sette anni di assiduo lavoro che v’impiegai spesse volte credetti sognare, tanto sembravanmi incredibili le cose ch’ero costretto a registrare! L’uomo onesto, che mi leggerà, qualunque sia il culto che professi, qualunque lo spirito che lo animi, renderà omaggio alla palpabile verità dei fatti che gli pongo dinnanzi, e forse benedirà l’opera mia, dando così un compenso in questo misero mondo a chi consacrò intera la sua esistenza in difesa della causa dell’Altare e del Trono.
Paolo Mencacci
UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA
I
Ragione dell’Opera.
Ora che i fattori del presente stato d’Italia stanno raccogliendo il frutto dell’opera delle loro mani, giova riandare coi documenti alla mano i fatti che produssero codesto grande rivolgimento, ad universale lezione dei buoni, perché, giunta l’ora, non ricadano nei passati errori, e dei tristi, perché veggano che la promessa di Dio non viene meno; ché la Chiesa militante con ogni suo attributo e dritto non può che risorgere più bella e gloriosa dalle ruine accumulate per distruggerla, se la umana società non è giunta al suo fine.
Per arrivare a Roma e ferire al cuore il Cristianesimo, si vollero distrutti i Principati italiani, provvidenziali propugnacoli del temporale principato della Chiesa, la quale in mezzo al secolare lavorìo delle sètte anticristiane apparisce fin d’ora unico palladio di verità e di giustizia, unica àncora di salvezza per la società che perisce, pei giovani stessi che l’osteggiano. Ma poiché nostro scopo non è di narrare nudi fatti, ma sì di recarne i documenti, fa d’uopo fin da principio d’impugnare la misteriosa chiave che sola può aprirci, se non tutti, almeno i principali segreti del mostruoso rivolgimento sociale, di cui siamo ora afflitti testimonii e vittime.
Quando una crisi politica sia il risultamento di diuturni gravami, e conseguenza di una lotta di partiti politici, ed anche di intellettuali travagli, subordinati agli eterni principii del vero e del retto, allora le perturbazioni di uno Stato legittimamente costituito, avvegnaché dolorose e cruente, non vanno senza compensazione. Non fu così della crisi, o, a dir meglio, della catastrofe insidiosamente provocata ai nostri giorni a danno dei pacifici Stati italiani con trame faziose, fomentate e sostenute da straniere ambizioni, da cittadine codardie, da prezzolati tradimenti.
Certamente uno dei più tristi spettacoli che possa offrire la storia delle nazioni, è il vedere Reami prosperosi e tranquilli per savii e cristiani ordinamenti, con secoli di politica e monarchica autonomia, e provvisti di sufficienti mezzi di difesa, e, se vuoi, anche di offesa, come quello di Napoli, specialmente preso di mira, per popolazione e territorio grande più della terza parte d’Italia, divenire preda miseranda di un minore Stato vicino, e di un partito malvagio, che freddamente, calcolatamente, giorno per giorno, apparecchia loro l’abisso destinato ad inghiottirli.
Ma di fronte a tale fatto inconcepibile, svariati ed opposti giudizî in innumerevoli stampe, giornali e libri, essendosi pubblicati, in onta al vero ed al quieto giudizio dell’uomo che pensa, il ricorrere ai documenti per ismentirli è opera di vero patriottismo, e assolutamente necessaria. "Quando fervono le rivoluzioni, non si scrive né legge bene posatamente e con la ragione; ma si scrive e legge con le passioni del momento: meglio è non scrivere e non leggere!" E dice vero il Balbo. Ora però che la rivoluzione, insediatasi al posto dei rovesciati troni, raccoglie il frutto miserando di cento anni di congiure, e che l’ardore della lotta sembra spento, è necessità, è dovere per chi ama i proprii simili e può come che sia prendere in mano una penna, di rispondere al bisogno, al diritto della società tradita, e raccogliere fatti e documenti perché possa la storia essere veramente la maestra della vita, e, divenuta ristoratrice e interprete fedele del senso morale, essere la espressione veridica della coscienza dei popoli.
Quale che sia per essere lo storico delle ultime vicende dell’Italia nostra, gli sarà così più difficile di essere inesatto. I contemporanei poi trarranno un gran profitto nel vedere messe sotto i loro occhi le cause e gli effetti delle medesime vicende, e ne avranno una lezione salutare che li premunisca contro i futuri inganni di coloro che attentano alla quiete degli Stati, e col pretesto di far liberi e rigenerati i popoli, li soggiogano alla più dura schiavitù e miseria, onde milioni d’innocenti espiano la scelleratezza di pochi e la codardia di molti.
A tale laborioso, non meno che importante scopo, abbiamo noi dato opera a raccogliere con pazienza e verità le presenti Memorie Documentate da servire alla storia della Rivoluzione italiana pel periodo di tempo che trascorse dal 1856 fino ai nostri giorni. Questo periodo comprende il trionfo della rivoluzione, e lo svolgimento, ormai ultimo, del pensiero settario. Degli anni che precedettero abbastanza fu detto da valorosi scrittori; e noi ci studieremo di averli presenti, e con isguardi retrospettivi ne diremo quanto sia necessario a migliore intelligenza di quel che narriamo, corroborando ogni cosa con documenti e note autorevoli.
Quindi il presente lavoro non è altro, che una raccolta ragionata e fedele di documenti, tra i quali molti inediti o poco conosciuti finora, con una semplice esposizione di fatti che parleranno da per loro, risparmiandoci, per quanto è possibile, gli apprezzamenti, che farà da sé il lettore.
Le cose contemporanee sono d’ordinario, se non le più ignorate, certo le più guaste da passioni; metterle in luce nel loro vero aspetto, ravvicinandole a quelle che le precedettero, le accompagnarono, le seguirono, è opera sommamente buona e salutare, quando non s’indietreggi dinanzi al malgenio dell’epoca nostra, nella quale, libero, anzi voluto, è il mentire, il calunniare, e vietato il difendere. Nel delineare le condizioni generali dei principali Stati italiani, offriamo al lettore il destro di considerare, (poiché il male è avvenuto), non meno il danno prodotto da una invasione settaria e straniera, che il vantaggio delle lezioni di una terribile esperienza, a bene di tanti popoli conculcati e traditi, e a riabilitazione, forse non lontana, di secolari diritti ora vilipesi e calpestati.
I fatti e i documenti essendo le fonti più sicure della storia, poco o nulla vi aggiungeremo del nostro; i contemporanei, egualmente che i posteri, li peseranno formandone loro giudizio. Senza questi fatti, e senza questi documenti, le generazioni a venire non crederebbero le inaudite cose commesse ai nostri giorni, nel nome abusato di Civiltà: direbbero che abbiamo calunniato questo buio secolo dei lumi e i suoi principii, per ironia detti grandi.