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    Predefinito l'Italia deve battersi all'ONU



    «ALL'ONU L'ITALIA SI BATTA PER UN SEGGIO EUROPEO»
    Il dibattito sull'allargamento del Consiglio di Sicurezza e la riforma delle Agenzie delle Nazioni Unite. Emma Bonino boccia la linea del governo: "Posizione miope"

    Il Corriere della Sera, 22 agosto 2004


    di Marco Galluzzo

    ROMA - "Un seggio europeo a rotazione. Per questo l’Italia dovrebbe battersi, su questo il Paese esprimerebbe veramente una visione, magari guadagnando l’appoggio di Spagna e Polonia. Invece quella di Frattini mi sembra una posizione miope". Emma Bonino interviene con quest’intervista nel dibattito sulla riforma delle Nazioni Unite e critica in modo molto deciso il progetto che la Farnesina persegue: "Io credo che l’interesse finale di tutti, compresa l’Italia, almeno mi auguro, non sia meramente nazionalista. L’obiettivo dovrebbe essere avere un Consiglio di Sicurezza, e in generale delle Nazioni Unite, più efficaci e più adeguati alle sfide globali".

    Conseguenza?
    "Almeno una. Oltre alla riforma del Consiglio di Sicurezza è altrettanto importante tutta la riforma delle Agenzie dell’Onu, in particolare quella sui Diritti umani, quella sui rifugiati. Riforma che rappresenta tutta la parte non militare, ma preventiva, chiamiamola costruens, delle Nazioni Unite. Su questo punto mi sembra assente una consapevolezza generale".

    Frattini e l’Italia perseguono un obiettivo molto preciso: un posto semipermanente per Roma nel Consiglio di sicurezza.
    "Come per altri Paesi c’è una focalizzazione quasi esclusiva sul Consiglio. Che ritengo sbagliata. Anche perché la disattenzione generale verso alcuni temi produce alcuni paradossi: ti ritrovi la Libia che presiede la commissione dei diritti umani o il Sudan che ne fa parte".

    Detto questo...
    "Per noi Radicali la soluzione migliore, già da alcuni anni, almeno da quando la Germania tenta di entrare come membro permanente, è un’Europa che diventa un attore di politica estera e di difesa".

    Obiettivo che Frattini condivide, ma che giudica prematuro.
    "Il problema non è chiedere a Francia e Inghilterra di farsi da parte, ma come dato transitorio muoversi con tutti gli strumenti di cui parla Frattini per conseguire un seggio europeo aggiuntivo, da riempirsi "a turno"".

    Aggiuntivo a Francia e Inghilterra.
    "Esattamente. E’ chiaro che se la Germania entrasse come membro permanente i tre più grandi paesi europei faranno all’Onu la "loro" politica estera. E dinanzi a questa ipotesi è schizofrenica una Costituzione europea che prevede un rafforzamento del ministro degli Esteri europeo. La battaglia quindi non è tanto declassare la Germania a membro semipermanente, al livello dell’Italia, come se la riforma dell’Onu fosse un problema italotedesco. Ritengo che la posta in gioco sia molto più grande. Del resto, in prospettiva, si va verso un Consiglio di sicurezza che rappresenta sempre di più entità regionali, sovranazionali".

    In termini di potere la sua proposta è meno appetibile sia per Roma che per Berlino.
    "Ho capito, ma l’alternativa mi sembra miope, in prospettiva. Perché quello che deve contare a livello globale è la forza dell’Europa. E mi piacerebbe che proprio l’Italia fosse leader di questa battaglia. Che potrebbe essere sostenuta da Spagna, Polonia e da altri membri della Ue. E diventare anche un modello per altre realtà regionali. Detto questo occorre non dimenticare un altro aspetto".

    Prego...
    "Non bisogna perdere di vista le cose che possono essere fatte da subito dentro le Nazioni Unite. Noi ci battiamo da anni per la comunità delle democrazie, per la possibilità di costruire immediatamente dei Caucus democratici all’interno dell’Onu che coordinino le loro politiche, anche se alla fine non sembra che siano interesse prioritario di nessuno. Ed è purtroppo un grandissimo errore".

