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  1. #21
    Senatore e Magno Pilastro
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    Nanths? Dove sei finito Nanths?
    Rileggo con nostalgia le vibrante lettera che mi scrivesti in un tempo lontano.
    La riporto integralmente, per la gioia ed il sollazzo degli amici pollisti.
    E per stimolarti!
    - - -
    "Quinta lettera

    Nanths si fa druido

    Ricevo e pubblico una singolare lettera ricevuta da Nanths.

    Caro zio Cirno,
    Ti scrivo perché so che sei stato Leghista, e siccome Leghisti si nasce, non si diventa, nel tuo essere profondo –che assumo Celta- Leghista sei ancora e quindi mi potrai capire.
    Mi sento Celta, Cirno. Vivo in una plaga incantata, ove lavoro ed abbondanza sono sempre stati in felice connubio. Habiate detta la Grassa, Abbiategrasso dunque, Bià in Abbiatese.
    Vicus Celtico, piacevole residenza di Duchi, eredità d’Ariberto d’Intimiano, Vescovo e Principe.
    Siamo gente dura, noi, abituata a parlare poco e lavorare molto. Come il nostro Ticino, che scorre placido, frusciando, ma che ha sempre mosso mulini e gualchiere innumerevoli.
    Quando si arrabbia però....
    Sono tacitiano quando penso, quando scrivo. Mi piacciono le sentenze lapidarie: il parlare prolisso è terrone, e s’accompagna al lavorare poco.
    Così ho interloquito sulla fuga (spero simulata) di Pupetta: “Dimissioni respinte”. E’ tutto.
    Così ho osato definire Teognide “leguleio ammuffito”. E’ tutto.
    Dalla mia finestra s’intravede ciò che rimane della rocca di Gian Galeazzo e Filippo Maria Visconti. Se chiudo gli occhi, mi pare di vedere i cortei sontuosi, il bucintoro che solca il naviglio grande, mi par di sentire l’abbaiare dei veltri mordaci ed il galoppo dei destrieri per quelle cacce memorabili.
    Apro gli occhi e sento tutt’altro, vedo tutt’altro, stiamo diventando ricettacolo di mendicanti, prostitute, faccendieri e politicanti. La Lega è il nostro baluardo, il nostro presidio contro la marea eterogenea che ci minaccia.
    Mi sento Celta, ho detto. E da Celta cerco di ben moderare il mio Forum Padano, e da Celta combatto a viso aperto contro chi si nasconde sotto infiniti pseudonimi per colpire da sicario, alle spalle.
    Odio Matteoli1. Ma non è questo il punto.
    Come saprai (e se non lo sai t’informo ora) correrò per le prossime elezioni politiche, in un collegio blindato. La Lega ha chiamato, io rispondo.
    Sarò dunque deputato a Roma, tradizionale nemica dei Celti, che un tempo osarono sconfiggerla.
    Ed ora pervengo al motivo di questa lettera, vecchio e saggio Cirno.
    Voglio andare a Roma quale Brenno, non quale Vercingetorige. Mi sto preparando. Come gli antichi Druidi, precederò gli eroi in battaglia.
    Al di la delle metafore, sento che sto diventando Druido. L’antica religione dei Celti deificava la natura, i fiumi, gli alberi. La potenza di questa tradizione obliata mi è esplosa dentro, mi travolge. Sono eccitato e spaventato al tempo stesso.
    A casa dicono che mi sto comportando in modo strano.
    Coronato di agrifoglio e di vischio, mi sono invero recato a mezzanotte, con la luna piena, alle rive del Dio Ticino, ed ho raccolto le Sue preziose acque in un’ampolla che conservo accanto al capezzale e sorseggio quando mi sento infelice.
    Novello Bardo, ho iniziato a studiare il Gaelico. Mi sono provveduto copia dei poemi Cimrici del Bardo Dafidd ab Gwilym e sull’imbrunire li declamo, sul terrazzino di casa (purtroppo non possediamo giardino), drappeggiato di bianco lenzuolo ed accompagnandomi col tamburo celtico.
    Non trovo strano tutto ciò, anzi mi riempie di gioia ed emozione. Sento che DEVO farlo e mi propongo, quando sarò in Parlamento, di farmi promotore di iniziative legislative a favore del rinascere della religione druidica e dello studio del gaelico.
    Dimmi tu, Cirno, vecchio e saggio Leghista, pensi che io stia diventando pazzo, come insinuano taluni malevolenti anche tra le mura di casa mia?
    Di più: ho intenzione di chiedere udienza al grande Bossi e all’onorevole Maroni, per spiegare loro questa mia meravigliosa palingenesi, questa cosa immensa che mi sta accadendo.
    Mi capiranno? Sono certo di si. E allora proporrò che la Lega adotti ufficialmente la Religione Druidica ed istituisca, in via Bellerio, una “Scuola Quadri” per Vati e Bardi.
    Sono emozionato. Sono felice. Seguimi, Cirno!!!
    Tuo aff.mo Nanths.

