di A. M. Greco

Il blocco, per le riforme sulla giustizia, è inaccettabile.
E il Pdl avverte che se l’opposizione non accoglierà gli inviti al dialogo, andrà avanti da solo.
Sembra un messaggio anche a chi, nella stessa maggioranza, rema contro.
A cominciare dal presidente della Camera e dai cosiddetti finiani.
Tra la «paralisi» e la decisione di rispettare gli impegni presi con gli elettori, dice Angelino Alfano, «noi sceglieremo non di rimanere fermi ma di procedere con le riforme».
Perché c’è il «dovere etico» di farlo.
Mica potremo giustificarci, aggiunge il ministro della Giustizia, dicendo «che la riforma della giustizia non l’abbiamo fatta ma abbiamo dialogato alla grande».
Insomma il centrodestra cerca l’intesa con tutti, ma l’opposizione non ha «diritto di veto», come dice il portavoce del Pdl Daniele Capezzone.

Parole che fanno subito insorgere il centrosinistra, che ha declinato senza tanti complimenti l’invito della Consulta per la giustizia del Pdl a sedersi domani ad un tavolo comune, per confrontarsi sui grandi temi.
Lega e Udc hanno dato la loro disponibilità, ma Pd e Idv non accettano nessun dialogo che non sia in parlamento, su provvedimenti concreti.
C’è dietro la «trappola», secondo Antonio Di Pietro e i suoi.
Cioè una manovra, sospetta il Pd, per far passare l’ennesima legge ad personam per salvare il premier dai suoi processi.
E l’attenzione è tutta sull’emendamento che abbrevierebbe la prescrizione, del quale i mass media hanno molto parlato anche se ancora non è stato presentato dal suo presunto ideatore, Niccolò Ghedini.

La capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, sfida la maggioranza a scoprire le carte, avvertendo che non passerà un’«ennesima forzatura».
E dopo il neosegretario Pierluigi Bersani anche la possibile candidata alla presidenza del partito, Rosy Bindi, dice che non c’è nessuna «disponibilità a consumare vendette contro la magistratura e a continuare a fare leggi ad personam».

Per Di Pietro sono «strampalate» le dichiarazioni di Alfano, ministro che «vive come Alice nel paese delle meraviglie».
Invece di «lanciare fatwa sull’autosufficienza del centrodestra - aggiunge Massimo Donadi- farebbe meglio a dirci su quali riforme della giustizia sta lavorando».

Il clima non sembra proprio quello giusto per arrivare alle riforme «condivise» che a parole tutti, dal Quirinale ai vari palazzi della politica, dicono di volere.
«Sarebbe grave che qualcuno rifiutasse a priori di partecipare alla nostra riunione - dice Giuseppe Valentino, che coordina la Consulta del Pdl insieme a Ghedini -, che vuole aprire un dialogo a livello di esperti».
La partita parlamentare si potrebbe giocare in Senato, se Ghedini presenterà un ddl per accorciare i tempi della prescrizione.
Un provvedimento, dicono, da approvare in tempi brevissimi, meno di un mese.
Ma di sicuro Palazzo Madama per tutta la settimana sarà impegnato nella sessione di bilancio e in quella successiva il presidente della commissione Giustizia, Filippo Berselli, ha annunciato il voto sulla riforma della professione forense, per poi passare alle intercettazioni.
Oggi, comunque, la maggioranza potrebbe prendere qualche decisione sulle prossime riforme.

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