    Diamo per scontato che nessuno dei due Stati cambi posizione: chi ha più chance di spuntarla? Frattini dice che l’Italia è garantita da Bush. Può bastare?
    "Ripeto, è un dibattito inadeguato, rispetto alle sfide del mondo. Un errore di impostazione, di visione. L’ambizione italiana manca di respiro. Se devo fare un battaglia di principio, a medio termine, è veramente più utile quella sul seggio europeo. Esistono battaglie che nell’immediato si perdono, e non è detto che sia questo il caso, ma che vale comunque la pena di combattere perché sono il segno di una visione. Senza dimenticare il problema delle Agenzie e il problema della democrazia. Uno dei grossi problemi di malfunzionamento delle Nazioni Unite è che sono piene di dittatori".

    Frattini lamenta che l’Italia è sottorappresentata all’Onu. E questo sembra un dato incontestabile. E al contempo fa un appello al sistema-Italia, al Parlamento, a tutte le forze del Paese perché sostengano questa battaglia.
    "E’ vero, è sottorappresentata, ma questo non giustifica un appello che ha un sapore quasi esclusivamente nazionalistico. Diversa sarebbe una proposta di respiro, del tipo: "noi non vogliamo la Germania come membro permanente non perché non ci siamo anche noi, ma perché non vogliamo sotterrare l’ipotesi di una politica estera europea. Perché crediamo che l’Europa a 25 Paesi debba assumersi delle sue responsabilità nel mondo. Perché abbiamo detto che vogliamo un ministro degli Esteri europeo". Per tutto questo si fa un appello al Paese. La mia impressione è che Frattini esprima una frustrazione, ma la politica è anche visione. Sono contraria all’ingresso della Germania non per ostilità contro i tedeschi, ma per amore dell’Europa. E se Frattini facesse sua questa bandiera forse sposerebbe anche una causa più facile".

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  2. #2
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    Nonostante lo si sapesse da un mese, mi sembra che nessuno si sia mosso, nè Berlusconi impegnato in trapianti tricologici, nè Frattini letteralmente sparito dalla circolazione. Vediamo chi, per primo, dirà che è colpa della sinistra.

    27.07.2004
    «Messi all’angolo, ora si chieda un seggio europeo»

    «Siccome il presidente del Consiglio ci ha detto a più riprese che mai come oggi l’Italia era stata così importante nel mondo, ci spieghi lui come mai nonostante la forte amicizia da Berlusconi sempre ostentata con gli Stati Uniti e la Russia, l’Italia possa essere esclusa dalla riforma del Consiglio di Sicurezza delineata dal gruppo delle 16 eminenti personalità istituito da Kofi Annan». A sostenerlo è Lamberto Dini, ministro degli Esteri nei governi dell’Ulivo, oggi vice presidente del Senato. «Non basta - sottolinea Dini - effettuare un’azione di resistenza per coagulare i Paese scontenti e costituire così una minoranza di blocco di un terzo dell’Assemblea Generale. L’Italia deve invece continuare ad essere propositiva e la proposta da rilanciare è quella di creare un gruppo di Paesi semi-permanenti del quale l’Italia faccia parte sulla base del ruolo importante che il nostro Paese ha svolto e svolge nelle missioni di pace in termini di uomini e di finanziamenti». In questa ottica, sottolinea l’ex capo della diplomazia italiana, «sarebbe opportuno far meditare i nostri partner comunitari su una opzione europea per la presenza dell’Unione nel Consiglio di Sicurezza per arrivare eventualmente a un seggio europeo».

    Nella bozza di riforma delle Nazioni Unite messa a punto dal gruppo dei «16 saggi» istituito dal segretario generale dell’Onu Kofi Annan, che l’Unità ha anticipato, l’Italia non viene presa in considerazione nella riforma-ampliamento del Consiglio di Sicurezza. Cosa c’è alla base di questa débacle diplomatica?
    «Il presidente del Consiglio Berlusconi dovrebbe spiegarci come si concilia questo inaccettabile ridimensionamento con le sue mire, e manìe, di grandezza. Dove sono finiti i suoi “cari amici” Bush jr. e Putin? Cosa ne è delle strette relazioni di amicizia magnificate dal presidente del Consiglio? Invece di consolidare le relazioni con i Paesi disponibili a una comune iniziativa in sede Onu per una riforma progressiva del Consiglio di Sicurezza, e in questa iniziativa veder rafforzato il ruolo politico dell’Italia, il presidente Berlusconi si è affidato al suo presunto rapporto preferenziale con la Casa Bianca e il Cremlino. E questi sono i risultati. Io credo che si siano allentate la tensione e l’attenzione sulla possibile riforma del Consiglio di Sicurezza, facendo così venir meno quella rete di protezione che era stata creata nell’ultima parte degli anni Novanta. A questa colpevole caduta di attenzione da parte del governo italiano, fanno da contraltare altre proposte come quella del 16 saggi anticipata dall’Unità. Proposte che tendono a soddisfare le esigenze di molti Paesi anche su base regionale, ed è per questo che sono proposte non facili a essere sconfitte, perché aggregano molto e quindi giocare da parte italiana la carta diplomatica di associare gli scontenti potrebbe rivelarsi una politica insufficiente. Vorrei però sottolineare che la proposta delineata dal gruppo dei saggi non riguarda solo la riforma del Consiglio di Sicurezza ma tratta anche importanti modifiche degli statuti delle Nazioni Unite».