    Che posso aggiungere quale commento, cari amici?
    La lettera del Druido Nanths è per molti versi singolare. Stiamo per assistere al sorgere (o al risorgere) di una nuova religione. Molti hanno provato nell’ultimo secolo, alcuni con gran successo. Altre religioni stanno probabilmente per irrompere dall’Africa e dall’Oriente. Pensate all’Animismo.
    In fondo, è meglio Testimone di Geova o è meglio Druido?
    Fate voi...
    Certo che vedere Bossi, Maroni e Boso danzare al chiaro di luna, abbigliati da fantasmi e coronati di vischio, al suono del tamburello e cantare con voce avvinazzata (i Bardi erano grandi bevitori...) filastrocche in gaelico, sarebbe uno sballo!
    In ogni modo sempre meglio che vedere Rutelli che fa il clericale per tirare su un po’ di voti
    Datti da fare Nanths, ne vale la pena.
    Saludi a tucc!
    Cirno.

    (3.4.2001)

  2. #22
    eh?
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    Ci mancava solo il druido Panoramix..
    minchia se sti legaioli sono dei disturbati mentali...

  3. #23
    SENATORE di POL
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    cerchi rogne?

  4. #24
    eh?
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    un po' di sana azione provocatoria....

  5. #25
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    In Origine postato da unitario
    Ci mancava solo il druido Panoramix..
    minchia se sti legaioli sono dei disturbati mentali...
    ...che senso dell'humor!
    Unitario evidentemente pensa che la lettera sia autentica...
    Poveri noi!!!

  6. #26
    eh?
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    In Origine postato da Cirno
    ...che senso dell'humor!
    Unitario evidentemente pensa che la lettera sia autentica...
    Poveri noi!!!
    sei tu che hai poco senso dell'humor, ma era un'occasione troppo ghiotta per sfottere voi senescenti.

  7. #27
    Senatore e Magno Pilastro
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    In Origine postato da unitario
    sei tu che hai poco senso dell'humor, ma era un'occasione troppo ghiotta per sfottere voi senescenti.
    ...salvataggio per contorsione!

  8. #28
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    tripla....

  9. #29
    Senatore e Magno Pilastro
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    ..non tutti gli antichi, storici postatori sono scomparsi.
    Fra' Dolcino agisce ancora, sebbene celato in poco frequentati anfratti.
    E allora come dimenticarlo? Come non riproporre la sua inimitabile lettera?
    Leggete e godete!!!

