«La crisi peggiora» L’allarme di Cimoli
«Venti giorni per trovare un accordo o Alitalia muore»
MILANO - «Ad Alitalia restano 20 giorni di vita», ha detto ieri senza giri di parole Giancarlo Cimoli alla delegazione ristretta dei sindacati, che ha partecipato a un incontro preliminare prima dell’avvio ufficiale della trattativa questo pomeriggio. Quindi: se azienda e sindacati non trovano un accordo sui rinnovi dei contratti e sul piano di ristrutturazione entro questa scadenza, niente prestito ponte di 400 milioni garantito dalla Stato. Ma il consiglio di amministrazione chiederà il commissariamento o addirittura la liquidazione. Perché, come ha ricordato ieri il presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera, «le regole del gioco in economia non possono essere forzate oltre ogni limite, altrimenti non si sta sul mercato». Nonostante il periodo di vacanza, la situazione della compagnia aerea, che nel primo semestre ha perso 330 milioni, ha continuato a deteriorarsi, ha spiegato Cimoli. Con due dati: 17 milioni di ricavi in meno del previsto a fine estate e un’ulteriore erosione delle quote di mercato, in particolare su quello domestico, in calo dal 46-47% di pochi mesi fa all’attuale 43%, ma era del 66% nel 2001. E diminuisce anche il reddito medio per passeggero (-2,5%).
Due sono i fattori sul banco degli imputati: assenteismo (troppo) e produttività (poca). Ogni giorno 2.000 persone mancano all’appello aziendale, che ha un tasso di assenteismo dell’11,5%, ha calcolato Cimoli. E’ una «patologia che va aggredita», riconosce sorpreso anche Roberto Scotti, responsabile del settore aereo della Filt-Cgil, presente all’incontro preliminare. Anche i numeri sulla produttività sono pietre: un pilota Alitalia rende il 40% in meno di un pilota di un vettore low cost ; un comandante il 16% in meno. Un passeggero Alitalia costa il 40% in più di EasyJet e il 60% in più rispetto a Ryanair. E la flotta non omogenea aumenta il conto.
A tutto questo si aggiungono, però, alcune criticità del sistema, che aggravano la situazione. Le società aeroportuali, ad esempio, riservano ad Alitalia un trattamento peggiore rispetto alle società low cost , nonostante i maggiori volumi. Anche la gestione del traffico aereo penalizzerebbe Alitalia, i cui voli sconterebbero ritardi medi per 40 minuti rispetto a una media di 8 minuti dei concorrenti. L’hub di Malpensa poi sarebbe stato un «disastro» e una delle cause principali della crisi di Alitalia, a causa delle sue inefficienze spesso accresciute dai localismi dei diversi Comuni. Tanto che l’amministratore delegato ha anticipato la creazione di una task-force per intervenire sugli aeroporti e ristabilire il corretto rapporto con i gestori.
Ieri non si è parlato di esuberi, che arriveranno oggi sul tavolo della trattativa per i rinnovi contrattuali. Si comincia con gli assistenti di volo questo pomeriggio. Domani sarà la volta del personale di terra (area manutenzione). Giovedì toccherà dell’handling aeroportuale. Venerdì ai piloti. E’ slittato invece al 27 agosto l’incontro tra Cimoli e il presdiente dell’Enac Vito Riggio. Il piano prevedrebbe la riduzione da 4 a 3-2, a seconda delle rotte, del personale di bordo e un taglio delle ferie, da 45 a 30 giorni.
Come reagirà il sindacato? «La situazione è drammatica, serve uno sforzo da parte di tutti per evitare che l’azienda chiuda. Il tempo stringe e dobbiamo confrontarci sul piano industriale senza pregiudizi, ma anche il governo deve fare la sua parte», afferma Claudio Claudiani della Fit-Cisl. E Scotti aggiunge: «Noi stiamo al tavolo per fare l’accordo, ma va condiviso nel suo insieme. Però diciamo subito no allo spezzatino».
Giuliana Ferraino
Corriere della Sera