    A cosa si riferisce?
    «Penso in particolare a come trattare la questione degli interventi preventivi in legittima difesa a fronte di un attacco imminente. Le raccomandazioni avanzate dal “panel” di eminenti personalità internazionali tenderebbero definire un ruolo molto più attivo al Consiglio di Sicurezza che dovrebbe autorizzare l’uso preventivo della forza a fronte di una valutazione approfondita di prove valide, probanti del rischio. L’altro aspetto che ancora non è coperto dagli statuti attuali riguarda l’intervento umanitario, vale a dire l’ingerenza umanitaria. Lo sforzo del gruppo dei saggi è stato quello di definire una cornice giuridica nelle Nazioni Unite per interventi come quello del Kosovo o nel Continente africano volti a prevenire genocidi o pulizie etniche. Sono questi aspetti non secondari di una riforma complessiva, di strumenti e poteri, delle Nazioni Unite».

    Riforma che dovrà essere discussa e votata dall’Assemblea Generale.
    «Le raccomandazioni che riguardano in particolare le modifiche alla composizione del Consiglio richiedono l’approvazione di due terzi dei membri dell’Assemblea. Questa decisione fu presa in una delle ultime assemblee generali su nostra forte iniziativa. Non si può operare una modifica del Consiglio di Sicurezza con un accordino fatto dietro le quinte. Quella è stata una vittoria della diplomazia italiana. Ma quella rete protettiva si è sempre più allentata. Si trattava di una rete difensiva per evitare operazioni rapide per far passare Germania e Giappone. Quel progetto riuscimmo a bloccarlo ma ora torna a materializzarsi. A questo proposito va ricordato che gli Usa in passato si sono detti non contrari a questo allargamento, come Paesi membri permanenti del Consiglio, a Berlino e Tokyo. Peraltro c’è da ritenere che un allargamento significativo del Consiglio di Sicurezza, che nella proposta del gruppo dei saggi diverrebbe a 24, nove in più degli attuali 15 Paesi membri, potrebbe essere visto negativamente dagli Stati Uniti in quanto questo Consiglio allargato può essere inteso come un organismo dove potrebbe essere più difficile raggiungere i consensi e le maggioranze necessarie. Probabilmente gli Usa avrebbero preferito mantenere il Consiglio a 15, con i 5 permanenti e i 10 a rotazione ogni due anni. Nella proposta dei saggi se ne aggiungerebbero nove. E questo in sé ritengo che sia un fatto positivo. La nota dolente è un’altra...».

    Di quale nota dolente si tratta, presidente Dini?
    «È l’esclusione dell’Italia dal secondo livello, quello dei 7 o 8 Paesi semi-permanenti. Sono menzionati il Brasile, la Germania, il Giappone, l’India, il Sudafrica ma l’Italia no. Tra i criteri guida nella composizione del Consiglio di Sicurezza vi deve essere una giusta diversità regionale - tutte le aree del mondo devono essere rappresentate - ma un altro criterio da prendere in seria considerazione nel definire la presenza di un singolo Paese nel Consiglio come possibile membro permanente o semi permanente, dovrebbe essere quello del contributo che quel Paese candidabile ha dato alla sicurezza e alla pace nel mondo attraverso la partecipazione alle missioni di “peacekeeping” o di altra natura delle Nazioni Unite. Da questo punto di vista, ritengo che l’Italia ha le carte in regola per avanzare una sua candidatura quanto meno a Paese membro semi permanente, visto il contributo molto forte in termini di uomini e risorse che diamo alle Nazioni Unite».