    "Ottava lettera

    Fradolcino e la reincarnazione

    Caro zio Cirno.
    Nessuno potrà mai interamente comprendere il rapporto che corre tra me, giovane (38 anni) artigiano di Varallo, secessionista, autonomista, padanista e chi più ne ha più ne metta e la Val di Sesia, terra di frontiera e di conquista, di ribellioni epiche e d’eccidi ma soprattutto terra di fiera coscienza nazionale ed etnica. La mia terra.
    Premetto che studi classici non ne ho fatti (sono Perito Elettronico) e perciò le inevitabili imperfezioni linguistiche mi saranno perdonate.
    ...Ut Comites de Blanderate non vadant in Vallem Siccidam...
    Fin da piccolo avevo sentito parlare dei biechi oppressori Conti di Biandrate, che ancora nel 1200 pretendevano di far valere i loro diritti feudali, incluso l’ignobile ius primae noctis, a danno dei fieri valligiani, e di Fra’ Dolcino, che aveva capeggiato una rivolta senza speranza e senza successo ma che fu capace di suscitare contro di se una vera e propria crociata. Una crociata senza fede e senza onore.
    Affabulazioni forse, ma che lasciarono in me una grande sete di conoscenza.
    Ancora oggi, quando mi reco a Campertogno a visitare il Museo di Fra’ Dolcino, sento in me una vibrazione profonda, una voce che grida, tra le fiamme del rogo, dal profondo del tempo.

    Ma chi era Fra’ Dolcino?
    Iniziai molti anni fa le mie ricerche. Dobbiamo partire da Gioacchino da Fiore, monaco, profeta ed esegeta, eremita nella Sila. Egli fu il fondatore dell’Ordine Florense e dell’Eremo di San Giovanni in Fiore.
    A costo di essere noioso e pedante devo esporre il suo pensiero. Ad ogni Persona della Trinità corrisponde un’età storica: al Padre l’epoca precedente alla venuta del Cristo; al Figlio l’epoca della Chiesa con Nuovo Testamento; allo Spirito Santo un’epoca futura che, qualificata dalla lotta contro l’Anticristo condurrà, attraverso le persecuzioni, al Giudizio di Dio. Secondo le profezie di Gioacchino, l’anno 1260 doveva corrispondere all’inizio della Terza Epoca, quella della manifestazione finale dello Spirito.
    Fra’ Gherardo Segarelli da Parma, francescano seguace di Gioacchino, fondò nel 1260 il movimento (detto ereticale) degli Apostolici, che volevano prepararsi alla Terza Epoca predicando la penitenza. Ebbe largo seguito, ma ciò non impedì che il suo movimento, osteggiato da francescani e domenicani, venisse condannato. Il rogo gli chiuse la bocca e gli suggellò il cuore nel 1300.
    La sua eredità fu raccolta da Fra’ Dolcino.
    Dal suo unico scritto pervenutoci, sappiamo che egli, divenuto guida degli Apostolici, integrò e corresse la profezia escatologica di Gioacchino aggiungendo una Quarta Età alle tre Gioacchiniane: quella della restaurazione della purezza di vita e dottrina della Chiesa. La sua visione ecclesiologica prevedeva il rifiuto dell’obbedienza, se non condizionale, al Pontefice e la liceità della predicazione ambulante dei laici. Il suo fervente escatologismo considerava una Chiesa scaduta dallo stato di primitiva perfezione e declinante dai tempi di Papa Silvestro: onde l’imminenza del castigo celeste e l’avvento del regno di una nuova Gerusalemme.
    Perseguitato dall’Alto Clero e da Francescani e Domenicani egli, sostenitore dell’ascesi e della povertà assolute, organizzò una fiera resistenza in Val di Sesia, finché la crociata bandita contro di lui da Clamente V° lo costrinse a trincerarsi con i suoi fedeli sul Monte Revello. Arresosi per fame, fu arso con la fedele compagna Margherita e alcuni compagni.
    La Val di Susa seguì il suo destino.
    La dolce e fiera terra che si stende dal Monte Rosa a Romagnano, tra le valli della Dora Baltea e del Ticino, era sempre stata trattata come oggetto di dazione e conquista.
    Ottene III° Imperatore già nel 999 ne investiva arbitrariamente il Vescovo di Vercelli: ma nel 1025 Corrado II° ne faceva donazione al Vescovo di Novara.
    Nel 1070 divenne possesso dei novaresi Conti di Biandrate, biechi tiranni spossessati da Fra’ Dolcino. Qualche tempo dopo la gloriosa fine del Frate la Valle di Sesia, per...spintanea dedizione, passò in possesso dei Visconti (1365).
    Il resto è storia moderna.

    Detto questo, devo riferire quale misterioso legame, quale tramite esoterico mi leghi personalmente a Fra’ Dolcino, del quale sono e mi sento in grado di perfezionare il pensiero profetico.
    L’idea (o fu ispirazione?) mi venne leggendo il libro “L’Esorcista”, la dove si racconta che la protagonista era stata posseduta da un’entità spiritica (nell’occasione diabolica) mentre praticava un “gioco” molto in voga tra i giovani americani: su un tabellone circolare, con su scritte le lettere dell’alfabeto, i numeri da 0 a 9 e alcune caselle corrispondenti a risposte abbreviate (es. NO – SI – Non posso dirlo, ecc.) si pone capovolto un bicchiere leggero, sul fondo del quale si posano con leggerezza gli indici della mano destra dei partecipanti, che devono essere non meno di 4 e non più di 6.
    Si compone in tal modo una catena spiritica. E, se tutto funziona, il bicchiere comincia a roteare e risponde alle domande componendo parole e cifre. Se al bicchiere si lega una matita a punta tenera, si possono anche fare esperimenti di scrittura automatica.
    Pensai di collegarmi con Fra’ Dolcino.
    Radunati alcuni amici di fede Leghista, ai quali feci giurare il silenzio, iniziammo gli esperimenti in un’antica e semiabbandonata cascina, molto adatta allo scopo.
    Dopo alcuni tentativi sfortunati (premevamo troppo sul bicchiere, mancava la necessaria concentrazione o intervenivano spiriti disturbatori) il successo fu completo.
    Una notte di temporale, dopo manifestazioni impressionanti (il tavolino sul quale era posato il tabellone oscillò e si sollevò di circa 15 centimetri, mentre si diffondeva nell’ambiente uno sgradevole odore di carne bruciata), Dolcino si degnò di parlarci.
    Molte cose segrete egli disse che io non posso ancora rivelare.
    Una però mi comandò di esternare e predicare, con speciale riguardo ai Postatori di POL: L’AVVENTO DI UNA QUINTA ETA’ !!
    La Quinta Età è quella dell’Avvento della Padania.
    Fra’ Dolcino ci ha rivelato che la Padania è la nuova Terra Promessa, il nuovo Eden che sopravvivrà alla generale decadenza di costumi ed ambiente del resto del mondo abitato, la cui fine è ormai prossima.
    Nella Padania, e in particolare nella Valle di Sesia, sorgerà la Nuova Gerusalemme, Patria delle 15 Tribù degli Eletti (che nulla hanno a che vedere con le 12 tribù d’Israele).
    Di più non posso dire, essendo vincolato al segreto. Pubblicherò l’intera Profezia solo dopo la comparsa dei 3 Segni, anch’essi per ora secretati.
    Aggiungo solo, e vi prego di non prendere sottogamba la cosa, che Fra’ Dolcino, durante un esperimento di scrittura con la matita, disegnò in un sol tratto la sua effigie, somigliante stranamente a quella del Senatore Bossi, nel quale potrebbe (non nego e non confermo per i noti vincoli) essersi reincarnato.
    Aggiungo ancora che abbiamo parlato con Fra’ Dolcino di alcuni Forumisti, e in particolare di Teognide il quale ha osato asserire che i Dolciniani erano stronzi eretici pauperisti e spoliatori...
    Ebbene, tutto si spiega: Dolcino ci ha confidato che il Prof. Teognide, falso maestro presso la Scuola di Pavia, è lontano discendente, anche se collaterale, degli infami Conti di Biandrate.
    Tutto si spiega, dunque.

    Tutto ciò ti dico e affermo, zio Cirno, perché tu, novello Giovanni Battista, possa anticipare sul Forum la mia predicazione.
    Il vero Fra’ Dolcino mi interdice, infatti, di parlare per ora in prima persona di quanto accaduto.

    Poenitentiagite.
    Fra’ Dolcino Postatore.

    Ricevo e pubblico, turbato ed incredulo al tempo stesso.
    Non sta a me, tuttavia, giudicare, dato che la lettera è, di fatto, indirizzata a tutti voi.
    Farneticazioni o profezia? Non ritengo, in ogni caso, che gli esperimenti spiritistici debbano essere dileggiati. Qualcosa di vero potebbe esserci.
    Quanto al reincarnato Bossi, gli auguro di evitare...di quella pira l’orrendo foco. Sarà meglio per lui rimanere alle note di Va pensiero!!