    La battaglia per una riforma progressiva del Consiglio di Sicurezza, e in essa per un ruolo non marginale dell’Italia, è una battaglia ormai persa?
    «No, non è persa. Occorre vedere quale posizione l’Italia intende assumere. Nel suo intervento alla quinta conferenza degli ambasciatori, il ministro Frattini ha ripetuto quella che è stata la posizione della Farnesina di diversi anni, vale a dire che la riforma dell’Onu non deve concentrarsi sull’aumento dei membri permanenti del Consiglio, ma è meglio prevedere, cito testualmente. meccanismi di rotazione più democratici e trasparenti. Il che vuol dire prevedere che Paesi importanti, come l’Italia, la Spagna, il Canada o altri ancora, ruotino più frequentemente nel Consiglio di Sicurezza. Ma credo che questa posizione possa non bastare, soprattutto di fronte al fatto che la Germania, in prospettiva di un suo ingresso come membro semi-permanente nel Consiglio, riassume un aspetto più nazionalistico e meno europeista. L’ipotesi del seggio europeo non viene al momento evocata. E qui che va innestata una forte iniziativa politico-diplomatica italiana. La proposta da rilanciare è quella di creare un gruppo di Paesi semi permanenti del quale l’Italia faccia parte. Ed è in questa ottica che va rispolverato, in rapporto ai nostri partner dell’Ue, l’uso comunitario dei seggi che a rotazione competano ai Paesi dell’Unione. In seconda istanza, è ipotizzabile costituire una delegazione mista. Noi avevamo pensato anche a questo: se l’Italia fosse entrata in Consiglio poteva predisporre una delegazione con la Spagna o con altri Paesi che avremmo potuto rappresentare nel seggio: la delegazione è composta da cinque membri, il capo sarebbe potuto essere italiano e gli altri quattro membri potevano essere concordati in una logica di rotazione. La carta che possiamo e dobbiamo giocare è quella della europeizzazione della presenza dell’Unione nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. È su questo terreno che l’opposizione di centrosinistra deve incalzare il governo. La fallimentare gestione della politica estera del presidente del Consiglio non può sminuire il rango elevato che l’Italia ha avuto di partecipazione alle missioni di pace e al loro finanziamento».
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  3. #3
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    adesso dovremmo chiedere a bush di restituirci il favore dell'appoggio alla guerra in irak.
    purtroppo la verità è che oramai non contiamo più un cazzo all'onu.

  4. #4
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    Contiamo ancora meno nei confronti della Casa Bianca. Nonostante le illusioni del berluska....

  5. #5
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    Veramente l'ONU conta poco in questa fase!
    Il problema è che il Governo italiano dovrebbe preferire e muoversi per la scelta del seggio Europeo permanente e quindi battersi nella UE con Spagna, Polonia ed altri in questa direzione anzichè accettare che la Germania ne possa averne uno tutto suo stabile.

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  6. #6
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    I radicali mi sono sempre piaciuti molto, solo che a volte non ragionano e si trasformano in pagliacci.
    ..Perchè i giudici invece di applicare la legge la interpretano

  7. #7
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    E' facile passare per "pagliacci" quando i Media servili della partitocrazia concedono, ai Radicali Italiani pochissimo tempo e immagini radicali (strane) senza spiegare il significato.
    Se tu avessi l'abitudine di non farti corrodere dal pregiudizio ed approfondire su Radioradicale cosa i Radicali vogliono dire, forse ti risulterebbero molto meno pagliacci e con molta ragionevole sostanza.
    Cmq, essere a Te simpatici è già qualcosa

    Buontutto

    Wolare
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  8. #8
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    Non mi pare che i radicali alle ultime elezioni sia politiche che europee abbiano preso più voti di tutti quegli altri partiti che in italia non hanno nessuno spazio mediatico.
    ..Perchè i giudici invece di applicare la legge la interpretano

  9. #9
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    In Origine Postato da Wolare
    E' facile passare per "pagliacci" quando i Media servili della partitocrazia concedono, ai Radicali Italiani pochissimo tempo e immagini radicali (strane) senza spiegare il significato.
    Se tu avessi l'abitudine di non farti corrodere dal pregiudizio ed approfondire su Radioradicale cosa i Radicali vogliono dire, forse ti risulterebbero molto meno pagliacci e con molta ragionevole sostanza.
    Cmq, essere a Te simpatici è già qualcosa

    Buontutto

    Wolare
    non vale la pena prendersela, wolare.
    tantopiù che nel penoso circo delle sinistre di pagliacci c' è ne sono fin troppi, solo che fanno piangere più che ridere.
    molte battaglie dei radicali le condivido, altre mi trovano contrario, ma una cosa stimo particolarmente di questo movimento: la sua tenacia nel portare avanti le proprie idee, pur in assenza di mezzi di comunicazione.

 

 

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