    Zio Cirno.

    (12.4.2001) "

  10. #30
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    Teognide, dove sei mai?
    Nessun forumista ha mai lasciato tanta traccia. Chi l'ha conosciuto sa. Ho riletto la lettera che mi scrisse tanto tempo fa. E la ripubblico volentieri: per il memore affetto dei vecchi forumisti, per l'ammaestramento dei nuovi.
    Così si postava un tempo!



    04-11-2001 17:17

    Diciassettesima lettera.


    Il Salotto dello zio Cirno. Lettera di Teognide: Fori Satietas Me Cepit.

    Caro Kyrnos, a Lei scrivo, a Lei che mi fu virtualmente Allievo ed Efebo in una vita lontana nei secoli, quando filosofeggiare ed esser sapienti era bello, ove la "sermonis elegantia" era cosa grata e degna di lode.
    Oggi, vulgus impudentium et perditorum imperat, l'insulto è divenuto argomento, la derisione dialettica.
    Pur sottraendo tempo prezioso alle mie cure accademiche, mi sono dedicato a lungo a questi Fori sotto l'usbergo di un (quasi) anonimato, cercando spazio ed aria generosi e tersi al fine di elargire a coloro che, cupidi sapientiae, navigavano in tale virtuale quanto periglioso mare, il contributo del mio studio diuturno.
    Mal me ne incolse.
    Il tempo carpito ai miei studi ed alle mie pubblicazioni contribuì a farmi mancare la nomina ad "Associato" e dovetti emigrare in altro Ateneo per ottenere un adeguato incarico. Exulatum ivi!
    Avessi almeno tratto dai Forum qualche gratificazione. Pochi degni, Lei incluso, hanno mostrato di apprezzare i miei interventi che, senza peccar di modestia, posso a ragione definire tutti ponderati, dotti et admirabilis pulchritudinis atque honestatis amore perfusi.
    I Forum sono stati progressivamente occupati ed invasi da entità sordide e volgari, capaci solo di insultare e dileggiare.
    Tempus venit. Forse non sono stato capito? Forse non sono stato capace di farmi capire? Voglio fare un ultimo sforzo per aprire il mio animo. Tuttavia ciò non significa, almeno per ora, un ritorno.
    Fondalmentalmente sono un "laudator temporis acti", forsanche perché il passato, filtrato dal tempo, ci tramanda solo il meglio, laddove il peggio degrada e si dissolve in una immemore oscurità.
    Un "meglio" deve tuttavia esistere per essere tramandato, ed io fieramente dubito che alcunché di "meglio" sussista ai nostri giorni.
    Quando scelsi il mio nick, fui a lungo incerto tra Rutilio Namaziano e Teognide da Megara Iblea.
    Amo Rutilio, poeta del Tardo Impero, ma non per questo meno grande. Nel suo poema in distici elegiaci, "De Reditu Suo" (che conosco a memoria) descrive il viaggio dalle foci del Tevere a Luni, e vi è toccante l'affiorare in ogni verso dell'ammirazione e dell'amore per la bellezza e la grandezza di Roma, che egli sente con animo pagano ed avverso al cristianesimo; in una lunga apostrofe a Roma è il verso immortale, che la esalta quale patria di genti di ogni terra: fecisti patriam diversis gentibus unam.
    Eppure era l'anno 417 dell'era volgare, e Roma stava per cadere nella più completa rovina. Potenza allegorica e memore del sogno di Namaziano!
    I suoi tempi sono purtroppo simili ai nostri.
    Anche Teognide fu poeta elegiaco e sdegnoso Oligarca, ed i precetti che rivolse al suo diletto Allievo tendevano ad infondergli l'odio verso la plebe insolente e il culto per le antiche tradizioni.
    Come Teognide, sono ostile al regime così detto "democratico", come lui mi abbandono ad una concezione pessimistica, ma pur sempre serena, della vita.
    Etica Aristocratica? Ebbene si.
    Sono, mi sento aristocratico. Pur non discendendo dai nobili Conti di Biandrate (come Lei aveva ipotizzato, caro Kyrnos), benemeriti per aver contribuito alla rovina del ciompo Dolcino, posso vantare, da parte di Madre, nobilissimi ascendenti, Patrizi di Biella e Novara.
    Un mio Ascendente Paterno fu Gasìndio di Rotari, re dei Longobardi. Il titolo di Gasìndio indicava un rapporto col re di particolare fedeltà e soggezione e comportava, badate bene, un altissimo livello di guidrigildo!
    In epoca Franca buona parte dei Gasìndi si mutarono in Vassi. Così non fu per i miei ascendenti, che rimasero di pura fede longobarda. Tuttavia, l'antico e desueto titolo nobilitante si riconosce ancor oggi nel patronimico che io porto e che non rivelerò, pur essendo già noto a molti naviganti del Forum.
    Sono dunque e mi sento Gasìndio. La "nobilitas" non perisce, la "generosa stirpe" non si estingue.
    Detto questo, mi corre l'obbligo di chiarire il mio concetto di "aristocrazia": potestas atque opes optimatium.
    Gli Aristocratici sono "i migliori". Da che mondo è mondo, a loro si contrappone la plebe, plebs, sentina Rei Publicae.
    L'Aristocrazia raggiunge il suo fulcro, la sua perfezione quando in una persona confluiscono (senza modestia, è il mio caso) eccellenza di facoltà spirituali e nobiltà di nascita.
    La sua funzione è di costituire una classe di cittadini che, in un ideale ordinamento della società, si ponga quale parte eletta per patrimonio di doti, cui spetta il governo e la direzione sociale.
    Grandi (animo atque virtute) pensatori hanno giustificato l'esistenza di tale privilegio aristocratico, nobilmente reagendo a quel volgare e puteolente appiattimento intellettuale che va sotto il nome di equalitarismo democratico. Ne cito alcuni per coloro che conservano il piacere della ricerca ed il gusto delle buone letture: L. Gumplowicz, A. de Gobineau, Th. Carlyle, R.W. Emerson, per non tacere del sommo F. Nietzsche!
    Nemo propheta in Patria. Il popolo di POL, fatte alcune poche eccezioni, non mi ha né capito né accettato. Il "grex suillus" non ha saputo comprendere il mio messaggio.
    Che fare dunque? Come Lei avrà certo notato, da qualche tempo ho diradato, anzi sospeso i miei interventi. Chiuso in sdegnoso silenzio attendo. Cosa? che mi venga assegnata, per decisione della Redazione su plebiscito spontaneo dei "Frequentatores" la Tutela Morale dei Forum.
    Non intendo essere un Supermoderatore: ritengo però che l'istituzione di una "Authoritas" sia indifferibile.
    Solo in tal modo i Forum diverranno ciò che già avrebbero dovuto essere: luoghi di promozione, di formazione politica e culturale, di creazione di consapevole consenso. Nunc est in Schola assidendum!
    E chi più degno, più idoneo di me? Nessuno. Lo affermo non per presuntuosa superbia, ma per puro spirito di servizio.
    Chiamatemi dunque, o datemi definitiva sepoltura.
    Si potrà allora ben dire: Teognide fu, sepulturae honore carens.
    Suo: Teognide da Megara Iblea, nobilis, generosus, honestus honesteque genitus Senator.
    - - - - -
    Cari nipoti, alea iacta est, potrei ben dirlo dopo aver letto e pubblicato questa lettera.
    Nessuno mai dei Forumisti osò tanto. Ma Teognide non è uomo comune.
    Il suo silenzio era assordante ed ora il suo grido sembra muto. Lontano eppure presente, possente ed umile: il grido di un Monarca, di un Unto che sa servire, che vuole servire.
    Permetteremo che sprofondi nell'oblio?
    Altro non posso, non so aggiungere. La commozione mi spezza voce e penna.
    A voi, dunque.
    Zio Cirno.

 

 
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